13 APRILE 2005

dal Giornale di Vicenza

«Aeroporto a stelle e strisce» + articolo del "Stars and stripes"
«Danni al Comune: il sindaco paghi»
Teatro, «il Comune paghi gli operai» Il giudice dice sì al decreto ingiuntivo

«Aeroporto a stelle e strisce»
L’annuncio dell’ambasciatore Usa: «Abbiamo definito l’accordo»
Sembler saluta la Ederle e abbandona la prudenza «Tutto fatto col governo»
«A noi va la parte a nord mentre ai militari italiani è destinata la parte sud»
Sono già stati stanziati 800 milioni di dollari per realizzare le strutture necessarie ad accogliere 2.000 soldati della 173ª. Il gen. Bell frena un po’: «Restano alcuni puntini sulle “i”...»

di Marino Smiderle

Forse perché è al passo d’addio, o forse perché vuole dare l’accelerata decisiva alle trattative. Sta di fatto che l’ambasciatore americano in Italia, Mel Sembler, in visita alla caserma Ederle per commemorare i 4 soldati morti in Afghanistan, ha rotto il vetro della prudenza e ha annunciato ufficialmente che è stato raggiunto un accordo sul futuro utilizzo della base aerea dell’aeroporto "Tomaso Dal Molin". «Il governo italiano - ha dichiarato in un’intervista rilasciata al giornale delle forze armate americane in Europa Stars and Stripes - ha concesso all’esercito statunitense l’utilizzo di una parte del "Dal Molin" allo scopo di trovare posto alle nuove truppe che presto saranno dislocate nel nord Italia». Prima della partenza per l’Afghanistan, il generale Jason Kamiya, comandante della Setaf, era stato molto cauto ed aveva evitato qualsiasi commento ufficiale. Ora l’uscita di Sembler apre una nuova era. «Questo accordo - ha sottolineato l’ambasciatore - rappresenta un cruciale e decisivo passo avanti nei negoziati avviati due anni fa e intensificati in questi mesi, dopo che il governo degli Stati Uniti aveva deciso di trovare lo spazio per collocare i duemila soldati in più destinati a quest’area. Gli Usa hanno stanziato 800 milioni di dollari, che saranno spesi nell’arco dei prossimi dieci anni per costruire uffici, alloggi, scuole e cliniche mediche nei pressi dell’aeroporto». Da un paio d’anni, da quando, cioè, la Nato dispose il trasferimento della V Ataf (ora Cofa, Comando operativo forze aeree) dal Dal Molin, Vicenza, a Poggio Renatico, vicino a Ferrara. Dalla sera alla mattina le strutture che ospitavano i militari e il personale della Nato (non si dimentichi che, nel corso della guerra dei Balcani, il cervello di tutte le operazioni era a Vicenza) si sono svuotate, trasformando la base aerea in una sorta di spettrale mausoleo. Ha resistito per qualche mese in più il generale Giovanni Sciandra, con qualche altro ufficiale. Poi, via loro, quella zona del Dal Molin è rimasta desolatamente chiusa. Restavano, e restano (per il momento) il 27° Genio campale e il 10° Gruppo manutenzione elicotteri dell’aeronautica militare, che occupano però le strutture a loro destinate. È stato allora che il governo americano ha cominciato a premere su Berlusconi per avere la disponibilità degli alloggi lasciati liberi e, a seguire, per ottenere le concessioni a realizzarne di altri. Dopodiché, la cosa sembrava destinata a