13 GENNAIO 2005

dal Giornale di Vicenza

Cresce la domanda di un alloggio sociale 4 mila richieste in città
Teatro, in scena l’esposto
Smog, nuovo esposto contro il Comune
Dieci mesi per aver tentato di rapinare il generale dei Cc
SCHIO.Giovani di belle speranze

Riunione a Vicenza di Federcasa nazionale
Cresce la domanda di un alloggio sociale 4 mila richieste in città

Si è tenuto ieri nella sede dell’Ater di Vicenza una riunione straordinaria della giunta esecutiva di Federcasa, la federazione con sede a Roma che raggruppa tutti gli ex Iacp italiani (Ater in Veneto). «Dalle proiezioni dei dati sulla richiesta di una casa sociale da parte di nuclei familiari (tramite graduatoria) per il 2005 in Veneto - afferma Marco Tolettini presidente dell’Ater di Vicenza, presidente dell’Associazione regionale delle Ater del Veneto e componente della giunta esecutiva di Federcasa - rileviamo un incremento delle richieste di circa il 15% rispetto allo scorso anno, e la stima, secondo le proiezioni, dovrebbe superare abbondantemente le 16 mila richieste». «Solo nella provincia di Vicenza - prosegue - sfioriamo le 4000 domande. Questi dati preoccupanti mi hanno spinto a richiedere una convocazione del nostro organismo nazionale qui in Veneto per affrontare il tema casa che sta assumendo caratteri di vera emergenza anche qui e per proporre delle possibili soluzioni».
«Abbiamo aderito subito alla proposta di venire anche in Veneto per discutere dell’emergenza casa - interviene Vincenzo Guerrieri presidente nazionale di Federcasa - Proprio a novembre a Torino nella conferenza organizzata dalle Regioni e dall’Anci su questa tematica, abbiamo chiesto con forza al governo, ed i numerosi rappresentanti presenti dello stesso hanno convenuto, l’indizione di una conferenza nazionale sulla casa nella quale vengano proposte soluzioni concrete». «Con la scelta compiuta nel 1998 dal governo di allora - prosegue - di eliminare la contribuzione obbligatoria ex Gescal, privando delle risorse certe da essa derivanti, l’intero settore ha subito un evidente contraccolpo sfociato nell’impossibilità di una continuità della programmazione dei piani costruttivi dei nostri Enti ed oggi scontiamo questa scelta sbagliata». «Con l’attuazione del Decreto cosiddetto Bassanini - interviene Tolettini - ricordo che la competenza in tema di edilizia residenziale pubblica è stata demandata in via esclusiva alle Regioni ma, come è avvenuto in altri settori, non si sono trasferite le necessarie risorse. È pur vero che in questo momento in Veneto, grazie allo sforzo straordinario della Regione, abbiamo in corso programmi costruttivi per la realizzazione di ulteriori 5 mila alloggi (di cui quasi mille in provincia di Vicenza) che andranno a sommarsi ai quasi 45 mila attuali che purtroppo sappiamo non essere sufficienti per far fronte alla fame di richieste che sono destinate ad incrementarsi a causa, tra l’altro, della disgregazione delle famiglie». È in continuo aumento, infatti, il numero di nuclei familiari derivanti da separazioni e divorzi, composti da un coniuge con figli a carico. Famiglie che unite in origine potevano contare sull’entrata di entrambi i coniugi e sostenere i costi del libero mercato, ma che dopo la separazione si trovano in estrema difficoltà e cercano disperatamente un alloggio sociale. «Noi - conclude il presidente Guerrieri - chiediamo con forza al governo, come avvenuto negli anni ’70, l’istituzione di un piano decennale sulla casa, appositamente finanziato e gestito pro quota dalle singole regioni». La giunta esecutiva Federcasa, presente al completo per l’occasione, è composta da 9 membri dei quali 5 appartengono alla Casa delle libertà e 4 all’Ulivo. I componenti sono per Forza Italia il presidente nazionale Vincenzo Guerrieri (Lombardia), Marco Tolettini (Veneto) e Gaetano Mossa (Puglia); per An Carlo Sansottera (Piemonte); per la Lega Alberto Scotti (Friuli); per i Ds Marco Giardini (Emilia Romagna) e Luciano Cecchi (Lombardia); per la Margherita, Vincenzo Turini (Toscana) e Giuseppe Saglia (Emilia Romagna).


