13 SETTEMBRE 2006

«No al diktat per la fretta degli Usa»
Vicenza ovest ko per la manifestazione anti-caserma
Zona 5, evitato lo scontro frontale

Il caso “Dal Molin”. Hüllweck replica all’ultimatum di Parisi, che aveva preteso risposte entro una settimana Nella lettera, prima di esprimere pareri definitivi, vengono chieste garanzie sui voli militari e sul tipo di armi, ma anche sul futuro della Ederle
«No al diktat per la fretta degli Usa»

di Gian Marco Mancassola

All’ultimatum del Governo, il sindaco Enrico Hüllweck risponde dettando le sue condizioni. La battaglia per il “Dal Molin” entra nel vivo, come previsto, in questo settembre decisivo per il finanziamento da 500 milioni di dollari che il Congresso americano dovrebbe assegnare al progetto della nuova caserma per riunificare a Vicenza la 173a brigata aviotrasportata. L’ultimatum. Lunedì mattina, in mezzo alla pila di fax ricevuti dal centralino di palazzo Trissino durante il ponte dell’8 settembre, c’era anche una lettera del ministro della Difesa Arturo Parisi, l’ultimatum annunciato nei giorni scorsi dal deputato dell’Udeur Mauro Fabris. Un ultimatum strano, però, che si avvale dell’inedita formula del “silenzio dissenso”, in luogo del più tradizionale “silenzio assenso”. Parisi, infatti, riferisce di un colloquio con l’ambasciatore Usa in Italia, Ronald Spogli, che ha segnalato l’urgenza di ottenere una risposta definitiva da palazzo Chigi. Mantenendo la promessa di ascoltare anche la comunità locale prima di assumere decisioni, il ministro invita quindi il sindaco a esprimere una risposta entro questa settimana: «In assenza di un riscontro - scrive Parisi - si riterrà che il Comune di Vicenza abbia espresso parere negativo». Le condizioni. Hüllweck ha cercato di correre subito ai ripari, dettando una lunga lettera per interrompere la scadenza imposta da Roma. E lo ha fatto dettando le sue condizioni per esprimere un parere: «L’eventuale adesione o l’eventuale contrarietà dell’amministrazione comunale alle scelte del Governo - scrive il capo di palazzo Trissino - sono necessariamente subordinate alla conoscenza di alcuni aspetti fondamentali oggi non noti». Il primo punto è «la garanzia che l’aeroporto Dal Molin non verrebbe usato nemmeno occasionalmente da aerei militari e precise indicazioni sulle tipologie di armi e munizioni collocate». Hüllweck pretende poi «garanzie di salvaguardia della funzionalità dell’attuale aeroporto civile». Segue, quindi, quella che Hüllweck definisce una provocazione: «La possibilità di localizzazione dell’inserimento in esame in altro sito, non necessariamente aeroportuale». Da un lato, come spiega il sindaco, si tratta di un modo per “stanare” i due governi e capire se la vicinanza dell’aeroporto è o meno strategica e se corrispondono al vero le assicurazioni che la pista non verrà utilizzata. Dall’altro, la frase di Hüllweck si inserisce in un filone inaugurato dall’on. Fabris, che da alcuni giorni suggerisce di ipotizzare altri siti, come i terreni di Vicenza est, vicino alla Ederle e alla housing area». Il futuro della Ederle. Altre condizioni pretese dal sindaco si riferiscono a una possibile bocciatura del progetto. Cosa ne sarà della Ederle? Per questo, Hüllweck chiede: «La conferma o meno dell’ineluttabilità, in caso di abbandono del progetto, del trasferimento in Germania dell’attuale base Ederle, con conseguente licenziamento di circa 800 dipendenti vicentini ivi impiegati; possibilità o meno di un’eventuale priorità di riassunzione di tali dipendenti in altro settore, scongiurando ipotesi di disoccupazione». E ancora: «Garanzie che i costi di un eventuale adeguamento della viabilità e dei sottoservizi alla nuova realtà insediativa non sarebbero a carico della amministrazione comunale; esistenza, da parte dello Stato italiano, di elementi di interesse alla realizzazione del progetto, tali da giustificare un orientamento positivo e, conseguentemente, una responsabile valutazione in merito da parte della città di Vicenza. Appare indispensabile, per l’amministrazione da me rappresentata, sapere prioritariamente se tale operazione gode di un orientamento positivo da parte del Governo (in quanto di interesse per lo Stato italiano) e conoscere l’esatta definizione di tutti gli aspetti positivi, negativi (o comunque di criticità) ai quali potrebbe andare incontro il territorio vicentino». L’urgenza. Nel suo ultimatum, Parisi sollecita valutazioni di natura urbanistica, per le quali Hüllweck sostiene che il Comune non ha specifiche competenze: l’area è militare e sfugge alla programmazione del piano regolatore. Parisi, poi, chiede lumi sulle determinazioni assunte dal Comune: «Ma noi - è la replica - eravamo solo a conoscenza di ipotesi su un progetto di massima, e attendiamo da tre mesi precisazioni». Il fax di risposta è partito ieri: Hüllweck sollecita risposte urgenti per poter fornire valutazioni rapide, «d’intesa con la presidente della Provincia Manuela Dal Lago, con cui sono in contatto, probabilmente dopo un dibattito in consiglio comunale con dati certi». Infine, però, avverte: «Non ci mettano il cappio dell’urgenza di prendere decisioni in fretta a tutti i costi. Non credo che caschi il mondo: da tre anni si sentono indiscrezioni sulle urgenze di bilancio Usa, rivelatesi poi procrastinabili e comunque non di tale portata da impensierire un’amministrazione come quella americana».

