14 SETTEMBRE 2005

dal Giornale di Vicenza

Vende in internet film di Grillo E il comico gli manda la polizia
Dal Lago in procura
Vicenza, più incassi dai tributi Ma si taglia la spesa per il sociale

Vende in internet film di Grillo E il comico gli manda la polizia
Irruzione degli agenti nella casa dell’universitario, sequestrato il computer

di Ivano Tolettini

Due settimane fa a Verona, concludendo il suo oceanico spettacolo davanti a 14 mila persone, Beppe Grillo l’aveva anche consigliato. «Se volete, a casa, potete rivedere lo spettacolo acquistando stasera all’uscita per 10 euro il dvd. Ma se lo scaricate da internet non denuncio nessuno, purché non lo si faccia circolare». Un Grillo tollerante, dunque, che non ha visto di buon occhio la concorrenza sleale di un giovane vicentino che avrebbe fatto il furbo. Non si sa se ad arrabbiarsi sia stato il comico in persona, fustigatore al veleno degli italici costumi e, dopo il caso Parmalat da lui denunciato in tempi non sospetti, anche ascoltato consigliere finanziario. Fatto sta che quando ha scoperto che era stato messo in vendita a 3 euro su internet il suo ultimo spettacolo “Beppegrillo.it” si è rivolto ai suoi avvocati, peraltro sempre al lavoro per difenderlo dalle tante querele (12 e pesantissime) per diffamazione di cui è gratificato, ed è partito al contrattacco. Niente concorrenza sleale. Così ha mandato la polizia postale a casa di un intraprendente studente vicentino che si era messo in testa un’idea fin troppo geniale, per non essere ingenua. Vendere su “e-bay”, mica a quattro amici, visto che si tratta di uno dei principali e più frequentati mercati elettronici del mondo, l’esilirante spettacolo che anche a Bassano aveva richiamato lo scorso febbraio 4 mila persone paganti. Gli agenti con in mano un decreto di perquisizione firmato dal pm Patrizia Nobile di Alessandria si sono presentati in corso Padova e hanno portato via tutto il materiale elettronico di cui lo studente era in possesso: due computer, un lettore dvd, monitor, tastiere, stampanti e quant’altro costituivano la centrale “operativa” con la quale il fantasioso Alessandro aveva pensato di mettersi in affari. La procura piemontese, infatti, lo accusa di ricettazione per avere ricevuto o duplicato materiale coperto da copyright e di averlo posto in commercio su supporti elettronici, quelli che in gergo si chiamano “dvd”. Lo studente universitario solo quando si è visto piombare in casa la polizia ha capito in che razza di pasticcio si era cacciato. Vabbè che Alessandro ha solo 19 anni, ma era difficile pensare che un simile commercio, per di più su e-bay, passasse sotto silenzio. Quando a fine luglio gli agenti gli hanno sventolato il decreto di perquisizione, lo studente frastornato ha raccontato loro che cos’era successo. Cioè di essersi collegato in internet da casa con il suo personal computer ed ha scaricato l’ultimo travolgente spettacolo del comico. Spettacolo, tanto per dire, che in Italia è ancora inedito a livello commerciale perché il Beppe che può fregiarsi di essere stato trasmesso per un quarto d’ora in tutto il mondo dalla Cnn, ma che ha l’ostracismo di mamma Rai perché è irrefrenabile contro i potentati politici ed economici e definisce il nostro capo del governo come “portatore nano di democrazia”, non l’ha mai messo in vendita. E siccome il Beppe, da buon genovese è attaccato all’euro («per forza, con tutto quello che mi costano gli avvocati», ama ripetere in pubblico con il suo mefistofelico sorriso), è sceso in campo per tutelare i suoi legittimi interessi. Alessandro B. ai poliziotti ha raccontato di avere messo in vendita i dvd a 2-3 euro, giusto per coprire i costi di produzione. Non voleva guadagnarci, ha agito in buona fede. Certo che, è la replica degli inquirenti, un conto sarebbe stato se avesse fatto circolare la riproduzione tra gli amici, ma venderla su e-bay agli occhi della procura ha il sapore del business. Per questo motivo il ragazzo è finito sotto inchiesta ed ha dovuto trovarsi un legale. Alessandro ha dovuto far fronte non solo alle domande della polizia, ma anche alle immediate richieste di spiegazioni da parte dei genitori, i quali non sapevano nulla delle doti commerciali del figlio e si sono incavolati non poco quando hanno visto la polizia. Venerdì si riunirà il tribunale del Riesame di Alessandria che discuterà la richiesta di dissequestro presentata dall’avvocato vicentino Vincenzo Garzia. La magistratura piemontese ha preannunciato che chiederà il mantenimento dei sigilli. Il Grillo inarrestabile sta valutando l’ipotesi di chiedere un risarcimento. Magari da devolvere in beneficenza. Possibile, da un genovese?


