14 SETTEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Pace, cristiani e musulmani insieme, ma mancano all'appello le istituzioni.
Ragazzi in classe, ma senza prof.
Sette zone per sette... sogni.
DUEVILLE."E' una fogna a cielo aperto".
BASSANO.Prima lezione per i professori "Denunciate l'uso di droghe".

Pace, cristiani e musulmani insieme Ma mancano all’appello le istituzioni
Dopo la strage di Beslan in 200 contro violenza e terrorismo Messaggio di mons. Nosiglia e intervento del leader islamico

di Federico Ballardin

La Mezzaluna abbraccia la Croce. Il verso della poesia "La scuola di Beslan" di Evghenij Evtushenko è riecheggiato ieri in piazzetta delle poste, dove alle 18 è iniziata la manifestazione per la pace organizzata da Cgil-Cisl e Uil per commemorare le vittime della scuola in Ossezia e urlare il “no” ad ogni sorta di violenza e al terrorismo.
L’intervento dell’arcivescovo Cesare Nosiglia (letto da don Flavio Grendele, della pastorale del lavoro) e quello del presidente del consiglio islamico di Vicenza, Kamel Layachi, hanno materializzato in piazza il messaggio di unità tra i popoli e le religioni che erano alla base dell’iniziativa. Non ci sono state le fiaccole, e nemmeno il sit-in; le circa duecento persone accorse in piazza sono restate in piedi ad ascoltare i quattro interventi che complessivamente sono durati poco più di mezzora. Associazioni cattoliche e islamiche, comunità straniere e organizzazioni italiane, come promesso, non hanno esposto simboli, se non la bandiera multicolore della pace.
C’era un unico cartellone esposto che recitava: "No a guerra, terrore, barbarie; libertà per Simona & SImona, Ra’ad e Manhaz; ritiro delle truppe, Iraq libero".
Il vescovo Nosiglia, ha raccolto l’invito degli organizzatori e ha inviato un messaggio ai partecipanti: « Assicuro la mia preghiera e ricordo al Signore affinché gli sforzi per vincere la spirale di odio e di violenza omicida, che insanguina il mondo, possa cessare, e i credenti di ogni religione possano unire le forze per far trionfare la giustizia, la solidarietà e la pace" ha scritto Nosiglia, che ha poi rivolto un appello ai sequestratori delle due italiane prese in ostaggio in Iraq. L’arcivescovo ha ricordato nel messaggio anche l’appuntamento di venerdì sera a Monte Berico quando, ai piedi della Madonna implorerà la sua potente intercessione "Per la fine di ogni guerra e terrorismo, per il dono della pace tra tutti i popoli della terra».
Simbolicamente importantissima è stata anche la presenza del presidente del consiglio islamico del Vicentino, Kamel Layachi, un’associazione onlus che è a capo di sei centri culturali nella provincia e che ha come scopo la formazione di una leadership che lavori nel sociale, per migliorare l’integrazione e i rapporti della comunità islamica con le istituzioni locali.
Layachi ha letto il documento pubblicato in occasione della ricorrenza dell’11 settembre e firmato anche da altre associazioni islamiche venete e da altri gruppi di stranieri. Una condanna forte del terrorismo cieco che “non è nemico di una particolare religione o cultura, ma di tutta l’umanità”. Il presidente del consiglio islamico ha poi invitato la comunità vicentina a consolidare la convivenza civile e la pace sociale e a lottare contro ogni forma di estremismo e di chiusura. La breve manifestazione è stata conclusa da Patricia Zanco l’attrice vicentina ha letto la poesia "La scuola di Beslan" scritta da Evghenij Evtushenko poco dopo la tragedia: "Tra i banchi bruciati e tra i cespugli; come fratelli vagano Maometto e Cristo; raccogliendo dei bambini i pezzi" è questa l’immagine più forte e terribile che scuote la folla della piazza, ma l’incontro si chiude con parole che richiamano all’unità e alla cooperazione: “Salvaci, Dio dai molti nomi, dalla vendetta. Finché ci sono ancora bimbi vivi, non ci dimentichiamo la parola ‘insieme’ ”.

