13 LUGLIO 2006

Dal Molin, il sindaco attacca Prodi
Nuovi contatori nei campi nomadi Piazza: «Devono pagare le bollette»

Consiglio comunale. Il primo cittadino sbotta alle accuse di Poletto (Ds): «Ha già venduto il sì»
Dal Molin, il sindaco attacca Prodi
Hüllweck alza la voce: «Il governo latita. È una vergogna»

(g. m. m.) «Il Governo Prodi è vergognosamente latitante». Il ritorno in aula del consiglio comunale per dibattere del polo Alzheimer a Monte Crocetta è stato segnato da uno sferzante attacco del sindaco Enrico Hüllweck ai vertici nazionali sul progetto per la costruzione di una nuova caserma americana all’aeroporto “Dal Molin”. La battaglia del “Dal Molin”. L’invettiva del sindaco è scattata dopo l’intervento del capogruppo dei Democratici di sinistra Luigi Poletto, che con i colleghi del centrosinistra pretendeva (invano) il dibattito in aula sull’operazione, per arrivare all’espressione di un parere da parte del Consiglio. «Il sindaco ha già venduto il consenso di Vicenza all’operazione senza avere alcun mandato da parte del Consiglio - attacca Poletto - lo ha fatto da due anni, incaricando l’assessore Cicero di seguire la vicenda con i militari statunitensi e lo ha fatto con chiarezza nella riunione del Comipa regionale dove ha clamorosamente contraddetto il parere tecnico dell’Edilizia privata. Ora Hüllweck cerca maldestramente di coinvolgere il Governo Prodi, ma è una tattica vergognosa per occultare le sue responsabilità. Un velo di opacità copre l’operazione di cui conosciamo i costi urbanistici, viabilistici, ambientali, ma non i presunti benefici infrastrutturali». Hüllweck ha reagito duramente, alzando la voce e ricorrendo a parole dure: «Sulla riunione del comitato regionale il consigliere mente clamorosamente, perché io non avevo diritto di voto: ho solo dichiarato che il parere del dirigente Roberto Pasini era tecnico, limitandomi a precisare che non poteva essere considerato ostativo. Questa amministrazione comunale non ha mai conosciuto nulla più di quanto pubblicato sui giornali in questi anni. Ora il Governo mi deve dire cosa vuole fare e invece ha paura di esprimersi, perché ha paura delle proprie forze politiche e ha paura degli americani. Prodi è vergognosamente latitante. Io non dico né sì né no a un’operazione al buio, perché se diciamo no e poi si dovesse rivelare un progetto positivo, ci criticherebbero per aver perso un’occasione; se invece diciamo sì e poi si rivela un disastro allora è colpa nostra. Ci dicano cosa intendono fare, altrimenti il Comune non ci sta. Vergogna». Polo Alzheimer. La maggior parte della seduta è invece stata dedicata al terreno di Monte Crocetta su cui l’Ipab intende costruire il nuovo polo Alzheimer. Il Consiglio ieri sera ha votato a favore della vendita del terreno all’ente assistenziale, per tenere aperta la strada del leasing, quale formula per finanziare l’opera. Il clou del dibattito si è innestato nei tanti dubbi dell’opposizione non sul fine del progetto, ma sulle modalità finanziarie dell’operazione: con la formula del leasing, infatti, la proprietà durante il periodo del finanziamento non è né del Comune né dell’Ipab, ma dell’istituto finanziario. E ancora: se l’Ipab, che non ha ancora preso decisioni definitive, dovesse rinunciare al leasing, secondo molti verrebbe meno la motivazione amministrativa della cessione. Tante perplessità, dunque, coagulatesi in una richiesta di documentazione sul piano finanziario dell’opera e di un confronto con il presidente Gerardo Meridio, avanzata da Carla Zuin di Vicenza Capoluogo. Il polo Alzheimer è poi ben presto diventato lo spunto per allargare il dibattito alla gestione dell’Ipab, a più riprese richiesta dall’opposizione e sempre rinviata dal centrodestra. «Oggi il cda è costituito da 10 persone - è la proposta del diessino Gianni Rolando - troppe da remunerare e tutte del centrodestra. Dimezziamo il cda, riduciamo i costi, accettiamo il criterio dell’incompatibilità fra consiglieri comunali e consiglieri di amministrazione e allarghiamo la responsabilità anche all’opposizione, con maggiore trasparenza nelle decisioni».

< Il caso “Dal Molin”. Dal centrosinistra arriva la replica al duro attacco del sindaco Hüllweck contro il governo Prodi in consiglio comunale
«Base Usa, la città vuole il referendum»
La Margherita: «Le settemila firme raccolte sono una prova di democrazia»