Gestione rifiuti. La presidente della Provincia a palazzo Negri
Dal Lago in procura
Salvarani: «Solo una visita istituzionale» La prof.: «Un incontro dopo le vacanze»

di Ivano Tolettini

Né indagata, né testimone, solo ambasciatrice di cortesia. Lunedì erano stati gli inquirenti a presentarsi nei suoi uffici di presidente della Provincia per acquisire documenti nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti che va avanti da oltre sei mesi. Ieri Manuela Dal Lago ha sfoderato la diplomazia. Come le aveva insegnato il grande papà manager-avvocato che da presidente della Lanerossi si recava presto in ufficio, sa che il mattino ha l’oro in bocca. Così, memore di quel monito, poco dopo le 9 si è recata dal procuratore Ivano Nelson Salvarani per un colloquio. Dunque, da un palazzo all’altro. Da quello della politica provinciale, Nievo di contrà Gazzolle, a quello sede della procura che amministra la fase investigativa, Negri in corso Palladio. Trecento metri, quattrocento passi, che la lady di ferro della politica locale ha deciso di percorrere presto per raggiungere il capo degli inquirenti. Era un incontro atteso? Qualcuno, vedendola salire le scale verso l’ala del palazzo dove lavora il consigliere Salvarani e pensando alla verifica della polstrada di Verona Sud del giorno precedente, ha messo i due fatti in relazione. Inevitabile. Ma la presidente era da sola, nel senso che non era accompagnata da alcun legale, e la titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Angela Barbaglio, che ha l’ufficio in un’altra zona di palazzo Negri. Dunque, che cosa mai era andata a fare la presidente leghista? «Un semplice incontro di tipo istituzionale, non c’è alcuna attinenza con l’inchiesta», ha tagliato corto il procuratore Salvarani, dribblando elegantemente il cronista e fiondandosi verso gli uffici della sezione dei carabinieri. Ieri, però, nei palazzi della politica cittadina non si parlava d’altro che della “visita” dei poliziotti in provincia per acquisire tutte le delibere di Giunta in materia ambientale dal ’98 in poi, oltre a documenti e quant’altro possa servire per valutare l’orientamento dei vertici provinciali nei rapporti col personale. «Da questa vicenda - ha detto l’altro giorno la prof. Dal Lago, professando umiltà - abbiamo la possibilità di imparare qualcosa per lavorare in futuro meglio. Siamo pronti ad accettare i consigli». Del resto, che l’inchiesta sulla gestione dei rifiuti stia mettendo in luce una realtà che era di apparente anarchia per mancanza di controlli, lo dicono i numeri. Più di cento imprenditori, piccoli e grandi, indagati. Qualche amministrazione locale, come il Comune di Montecchio Maggiore col suo sindaco Maurizio Scalabrin, finita sotto la lente d’ingrandimento. Una situazione di irregolarità piccole e grandi che ha visto l’arresto a fine luglio del capo della squadra antinquinamento Sergio Fanton e di tre complici perché incamerava i soldi delle consulenze dalle ditte che avrebbe dovuto verificare. Nell’ambiente si sapeva qual era l’andazzo e che i controlli di competenza della Provincia, attraverso i suoi organi tecnici, erano ridotti al limite o addomesticati. E poi anche in caso di sanzioni, ci sarebbe stata la commissione che le declassava o le mandava in archivio. Non era un caso se le imprese che si occupano di rifiuti in regime di contabilità semplificata crescevano come funghi nel Vicentino rispetto a Padova o Verona, per non dire di Treviso. A questo proposito i poliziotti del sostituto commissario Antonio di Ruzza hanno passato al setaccio quasi 500 contravvenzioni per fare il quadro di una situazione compromessa. Per qualcuno un quadro al collasso, rispetto a quello che avviene in altre parti del Veneto, dove pur non essendo dei draghi, le verifiche sono eseguite in maniera continua. Nel Vicentino, fino a marzo, nell’ambiente c’era grande tranquillità. «È stata una visita di cortesia dopo le vacanze estive», ha chiosato più tardi l’abile Dal Lago glissando sul reale contenuto del colloquio. Lei e il procuratore si sono parlati per quasi un’ora. Solo per farsi gli auguri e ammirare, poiché l’ufficio di Salvarani ha la vista sul giardino del tempio di Santa Corona, la bella giornata settembrina? O magari la Dal Lago si è lamentata che i cronisti, e di conseguenza la collettività, sanno troppe cose sui palazzi della provincia e i rifiuti?


