14 SETTEMBRE 2006

Alloggi popolari, il Tar boccia i punti-premio per i vicentini
L’ambasciatore Usa chiama Hüllweck
Via Torino, piano da 260 mila euro

È stato stralciato il criterio della “residenzialità” da almeno 25 anni
Alloggi popolari, il Tar boccia i punti-premio per i vicentini

Il Tar ha bocciato i punti-premio a favore dei vicentini doc inseriti nell’ultimo bando comunale per l’assegnazione di case popolari. La notizia è stata confermata ieri dall’assessore agli Interventi sociali Davide Piazza, che si era battuto per l’introduzione di nuovi criteri che premiassero chi da più tempo (almeno 25 anni) vive in provincia e contribuisce pagando le tasse alla comunità locale. Contro quel bando si era levato un coro di proteste. Dal fronte politico, il centrosinistra aveva agitato lo spettro di speculazioni in odor di discriminazione a danno degli immigrati. Dal fronte giuridico, invece, il difensore civico Massimo Pecori, interpellato da alcune famiglie, aveva sollevato dubbi di illegittimità, confermando anche durante un’infuocata seduta del consiglio comunale che a suo parere il bando sarebbe andato incontro a ricorsi e a bocciature di fronte al tribunale amministrativo regionale. Così è stato, con l’accoglimento da parte dei giudici veneziani del ricorso presentato dal Sunia, il sindacato degli inquilini. L’assessore Piazza si dice rammaricato per una decisione che elimina «il riequilibrio che credevamo di aver posto per non escludere dalle assegnazioni i tanti vicentini che vivono e lavorano da tanto tempo a Vicenza». L’assessore precisa anche che il Tar non ha cancellato tutto il bando, che quindi non viene cestinato: «Viene soltanto stralciato il punto in cui si fa riferimento alla residenzialità. Il bando è quindi valido. Ora valuteremo se è il caso di riaprire brevemente i termini alla luce delle novità. Poi stileremo la graduatoria». «Non sono sorpreso - è invece il commento di Pecori - il rischio di un simile esito c’era».


L’ambasciatore Usa chiama Hüllweck
Il comitato del sì porta 10 mila firme alla giunta, ma il sindaco le contesta

