15 FEBBRAIO 2006

dal Giornale di Vicenza

Nomadi, la Casa delle libertà cancella l’idea dell’assessore sul campo unico
«Processate il giovane impiegato statunitense Avrebbe stuprato una ballerina di lap dance»
Nuove scritte contro Balzi Il segretario Ds nel mirino

Nomadi, la Casa delle libertà cancella l’idea dell’assessore sul campo unico

di Antonio Trentin

Domani sera torna in consiglio comunale il caso-zingari. E saranno polemiche e asprezze. E anche amarezze per qualcuno, per l’assessore leghista agli Interventi sociali Davide Piazza, ad esempio. La sua maggioranza si prepara infatti a bocciargli definitivamente l’idea del campo unico per i nomadi. Una proposta che nell’ultimo paio d’anni ha infiammato gli animi della giunta-Hüllweck a palazzo Trissino e poi di qualche quartiere fuori municipio, nelle periferie cittadine più o meno seriamente pensate come sito per il maxi-campo, ultima quella di via Zamenhof a Vicenza Est. Alla fine di un confronto pronosticato lungo e contrastato, con più di trenta documenti da votare - una dozzina in meno rispetto a una settimana fa, dopo uno sfoltimento unificatore ad opera del centrodestra - resterà all’attivo dell’assessore il regolamento riguardante sostanzialmente i campi, divisi e perpetuati, di viale Diaz e viale Cricoli. Un regolamento che i partiti della Casa delle libertà ritoccheranno per renderlo più efficiente in alcuni risvolti tecnici, ma soprattutto meno "accogliente" pro-zingari in un momento pre-elettorale che tutto aiuta, fuorché la buona volontà solidale verso i "nomadi stanziali" di Vicenza. Sarà un maxi-emendamento del centrodestra, appunto, a conglobare e razionalizzare una serie di altri emendamenti che giovedì scorso facevano mucchio in sala Bernarda: «Ci abbiamo lavorato a lungo, presente l’assessore. È il punto d’intesa su cui la maggioranza si ritrova, Lega Nord compresa» dice il capogruppo di Alleanza nazionale Luca Milani. Il punto cruciale sarà l’eliminazione di ogni riferimento all’eventualità di un futuro campo unico. Un tema che è condiviso a scavalco di destra e sinistra: Sandro Guaiti della Margherita ha appena aggiunto un suo ordine del giorno in questo senso ai molti già previsti per domani e il diessino Luigi Poletto conferma che un maxi-terreno dove convogliare tutte le carovane e roulotte sarebbe di difficile individuazione («troppo forte l’impatto sociale di una sua qualsiasi ubicazione, troppo problematica la gestione»). Ma è sulle conseguenze del "no" al campo unico che le analisi e le soluzioni divergono. E la minoranza rimprovera all’Amministrazione una scelta - quella del mantenimento dei campi attuali così come sono - definita insufficiente e irrispettosa della legge regionale sui nomadi. Un ritocco particolare al regolamento elaborato dall’assessorato di Piazza riguarderà anche il trattamento di chi, tra i nomadi assegnatari di una piazzola di sosta stabile, avrà a che fare con la giustizia. La soluzione "via il colpevole e via anche tutta la sua famiglia subito dopo la prima condanna" sarà modificata per rispettare la legge e la Costituzione: le colpe penalmente perseguite sono dei singoli e non dei loro congiunti; potrà essere allontanato il condannato (e a condanna diventata definitiva) ma non la sua famiglia. In aggiunta - e da sinistra per iniziativa Ds - si tenterà di aggiungere al regolamento un punto che vincoli la concessione della piazzola-sosta al rispetto dell’obbligo scolastico per i minori. Tipicamente politica e simbolica, infine, una serie di emendamenti che opporranno i fronti politici contrapposti. La Casa delle libertà vuole cancellare dal testo di Piazza la riserva di un posto riservato a un rappresentante delle famiglie zingare nella conferenza-commissione che controllerà la gestione dei campi, mentre l’Unione si batterà per una corresponsabilizzazione «con finalità di integrazione e di richiamo ai doveri civili». Il centrodestra cancellerà la previsione che un addetto municipale aiuti i nomadi, spesso analfabeti, nella fase burocratica di richiesta di utilizzo dei campi; e il centrosinistra chiederà il contrario. L’opposizione proporrà iniziative culturali per la conoscenza delle culture sinti e rom (le due etnie zingare presenti a Vicenza, con la prima larghissimamente prevalente) e difficilmente la maggioranza dirà sì.