Vicenza, più incassi dai tributi Ma si taglia la spesa per il sociale

(l. d.) Aumentano le entrate tributarie, le riscossioni delle tasse nei comuni italiani, mentre crollano le spese per gli interventi sociali. E Vicenza non sfugge al trend. A dirlo è il monitoraggio realizzato dall’Osservatorio nazionale del Sindacato pensionati (Spi) della Cgil, nell’ambito del quinto rapporto sul welfare locale. A Vicenza la spesa per gli interventi sociali dal 2004 ha messo in mostra una significativa battuta d’arresto, con una contrazione di risorse negli ultimi tre anni. Dal 2000, infatti, l’intervento di spesa e le risorse destinate al welfare avevano subito un evidente balzo in avanti, passando rapidamente da 120,92 euro per cittadino ai 176,57 euro del 2002. Da quell’anno boom si è poi passati rapidamente da 176,57 euro a 144,62 euro spesi pro-capite lo scorso anno per l’assistenza dei servizi alla persona. Un ridimensionamento che lo Spi spiega con la “stretta” subita dai comuni italiani, a partire dal 2003, dovuta al taglio dei trasferimenti erariali statali con la Finanziaria e con le aumentate responsabilità di governo. Confrontato con i dati vicentini, il livello della spesa procapite per gli interventi sociali per la cultura e l’istruzione pubblica nel Nord-Est è stato superiore: di 224,85 euro pro-capite, con un’incidenza del 21,1% sul totale della spesa corrente. Chi pensa più di tutti ai suoi cittadini è Trento, a cui va la palma di città con il più alto esborso per il settore sociale: si spendono in media 526,05 euro procapite. Ultimo gradino del podio a Crotone, Reggio Calabria, Taranto e Avellino, dove nel 2003 la spesa sociale non ha raggiunto i 60 euro procapite. Comunque un dato, quello della contrazione delle spese per il welfare, su cui lo Spi invita a riflettere in considerazione del fatto che i comuni, in base alla riforma dell’assistenza introdotta nel 2000, sono sempre più chiamati ad esercitare funzioni sociali assicurando l’integrazione sociosanitaria degli interventi, coinvolgendo anche il volontariato. Le entrate tributarie. Alla marcata differenza sul fronte delle spese per il settore sociale corrisponde il divario degli importi delle entrate. L’entrata tributaria del Comune ha fatto registrare un aumento progressivo negli ultimi quattro anni, anche in relazione all’introduzione ed elevazione della quota di compartecipazione all’Irpef, rimanendo però al di sotto della media nazionale che si è attestata su 416,26 euro nel 2000 e su 574,40 euro procapite nel 2003. Nel 2000 i soldi versati in media per i tributi da ogni cittadino era pari a 384,97 euro procapite; un valore che ha raggiunto i 457,59 euro nel 2003, con un picco intermedio nel 2002 di 543,23 euro. Lo scorso anno il valore si è invece assestato sui 491,17 euro procapite. Ma va meglio che nelle altre città venete dove gli importi più elevati si registrano a Venezia (1.096,82 euro, nel 2003 la cifra record di 1.117), Verona (651,19), Padova (562,49), Belluno (551,08) e Treviso (514,11). A livello nazionale, nel periodo preso in considerazione (2000-2003), le entrate tributarie comunali sono cresciute da 18,2 a 24,7 