« Solo uniti contro la barbarie» Ma il Comune non raccoglie
(fe. ba.) L’hanno definita una nota stonata, addirittura una meschinità. Insomma agli organizzatori e ad alcuni partecipanti non è andata proprio giù che alla manifestazione non fosse presente alcun esponente delle istituzioni vicentine. Erano presenti rappresentanti di varie associazioni e alcuni partiti della sinistra (Acli, Aned, Anei, Anpi, Ans XXI, Arci, Arciragazzi, Ass. per la pace di Schio, Azione Cattolica, Caritas, Confesercenti, Consiglio Islamico di Vicenza, Consorzio Prisma, le cooperative Margherita e Verlata, Legambiente, Ds, Emergency, Italia dei Valori, Margherita, partito dei comunisti italiani, Rifondazione comunista, Pastorale del lavoro, Progetto sulla Soglia, Rete Liliput, Salaam ragazzi dell’Olivo, Unicef e Verdi).
L’onorevole Lalla Trupia non ha avuto mezze parole per i colleghi assenti ieri e ha preso di petto il sindaco: «Sono amareggiata per il fatto che anche in questa occasione non si sia riusciti a riunire tutte le forze politiche in piazza, come accaduto in occasioni simili in altre città d’Italia. Avrei voluto avere al mio fianco il sindaco di Vicenza, perché in queste circostanze non ci si può dividere. Il fatto di non partecipare ad una manifestazione, in quanto organizzata dai sindacati, la trovo davvero una meschinità che mi fa stare male; è una vergogna perché Vicenza, dove la solidarietà e il volontariato sono molto presenti, non se lo meritava».
Nei giorni scorsi la segretaria provinciale della Cisl, Franca Porto, aveva più volte auspicato un’adesione delle istituzioni vicentine, anche all’ultimo minuto. «Alla violenza si reagisce con l’unità, perché per noi civiltà è anche essere capaci di stare in piazza insieme, tra diversi, senza rinunciare alle proprie idee, alle appartenenze, ma dimostrando di saper mettere davanti a tutto il bene comune. Per questo avremmo voluto qui le istituzioni vicentine» ha rimarcato al microfono la Porto.


Ragazzi in classe, ma senza prof
Campanella per sei istituti superiori E domani toccherà al liceo "Pigafetta"
Nomine incomplete e scoppia il caso trasporti: corse insufficienti

di Anna Madron

È suonata ieri mattina la prima campanella del nuovo anno scolastico. A dire il vero non per tutti, visto che ad aprire i battenti sono stati soltanto gli istituti Fogazzaro, Da Schio, Montagna, Boscardin, Piovene e Canova. I primi in assoluto ad inaugurare ufficialmente l'inizio delle lezioni, scegliendo appunto il 13 settembre come data di esordio e anticipando quindi di una settimana rispetto alle indicazioni del calendario regionale. A seguirle fedelmente, facendo entrare i ragazzi la mattina del 20, saranno i due licei scientifici Quadri e Lioy, il tecnico industriale Rossi e il commerciale Fusinieri che si allineano così alla scuola di base, quest'anno per la prima volta compatta nel concordare il 20 come giorno di avvio. E se ieri è toccato al primo “turno” delle superiori domani, mercoledì 15, sarà la volta del liceo Pigafetta e delle terze del professionale Lampertico, istituto quest'ultimo che ha scaglionato le “partenze” a seconda delle classi. Del resto ogni scuola è autorizzata a decidere in piena autonomia come organizzarsi e quando aprire e chiudere le lezioni, a patto che nel calendario vengano mantenuti quei 200 giorni obbligatori di attività didattica. Interrotti dalle consuete vacanze di Natale e Pasqua, dal ponte ormai scontato di Carnevale e da qualche altro giorno di pausa che viene strategicamente appiccicato ai giorni festivi. Per adesso, però, più che alle vacanze e ai week end lunghi, si pensa a far decollare un anno scolastico che parte con un piede zoppo, complici ritardi e confusioni nelle nomine.
« Senza dubbio l'anno scorso tutto è filato via più liscio - osserva il preside del “Fogazzaro” Pietro Pasetto - e ai primi di settembre quasi tutte le cattedre erano già state assegnate. Quest'anno qualche inevitabile intoppo c'è, forse più nelle scuole di periferia che in quelle della città che possono contare su un organico più stabile. Al Fogazzaro ad esempio su 120 cattedre, 115 sono già definite ». Disagi relativi, dunque, nella scuola di contrà Burci che parte con due classi in più rispetto all'anno precedente e che proprio per questo puntualmente si ritrova a fare i conti con i metri quadri che bastano appena per ospitare 56 classi. Del resto c'è chi una sezione se l'è vista cancellare da un giorno all'altro e questa volta non per problemi di spazio. Al Piovene, infatti, il Csa ha messo i paletti all'indirizzo turistico che quest'anno sarebbe cresciuto di una classe se a fine agosto non fossero arrivate precise direttive di mantenere le attuali sette, vista la difficoltà di assumere organico aggiuntivo. E sempre in tema di personale, ieri al Piovene, come del resto un po' in tutte le scuole in questi giorni, si è fatto il punto della situazione delle cattedre ancora vacanti e degli spezzoni scoperti, conseguenza delle graduatorie definitive di terza fascia che il Csa di Vicenza ha pubblicato ieri per ultimo tra gli uffici amministrativi del Veneto. I prossimi, dunque, dovrebbero essere giorni decisivi per coprire le cattedre ancora vuote, requisito indispensabile perché l'anno scolastico decolli senza difficoltà, contando anche su un orario che rimanga provvisorio il meno a lungo possibile.
Così come gli studenti guardano speranzosi ad un servizio trasporti che attualmente non sembra funzionare ancora a pieno regime, se è vero che c'è chi ha atteso anche venti minuti prima di salire su un autobus. Aim ed Ftv, le due aziende che gestiscono autobus e corriere, hanno evidentemente deciso di avviare le corse bis (indispensabili per assicurare i collegamenti a migliaia di ragazzi) soltanto a partire da lunedì 20 settembre, rifacendosi ancora una volta alla data fissata dalla Regione. In vista della quale è scattato una sorta di conto alla rovescia, non solo tra gli alunni, ma anche nelle famiglie. Dove, vista la penuria di centri estivi settembrini, si invoca l'avvio di un anno scolastico che riporti i ragazzi in classe e metta così fine a vacanze interminabili.