cadere in virtù del piano di riduzione delle truppe statunitensi in Europa, disposto dal presidente Bush. Riduzione che è sì stata confermata, ma con un’unica eccezione: Vicenza. Ecco perché la questione Dal Molin tornò prepotentemente alla ribalta. Ora, secondo le dichiarazioni di Sembler, l’accordo è raggiunto. Il generale B.B. Bell, comandante delle forze armate americane in Europa, ha aggiunto che l’incremento dei soldati in servizio a Vicenza giocherà un ruolo importante nell’ottica della ristrutturazione globale. L’esercito americano infatti ridurrà nei prossimi 5-10 anni le proprie truppe in Europa da 62 mila a 24 mila effettivi, mentre verrà trasferito da Heidelberg a Wiesbaden (città entrambe nel sudovest della Germania) il quartier generale delle Forze terrestri statunitensi. Lo ha annunciato ieri ad Heidelberg la portavoce dell’Esercito Usa Elke Herberger. Il numero delle aree e dei poligoni americani sul territorio europeo verrà ridotto da 236 a 88. I piani del generale Bell prevedono inoltre la riduzione da 13 a quattro del numero dei comandi operativi in Europa: Grafenwoehr (Baviera, Germania), Wiesbaden (Assia, Germania), Kaiserslautern (Renania-Palatinato, Germania) e appunto Vicenza. Ai due battaglioni della 173ª attualmente di stanza alla Ederle (ora in missione in Afghanistan), ne sarà aggiunto un 3°. E questi saranno i corpi d’elite di pronto impiego in caso di conflitti o di operazioni di peacekeeping nelle zone più calde del medio oriente. «Anche se non sono stati messi tutti i puntini sulle i - aggiunge il gen. Bell - credo di poter dire che siamo ormai arrivati in vetta alla montagna. Credo che ci sia il consenso di tutte le parti in causa». Prudente era Kamiya, prudente rimane Bell. Mentre l’ambasciatore Sembler entra nel dettaglio degli accordi, spiegando che «l’esercito americano avrà l’uso esclusivo della parte situata a nord della base, mentre i militari italiani useranno la parte a sud». «Come le altre basi statunitensi in Italia - aggiunge - la terra su cui sorgeranno le nuove strutture resterà di proprietà italiana». A cosa è dovuta questa accelerata finale? Sembler rivela che gli ufficiali italiani e i funzionari del ministero dei trasporti avevano chiesto più tempo per studiare quali parti del Dal Molin avrebbero dovuto essere riservate all’Aeronautica militare e quali, invece, al traffico commerciale. «Gli ufficiali americani - conclude Sambler -, che avevano già preso in considerazioni altre aree, per esempio Aviano, hanno però fatto pressione perché la decisione delle autorità italiane fosse presa. E credo che questa svolta si rivelerà molto positiva per la comunità di Vicenza». Per Sembler è un addio in bellezza. Dopo tre anni e mezzo passati al servizio di Bush, saluta e se ne va. Ha detto che gli anni passati in Italia possono essere definiti storici. «Prima di tutto perché spiega - sono stato il primo ambasciatore dalla fine della Seconda guerra mondiale a interfacciarsi con un unico presidente del Consiglio». Una coincidenza a cui pochi avevano fatto caso e che, magari, è stata utile in sede di trattativa per l’"affitto" dell’aeroporto vicentino.

