Immigrati: parte la corsa a ristoranti e bar
di Chiara Roverotto
" O call-center o casolin " è stata la prima battaglia che l’Amministrazione comunale ha voluto “combattere” con i titolari dei posti di telefonia fissa, che sono sorti come funghi in molti quartieri della città, in particolare nel quadrilatero compreso tra viale Milano, via Torino, Firenze e corso Ss. Felice e Fortunato.
Gestiti da immigrati, oltre alle cabine telefoniche offrivano cibo e vestiario. E non sempre gli orari di apertura e chiusura venivano rispettati, soprattutto nei giorni festivi. Ora sotto questo punto di vista la situazione è più regolare, in particolare dopo quanto accaduto nei mesi scorsi: risse, poliziotti e vigili feriti, ordinanze di chiusura, manifestazioni, ricorsi al Tar e via di questo passo.
Adesso però si presenta un nuovo problema. I contorni non sono ancora ben delineati, al contrario, e anche l’assessorato al Commercio preferisce restare sul vago: in sostanza stanno aumentando in maniera consistente i cosiddetti subentri, ovvero la cessione di licenze di pubblici esercizi. Tradotto dal burocratese significa che molti baristi e ristoratori vicentini hanno deciso di vendere la loro licenza ad immigrati. In particolare stranieri provenienti dall’estremo Oriente: Pakistan, piuttosto che Sri Lanka o India.
E la legislazione in materia di ristorazione e bar nel nostro paese, pur dettando regole precise, è decisamente meno rigida: in sostanza un barista può decidere quando effettuare il giorno di riposo, basta che lo comunichi al Comune.
Questo accade nella maggior parte dei casi proprio la domenica. « Da parte degli immigrati - spiega l’assessore al Commercio, Ernesto Gallo - ci arrivano segnali ben diversi: bar e ristoranti aperti alla domenica e chiusi durante la settimana. Fin qui nulla da dire, questo non ci preoccupa, ma se all’interno del ristorante o del bar attrezzano anche un posto di telefonia, allora la situazione cambia. Perché al riguardo ci sono regole e disposizioni ben precise da seguire e sulle quali non potremo transigere come del resto abbiamo fatto in tutti qu esti mesi con tutte le difficoltà che sono emerse».
Insomma, dopo i call-center arrivano ristoranti e bar e, la zona prescelta dai possibili acquirenti oltre a quella della stazione, si sta espandendo anche in centro storico, dove ci sono state alcune cessioni, e in Circoscrizione 6 dove evidentemente la presenza di immigrati è molto diffusa. « Non vogliamo fasciarci la testa prima di rompercela - continua l’assessore di contrà Busato - ma se questi subentri continueranno ad aumentare ci troveremo con molti bar aperti la domenica che forse non saranno proprio frequentati da italiani e o da vicentini in parti colare...».
Mangiare cingalese in centro, al posto della classica tartina di mezzogiorno, potrebbe essere un’alternativa interessante: del resto chi non è entrato, almeno una volta per curiosità, in Doner Kebab, la catena tedesca diffusa in tutto il mondo, che vende carne di montone oppure di pollo e tacchino (basta che non sia di maiale) cotta allo spiedo e servita con salse e verdure varie dentro a quella che si potrebbe definire una piadina?
«A preoccuparci - conclude l’assessore Gallo - è soltanto il rispetto delle regole. Il nostro ordinamento ne prevede di precise che vanno seguite alla lettera da tutti: italiani o stranieri che siano. Finora non abbiamo avuto grandi esperienze in merito: il call center di via Napoli è stato un esempio, forse quello meno edificante con tutti i problemi che ci sono stati. Adesso - conclude l’assessore - non ci rimane che sperare nel rispetto di chi tro ppo spesso parla facilmente di regole, che però altrettanto facilmente le dimentica o le disattende».