Precari, convegno in città «Dobbiamo farci sentire»
(an. ma.) Una tavola rotonda organizzata a Vicenza, con la partecipazione di parlamentari del centrodestra e del centrosinistra, magari alla presenza di un sottosegretario all'Istruzione. Questa la proposta del consigliere regionale della Margherita Achille Variati, all'indomani dell'incontro con gli insegnanti precari, « per affrontare una volta per tutte la situazione penosa in cui si ritrovano oggi 200 mila insegnanti italiani, di cui oltre 5000 veneti ». Una categoria che svolge un lavoro di grande responsabilità, sottolinea Variati, a fronte di una retribuzione che si aggira intorno ai 10 mila euro annui, dal momento che i precari vengono licenziati ogni anno il 30 giugno, senza percepire lo stipendio durante i mesi estivi come i colleghi di ruolo. Un punto, questo, che i precari intendono portare sotto lo sguardo dell'opinione pubblica nell'assemblea che si svolgerà giovedì 23 settembre alle 16 nell'aula magna dell'istituto Lampertico, in viale Trissino. Un appuntamento in cui, spiega Alessandra Pranovi, esponente del Cip, «i llustreremo ai colleghi cosa si sta muovendo sia a livello provinciale che nazionale e soprattutto cosa possiamo fare tutti insieme per renderci veramente visibili ». Tra i temi che verranno affrontati il recupero della retribuzione dello stipendio con decorrenza dal 1° settembre 2004 fino al 31 agosto di ogni anno; la parità di diritti fra docenti a tempo determinato e indeterminato, incluso l'adeguamento dello stipendio agli anni di servizio. A livello occupazionale i precari chiedono l'immissione in ruolo sul 100 per cento dei posti disponibili; l'obbligo di reclutamento dei docenti dalle graduatorie permanenti per tutti quegli istituti paritari che godono, a qualsiasi titolo, di finanziamento pubblico; la sospensione di qualsiasi forma di reclutamento diversa da quella delle graduatorie permanenti e di merito oggi esistente, in contrapposizione alla bozza di decreto attuativo dell'art. 5 della riforma Moratti che prevede di riservare una quota del 25% dei posti ai nuovi laureati specializzati.