Ieri in Consiglio tutti d’accordo: per ora non si vota

Se n’è andata un’altra riunione in sala Bernarda senza che il Comune - sotto forma di parere dell’Amministrazione Hüllweck o di voto del consiglio - abbia detto un "sì" o un "no" chiari al progetto della nuova base americana al Dal Molin. Il sindaco si era già espresso in mattinata (vedi a fianco). Arrivato il pomeriggio, i partiti sapevano già tutto e non avevano più granché da dirsi. O comunque hanno preferito tacere, il centrodestra restando trincerato dietro l’ennesimo rinvio da Vicenza a Roma delle competenze decisionali, secondo la linea sempre mantenuta da Enrico Hüllweck; l’opposizione soddisfatta dell’arzigogolo ministeriale - all’insegna di un inedito silenzio-diniego - secondo cui se Vicenza non dice “sì” significa che pensa e vuole dire “no”. Del tema bollente, quindi, si è discusso brevemente e solo in un botta e risposta tra il sindaco e la consigliera Franca Equizi, che aveva presentato una domanda urgente nei giorni scorsi. Hüllweck ha ripetuto la sua posizione: «Ho fatto notare al ministro che saremo dispostissimi a dare un parere, quando avremo tutte le informazioni...». E, attenzione, per la sola parte non “decisionistica” che può competere al Comune: «Non siamo noi quelli che possono decidere». Commento dell’Equizi: «Mi ero illusa che lei finalmente avesse deciso cosa fare per il Dal Molin...». Battuta finale extra-microfoni di Luigi Poletto, capogruppo diessino, a spiegazione del provvisorio silenzio del centrosinistra e di una sottaciuta soddisfazione almeno parziale: «Noi siamo contrari alla base. Mi pare che anche il sindaco non sia favorevole... pur non avendo detto di essere contrario».

Il fax da Roma
Il ministro: l’ambasciatore Usa chiede una risposta urgente per votare il bilancio statunitense Per la prima volta conta il “silenzio-dissenso”

Ecco il testo completo della lettera inviata via fax dal ministro della Difesa Arturo Parisi al sindaco Enrico Hüllweck. Il documento riporta la data dell’8 settembre, ma è stato raccolto dagli uffici comunali soltanto lunedì 11, al termine del ponte festivo. «Illustrissimo sindaco, mi riferisco alla questione della costruzione presso l’aeroporto “Dal Molin” di Vicenza delle strutture necessarie per accogliere l’intera 173a brigata aviotrasportata americana. L’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia Spogli, in un recente incontro, mi ha segnalato l’urgenza di ottenere una risposta definitiva in previsione del dibattito sul bilancio che sta per avviarsi presso il Congresso americano e che prevede uno specifico stanziamento per tale iniziativa. Al riguardo, va rilevato preliminarmente che il precedente esecutivo aveva manifestato una disponibilità di massima alla concessione dell’aeroporto, seppure senza aver formalizzato alcun accordo bilaterale. Il Governo, nel rispetto dell’impegno preso con gli elettori di ascoltare gli organi locali competenti, al fine di arrivare a soluzioni condivise che salvaguardino al contempo interessi della difesa nazionale e quelli altrettanto legittimi delle popolazioni locali, ritiene tuttavia di dovere definire la propria posizione sulla base delle determinazioni assunte dalle amministrazioni interessate. Poiché tali determinazioni non sono a noi note, si richiede che l’amministrazione comunale di Vicenza esprima un parere definitivo circa la possibilità di realizzare il progetto che tenga conto della compatibilità sul piano urbanistico del sito richiesto. Al fine di corrispondere alla scadenza prospettataci da parte americana, Le sarei grato se il Comune potesse dare risposta a questa richiesta entro la prossima settimana. In assenza di un riscontro si riterrà che il Comune di Vicenza abbia espresso parere negativo relativamente al progetto in questione. Distintamente, Arturo Mario Luigi Parisi».