Dal "Stars and stripes":

U.S., Italians reach agreement for Army to use portion of air base near Vicenza
Sharing Tomasso Dal Molin fits into service's restructuring plan

By Russ Rizzo, Stars and Stripes
European edition, Tuesday, April 12, 2005

VICENZA, Italy — The Italian government has agreed to let the U.S. Army use part of an air base near Vicenza to accommodate a significant increase in the Army’s presence in northern Italy, the U.S. ambassador to Italy said Monday.
The agreement marks a crucial step forward in negotiations that started nearly two years ago and intensified in recent months as U.S. planners looked for space to put as many as 2,000 more troops expected to arrive in the next decade.
The United States plans to spend $800 million in the next 10 years to build offices and barracks on the Italian air base, Tomasso Dal Molin, and support facilities such as schools and health clinics nearby, the ambassador, Melvin Sembler, said in an interview with Stars and Stripes.
Sembler, who is leaving his post, spoke after a ceremony in his honor. His replacement has not been named.
The agreement is part of the overall Army restructuring plan to expand the Southern European Task Force (Airborne) and add a third battalion to the 173rd Airborne Brigade.
U.S. Army Europe’s commander, Gen. B.B. Bell, said the expansion will play an important role in the Army’s restructuring in Europe in the years to come, but he indicated that some details still needed to be worked out.
“While not all the i’s are dotted and t’s crossed, I believe we’ve made it over the mountain. I believe we have a consensus,” Bell said.
The U.S. Army will have sole use of a northern portion of the Italian air base, while the Italian military will use the southern portion, Sembler said. Like other U.S. bases in Italy, the Italian government will still own the land that the U.S. military uses, Sembler said.
“We’ll basically serve on Italian real estate,” Sembler said.
U.S. officials approached the Italian government about building on Tomasso Dal Molin air base about a year and a half ago, after NATO command offices left the base. Those talks became more serious after the Army announced its restructuring plans, which included additional troops to bring the 173rd Airborne Brigade up to staffing levels of other Army airborne brigades.
Sembler said officials with the Italian transportation ministry asked for more time in recent months as they studied which parts of the air base Italy would need, either for its military or for commercial use. But U.S. officials, who had considered other areas in Italy such as Aviano, pressed them to decide, he said.
“This is going to be a very good thing for Vicenza,” Sembler said.

Il 27° Gruppo genio campale e il 10° Gruppo manutenzione elicotteri
Arma Azzurra via da Vicenza? I timori di chi lavora qui da anni