«Solidarietà nella legalità». E i Ds preparano lo scontro in consiglio

Principio numero 1: solidarietà e rispetto della dignità delle persone in un’ottica di valorizzazione dell’identità culturale nomade e di integrazione sociale e civile. Principio numero 2: legalità e rispetto delle regole che disciplinano la convivenza e a cui nessuno può sottrarsi, perché la sicurezza dei cittadini è un diritto civile che va tutelato e garantito dalle autorità. Su questo binario - riferisce il capogruppo Ds Luigi Poletto - si prepara a correre l’opposizione in sala Bernarda: «Quando si parla di nomadi questi due valori si “tengono” reciprocamente e qualsiasi approccio che enfatizzi l’uno o l’altro risulta inevitabilmente parziale e produce o una inaccettabile retorica garantista spesso convenzionale o una mistica del rifiuto delle diversità e delle differenze» dice Poletto. Il fatto è che le tradizioni culturali e le pratiche di vita quotidiana fanno vivere gli zingari in una realta dal doppio impatto sulla cittadinanza: da un lato, il loro clamoroso disagio sociale suggerisce, almeno agli strati più sensibili della comunità, politiche inclusive e di integrazione; dall’altro, i comportamenti devianti di molti obbligano a richiedere nei loro confronti il massimo rigore amministrativo. «Parecchi dei contenuti del regolamento presentato da Piazza - commenta Poletto - sono condivisibili: dal meccanismo della concessione in uso della piazzola dietro pagamento al versamento di una cauzione a garanzia di un corretto utilizzo degli impianti fino alle sanzioni previste. Il vero punto politico però è rappresentato dal fatto che il regolamento era stato pensato per disciplinare una situazione transitoria in attesa di una soluzione definitiva, che nelle strategie dichiarate da Piazza doveva essere il campo unico. Ora un maxiemendamento della maggioranza stravolgerà completamente la delibera e il regolamento cristallizzando lo status quo ed eliminando qualsiasi riferimento a soluzioni conformi alla legge regionale». Annota Poletto che nella delibera che accompagna il regolamento - come citato anche da Piazza la settimana scorsa in sala Bernarda - si ricorda che i campi di viale Diaz e viale Cricoli sono allestiti in aree gravate da vincoli viario e fluviale, non sono conformi ai parametri tecnici previsti dalla legge regionale e hanno standard di qualità inaccettabili. «Rendere definitiva la provvisorietà dei due campi - conclude Poletto - rappresenta certamente una scelta utile politicamente, perché rimuove il problema semplicemente congelando l’esistente ed evitando di cercare una o più aree a norma. Ma cristallizza situazioni inaccettabili sotto il profilo della dignità delle persone. La giunta non può esimersi dal cercare soluzioni definitive, articolate territorialmente e conformi alla legge regionale del 1989. Una legge avanzata, che non a caso i leghisti vogliono abrogare».

Filippi appoggia la cancellazione dei fondi regionali per la cultura zingara
Troppi 395 mila euro in cinque anni in tutto il Veneto? Per la Lega Nord sì

Da fuori Lega Nord - almeno fino a parere contrario della dirigenza regionale alla quale si è rivolta dopo l’espulsione dal partito - domani sera la consigliera comunale Franca Equizi sparerà bordate durissime a colpi di documenti contro il regolamento-nomadi del suo ex-collega di bandiera Davide Piazza. Probabile un suo isolamento nel centrodestra: «È un problema della Lega, non nostro» avverte l’aennista Luca Milani. Ma che la consigliera sia interprete di pulsioni presentissime in casa Lega è un fatto. Parlando per la prima volta dai banchi del gruppo misto in sala Bernarda, lei si è rifatta, la settimana scorsa, a un’iniziativa del Carroccio in Regione: un progetto di legge per l’abrogazione della normativa veneta di fine anni Ottanta sugli interventi “a tutela della cultura dei Rom e dei Sinti”. E su questo tema interviene con un suo parere anche il vicesegretario provinciale del partito. «La parola nomade è un concetto che si è trasformato nel tempo perché ormai si può parlare di persona “stanziale” abituata a vivere per lunghi periodi di tempo nello stesso posto, ma che decide però di investire più in auto lussuose che non in decorose abitazioni - dice polemicamente Alberto Filippi -. Grazie alla legge regionale che oggi la Lega Nord vuole abolire sono stati erogati ai nomadi, dal 2000 al 2004, oltre 395 mila euro da destinare all’allestimento di campi sosta, all’inserimento scolastico dei bambini e all’inserimento lavorativo degli adulti. Questa sovvenzione altro non è che un finanziamento a fondo perduto a favore di chi non si è integrato nella società in cui è ospitato». È davvero una grande e scandalosa cifra, questa di 80 mila euro all’anno scarsi, per fare qualcosa in tutto il Veneto pro-integrazione sociale dei nomadi? Secondo il vicesegretario leghista sì: «Consideriamo le difficoltà economiche che stanno affrontando anche tante famiglie venete e vicentine, quelle mono reddito, le donne madri sole, i pensionati e a tanti altri casi: questi 395 mila euro potevano essere utilizzati come aiuto concreto a tutte quelle famiglie bisognose. Un piccolo contributo per qualche centinaio di nuclei familiari veneti non avrebbe forse risolto tutti i problemi - riconosce Filippi - ma sicuramente avrebbe reso meno difficile la vita a quelle famiglie della nostra terra, che certamente non si sono mai sognate di viaggiare in Bmw o Mercedes».