Sette Zone per sette... sogni
Ad un anno dall’elezione dei "governatori" è tempo di bilanci e soprattutto di... rilanci
Lavori eseguiti e tanti altri da realizzare: i presidenti si "confessano"

di Maria Elena Bonacini

Presidenti fra sogni e realtà. Ad un anno dall’investitura a "governatori" delle Circoscrizioni vicentine (per la prima volta a elezione diretta) e al debutto di una nuova stagione amministrativa i "neoassessori" tracciano un bilancio della stagione trascorsa fra successi e progetti in itinere, programmi e desideri.
Circoscrizione 1. A Maurizio Finizio il mandato incassato nel maggio scorso è servito a continuare il lavoro di quello terminato anche se le dimensioni delle opere in cantiere (tribunale e parcheggi) dilatano i tempi di realizzazione. « Nostro fiore all’occhiello - spiega il presidente della "Centro storico" - è piazza S.Lorenzo, recentemente risistemata, mentre sono ancora in corso i lavori per la riqualificazione di Campo Marzo. È inoltre in atto la sperimentazione dei servizi di contrà Catena, riaperti durante l’estate ». E quest’anno? « Pr ima di tutto vorrei veder partire i parcheggi all’Eretenia e all’ex Macello. Poi voglio portare avanti il progetto di riduzione dei bus, come fatto in Motton San Lorenzo, per arrivare alla circolare elettrica. È inoltre pronto un progetto per la riqualificazione di piazzale Bologna ».
Circoscrizione 2. Anche Sabrina Bastianello ha portato avanti progetti da tempo in sospeso. « Partiranno fra pochissimo - spiega orgogliosa - i lavori per la strada del Tormeno e un altro stralcio del cimitero è già iniziato. Abbiamo inoltre riqualificato parte della pista ciclabile e asfaltato tratti di strada in Riviera Berica e a Campedello, lavori che dovranno essere completati rendendo sicura tutta la pista e gli attraversamenti pedonali, oltre alla realizzazione del marciapiedi in strada di Longara. Spero infine che parta la ricicleria ».
Circoscrizione 3. Anche Lucio Zoppello ha avuto piuttosto da lavorare sul versante strade, ciclabili, passerelle e sottopassi compresi. « Per quanto riguarda questi ultimi - spiega - ne abbiamo aperto uno in via Alidosio e riqualificato un secondo, peraltro vicinissimo, che collega Cà Balbi alla Stanga e quello fra viale della Pace e corso Padova. Sono poi in corso i lavori per la realizzazione della pista ciclabile in via Calvi e per la passerella pedonale su strada Paradiso. Stanno inoltre per essere completati l’allargamento della strada di S Pietro Intrigogna e la rete fognaria del quadrante Nord Est. Per quanto riguarda altre opere è poi stato sistemato l’ex campo da baseball, ora area verde polivalente, ed è terminato il primo stralcio dela ristrutturazione di villa Tacchi ». E ora? « Vogliamo estendere la rete fognaria a strada Paglia (il progetto è in fase esecutiva), portare avanti (soldi permettendo) i due stralci mancanti di villa Tacchi, definire e continuare a realizzare la struttura polivalente a S. Pio X. E mi piacerebbe andasse in porto la riforma del decentramento, in modo da poter dare più risposte ai cittadini e più velocemente ».
Circoscrizione 4. Anno intenso per Mauro Marchetti, che ha all’attivo un buon numero di cantieri. « Abbiamo consegnato il prefabbricato per la palestra della scuola di via Turra - illustra - e presentato il progetto per la nuova scuola. È inoltre a bilancio la pista ciclabile fra Anconetta e Saviabona e la rotatoria di Ospedaletto è in corso di realizzazione. Sono inoltre partiti sia Parco Città che la nuova circoscrizione e abbiamo risistemato tutti i parchi gioco. Abbiamo inoltre ottenuto che via Aldo Moro “sbuchi” in Marosticana e non sulla Postumia ». E quest’anno? « Manca solo la pista ciclabile Anconetta-Ospedaletto. E ci dedicheremo a rendere più sicuri nodi viabilistici “locali” nei vari quartieri. Partito il grosso ora possiamo focalizzarci sulle opere più piccole ».
Circoscrizione 5. Marco Bonafede ha invece posto le basi per il futuro. « Siamo entrati nella nuova sede, dove è prioritario finire d’abbattere le barriere architettoniche, e la riqualificazione di strada S. Antonino è a bilancio (c’è un progetto preliminare). Abbiamo già asfaltato tratti di viale Ferrarin, dove è stata fatta la rotatoria, e di altre vie nei diversi quartieri. Dovrebbero poi cominciare presto i lavori per la sistemazione di piazza Prati, della quale voglio portare a casa anche il secondo stralcio ed estendere il progetto asfaltando via Goldoni fino al palazzetto. Continueremo infine il dialogo positivo con le associazioni e la discussione sul PP10» .
Circoscrizione 6. Situazione analoga quella di Matteo Tosetto. «Abbiamo ricevuto il parere favorevole e lo stanziamento dei soldi a bilancio per la ristrutturazione del c entro sociale “Tecchio”. Speriamo di partire al più presto con i lavori. Lo stesso vale per la piastra polivalente di via Bellini, il cui progetto è già stato approvato e finanziato. Abbiamo poi riorganizzato i servizi sul territorio e vorrei veder realizzare quelli previsti dal progetto dei Pomari. Fra i desideri ci sono inoltre la ristrutturazione del centro sociale di Maddalene vecchie e la definizione della compravendita con conseguente inizio dei lavori per il nuovo centro per famiglie e biblioteca all’interno dell’ex Coop. E magari vedere finito il parco di via Farini, che il privato ci consegnerà appena ultimate la pista da skateboard e la recinzione» .
Circoscrizione 7. Chi ha visto realizzarsi più di un desiderio è stato invece Davide Scala. «La rotatoria di S. Agostino è da tempo al suo posto - spiega - e abbiamo consegnato da poco alle associazioni la palestra di via Baracca con la nuova pavimentazione (che peraltro non era stata prevista a bilancio). L’Ipab sta inoltre ponendo le basi per la ristrutturazione di colonia Bedin Aldighieri e per il parcheggio di via Rossi c’è un progetto in corso di definizione» . E ora quali programmi? «Prima di tutto asfaltare e rendere più sicuri viale S. Agostino, Fusinato e via Maganza. Poi, mi piacerebbe poter recintare i parchi gioco, anche se non lo vedo praticabile a breve termine a causa del costo, e sistemare il campo da calcio di via Baracca, magari mettendo l’illuminazione. Anche se vorremmo costruire un campo nuovo, sempre in quell’area, che risolva i problemi delle società».