Da anni le notizie vengono centellinate, smentite, ribadite, contestate. Insomma, non si sa bene cosa deve accadere al 27° Gruppo genio campale, agli ordini del colonnello Pierino Bolla, e al 10° Gruppo manutenzione elicotteri, agli ordini del tenente colonnello Federico Osti. Sono due unità a cui l’Aeronautica militare italiana deve molto. Basti pensare che al 27° del Genio sono dovute decine di interventi fondamentali sugli aeroporti di mezzo globo (Dakovica in Kosovo, Tallin in Iraq, solo per citarne due), mentre alla porta del 10° Gruppo manutenzione elicotteri bussano tutti coloro che vogliono tirati a nuovo i mezzi. Lavori egregi, riconosciuti da tutti, che però rischiano di essere trasferiti altrove. A Villafranca per il Genio, a Istrana per il Gruppo manutenzione elicotteri, dice radio-aeronautica. Chissà. Intanto per il 30 aprile il 27° Gruppo genio campale, con la partecipazione dell’Associazione centro cultura musicale di Vicenza, ha organizzato un concerto di beneficenza. Da sperare che non sia il canto del cigno.

Comunità americana in lutto per i 4 morti in Afghanistan

(ma. sm.) La comunità americana della Ederle è ancora stordita dal dolore. Nell’elicottero Chinook caduto in Afghanistan c’erano 4 soldati di stanza a Vicenza e la tragedia, causata dal maltempo, secondo i primi risultati delle indagini, ha gettato nello sconforto tutti. È stato l’incidente più grave da quando gli Stati Uniti hanno attaccato l’Afghanistan, in risposta alla ferita inferta dagli estremisti islamici di Osama bin Laden alle Torri Gemelle: il bilancio complessivo parla di 18 vittime, di cui tre civili. I quattro "vicentini" sono Daniel J. Freeman, 20 anni, di Cincinnati (Ohio), Sascha Struble, 20 anni, di Philadelphia (New York), Romanes L. Woodard, 30 anni, di Hertford (North Carolina) e il maggiore Edward J. Murphy, 36 anni, del South Carolina, ma residente da tempo a Monticello Conte Otto. La visita di Mel Sembler ha voluto essere un atto di omaggio alle vittime e una testimonianza di affetto, per essere più vicino ad una comunità americana, quella della Ederle, che in questi ultimi anni ha conosciuto diversi giorni di dolore. Nell’anno passato dalla 173ª Brigata in Iraq, sono morti 9 parà; e adesso, a poco più di un mese dalla partenza delle truppe per l’Afghanistan, ecco che un terribile incidente, stavolta causato da agenti esterni, costringe i familiari a vivere altri terribili momenti di ansia. La morte del maggiore Murphy, in particolare, ha destato sensazione e tristezza in tutto il comune di Monticello Conte Otto, dove il soldato risiedeva con la moglie e i due figli da qualche anno. La famiglia era molto conosciuta e si era integrata alla perfezione. Per questo, quando si è appresa la notizia, tutti si sono stretti attorno alla signora Murphy e ai figli. Sembler e il gen. Bell hanno pronunciato parole sentite, in ricordo dei soldati scomparsi. L’ambasciatore, poi, ha spiegato che i legami con Vicenza (vedi articolo sopra) e il Veneto verranno rafforzati. A questo proposito ha annunciato che a Venezia verrà aperta una nuova agenzia consolare, che avrà il compito di dare informazioni ai cittadini italiani e statunitensi e assistere, in caso di emergenza, gli statunitensi. «Venezia - ha spiegato Sembler - è la terza città più visitata dagli americani in Italia dopo Roma e Firenze». Senza contare che «in Veneto risiedono circa 15 mila cittadini americani». Da qui la decisione di aprire la quinta agenzia consolare in Italia, che si aggiunge alle altre 50 aperte dagli Stati Uniti in tutto il mondo.