Viale Mazzini
Teatro, in scena l’esposto
Alifuoco: «Situazione inaccettabile, ricorriamo ai magistrati»

di Chiara Roverotto

Un esposto alla magistratura. « Si tratta di un intervento dovuto, alla luce di quello che è accaduto in questi ultimi giorni. La nostra non vuole essere una battaglia meramente politica. A Vicenza c’è un cantiere. Anzi, in viale Mazzini c’è il cantiere più importante della città, dove da mesi i sindacati, e non solo, denunciano una serie di inadempienze notevoli, sulle quali non si può più soprassedere ». Ubaldo Alifuoco usa toni pacati, anche se le parole pesano come macigni. «È inutile che il sindaco ci veda solo come detrattori di un progetto importante: perché non è così. Il teatro deve essere costruito da un’impresa che paga gli operai regolarmente, che rispetta gli accordi presi con l’Amministrazione comunale, che mantiene gli impegni. Lo vogliamo costruito da una ditta solida che sia in grado di far fronte ad un appalto consistente, ad un’opera importante. E, finora, tutto questo non è accaduto. Ogni mese non sappiamo se i lavoratori vengono pagati, non vengono versati i contributi alla Cassa edile. Ci sono situazioni incresciose che, puntualmente, vengono sollevate anche in consiglio comunale, alle quali però non seguono risposte precise, concrete e, soprattutto, attendibili ». Insomma, il licenziamento di un operaio, il mancato pagamento della ditta Elbostano che ha in subappalto alcuni lavori per conto della Cogi. E ancora (e questa è la notizia di ieri), altri operai che non vengono pagati dallo scorso novembre, non rappresentano che le ultime gocce che hanno fatto traboccare un vaso che, in questi ultimi due anni, ha contenuto critiche, polemiche, lamentele e ritardi. Se ieri la Cgil ha inviato l’ennesima lettera al responsabile del procedimento per conto del Comune, l’arch. Gianni Bressan, nella quale chiede l’applicazione dell’articolo 13 del capitolato generale di appalto, qualche motivo c’è. «No n ci sono dubbi - dice Antonio Toniolo, segretario della Fillea-Cgil - quell’articolo è molto chiaro: dice, senza mezzi termini, che se la ditta appaltatrice non è in grado di pagare le maestranze, quest’ultimo compito spetta al committente, nella fattispecie all’Amministrazione comunale. È molto semplice, per cui nell’interesse di lavoratori che oltre ad essere senza soldi sono anche senza casa e devono elemosinare un pasto, bisogna intervenire e in fretta. Non si tratta di fare beneficenza, ma di far valere un accordo contenuto in una gara d’appalto per un’opera di 14 milioni di euro ». La questione teatro è stata al centro anche di una risposta che l’assessore Carla Ancora ha dato in consiglio comunale ad un’interrogazione presentata da Alifuoco, Poletto, Rolando, Dovigo, Cristofari e Dalla Pozza per i Democratici di sinistra, da Quaresimin, Riboni e Cangini per la Margherita, alla quale però i firmatari hanno ribattuto puntando essenzialmente sulla questione ritardi accumulati dal cantiere.
«La Cogi finora ha eseguito poco più della metà dei lavori che avrebbe dovuto fare - ricorda Alifuoco - tanto che ha accumulato lavori effettivamente compiuti per quattro milioni di euro contro gli 8 milioni di euro a cui dovrebbe dimostrare di essere giunta a metà gennaio. In sostanza il cantiere di viale Mazzini ha già raggiunto i sei mesi di ritardo rispetto all’intera opera, il che significa che si è abbondantemente superato quel 10 per cento massimo di ritardo, dopo il quale dovrebbe scattare la rescissione del contratto». Insomma, secondo i consiglieri della minoranza il Comune non ha altre strade da percorrere nel rispetto di quanto contenuto nel capitolato. «Ormai non ha più senso aspettare e per questo motivo ci rivolgeremo alla magistratura - prosegue Alifuoco - ci sono state troppe inadempienze sulle quali non si può far finta di nulla. A questo punto sarà la magistratura a decidere, a valutare quanto e come il contratto è stato rispettato dalla Cogi di Firenze, la ditta appaltatrice. In questi due anni abbiamo visto di tutto: scioperi, manifestazioni, e non credo sia normale, tollerabile, soprattutto per la dignità dei lavoratori ». Intanto, il 16 gennaio scadono i due anni dall’avvio del cantiere di viale Mazzini. La prossima settimana, quindi, verrà eseguita la verifica sull’effettivo stato dei lavori, come preannunciato in Consiglio dall’assessore Ancora. Sarà questa la cartina di tornasole?


