«Danni al Comune: il sindaco paghi»
La procura erariale chiede a Hüllweck 48 mila Altri 13 mila a Baldinato, il resto a quattro dirigenti
di Ivano Tolettini
Centomila euro di “stipendio” non dovuti sono stati versati all’attuale direttore generale del Comune Umberto Zaccaria. Li contesta la procura della Corte dei Conti al sindaco Enrico Hüllweck, all’ex assessore Gilberto Baldinato e a quattro manager municipali (Carla Marcolin, Paolo Andreatta, Domenico Giuliani e Fausto Zavagnin), i quali, ognuno per la fetta di rispettiva competenza, avrebbero calpestato la legge contabile e pertanto sono chiamati a rispondere di tasca propria. Secondo i calcoli erariali, in cima alla lista dei potenziali debitori c’è il sindaco con 48 mila 500 euro; poi Baldinato con 13 mila 800 euro; i dirigenti Andreatta, Giuliani e Marcolin con 8 mila 500 euro ciascuno, infine Fausto Zavagnin con 6 mila 900 euro. Lo stesso Zaccaria, è la tesi del sostituto procuratore erariale di Venezia Alberto Mingarelli, è citato in causa per 8 mila 500 euro perché avrebbe aggirato le norme amministrative per favorire se stesso.
Il processo è fissato davanti alla Corte dei Conti il 20 luglio. In questi giorni i diretti interessati sono raggiunti dall’atto di citazione che oltre a fissare per ciascuno di loro l’ammontare del presunto danno arrecato alle casse municipali, fissa lo svolgimento dell’istruttoria e riepiloga le versioni difensive, che però non sono state ritenute sufficienti ad avviso di Mingarelli per evitare la citazione in giudizio. Trattandosi di un processo, la parola decisiva spetterà soltanto alla Corte che dovrà valutare ogni singola posizione.
Il caso Zaccaria, come emerge dalle carte amministrative, pare profilarsi come un’altra pagina poco edificante di amministrazione cittadina al pari di con quella della gestione del Menti già finita nel mirino della magistratura contabile.
In estrema sintesi, al vicesegretario generale Zaccaria sarebbero state attribuite in maniera errata le indennità di supplenza per il periodo in cui mancava il segretario generale e quelle di diritto di rogito (soldi per atti compiuti con funzioni di notaio).
Sul punto si sono confrontate due posizioni tecnico-legali che sono giunte a opposte conclusioni. Da una parte la procura contabile e l’ex dirigente del personale Laura Broccardo, che aveva innescato il caso poco prima di passare alla Camera di Commercio, ritenendo che quei soldi non fossero dovuti, mentre dall’altra ci sono i diretti interessati che tramite le memorie hanno presentato le controdeduzioni nelle quali affermano che l’iter è stato ineccepibile e di non avere violato la legge.
Fatto sta che a una settimana dall’inizio del processo penale contro Hüllweck (19 aprile) per la questione dell’omesso rapporto all’autorità giudiziaria in relazione al sex mobbing per il quale l’ex braccio destro in Giunta Baldinato sarà processato con rito abbreviato il 13 maggio per le presunte molestie sessuali nei confronti di alcune dipendenti comunali, la coppia Hüllweck-Baldinato si ricompone sul banco degli imputati davanti alla Corte dei Conti.
Dall’analisi di Mingarelli, il quale si è servito per le indagini dei finanzieri guidati dal maggiore Menegazzo della sezione danni erariali del Nucleo di polizia tributaria del Veneto, emerge che Zaccaria avendo già la qualifica di dirigente, quantunque fosse sulla carta vicesegretario generale, non aveva diritto a introiti ulteriori per il ruolo di direttore generale. Altrimenti avrebbe percepito due stipendi, mentre la legge stabilisce che il dipendente di un ente pubblico nominato direttore generale deve fare una scelta. Nel caso in cui provenga da un altro ente il manager deve mettersi in aspettativa dal primo senza percepire lo stipendio. Proprio per evitare che lo Stato paghi doppio emolumento.
Il pm Mingarelli ritiene in un buona sostanza che Zaccaria per tre anni abbia incamerato compensi per diritti di rogito, per indennità di supplenza di segretario generale e di direttore generale, cumulandoli a quelli di vicesegretario generale. Troppo, insomma. Di questo ipotizzato spreco di risorse pubbliche, per quasi 200 milioni di vecchie lire, a essere chiamato in causa è soprattutto il sindaco Hüllweck, che pur non essendo un esperto di diritto amministrativo prima di firmare le delibere avrebbe dovuto soppesarle per bene. Tanto più che il controllo sugli atti interni avveniva da parte di chi, appunto Zaccaria, beneficiava del doppio incarico.
Teatro, «il Comune paghi gli operai»
Il giudice dice sì al decreto ingiuntivo
di Chiara Roverotto
Il Comune dovrà continuare a pagare i lavoratori del teatro anche per il mese di febbraio. Il decreto ingiuntivo presentato dai legali della Cgil (anche contro la Cogi) è stato accolto dal giudice del lavoro, Luigi Perina. Il provvedimento, comunque, non avrà esecutività immediata. Palazzo Trissino potrà battere due strade: decidere di pagare subito oppure fare ricorso contro il decreto. I legali della Cgil, comunque, hanno chiesto la notifica del provvedimento. «Potremo richiedere un nuovo decreto ingiuntivo anche per il mese di marzo - dice l’avv. Barbara Borin - visto che, entro quella data, il contratto d’appalto con la Cogi non era ancora stato rescisso da parte del committente cioè l’Amministrazione comunale».