Caso Zaccaria. La Corte dei Conti fissa il processo contro il primo cittadino e l’ex assessore
«Danni al Comune: il sindaco paghi»
La procura erariale chiede a Hüllweck 48 mila Altri 13 mila a Baldinato, il resto a quattro dirigenti

di Ivano Tolettini

Centomila euro di “stipendio” non dovuti sono stati versati all’attuale direttore generale del Comune Umberto Zaccaria. Li contesta la procura della Corte dei Conti al sindaco Enrico Hüllweck, all’ex assessore Gilberto Baldinato e a quattro manager municipali (Carla Marcolin, Paolo Andreatta, Domenico Giuliani e Fausto Zavagnin), i quali, ognuno per la fetta di rispettiva competenza, avrebbero calpestato la legge contabile e pertanto sono chiamati a rispondere di tasca propria. Secondo i calcoli erariali, in cima alla lista dei potenziali debitori c’è il sindaco con 48 mila 500 euro; poi Baldinato con 13 mila 800 euro; i dirigenti Andreatta, Giuliani e Marcolin con 8 mila 500 euro ciascuno, infine Fausto Zavagnin con 6 mila 900 euro. Lo stesso Zaccaria, è la tesi del sostituto procuratore erariale di Venezia Alberto Mingarelli, è citato in causa per 8 mila 500 euro perché avrebbe aggirato le norme amministrative per favorire se stesso. Il processo è fissato davanti alla Corte dei Conti il 20 luglio. In questi giorni i diretti interessati sono raggiunti dall’atto di citazione che oltre a fissare per ciascuno di loro l’ammontare del presunto danno arrecato alle casse municipali, fissa lo svolgimento dell’istruttoria e riepiloga le versioni difensive, che però non sono state ritenute sufficienti ad avviso di Mingarelli per evitare la citazione in giudizio. Trattandosi di un processo, la parola decisiva spetterà soltanto alla Corte che dovrà valutare ogni singola posizione. Il caso Zaccaria, come emerge dalle carte amministrative, pare profilarsi come un’altra pagina poco edificante di amministrazione cittadina al pari di con quella della gestione del Menti già finita nel mirino della magistratura contabile. In estrema sintesi, al vicesegretario generale Zaccaria sarebbero state attribuite in maniera errata le indennità di supplenza per il periodo in cui mancava il segretario generale e quelle di diritto di rogito (soldi per atti compiuti con funzioni di notaio). Sul punto si sono confrontate due posizioni tecnico-legali che sono giunte a opposte conclusioni. Da una parte la procura contabile e l’ex dirigente del personale Laura Broccardo, che aveva innescato il caso poco prima di passare alla Camera di Commercio, ritenendo che quei soldi non fossero dovuti, mentre dall’altra ci sono i diretti interessati che tramite le memorie hanno presentato le controdeduzioni nelle quali affermano che l’iter è stato ineccepibile e di non avere violato la legge. Fatto sta che a una settimana dall’inizio del processo penale contro Hüllweck (19 aprile) per la questione dell’omesso rapporto all’autorità giudiziaria in relazione al sex mobbing per il quale l’ex braccio destro in Giunta Baldinato sarà processato con rito abbreviato il 13 maggio per le presunte molestie sessuali nei confronti di alcune dipendenti comunali, la coppia Hüllweck-Baldinato si ricompone sul banco degli imputati davanti alla Corte dei Conti. Dall’analisi di Mingarelli, il quale si è servito per le indagini dei finanzieri guidati dal maggiore Menegazzo della sezione danni erariali del Nucleo di polizia tributaria del Veneto, emerge che Zaccaria avendo già la qualifica di dirigente, quantunque fosse sulla carta vicesegretario generale, non aveva diritto a introiti ulteriori per il ruolo di direttore generale. Altrimenti avrebbe percepito due stipendi, mentre la legge stabilisce che il dipendente di un ente pubblico nominato direttore generale deve fare una scelta. Nel caso in cui provenga da un altro ente il manager deve mettersi in aspettativa dal primo senza percepire lo stipendio. Proprio per evitare che lo Stato paghi doppio emolumento. Il pm Mingarelli ritiene in un buona sostanza che Zaccaria per tre anni abbia incamerato compensi per diritti di rogito, per indennità di supplenza di segretario generale e di direttore generale, cumulandoli a quelli di vicesegretario generale. Troppo, insomma. Di questo ipotizzato spreco di risorse pubbliche, per quasi 200 milioni di vecchie lire, a essere chiamato in causa è soprattutto il sindaco Hüllweck, che pur non essendo un esperto di diritto amministrativo prima di firmare le delibere avrebbe dovuto soppesarle per bene. Tanto più che il controllo sugli atti interni avveniva da parte di chi, appunto Zaccaria, beneficiava del doppio incarico.