C’è il corteo: traffico in tilt
Vicenza ovest ko per la manifestazione anti-caserma

(g. z.) Alle ore 18 in uno dei punti più nevralgici del traffico serale, tra l'imbocco del casello autostradale di Vicenza ovest e l'ingresso alla zona fiera (già di per sè intasata per Orogemma), decine di tir ed auto suonano un improvvisato concerto di clacson senza fine: i manifestanti contro la caserma americana al Dal Molin non avrebbero potuto scegliere momento e luogo migliore per occupare la rotatoria sotto il cavalcavia, bloccando così la strada. Dopo venti lunghissimi minuti durante i quali si è formata in più direzioni una fila d’auto di oltre un chilometro, la situazione si è finalmente sbloccata e il fiume dei 150 manifestanti ha mirato al padiglione centrale della fiera. Sotto gli sguardi allibiti dei commercianti russi o americani appena usciti in tenuta chic da una giornata di Orogemma, i manifestanti del Comitato sulle servitù militari di Martina Vultaggio e del Coordinamento dei comitati cittadini di Giancarlo Albera hanno sfruttato la particolare occasione per ribadire il loro no all’arrivo di 1600 militari «in qualunque luogo della città accada: no alla città militare, sì alla città d’arte». «Parisi ha dato una settimana di tempo per decidere - spiega la Vultaggio - e noi saremo disposti anche ad occupare il consiglio fino a quel giorno». «Dobbiamo fare un atto di amore verso la città», si inserisce Albera, accerchiato da cartelloni come “Parisi chiede e Vicenza risponde: no alla nuova base militare” oppure “Hüllweck fai il bene della città e non avrai problemi a decidere”. «Appuntamento giovedì alle 18.30 al comune e sabato con lo sciopero studentesco».


Zona 5, evitato lo scontro frontale
Passa l’idea di scrivere un’unica mozione che dica “no con proposte”

di Giovanni Zanolo

Nel ping-pong fra istituzioni sul caso Dal Molin si è inserita anche la Circoscrizione 5, la diretta interessata alla possibile costruzione della nuova caserma americana. Dopo la riunione di luglio, sullo stesso tema, saltata per mancanza di numero legale, anche lo scorso lunedì, di fronte ai quasi duecento cittadini che (ormai come da prassi alla 5) avevano preso d'assalto la piccola sala di via Lago di Fogliano, il consiglio della 5 ha infatti rinunciato ad esprimersi ufficialmente sulla scottante questione. Il presidente Marco Bonafede, in accordo con i capi gruppo di entrambe le parti, ha infatti deciso a seduta appena iniziata di rinviare al prossimo consiglio la discussione "per proporre una comune mozione scritta a più mani da maggioranza e minoranza". Ma facciamo un passo indietro. Il via ai lavori era previsto per le 21, e già alle 20.30 la sala era già stracolma. La tensione è palpabile, mancano pochi minuti, e il pubblico mormora. Sembra l'inizio di un incontro di box. "Ai due angoli" del ring le due mozioni: una per un "no" secco, proposta dalla minoranza, e un'altra a firma della maggioranza nella quale si fanno solo alcune richieste al Governo nel caso in cui arrivasse un "sì" da Roma: analizzare "gli impatti ambientali, viabilistici e di sicurezza", mantenere la "piena funzionalità della pista da volo anche per voli civili, mantenere la presenza militare nazionale" e garantire che "nessun eventuale costo di infrastrutturazione sia a carico delle amministrazioni locali". Ma nessuna delle due mozioni è stata nemmeno messa ai voti. A seduta appena iniziata, infatti, Bonafede interrompe e convoca a parte i capigruppo. Seguono dieci eterni minuti che fanno salire la tensione alle stelle. A un certo punto, per creare più spazio nella saletta, vengono improvvisamente spostate tutte le sedie verso il tavolo a ferro di cavallo dei rappresentanti politici: nessuna immagine avrebbe potuto sintetizzare meglio l'ansia di partecipazione che spesso caratterizza i consigli della 5, simili ad assemblee popolari. "Siamo stanchi dell'infinito tergiversare delle istituzioni", affermano in molti, e per un attimo dev'esser balenata loro l'idea di occupare finalmente il tavolo dei loro rappresentanti... Ma il sogno svanisce al ritorno del padrone di casa Bonafede, che assieme ai capigruppo viene coperto dai fischi. La "presa della Bastiglia" è rinviata. Come rinviata è la discussione tanto attesa: "Non avrebbe senso votare due mozioni antitetiche - spiega Bonafede al pubblico -. Meglio lavorare assieme e unire ciò che ci accomuna". Tutti a casa, quindi, con una marea di urla e fischi: peggio che annunciare il rinvio della finale Italia-Francia ad un minuto dall'inizio. Gli unici soddisfatti sono i politici, di entrambe le parti: "Non ha senso dire "no" e basta - spiega Bonafede -. È molto più responsabile proporre al Governo una serie di problemi che ci sarebbero nel caso in cui venisse deciso di costruire la caserma". Soddisfatto anche Agostino Masolo dei Verdi: "Abbiamo accettato la proposta di Bonafede solo con la promessa che la futura mozione comune parta da un "no", per poi aggiungere anche le loro proposte".