«I soldati italiani via dall’Iraq tra poco tempo? Un’utopia»
di Aristide Cariolato
«Il terrorismo, che nonostante l'azione di contrasto abbastanza globale ha ottenuto indubbi successi; che ha costretto l’occidente ad assumere onerose iniziative di sicurezza, che condizionano la nostra libertà; che genera in noi un senso di insicurezza e di ansia, è la vera peste del Ventunesimo secolo». Questo l’esordio dell’intervento che Luigi Federici, generale di corpo d’armata, ha tenuto al ristorante “Perinella” nel conviviale interclub con Arzignano, invitato dal presidente del Rotary Club Valle Agno, Carmelo Pozza, a parlare di terrorismo internazionale.
Ne ha tracciato un quadro a 360 gradi, dividendo il fenomeno in terrorismo “casereccio”, quello nazionale, che riguarda due formazioni eversive, le nuove brigate rosse e i gruppi anarchici insurrezionali, una popolazione di circa 50 mila persone più o meno giovani; e terrorismo internazionale, che fa capo al fondamentalismo islamico. Questo si avvale di un'efficace organizzazione, composta di finanziatori, reclutatori, di logisti e ideologi, e della rete internet. Il fondamentalismo islamico e l'integralismo religioso sono i due fenomeni sociali con i quali si dovrà fare i conti nei prossimi anni.
«L'epicentro del movimento fondamentalista - ha proseguito il generale Federici - è l'Iraq, dove opera il contingente italiano di circa 3 mila uomini, esercito, carabinieri, marinai, aviatori, con compiti definiti dal parlamento. Il rapporto di fiducia che ha instaurato con la popolazione rischia di isolare le cellule della guerriglia. Questo è stato il motivo scatenante - ha ribadito il generale Federici - della strage di Nassiria. Se prima la guerriglia era contro le forze della coalizione, ora polarizza i suoi interventi sulle forze e i civili che collaborano con il governo iracheno. Pensare che il contingente di pace possa lasciare l'Iraq a breve termine è un'utopia».
A parere del relatore, l'antidoto per il terrorismo “casereccio”, oltre ad una sempre più penetrante azione dei servizi di sicurezza, delle forze dell'ordine, della magistratura, consiste nella dissociazione di tutte le forze politiche e sindacali, non a chiacchiere, ma con i fatti.
Per quanto riguarda il terrorismo internazionale, bisogna contrapporre la globalità della reazione, coinvolgendo i paesi arabi moderati per evitare che la lotta al terrorismo venga concepita come scontro di culture e di religioni. Allo stesso tempo difendere le radici della cultura europea.
Rispondendo ai numerosi interventi, il generale Federici ha sottolineato che bisogna accantonare l'idea un po' arrogante di voler esportare a tutti i costi la democrazia occidentale. Mentre per quanto riguarda la Turchia, un paese di credo islamico moderato, nella Ue, costituisce un ponte per stabilire un rapporto più stretto con analoghi paesi arabi moderati. Da ultimo, ha invitato la chiesa ad esprimere la sua posizione in maniera più incisiva verso l'integralismo islamico. Mentre si nota dalle gerarchie ecclesiastiche un atteggiamento attendista.