Smog, nuovo esposto contro il Comune
Da 13 giorni valori delle polveri fuori legge
Hüllweck indagato dal 2002 per omissione in atti d’ufficio. Il suo legale: «Si archivi»

di Ivano Tolettini

L’alta pressione porta in dote alle città della pianura Padana concentrazioni di smog (il famigerato Pm 10) in quantità pericolose e scatta il campanello d’allarme. Le procure sono sollecitate ad intervenire per incalzare i pubblici amministratori a fare di più e meglio laddove sono stati eventualmente inadempienti, ma le azioni sono in ordine sparso perché la malattia, pardon materia, non ha una cura sicura. Ci sono magistrati che contestano ai pubblici amministratori il “getto pericoloso di cose” (Treviso), altri che ipotizzano l’omissione in atti d’ufficio. A Vicenza il sindaco Hüllweck da più di due anni é sotto inchiesta per una presunta omissione dopo una denuncia di Legambiente perché non avrebbe adottato una terapia d’urto. Più di recente anche il movimento “cittadini per l’Ulivo” ha presentato un esposto contro le presunte lentezze e inadeguatezze comunali nella battaglia contro le polveri sottili. Ma da quello che ieri si é appreso in ambienti giudiziari, il pm Vartan Giacomelli, dopo avere acquisito un dossier sulla complessa materia, avere raccolto tutta la giurisprudenza disponibile sul comportamento dei pubblici amministratori e avere valutato l’atteggiamento del primo cittadino, è più propenso a chiedere la sua archiviazione piuttosto che processarlo. Il magistrato con i cronisti é ermetico sullo sviluppo dell’inchiesta. Qualcosa di più lo dice l’avvocato Enrico Ambrosetti, che in questo procedimento è l’avvocato del sindaco: «Mi pare che il Comune si ponga la questione dell’inquinamento atmosferico con serietà, consapevole che non è una questione che si risolve facilmente. Bisogna porsi di fronte a queste problematiche con il dovuto realismo, anche perché Hüllweck é un medico ed ha a cuore la salute della gente. Il Comune non é stato inerte. Del resto, anche in quelle città venete dove è stata adottata una terapia più forte il risultato è analogo al nostro capoluogo, se non addirittura peggiore, perché si tratta di città più popolose. Mi pare che con questo é detto tutto, a meno che non si entri in un altro ambito». Chi non la pensa come Ambrosetti, ma non potrebbe essere diversamente visto che si trovano su posizioni differenti, é il collega avvocato Celestino Verlato, che per Legambiente aveva presentato la denuncia contro Hüllweck e che va diritto a quello che il difensore del sindaco definisce l’“altro ambito”. «La questione di fondo che imputiamo all’amministrazione comunale - dice Verlato - è la mancata adozione di misure strutturali per risolvere il problema dello smog. Noi riteniamo che bisogna fare delle scelte: una città inquinata e pericolosa per la salute, col rischio di malattie cancerogene, oppure un ambiente più sano, più europeo, dove in centro si va con i mezzi pubblici riducendo drasticamente la circolazione dei veicoli a motore. Dunque, bisogna acquistare autobus che vanno con carburanti non inquinanti; bisogna aumentare le corsie preferenziali per i mezzi pubblici; bisogna introdurre i taxi collettivi, insomma, bisogna ridisegnare il trasporto urbano, limitando al massimo i veicoli». La replica dell’avv. Ambrosetti é immediata: «Ma qui non siamo in un ambito di valutazioni giuridiche, bensì tipicamente amministrative. Questo é un problema politico-sociale, più che giudiziario. Dall’apertura dell’inchiesta non abbiamo mai avuto alcun avviso, neanche di richiesta proroga delle indagini da parte del gip, perciò ritengo che la conclusione dovrebbe essere la richiesta di archiviazione, anche perché egli non ha mai avuto la delega all’ambiente. Comunque, ripeto, il sindaco é sensibile alle questioni ambientali». Che allo stato dell’inchiesta questa sia l’ipotesi più probabile, cioé l’archiviazione, lo pensa anche l’avv. Verlato. Non esclude pertanto che Legambiente percorra strade già intraprese in altre città, come a Bologna, dove ha promosso una causa civile contro il Comune. «Noi ci richiamiamo a interventi strutturali - conclude Verlato -, come quelli analizzati ancora il 12 febbraio 2002 dal comitato tecnico di gestione per il controllo dell’inquinamento in città che chiedeva interventi programmati nel tempo. Solo così potremo avere una città più salubre, altrimenti, come in questi giorni di smog elevato, non resta che la danza della pioggia».