Accolto il ricorso dei legali della Cgil contro l’Amministrazione e la Cogi. 40 giorni per il controricorso
Teatro, «il Comune paghi gli operai» Il giudice dice sì al decreto ingiuntivo

di Chiara Roverotto

Il Comune dovrà continuare a pagare i lavoratori del teatro anche per il mese di febbraio. Il decreto ingiuntivo presentato dai legali della Cgil (anche contro la Cogi) è stato accolto dal giudice del lavoro, Luigi Perina. Il provvedimento, comunque, non avrà esecutività immediata. Palazzo Trissino potrà battere due strade: decidere di pagare subito oppure fare ricorso contro il decreto. I legali della Cgil, comunque, hanno chiesto la notifica del provvedimento. «Potremo richiedere un nuovo decreto ingiuntivo anche per il mese di marzo - dice l’avv. Barbara Borin - visto che, entro quella data, il contratto d’appalto con la Cogi non era ancora stato rescisso da parte del committente cioè l’Amministrazione comunale». La vicenda degli operai della Cogi, l’impresa che aveva vinto l’appalto per la costruzione del teatro (nella foto il cantiere) di Vicenza si trascina da mesi, precisamente dal 20 gennaio, quando di fatto gli operai vennero licenziati prima verbalmente, poi con una lettera dall’amministratore unico dell’impresa fiorentina, Giuseppe Coccimiglio perché avevano scioperato a suo dire senza alcun motivo. I lavoratori, una ventina, non avevano ricevuto la busta paga e, dal momento che non era la prima volta che accadeva, erano andati in Consiglio comunale a protestare. I legali della Cgil non hanno perso tempo presentando al tribunale un ricorso contro l’impresa per comportamento antisindacale. In un paio di settimane il giudice, dopo aver sentito le parti in causa, ha decretato l’antisindacalità della condotta della Cogi e ha ordinato di ripristinare i rapporti di lavoro con gli operai licenziati. Ma questo non è che un tassello di una lunga vicenda: la Cogi, infatti, è insolvente da tempo anche con i fornitori, quindi come previsto dal capitolato d’appalto per pagare gli operai interviene il Comune il quale liquida regolarmente le mensilità di dicembre e gennaio. Poi, sorgono i primi problemi: l’Ispettorato del lavoro chiede ulteriori controlli e tutto si ferma. Gli operai restano senza stipendio fatta eccezione per il fondo di solidarietà che la Cgil mette loro a disposizione. «Quest’ennesima sentenza a nostro favore - dice Antonio Toniolo, segretario della Fillea Cgil - ci mette al riparo da qualunque critica. Abbiamo sempre agito seguendo la legge e muovendoci sui canali che quest’ultima ci permetteva. Non abbiamo mai chiesto assistenzialismo, solo quanto spettava agli operai». Se la matassa riguardante la questione legale dei lavoratori si sta un po’ alla volta dipanando, rimane in piedi tutto il discorso procedurale in vista del subentro della Vittadello, la seconda impresa in graduatoria per la costruzione del teatro, dopo la rescissione del contratto decisa dalla giunta. Se l’impresa di Limena non ha ancora né confermato né smentito che verrà a lavorare a Vicenza, il cantiere rimane a tutt’oggi chiuso in attesa che la Cogi provveda allo sgombero del materiale. L’inventario, infatti, è già stato fatto dal responsabile del procedimento per conto del Comune, l’arch. Bressan, dai collaudatori in corso d’opera e dal direttore dei lavori che la settimana scorsa hanno fatto il primo sopralluogo. Se entro martedì prossimo gru, pannelli di legno e tubi di ferro resteranno nel cantiere di viale Mazzini, si andrà allo sgombero coatto dell’area. In sostanza il Comune dovrà pagare una ditta affinché sistemi tutto il materiale e smonti le gru. Solo a quel punto il cantiere potrà essere considerato libero e l’impresa potrà cominciare a fare i primi rilievi. Secondo il direttore dei lavori, l’ing. Gallinaro, il cantiere si potrebbe riaprire entro la fine di maggio e poi ci vorrebbero altri due anni prima vedere il civico concluso. Intanto il conto della Cogi si allunga: se dovrà sborsare oltre 460 mila euro di penale per i lavori non realizzati a questi si aggiungono le spese per i lavoratori, e probabilmente quelli della ditta che dovrà liberare il cantiere. Soldi che verranno comunque recuperati tramite la fidejussione: in totale, secondo i primi conteggi l’impresa di Firenze dovrà lasciare al Comune circa 700-800 mila euro.

E ora i sindacati chiedono un tavolo di concertazione

(c. r.) «Abbiamo incontrato il direttore del personale della Vittadello Intercantieri di Limena - spiega Antonio Toniolo, segretario generale della Fillea-Cgil - il quale ci ha detto che non è stato firmato ancora alcun contratto con l’Amministrazione comunale di Vicenza. Certo, sembrano ben disposti ad accettare l’ultimazione dell’ opera che sicuramente darà lustro all’azienda, ma di fatto non hanno ancora nulla in mano». Del resto, se prima non si libera il cantiere e non potranno essere eseguiti alcuni sopralluoghi è abbastanza normale. Sta di fatto che la Vittadello dovrà accettare l’appalto sulla base dei prezzi previsti dal capitolato di tre anni fa, come recita la legge Merloni e questo rappresenta, sicuramente, uno scoglio non indifferente alla luce di tutti gli aumenti che ci sono stati in questi anni. «Per quanto riguarda gli operai licenziati dalla Cogi - prosegue il sindacalista - la Vittadello ha detto si interesserà della questione una volta firmato il contratto, non certo prima. Il sindacato, comunque, chiederà l’apertura di un tavolo di concertazione, come previsto per tutte le grandi opere, e su questo non abbiamo alcuna intenzione di soprassedere, sia alla luce di quanto accaduto con la Cogi, sia per il comportamento che l’Amministrazione comunale ha avuto in quest’ultimo periodo».