(g. m. m.) «Mi pare che il sindaco Enrico Hüllweck si sia incartato». È il commento a caldo scelto dalla deputata ulivista vicentina Laura Fincato, informata al volo dell’attacco di Hüllweck al Governo Prodi sul progetto della nuova base Usa all’aeroporto “Dal Molin”. Lo sfogo del sindaco è stato spiattellato con rabbia in consiglio comunale in risposta al capogruppo diessino Luigi Poletto che lo accusava di aver svenduto la città agli americani. In sintesi, Hüllweck ritiene vergognoso l’atteggiamento latitante del Governo che non fornisce al Comune risposte chiare sull’operazione. «È un dialogo tra sordi - dice la Fincato - in realtà il Comune se l’è fatta e se l’è cantata e ora non può aspettarsi che venga in soccorso il Governo nazionale. A Roma staranno a vedere cosa farà il sindaco, che mi sembra si sia incartato». L’attacco di Hüllweck ha provocato anche una reazione da parte della Margherita, che ha prodotto una presa di posizione ufficiale firmata da Nicola Rossi, segretario del collegio, Pierangelo Cangini, segretario della città, e Marino Quaresimin, capogruppo in consiglio comunale. «Il precedente governo aveva la propria posizione, molto chiaramente favorevole alle armi - è l’analisi -. Con essa si ponevano in sintonia i comportamenti della giunta della nostra città. Tuttavia nessuno sa se nella precedente legislatura siano o meno stati presi precisi impegni politici bilaterali circa i progetti del Pentagono in Europa e a Vicenza. Il comportamento molto deciso e le aspettative dei militari americani lasciano chiaramente intendere che le cose stanno così. È probabilmente in essere una questione politica molto delicata nei rapporti Italia-Usa. Una questione di livello internazionale e di strategia militare in cui Vicenza è stata invischiata senza saperlo». «Il nuovo governo di Prodi - prosegue il documento - non ha ancora preso una sua posizione in merito. In questo quadro l’Unione vicentina sta facendo la sua parte perché il governo propenda per il no. O almeno affinché si prenda tempo, cercando di guadagnare lo scadere dei termini per il finanziamento alla caserma. Azzerando l’iter. Consapevole, certamente, della delicata rete di relazioni con gli Usa. Che non comportano però di chinare la testa e basta. In questo quadro si inserisce anche la richiesta formulata un mese fa in consiglio comunale dalla Margherita per un referendum popolare, respinta dalla maggioranza. Salvo il colpo di scena da parte del sindaco nel giorno successivo, su queste pagine, dove si dichiarò favorevole alla consultazione. Di cui poi non si seppe più nulla. Il messaggio dell’Unione è chiaro: la città non può essere sacrificata a logiche militari, a meno che essa non si dichiari favorevole a questa scelta, una volta resi trasparenti tutti i risvolti passati, presenti e futuri». «I tempi intanto sono strettissimi - concludono i responsabili della Margherita -. I militari Usa chiedono l’ok definitivo per settembre, perché, dicono, in caso contrario il finanziamento decade. Non è un argomento che ci possa commuovere particolarmente. E a chi volesse accusarli di essere i soliti radicali e antiamericani rispondiamo che settemila cittadini che firmano un no alla caserma non sono “casino”. Sono democrazia. E che la loro richiesta equivale a una sempre più ineludibile richiesta di referendum. Queste settemila firme significano che tutto quello che il sindaco ha detto e compiuto a nome della città è una pura forzatura di chi interpreta la democrazia nella logica dei muscoli e dei fatti compiuti. Solo che, come sempre, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Con la sconfitta elettorale di aprile, certe sintonie politiche tra la nostra città, Roma e Whashington sono andate a farsi friggere. E adesso si tenta di salvare capra e cavoli. Cioè la caserma e la faccia. Missione impossibile».


L’assessore ha a disposizione 18 mila euro per l’area di via Cricoli
Nuovi contatori nei campi nomadi Piazza: «Devono pagare le bollette»

Nuovi contatori per calcolare i consumi di energia e pretendere il pagamento corretto delle bollette nei campi nomadi. È questo l’obiettivo che si è posto l’assessorato agli Interventi sociali retto da Davide Piazza, che punta a rendere operativo il nuovo regolamento nei campi nomadi comunali. «Se nell’area di viale Diaz c’è una sola famiglia, che collabora senza creare eccessivi problemi con l’amministrazione comunale - spiega Piazza - in via Cricoli ci sono invece diversi clan, che non dialogano fra loro e che provocano alcuni problemi, come il mancato pagamento delle bollette». Di qui la decisione di installare nuovi contatori nel campo di via Cricoli, per attribuire a ogni singola utenza i consumi effettivi e pretendere con precisione i pagamenti. «Abbiamo fatto le verifiche tecniche, trovando qualche resistenza, soprattutto da parte di una roulotte - prosegue l’assessore - ma intendiamo completare i lavori entro luglio, grazie a un finanziamento regionale di 18 mila euro». A breve, Piazza porterà all’esame della Giunta una proposta di tariffa e di cauzione per l’occupazione delle piazzole nei campi nomadi, in ossequio al nuovo regolamento. In consiglio comunale, intanto, si è riaccesa la polemica sulla gestione dei campi nomadi, sia quelli autorizzati che quelli non autorizzati. Durante la fase delle risposte alle interrogazioni, la capogruppo leghista Manuela Dal Lago ha rilevato l’incompatibilità urbanistica dei campi presenti in città, invitando l’amministrazione comunale a intervenire. Il diessino Ubaldo Alifuoco, invece, ha attaccato nuovamente la Giunta per la gestione dell’area di strada dei Nicolosi: «L’Amministrazione ammetta che non sa che pesci pigliare», ha detto in sala Bernarda, mentre il vicesindaco Valerio Sorrentino si è dichiarato pronto a ordinare uno sgombero coatto anche se si tratta di camper e quindi di mezzi in movimento che non occupano stabilmente un’area.