La vicenda degli operai della Cogi, l’impresa che aveva vinto l’appalto per la costruzione del teatro (nella foto il cantiere) di Vicenza si trascina da mesi, precisamente dal 20 gennaio, quando di fatto gli operai vennero licenziati prima verbalmente, poi con una lettera dall’amministratore unico dell’impresa fiorentina, Giuseppe Coccimiglio perché avevano scioperato a suo dire senza alcun motivo. I lavoratori, una ventina, non avevano ricevuto la busta paga e, dal momento che non era la prima volta che accadeva, erano andati in Consiglio comunale a protestare.
I legali della Cgil non hanno perso tempo presentando al tribunale un ricorso contro l’impresa per comportamento antisindacale. In un paio di settimane il giudice, dopo aver sentito le parti in causa, ha decretato l’antisindacalità della condotta della Cogi e ha ordinato di ripristinare i rapporti di lavoro con gli operai licenziati.
Ma questo non è che un tassello di una lunga vicenda: la Cogi, infatti, è insolvente da tempo anche con i fornitori, quindi come previsto dal capitolato d’appalto per pagare gli operai interviene il Comune il quale liquida regolarmente le mensilità di dicembre e gennaio. Poi, sorgono i primi problemi: l’Ispettorato del lavoro chiede ulteriori controlli e tutto si ferma. Gli operai restano senza stipendio fatta eccezione per il fondo di solidarietà che la Cgil mette loro a disposizione.
«Quest’ennesima sentenza a nostro favore - dice Antonio Toniolo, segretario della Fillea Cgil - ci mette al riparo da qualunque critica. Abbiamo sempre agito seguendo la legge e muovendoci sui canali che quest’ultima ci permetteva. Non abbiamo mai chiesto assistenzialismo, solo quanto spettava agli operai».
Se la matassa riguardante la questione legale dei lavoratori si sta un po’ alla volta dipanando, rimane in piedi tutto il discorso procedurale in vista del subentro della Vittadello, la seconda impresa in graduatoria per la costruzione del teatro, dopo la rescissione del contratto decisa dalla giunta. Se l’impresa di Limena non ha ancora né confermato né smentito che verrà a lavorare a Vicenza, il cantiere rimane a tutt’oggi chiuso in attesa che la Cogi provveda allo sgombero del materiale. L’inventario, infatti, è già stato fatto dal responsabile del procedimento per conto del Comune, l’arch. Bressan, dai collaudatori in corso d’opera e dal direttore dei lavori che la settimana scorsa hanno fatto il primo sopralluogo.
Se entro martedì prossimo gru, pannelli di legno e tubi di ferro resteranno nel cantiere di viale Mazzini, si andrà allo sgombero coatto dell’area. In sostanza il Comune dovrà pagare una ditta affinché sistemi tutto il materiale e smonti le gru. Solo a quel punto il cantiere potrà essere considerato libero e l’impresa potrà cominciare a fare i primi rilievi. Secondo il direttore dei lavori, l’ing. Gallinaro, il cantiere si potrebbe riaprire entro la fine di maggio e poi ci vorrebbero altri due anni prima vedere il civico concluso.
Intanto il conto della Cogi si allunga: se dovrà sborsare oltre 460 mila euro di penale per i lavori non realizzati a questi si aggiungono le spese per i lavoratori, e probabilmente quelli della ditta che dovrà liberare il cantiere. Soldi che verranno comunque recuperati tramite la fidejussione: in totale, secondo i primi conteggi l’impresa di Firenze dovrà lasciare al Comune circa 700-800 mila euro.
E ora i sindacati chiedono
un tavolo di concertazione
(c. r.) «Abbiamo incontrato il direttore del personale della Vittadello Intercantieri di Limena - spiega Antonio Toniolo, segretario generale della Fillea-Cgil - il quale ci ha detto che non è stato firmato ancora alcun contratto con l’Amministrazione comunale di Vicenza. Certo, sembrano ben disposti ad accettare l’ultimazione dell’ opera che sicuramente darà lustro all’azienda, ma di fatto non hanno ancora nulla in mano».
Del resto, se prima non si libera il cantiere e non potranno essere eseguiti alcuni sopralluoghi è abbastanza normale. Sta di fatto che la Vittadello dovrà accettare l’appalto sulla base dei prezzi previsti dal capitolato di tre anni fa, come recita la legge Merloni e questo rappresenta, sicuramente, uno scoglio non indifferente alla luce di tutti gli aumenti che ci sono stati in questi anni.
«Per quanto riguarda gli operai licenziati dalla Cogi - prosegue il sindacalista - la Vittadello ha detto si interesserà della questione una volta firmato il contratto, non certo prima. Il sindacato, comunque, chiederà l’apertura di un tavolo di concertazione, come previsto per tutte le grandi opere, e su questo non abbiamo alcuna intenzione di soprassedere, sia alla luce di quanto accaduto con la Cogi, sia per il comportamento che l’Amministrazione comunale ha avuto in quest’ultimo periodo».