La procura chiede il rinvio a giudizio dell’americano che lavora come civile alla Ederle
«Processate il giovane impiegato statunitense Avrebbe stuprato una ballerina di lap dance»

Processate l’impiegato statunitense Cristopher Johnson, in servizio alla caserma Ederle, perché avrebbe violentato una ballerina di lap dance. È questa la richiesta del pm Marco Peraro che ha chiesto il rinvio a giudizio del giovane di 23 anni, attualmente in carcere dopo che lo scorso dicembre il gip Agatella Giuffrida aveva ripristinato l’ordine di custodia per violenza sessuale. L’uomo, che è difeso dall’avv. Antonio Marchesini, ha sempre respinto le accuse sostenendo che la ragazza ci era stata, visto che il convegno amoroso era stato nella sua abitazione. Come fa un uomo, da solo, a violentare una donna, si è sempre difeso l’uomo? Egli venne arrestato verso la fine di ottobre dopo una notte brava con una ballerina slovacca. Fu una storia torbida di presunta violenza a luci rosse. Una vicenda in cui c’è la parola dell’una contro l’altra, ma dove i riscontri di vario genere, come un paio di testimonianze importanti, avvalorerebbero le tesi accusatorie. L’americano è comparso in manette davanti al gup Eloisa Pesenti per l’udienza preliminare. Il processo è slittato al 9 marzo perché l’avv. Marchesini ha chiesto e ottenuto che il suo assistito sia giudicato con il rito abbreviato dopo la sua testimonianza e quella della vittima - costituita parte civile con l’avv. Andrea Balbo -, ieri assente, e per questo motivo è stata rinviata l’udienza. Johnson finì in carcere la seconda volta a dicembre dopo un controllo. Fu trovato al bar anziché a casa. L’impiegato, 22 anni, residente in città in viale Dal Molin 16, e difeso dall’avv. Antonio Marchesini, aveva detto di essere anche andato a trovare un amico. Domani, tra l’altro, sarà processato per l’evasione dal giudice Giovanni Biondo. Cristopher Johnson si è sempre protestato innocente e vittima della vendetta di una bella ragazza dell’Est che «dopo esserci stata», l’ha denunciato di averla stuprata. Questa, però, è la sua versione. Gli inquirenti non gli hanno creduto e ritengono che il racconto della ragazza sia credibile. L’americano venne fermato il 27 ottobre dai militari del maggiore Spolaore che lo accompagnarono al San Pio X. La notte turbolenta avvenne il 5 ottobre. Cristopher Johnson e un connazionale si recarono in una discoteca dove conobbe la seducente slovacca. Tra l’americano e la ragazza coetanea scoccò la scintilla della simpatia reciproca e cominciarono a parlare. Finirono la notte a casa di lei, dove inizialmente c’era anche un’altra coppia, che poi li lasciò soli. Al momento del commiato lui le sarebbe zompato addosso. «Non è vero, lei fu consenziente», disse. «No, mi ha aggredita e costretta a subire uno squallido atto di violenza», replicò la donna.


In viale Quadri un altro graffito dopo quello di tre mesi fa
Nuove scritte contro Balzi Il segretario Ds nel mirino
Ancora una citazione televisiva. Sui messaggi indaga la Digos

(g. m. m.) «Quattro Balzi in barella». Firmato: “young rebel”, giovane ribelle. Deve essere un patito della televisione il mitomane che ha preso di mira a colpi di bombolette spray il segretario vicentino dei Democratici di sinistra, Luca Balzi. Ieri mattina, sui rivestimenti di un cantiere in viale Quadri è infatti apparsa una nuova scritta minacciosa nei confronti del segretario diessino. Il graffito è stato impresso con uno spray nero, con le stesse modalità e la medesima “calligrafia” con cui era stata vergata un’altra scritta shock apparsa a novembre a pochi passi da Parco Città, sempre lungo viale Quadri. Non è la prima volta, dunque, che Balzi finisce al centro di attacchi sui muri della città, in particolare nelle vicinanze di S. Andrea, il quartiere in cui vive. Punto di riferimento dell’ala fassiniana e riformista della Quercia berica, Balzi è stato eletto segretario cittadino un anno fa. Dopo l’attacco di novembre, aveva ricevuto attestazioni di solidarietà da gran parte del mondo politico moderato del centrosinistra, con il desiderio da parte di tutti di isolare eventuali estremismi di qualsiasi matrice. Anche allora il “giovane ribelle” se la prendeva con Balzi e anche allora citava la televisione: ma se oggi è la storpiatura di uno slogan pubblicitario di alimenti surgelati, tre mesi fa la frase si ispirava al “Rock politik” di Adriano Celentano. «Bruciare Parigi è rock, menare Balzi è heavy metal», era l’inquietante messaggio spruzzato anche in quel caso sul telone di un cantiere edilizio, con una macabra strizzata d’occhio ai roghi che stavano infiammando le periferie della capitale francese. A distanza di tre mesi, il graffitaro ha colpito ancora. Sulla vicenda sta cercando di far luce la Digos. A quanto sembra non ci sono soltanto graffiti, ma anche telefonate anonime ricevute dal giovane segretario della Quercia. Il diretto interessato schiva ogni domanda e si limita a una battuta nel tentativo di riguadagnare serenità: «Proprio nel giorno di S. Valentino. Mi bastava anche qualcosa di meno originale, come un mazzo di fiori».