La carica delle procure
La prima a muoversi è stata la procura di Venezia, che ha aperto un fascicolo puntando i riflettori su otto Comuni. L’inchiesta ha preso le mosse dalle denunce di alcuni cittadini di Mestre. Di qui la richiesta ai sindaci dei Comuni interessati delle relazioni sugli interventi contro lo smog e sui monitoraggi dei livelli di inquinamento. Dopo Venezia si è mossa anche la procura di Treviso, che ha aperto un’inchiesta su Mogliano. L’ipotesi di reato è «emissioni dannose per le persone».

Non più di 35 volte l’anno
La normativa prevede che la soglia di 50 microgrammi di pm10 fissata per la protezione della salute non possa essere superata per più di 35 volte in un anno. Dall’inizio del 2005 gli sforamenti sono già stati 12: di questo passo si prevede che i bonus verranno esauriti prima della fine di febbraio. I Comuni hanno chiesto alla Regione l’approfondimento giuridico in merito alle responsabilità derivanti dal mancato rispetto dei nuovi limiti di pm10.

Le misure contro lo smog
Sono tornati in azione ieri i blocchi in città contro i vecchi diesel e non catalizzati. Lo stop vale ogni giovedì e venerdì e proseguirà fino a fine marzo. Si tratta del principale provvedimento anti-smog varato dal Comune di Vicenza, in accordo con le linee della cosiddetta “Carta di Padova”, alla cui base c’è l’accordo fra i sette capoluoghi veneti. In aggiunta, gli accordi prevedono che entro la fine di marzo vengano organizzate due domeniche a piedi: dovrebbero essere il 27 febbraio e il 20 marzo.

Inquinamento alle stelle
Dal 31 dicembre Vicenza soffoca in una nube di polveri che non accenna a svanire né a diminuire. Il limite per la protezione della salute in base alla normativa è fissato in 50 microgrammi di pm10 per metro cubo d’aria. Il 2005 non ha ancora registrato valori al di sotto di questa soglia. Anzi, da oltre una settimana la centralina di rilevamento posizionata in viale Milano archivia valori due o addirittura tre volte superiori. L’unica cura sembra un cambiamento del meteo che ancora non si è visto.


Condannato dopo essere stato arrestato in centro: chiedeva due euro ai passanti ma arrivarono i militari. Dichiarato delinquente abituale
Dieci mesi per aver tentato di rapinare il generale dei Cc

La tentata rapina al generale dei carabinieri con tanto di corpo a corpo costa a Francesco Ambrosio 10 mesi di carcere. Il giudice Stefano Furlani l’ha inoltre condannato in abbreviato a una multa di 153 euro e a 6 mesi di casa di cura. Ambrosio, 37 anni, residente in città in via Einaudi 75 (avv. Paolo Mele senior e Gianluca Alifuoco), era stato arrestato dai carabinieri l’8 dicembre scorso. Quella sera l’imputato, originario di Napoli, si era messo in contrà Ponte S. Michele a fermare le persone che passavano chiedendo a ciascuna, con insistenza, una mancia di due euro. Di lì era però passato Pietro Pistolese, generale dell’Arma e comandante del Coespu della Gendarmeria europea, con sede nella caserma “Chinotto”. L’ufficiale si era opposto alle richieste di Ambrosio, che per tutta risposta lo aveva afferrato per la spalla e minacciato. Inoltre, aveva commesso violenza privata perchè aveva cercato di impedire a Pistolese di chiamare il 112 afferrandolo per un braccio e fingendo di avere qualche oggetto contudente in tasca. Ancora, non appena il generale si era qualificato come militare - come ha spiegato con dovizia di particolari lo stesso Pistolese in aula - , gli si era avventato contro facendolo cadere a terra e procurandogli una ferita al ginocchio guarita in un paio di giorni. Infine, quando era arrivata la pattuglia del radiomobile, aveva reagito contro il brigadiere e l’appuntato che lo volevano identificare, ferendo entrambi. Per questo doveva anche rispondere di violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Il giudice, sollecitato dai difensori, aveva nominato un perito per verificare la sua capacità di agire, che è stata confermata dall’esperto, anche se comunque il magistrato ha ritenuto di affidarlo per sei mesi alle cure di una clinica. Inoltre, Ambrosio è stato definito delinquente abituale in virtù dei suoi precedenti penali.