miliardi di euro. In aumento sono gli importi della Tosap (da 4,01 a 4,39 euro pro-capite) e soprattutto gli accertamenti dell’Ici, che nel 2003 hanno raggiunto un importo di circa 11 miliardi di euro. L’incremento può in parte attribuirsi ad una maggiore attenzione dei comuni nel ridurre le aree di evasione e nel recuperare importi arretrati. A Vicenza va comunque il titolo di Comune più veloce nella riscossione delle tasse. Nella top ten degli enti locali, il capoluogo berico segna un indice del 93,4% nel rapporto tra riscossioni e accertamenti dei tributi del 2003. Ben al di sopra della media nazionale pari al 72,3% che si abbassa a 51,9% nel Mezzogiorno. Vicenza è inseguita da Lecco (93,3%), e da Venezia (93,0%). La “maglia nera” tra i primi dieci comuni con i valori più bassi va invece a Siracusa con un indice del 27,9%. Nel Veneto tiene testa al nostro Comune solo Venezia (93,0%). Gli interventi nel sociale. Considerati i singoli interventi, la spesa pro-capite per l’assistenza scolastica, il trasporto e la refezione a Vicenza è stata pari a 41,63 euro nel 2003; in ribasso rispetto a quella della media nazionale che è di 50,39 euro ma in linea con quella del Nord-Est (41,61 euro) dove con questo valore il Comune è al secondo posto tra i capoluoghi veneti. Fanalino di coda Padova che per ogni studente spende 17,66 euro, e che risulta il settimo comune nella top ten con i valori più bassi. In controtendenza Trento dove si spende di più per il sociale ma a quanto pare non per la scuola (7,35 euro procapite). Stadio, biblioteche, musei. Per biblioteche, musei e pinacoteche a Vicenza si spendono 24,69 euro a cittadino. La nostra città è preceduta solo da Venezia e Verona nella top veneta. Per lo stadio, palazzetto dello sport ed altri impianti Vicenza spende 8,49 euro procapite contro i 19,65 euro di Venezia (al nono posto dei comuni italiani che spendono di più) e i 16,18 euro di Treviso. Asili e infanzia. Sul fronte dei servizi per l’infanzia e per i minori, degli asili nido, il Comune spende 38,15 euro procapite (ben al di sotto della media registrata nel Nord-Est di 55,60 euro) all’inseguimento affannoso di Verona (71,76 euro che rappresenta l’ottavo miglior piazzamento nazionale) e di Venezia (60,95 euro). Ancora una volta è Trento il “paradiso” del welfare: per l’infanzia si spendono 132,12 euro a bambino. Beneficenza pubblica. Per l’assistenza, beneficenza pubblica e servizi indirizzati alla persona la capolista è Bolzano con la cifra record di 398,61 euro pro-capite, che va ben oltre la media registrata nel Nord-Est di 114,06 euro. Il nostro Comune spende invece 87,89 euro pro-capite (nel 2002 erano 92,01 euro) in terza posizione nel classifica di spesa veneta, dopo Venezia, Verona, Treviso. Cultura, il primato. Rivincita di Vicenza sul fronte cultura. La città fa un balzo e si piazza al quarto posto dei comuni italiani, primo dei veneti, con i valori più alti nelle spese in conto capitale per cultura e beni culturali; complice il progetto del nuovo teatro. Dal 2000 al 2003 la città è passata da 29,41 euro a 75,20 euro pro-capite ed è preceduta solo dai Comuni di Vercelli, Udine e Nuoro.