13 SETTEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Stranieri, battaglia sui poli.
"Fiaccolata, perchè il comune non c'è?"
Tutti contro il terrorismo.

Stranieri, battaglia sui poli
Gli uffici sparsi sul territorio una importante novità Ma si moltiplicano i casi di ricorsi al Tar del Veneto E intanto per le pratiche a volte si chiedono soldi
Vantaggi per il sistema entrato in funzione da poco, ma anche disagi: tempi sbagliati e i lavoratori restano senza il permesso
Le insidie del servizio di prenotazione decentrato per gli immigrati

di Ivano Tolettini

L’alternativa dei "poli" non sempre funziona. Chiariamo subito, la politica non c’entra. I “poli” di cui si parla sono sorti in provincia come servizio sul territorio agli stranieri e hanno alleggerito il lavoro della questura. Ma la gestione di tanti “rinnovi” e “carte di soggiorno” rappresenta un problema. Se Vicenza è stata la prima provincia ad inaugurare il servizio di prenotazione a distanza degli appuntamenti a sostegno del lavoro dellla questura, gli stranieri che periodicamente devono rinnovare la loro “presenza formale” costituiscono un esercito che a volte manda in tilt gli uffici periferici. Così si ripetono episodi di immigrati ai quali non essendo stati rinnovati in tempo i permessi, perdono il diritto di rimanere perché nel frattempo sono rimasti senza occupazione. La legge, infatti, prevede che il titolare del permesso di soggiorno (nel Vicentino sono oltre 50 mila) quando mancano 90 giorni alla scadenza (se lavoratore subordinato a tempo indeterminato) può presentarsi agli sportelli per il rinnovo. I tempi scendono a 60 se il dipendente è a tempo determinato e a 30 per tutti gli altri tipi di contratti. Se prima dell’entrata in funzione dei poli la questura non faceva problemi per accettare gli stranieri che si presentavano in viale Mazzini tre mesi prima della scadenza, con l’entrata in funzione degli sportelli decentrati qualcosa sta cambiando. Vuoi perché il personale civile dei poli deve prendere ancora mano - la normativa sugli stranieri è complessa -, vuoi perché gli uffici non aprono tutti i giorni, fatto sta in più occasioni ai titolari di permesso è stato detto di prensentarsi con la documentazione a posto un mese prima della scadenza. Questo ha comportato come conseguenza che i tempi del rinnovo sono slittati ben oltre la data della scadenza fisiologica. Quindi allo straniero è stato consegnato il tagliando di attesa, ma in alcuni casi è capitato che ha perso il posto di lavoro e con il solo tagliando non è stato riassunto da una nuova ditta con la scusa che non aveva il permesso rinnovato. L’aspetto paradossale è che più volte è accaduto che allo straniero rimasto senza lavoro proprio perché non aveva i documenti rinnovati, la questura non ha prorogato il permesso perché nel frattempo è rimasto senza lavoro. Insomma, un circolo vizioso che ha innescato ricorsi amministrativi a raffica e disagi indicibili per gli immigrati. La suddivisione del servizio in poli dislocati sul territorio - Vicenza, Bassano, Schio, Arzignano, Tezze sul Brenta, Chiampo e Basso Vicentino - se da un lato ha agevolato il cittadino straniero che ha il servizio più vicino a casa, dall’altro però ha visto diminuire i controlli burocratici che prima erano uniformi ed esercitati dalla questura. Del resto, l’aumento degli operatori su scala provinciale, gran parte dei quali senza competenze specifiche, ha frantumato le conoscenze e sta creando non pochi problemi ai cittadini stranieri che a volte sono disorientati. Certo, la raccolta dei documenti è diventata un’attività sempre più complessa perché la lista delle incombenze ogni anno diventata più lunga, ma di sicuro va migliorato il servizio. In provincia sono segnalate difformità tra i vari poli. Non solo. Qualche ufficio periferico, così è stato segnalato, ha cominciato a chiedere soldi per l’istruzione delle pratiche, con inevitabili ripercussioni. Tanto più che gli stranieri costituiscono un grosso affare a tutti i livelli. Un discorso a parte merita la "carta di soggiorno". Essa può essere chiesta dagli immigrati residenti in Italia da almeno sei anni e in regola col permesso. Ha una validità permanente e può essere revocata (o rifiutata) quando c’è stata una condanna penale anche non passata in giudicato. Contro il rifiuto si può ricorrere al tribunale amministrativo (Tar). Qualcuno, malignando, ha riferito che mentre la carta di soggiorno per la questura è un sollievo, per qualche “polo” è una potenziale diminuzione di reddito. Un bel rebus. L’altro giorno il presidente degli Artigiani Sbalchiero ha sollevato perplessità sull’economicità dei “poli” perché sono finanziati in parte dalle categorie economiche. In settimana si esprimerà la giunta della Camera di commercio. Certo, i poli in questi mesi hanno rappresentato una importante alternativa alla centralizzazione del servizio e al sovraffollamento della questura, ma c’è bisogno di una razionalizzazione. I primi a chiederlo sono gli stranieri, dai quali non si può solo pretendere.


Oggi alle 18 in piazza delle Poste la manifestazione di solidarietà alle vittime della scuola di Beslan e per la liberazione delle "due Simone"
«Fiaccolata, perché il Comune non c’è?»