«Noi studenti siamo ancora un po’ fortunati. Molti coetanei sono già in mobilità»
Giovani di belle speranze
Tra i neolaureati cresce la prospettiva di andarsene

di Angela Salviato

Lo chiamavano “ricco Nordest” eppure, da quanto raccontano alcuni giovani scledensi, sembra che anche una delle zone più floride d'Italia stia iniziando a perder colpi. All'alba del 2005 sono bastati alcuni dati sulla mobilità dell'anno passato che ha visto circa 2000 persone messe in mobilità, per mostrare che il mito del benessere del Nordest pare in declino. Di fronte all'odierna crisi economica i giovani che frequentano la Biblioteca comunale raccontato le loro paure, ma anche la loro enorme dose di ottimismo con cui, fortunatamente, continuano a guardare avanti. Di certo, all'orizzonte, resta uno scenario di luci ed ombre. «Mi sono laureato in scienze politiche a 27 anni all'università di Padova - racconta Davide Spada -. Ma al momento, a distanza di due anni dalla tesi, non riesco a trovare nessun lavoro».
Quella di Davide è la storia di uno dei tanti neo laureati che si trovano disoccupati, nonostante una solida carriera scolastica alle spalle, il diploma di un Master per la carriera diplomatica e la conoscenza di inglese, spagnolo e francese. «A 28 anni, dopo il Master, sono tornato a Schio, con l'idea che si potesse trovare subito un impiego - continua Davide -. Ero rimasto a qualche anno fa con la mente, ma anziché inserirmi nell'area commerciale di qualche azienda vicentina, come speravo, mi sono ritrovato a svolgere ogni tipo di occupazione». Davide è passato dal venditore nei centri commerciali, all' insegnante di ripetizioni di inglese, passando per il lettore di contatori per la Pasubio Servizi e il classico cameriere. Ed ora, dopo una gavetta “multidisciplinare”, si è rivolto di recente al Centro per l'impiego di Schio con la speranza di trovare qualche contratto. «Vorrei realizzare il mio sogno nel cassetto, che è quello di lavorare per l'Unione Europea - racconta Anna Biasiolo, iscritta al secondo anno di giurisprudenza a Milano -. Sono consapevole che non sarà facile, ma preferisco crederci fino in fondo, perché questo mi dà forza». Anche Alberto Maria Garbellotto, studente dell'università Ca’ Foscari di Venezia, al secondo anno di marketing e gestione delle imprese, pensa in positivo. «Ho scelto questa facoltà, perché oltre ad interessarmi le materie - racconta - e perché penso possa offrirmi qualche sbocco lavorativo in più rispetto a tante altre che mi attiravano». Tra lettere, storia ed economia, nella prospettiva di dover attendere chissà quanti anni per insegnare, Enrico ha preferito optare per la strada più sicura. «Dopo tre anni di corso, conseguita la laurea triennale, potrei già cercare lavoro - continua il giovane universitario -. Se non dovessi trovarlo qui in zona, sono disposto a spostarmi nel resto d'Italia, ma anche in Europa o in America». Non tutti però hanno le stesse possibilità e la stessa intenzione. «Mi sono laureata in tre anni in scienze politiche, indirizzo politica ed integrazione europea - spiega Anna Gulglielmi -. Inizialmente l'ho scelta perché mi appassionavano molto le materie e perché credevo che avrei potuto viaggiare con questo tipo di diploma». Ora che alcune cose sono cambiate nella sua vita, Anna Guglielmi ha deciso di proseguire gli studi nella facoltà di giurisprudenza, in modo da aver più opportunità di vincere dei concorsi nella pubblica amministrazione ed evitare il trasferimento all'estero. «Ho deciso di provare a seguire la via dei concorsi pubblici, accorgendomi presto dell'altissima concorrenza, dato che il settore privato è saturo». Anna sembra comunque molto determinata e decisa ad arrivare, prima o poi, a qualche incarico amministrativo. «Sicuramente è un momento di crisi per tutti, ma noi studenti siamo ancora un gruppo fortunato, in un certo senso ancora fuori dalle vere problematiche - aggiunge Anna -. Conosco molti ragazzi mie coetanei sulla ventina che sono già in cassa integrazione». Ancora lontana da questa dura realtà è Elisabetta Manea, al quinto anno del liceo scientifico "Tron", che sta scegliendo in questi giorni in quale facoltà iscriversi. «Penso che mi trasferirò a Sassari a studiare Scienze ambientali perché mi affascinano da sempre la biologia e le scienze della terra - racconta Elisabetta -. Spero in futuro di poter diventare una ricercatrice».