Badanti, un’assistenza che vale... oro
Il Comune risparmia in media 200 mila euro con le nuove "infermiere"
di Chiara Roverotto
Il problema badanti l’hanno preso sul serio. Del resto le cifre parlano chiaro: solo in città sono 700, molte delle quali clandestine, ma comunque indispensabili al sistema sanitario assistenziale visto che non tutte le famiglie si possono permettere di pagare la retta all’interno di una casa di riposo e loro, moldave o ucraine che siano, sono in grado di offrire soccorso ad anziani, disabili o malati di Alzheimer a costi sicuramente meno elevati.
E tutto questo il Comune lo sa, o meglio l’assessorato agli Interventi sociali ha fatto quattro conti e si è reso conto che, grazie alle badanti, in questi ultimi anni c’è stato un risparmio notevole sull’assistenza sanitaria a domicilio. «In bilancio quest’anno avevano 440 mila euro - spiega l’assessore Davide Piazza - diciamo che ne abbiamo spesi 200 mila per cui, come è già stato ampliamente dimostrato, le badanti influiscono sull’organizzazione sanitaria dei Comuni e per questo vanno seguite».
Un impegno che il Comune si è voluto assumere a partire dall’inizio dell’estate con il primo forum sulle badanti: un’occasione per mettere attorno allo stesso tavolo, sindacati, associazioni di volontariato, operatori, politici, psicologi affinché si possa affrontare un fenomeno che ormai non può più essere ignorato.
«Ma non volevamo soltanto parlarci addosso - spiega ancora l’assessore agli Interventi sociali - infatti ci sarà un nuovo incontro nel quale si parlerà finalmente di progetti e di idee. Queste donne appartengono alla nostra società, anche se ne vivono ai margini e non sempre il loro lavoro è riconosciuto fino in fondo».
La prossima riunione del forum si terrà il 7 ottobre. «Ci concentreremo, soprattutto sulle prospettive, dal momento che soluzioni vanno trovate», sottolinea Davide Piazza.
Secondo un’analisi della Caritas del Triveneto, la Regione Veneto grazie alle quasi 20 mila badanti residenti sul territorio, ha risparmiato in un anno 350 miliardi di vecchie lire. I dati sono inseriti all’interno del dossier sulle povertà stilato ancora nel 2002 dalla Caritas, da allora le cifre non sono cambiate molto: in città e in provincia le liste d’attesa nelle case di riposo sono diminuite notevolmente a riprova che il loro operato diventa indispensabile per quella fascia di famiglie che non riesce a rivolgersi alle strutture pubbliche o private.
«Sulla base delle nostre supposizioni - continua l’assessore Piazza - diciamo che il 20% delle badanti che vivono in città si occupano di anziani e disabili a tempo pieno, persone che di fatto non vengono più seguite dall’assessorato e da qui nascono quei 200 mila euro risparmiati. Anche se l’emergenza in città continua ad aumentare, al punto che nel prossimo bilancio dovremmo chiedere un incremento delle spese assistenziali».
«Il fenomeno badanti - ha più volte sostenuto il coordinatore della Caritas del Nord-Est, don Pino Pistolato - ha due aspetti da risolvere: il primo rappresentato dallo Stato che abbandona a loro stesse le famiglie costrette a ricorrere alle badanti e il Far West di questo mercato che le strozza economicamente. Da qui il ricorso alle clandestine». E se anche la sanatoria ne ha regolarizzate molte, il problema rimane. «Ed è il più importante da risolvere, messo in luce anche dai dati regionali - conferma Piazza - dove il 70 per cento delle badanti ammette di non essere in regola con i documenti».
Insomma, bisogna rimboccarsi le maniche e Vicenza comincerà col mettere sul tavolo alcune proposte: corsi di italiano organizzati anche grazie ai finanziamenti della Regione, lezioni di pronto intervento ed assistenza visto che si devono prendere cura di persone che hanno notevoli problemi di salute e ancora la casa e il problema del reclutamento che ancora oggi viene gestito da associazioni malavitose dei Paesi dell’est che organizzano viaggio e ingresso in Italia chiedendo in cambio migliaia di euro.