La solidarietà dei vicentini nei confronti delle famiglie delle vittime di Beslan in Ossezia e l’espressione pubblica della speranza di riavere presto libere le volontarie rapite in Iraq - le "due Simone" di cui i sequestratori non danno notizie - diventano espressione tangibile oggi pomeriggio. L’appuntamento è per le 18 alla manifestazione programmata in piazzetta delle Poste per iniziativa delle confederazioni sindacali. Crescono le adesioni alla proposta partita da Cgil, Cisl e Uil - molte le presenze dal mondo cattolico, con in testa la Caritas, la Pastorale del lavoro e l’Azione cattolica, e significativa quella annunciata dal Consiglio islamico vicentino - ma ancora mancava, fino a ieri, quella del Comune. Ed ecco spuntare risvolti polemici. Mentre l’universo associativo della città laico e religioso si è subito mobilitato - e mentre hanno dato il loro "sì" anche i partiti del centrosinistra - l’Amministrazione comunale non si è fatta avanti. Ci sono state parole di compiacimento del sindaco Enrico Hüllweck per la partecipazione della delegazione islamica, ma niente adesione alla manifestazione. Come non ci sono state adesioni da parte dei partiti della maggioranza di centrodestra. Solita questione? Solita sordità reciproca tra destra e sinistra per cui, se propone una cosa una, l’altra non ci sente? Solito distacco della giunta della Casa delle libertà da tutto quanto viene accettato dal fronte opposto? Solita impossibilità di conciliare gli schemi partitici con le rare occasioni unitarie possibili? Sull’argomento prova a intervenire in extremis la coppia diessina Luigi Poletto-Antonio Dalla Pozza, annunciando una domanda d’attualità da discutere (succederà a cose fatte...) giovedì in consiglio comunale. I due consiglieri Ds chiederanno conto a Hüllweck del "no" comunale alla fiaccolata, che avrà per tema il rifiuto del terrorismo stragista, e proveranno anche a discutere l’idea di un "tavolo permanente" di discussione con la comunità islamica vicentina.
«È anche a partire dalle realtà locali che si evita lo scenario dello "scontro di civiltà" con tanta pervicacia perseguito dai terroristi» commenta Poletto. L'equiparazione tra immigrati islamici e terroristi, aggiunge, «diffusa in settori dell'opinione pubblica e alimentata da taluni esponenti della maggioranza di centrodestra è una sciocchezza che provoca incomprensioni e nutre l'estremismo islamista» .
Riferendosi all’iniziativa del ministro dell’interno, il forzista Giuseppe Pisanu, per promuovere una struttura di interlocuzione a livello nazionale, una sorta di Consulta islamica, Poletto si augura che anche a Vicenza il Comune si adoperi per avere un’occasione stabile di confronto e conoscenza: «Sarebbe clamoroso lasciar cadere l'offerta di dialogo proveniente dal mondo musulmano locale» .


Lonigo . «Abbiamo voluto rendere visibile la nostra posizione di pace» Tutti contro il terrorismo
Islamici in corteo per il rilascio delle due volontarie

di Lino Zonin

Una cinquantina di cittadini di fede islamica ha partecipato l’altra sera a Lonigo alla manifestazione per chiedere il rilascio delle due volontarie italiane rapite in Iraq e per condannare la violenza del terrorismo. Dopo essersi radunati davanti alla moschea che si trova nei giardini di palazzo Pisani, i manifestanti hanno raggiunto l'angolo di piazza IV novembre nei pressi del torrione scaligero, esibendo alle auto di passaggio dei cartelli che inneggiavano alla tolleranza e alla pace. Poi, in lento e silenzioso corteo, hanno percorso le altre vie del centro storico cittadino.
«Abbiamo voluto far vedere a tutti che gli immigrati di religione islamica che frequentano il nostro circolo condannano le azioni terroristiche e le altre iniziative violente come i sequestri di persona - afferma Janah Abdelkarim, cittadino italiano di origine marocchina che dirige il Centro di cultura islamica di Lonigo -. È stata l'Unione nazionale delle comunità ed organizzazioni islamiche a chiederci di rendere visibile la nostra posizione di pace, proprio in occasione del terzo anniversario della tragedia dell'11 settembre 2001. Con la manifestazione abbiamo voluto esprimere la ferma e assoluta condanna di qualsiasi forma di violenza, di spargimento di sangue e di violazione della vita umana, nella convinzione che il terrorismo non sia nemico di una particolare cultura o religione ma di tutta l'umanità». Il ricordo dell'attacco alle torri gemelle coincide quest'anno con il caso delle due Simone, da quasi una settimana nelle mani di misteriosi rapitori.
«Nei nostri cartelli - aggiunge Abdelkarim - era riportato l'appello lanciato in questi giorni dai più autorevoli capi politici e religiosi: "liberatele!". Abbiamo fatto nostre le dichiarazioni del direttivo nazionale delle comunità islamiche italiane, che ha espresso una chiara condanna del sequestro, un attestato di riconoscenza per l'attività svolta a favore del popolo irakeno dalle due ragazze rapite e un invito pressante, in nome del Dio di misericordia e di pace, perché Simona Pari e Simona Torretta vengano subito liberate. Identico appello abbiamo formulato per i due giornalisti francesi ancora in mano ai rapitori. Durante la manifestazione abbiamo avuto il piacere di incontrare il parroco di Lonigo che ha espresso il suo apprezzamento per la nostra iniziativa».