Dueville/1. Salgono puzze insopportabili dalla roggia Bragia, l’acqua viola e marrone è piena di rifiuti
«È una fogna a cielo aperto»
Gli abitanti temono l’inquinamento dei pozzi artesiani

di Cristina Giacomuzzo

Acqua viola e marrone nella roggia Bragia dove galleggiano assorbenti e carta igienica a un metro e mezzo dalla finestra di casa. Che schifo? Sì, ma c’è di peggio. E il peggio è l’odore di fogna che diventa ammorbante nelle giornate afose. Le famiglie di via Revoloni a Dueville sono preoccupate: temono per quel fosso, diventato negli ultimi anni una fogna a cielo aperto; temono che l’acqua sporca possa inquinare i loro pozzi artesiani e lo stesso bacino dal quale parte l’acqua che alimenta il Padovano e non solo. E così lanciano l’appello a Comune ed enti competenti. Lo hanno fatto a giugno con una lettera-esposto firmata da una dozzina di residenti e destinata al sindaco Giuseppe Bertinazzi. Non contenti delle risposte dell’amministrazione - «C’è da attendere per la posa dei tubi i tempi di realizzazione che non sono immediati» - hanno deciso di scrivere a Arpav, Aim e Ulss.
«La roggia è inquinata da scarichi industriali e privati - denuncia Mariangela Cogo, 31 anni, insegnante che abita in via Revoloni -. Quell’acqua è alimentata da acque risorgive che nascono non lontano da qui, praticamente sotto la piazza di Dueville e nel giro di poco vengono contaminate in modo evidente. Quando ero piccola ricordo che giocavo in riva al fosso e mi divertivo a vedere spinarelli, marsoni e rane e tante piante. E adesso? Tutti i pesci sono morti». Rincara il padre, Antonio Cogo 67 anni: «Sono nato qui, in questa casa di via Revoloni. Facevo il bagno nella roggia e l’acqua era fantastica. Dove è finito tutto questo? Ora è tutto sparito: l’acqua, a seconda dei giorni, diventa colorata di rosso, viola o grigio. Sono i colori di una fogna a cielo aperto. E da quella roggia-scarico l’acqua dove finisce? Siamo preoccupati perché quella risorsa preziosa non è più limpida. Che ne sarà della nostra salute. Noi non la utilizziamo neppure più per annaffiare l’orto, ma alcune aziende lo fanno e con quella stessa acqua abbeverano gli animali». Il pozzo artesiano della famiglia Cogo dista sette metri circa dalla roggia. Quello della casa accanto appena un metro e poco più.
«Chi mi dice che l’acqua che attingiamo sia pulita? - continuano i Cogo -. Abbiamo di recente chiesto al Comune di effettuare delle analisi. A noi va ancora bene, ma vivere nella casa accanto alla nostra è diventata un’impresa: la roggia è appena a un metro e mezzo di distanza e i cattivi odori sono costanti. Nonostante la concessione di ampliare e realizzare un altro appartamento dal parte del Comune, hanno deciso di non costruire nulla: chi ci va ad abitare con quell’odore?». E così dopo i dubbi scoppiati con il caso trielina e le relative soglie di legge, i batteri trovati nel pozzo di Vivaro con il divieto del sindaco di non utilizzare per scopi alimentari l’acqua perché non potabile, le vecchie tubature della rete fognaria nel centro del paese che perdono, la questione della tutela dell’acqua si avanti con prepotenza. E la posta in gioco è la purezza della grande riserva che è Dueville dal quale attinge mezzo Veneto.