di G. M. Mancassola

Dopo il fax del ministro della Difesa Arturo Parisi, la telefonata dell’ambasciatore degli Usa in Italia Ronald Spogli. Sono giorni decisivi per il futuro del progetto per la costruzione di una nuova caserma americana all’aeroporto “Dal Molin”. Non si era ancora spenta l’eco per il botta e risposta fra Parisi e il sindaco Enrico Hüllweck, che ieri mattina da Roma è arrivata una telefonata per richiedere al capo dell’amministrazione comunale berica un incontro ufficiale con l’ambasciatore Spogli. La notizia è stata confermata ieri pomeriggio durante la riunione di Giunta dallo stesso Hüllweck. La data del faccia a faccia non è ancora stata fissata, ma il sindaco ha dato la propria disponibilità a volare a Roma la prossima settimana, quando incontrerà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per i premi olimpici del teatro. «Quella - spiega - potrebbe essere l’occasione per il colloquio con l’ambasciatore americano». Ronald Spogli, dopo aver incontrato all’inizio di settembre il ministro Parisi, ha il mandato di giocare tutte le carte per cercare di condurre in porto l’operazione, sondando tutti i terreni, in particolare quello vicentino, dove gli umori appaiono mutevoli e variabili. Il sindaco, ieri, ha ribadito una sua convinzione già espressa nei giorni scorsi: «Secondo me la maggioranza dei vicentini è contraria al progetto». Una sensazione manifestata anche alla delegazione del comitato per il sì, che al termine della riunione della giunta, ha consegnato i lunghi elenchi con circa 10 mila firme. «Siamo in rappresentanza dei circa 750 dipendenti italiani impiegati nella caserma Ederle - ha spiegato uno dei portavoce, Roberto Cattaneo, lavoratore alla Ederle e consigliere per Forza Italia in circoscrizione 4 - preoccupati per l’ipotesi che se non verrà realizzata la nuova base all’aeroporto “Dal Molin”, anche la Ederle se ne andrà. Queste firme vengono dai dipendenti, dalle famiglie, da tutto l’indotto, dal movimento che ruota intorno alla Ederle». «La realtà - ha proseguito - è che nel caso in cui la Ederle venga dismessa, soltanto un terzo di noi sono protetti dalla normativa sul reimpiego, vale a dire coloro che sono stati assunti prima del 1989 e i tempi saranno lunghi, anche due o tre anni prima di avere un’occupazione. Ma non ci sono soltanto i dipendenti. Basti pensare alle forniture di Aim: cosa accadrebbe se venissero chiuse le saracinesche? Il livello di preoccupazione è molto alto: da sei mesi, ad esempio, non ci sono più assunzioni. Per questo ci siamo attivati nei primi giorni di agosto e in poco più di un mese, nonostante il periodo di vacanza, siamo riusciti a raccogliere 10 mila firme». Hüllweck, però, ha contestato il metodo di raccolta delle firme, trovando il sostegno di alcuni assessori. Il sindaco ha puntato la lente di ingrandimento sul quesito posto ai firmatari, che a suo dire non suona come “siete voi favorevoli alla nuova base americana?”, ma gioca di sponda, chiedendo in primis sostegno per l’occupazione, che verrebbe salvata grazie alla costruzione della nuova base. Il comitato del sì ha difeso il proprio lavoro, esibendo un frontespizio sottoposto a tutti i firmatari in cui è scritto a chiare lettere che il comitato si batte per la nuova base, in quanto garanzia di salvezza dei posti di lavoro della Ederle. L’assessore Maurizio Franzina ha dato man forte al sindaco, limitandosi a dire che «forse un quesito più chiaro ed esplicito avrebbe aiutato di più». «A mio parere questa è una petizione a sostegno dei posti di lavoro - ha concluso Hüllweck - su cui siamo tutti chiamati a riflettere». Questa mattina, nel frattempo, i dipendenti vicentini della Ederle si riuniranno in assemblea per incontrare il generale Frank Helmick, che spiegherà loro come stanno le cose. «Ci aspettiamo chiarezza - commenta Cattaneo - e informazioni nuove».


Via libera del Comune al pacchetto di misure per la sicurezza nella zona della stazione. Si attendono contributi regionali
Via Torino, piano da 260 mila euro
Nuove auto, 2 mila ore di straordinari, stazione di polizia fissa

(g. m. m.) Una settimana dopo il vertice sicurezza in prefettura, è stato confezionato il primo pacchetto di misure per il quadrilatero di via Torino, stazione, viale Milano e S. Felice. Lo ha presentato ieri alla giunta il vicesindaco e assessore alla pubblica sicurezza Valerio Sorrentino, che si è confrontato con il collega al bilancio Marco Zocca. Il progetto prospetta una spesa di circa 260 mila euro e verrà inviato a Venezia per concorrere a un giro di contributi regionali, che non potranno in ogni caso superare il 50 per cento di copertura. Almeno 130 mila euro, quindi, dovranno essere a carico delle casse di palazzo Trissino. «Ci aspettiamo che la Regione tenga in dovuta considerazione le nostre proposte - spiega Sorrentino - ma probabilmente, se anche non verranno assegnati i fondi, cercheremo di farcela con le nostre forze». Il pacchetto prevede un’intensificazione dell’attività di controllo e pattugliamento nell’area di via Torino e viale Milano, al centro, negli ultimi tempi, di segnalazioni di disagio sociale, degrado, e episodi di microcriminalità. La tensione è salita molto anche per il timore che si possa ripetere a Vicenza qualcosa di simile a quanto già accaduto a Padova con il caso di via Anelli. Nel pacchetto di misure per la sicurezza, sono state inserite duemila ore di straordinari per gli agenti di polizia locale che prenderanno in cura la sorveglianza dell’area, oltre all’acquisto di nuove auto, dotazioni di vestiario, strumentazioni e telecamere. Si prospetta, inoltre, la creazione di una stazione fissa di polizia per vegliare tutte le notti sul quadrilatero, come richiesto dai residenti in una lettera-appello inviata dal comitato alle istituzioni cittadine. «Siamo pronti a far partire anche il servizio della pattuglia a piedi - conclude Sorrentino - anche se prima attendiamo un riscontro dalla questura per coordinare al meglio le forze in campo».