Il vicequestore Campagnolo in cattedra al Da Ponte con un’assistente sociale ed un esperto del Sert per richiamare l’attenzione dei docenti sulle devianze giovanili e sugli obblighi di legge di fronte all’uso di sostanze stupefacenti negli ambienti scolastici. Non bisogna abbassare la guardia
Prima lezione per i professori «Denunciate l’uso di droghe»

(r. f.) Per gli studenti del liceo scientifico Da Ponte la campanella del nuovo anno scolastico suonerà domattina, ma i loro docenti, ieri, hanno già seguito una prima, importante lezione di carattere giuridico-sanitario. A due giorni dalla riapertura ufficiale della scuola superiore, gli insegnanti dello scientifico hanno infatti partecipato ad una conferenza informativa sull’uso e sullo spaccio di sostanze stupefacenti all’interno degli istituti scolastici. Comportamenti rilevati anche nelle scuole secondarie bassanesi e che coinvolgono decine e decine di adolescenti come testimoniano i sondaggi e le ricerche effettuate dalle realtà che si occupano del problema e dalle forze dell’ordine che non di rado presidiano le zone esterne degli edifici scolastici. Una lezione, quindi, nel tentativo di scoraggiare il consumo di spinelli, l’assunzione di droghe sintetiche dalle sigle sempre più strane, le pasticche per capirci, e l’abuso di alcol, che secondo gli studi sono atteggiamenti diffusi anche tra i più giovani. Ma anche un’opportunità per mettere gli insegnanti di fronte alle loro responsabilità e ai loro obblighi che non sono solo di natura morale. Argomenti affrontati da singoli esperti, forze dell’ordine e Sert, che hanno sottolineato come l’omissione o il ritardo di denuncia possono gravare sui docenti di riferimento. I professori, quindi, oltre ad avere responsabilità educative, devono tenere conto anche di quanto impone il codice.
«L’articolo 358 prevede che gli incaricati di pubblico servizio - ha informato il vice-questore aggiunto di Bassano, Alessandro Campagnolo - abbiano l’obbligo penale di comunicare eventuali episodi in merito all’uso o spaccio di stupefacenti all’interno dell’ambiente scolastico; l’articolo 221 del codice di procedura penale prevede l’obbligo di denuncia per iscritto anche con riferimento a persone ignote». Oltre alla comunicazione al dirigente scolastico, responsabile in qualità di pubblico ufficiale, gli insegnanti sono tenuti a rivolgersi alle autorità competenti. Dopo aver distinto le responsabilità fra chi consuma e chi spaccia, il microfono è passato a Daria Leonardi, assistente sociale della prefettuta di Vicenza e a Davide Albiero del Sert dell’Asl bassanese. I due operatori hanno illustrato agli interlocutori le competenze del servizio socio-sanitario che si occupa di tossicodipendeze, i programmi di informazione, di prevenzione e di cura presenti sul territorio. Hanno poi sottolineato come i servizi intervengono con delicatezza e molta riservatezza nei confronti dell’utente, atteggiamenti che favoriscono nei giovani la decisione di rivolgersi a loro: nessun ticket da pagare agli sportelli del Sert, nessuna ricetta per le effettuare le analisi, nessun obbligo di declinare le proprie generalità. Chi bussa alla posta del servizio sa di poter contare sulla privacy. L’incontro si è concluso con una panoramica sulle cause più diffuse che spingono i giovani verso le sostanze e, soprattutto, sulle conseguenze relative all’assunzione di cannabis, alcol e pasticche.