12 AGOSTO 2005

dal Giornale di Vicenza

«Stop agli extracomunitari clandestini in ospedale»
Contrasti sul voto agli immigrati
«Rifiuto la cena in Corso»
L’ufficiale giudiziario dà lo sfratto e trova una discarica nell’abitazione
VALDAGNO.Emergenza affitti, aiuti alle stelle

«Stop agli extracomunitari clandestini in ospedale»
«A loro saranno fornite solo le prestazioni essenziali e urgenti Per il resto dovranno pagare. Questo ridurrà l’affollamento»

(f. p.) L'assessore Flavio Tosi è determinatissimo. Basta con gli extracomunitari clandestini che affollano il pronto soccorso e pretendono gratuitamente qualsiasi tipo di prestazione sanitaria, e che, magari, se non la ottengono, mettono a soqquadro la struttura e aggrediscono il personale. Anche al S. Bortolo nei mesi scorsi, dopo una certa ora, è stato spesso Far West. Il primario Riboni e i suoi, più di qualche volta, si sono trovati in situazioni di paura, tanto che il dg Alessandri è corso ai ripari reclutando i rangers d'Italia. Ma lamentele in tal senso Tosi ne ha raccolte in tutto il Veneto. E ora non vuole introdurre il coprifuoco, ma applicare la normativa che già esiste, vale a dire la legge Turco-Napolitano modificata poi dalla Bossi-Fini. La quale stabilisce che ai clandestini siano fornite gratuitamente solo prestazioni essenziali e urgenti, ad esempio per gravidanze, assistenza ai minori, malattie infettive, traumi. «Oggi - spiega Tosi - la tendenza è di curare gratis tutto, e questo grava esclusivamente sul servizio sanitario regionale. Ogni anno ci rimettiamo qualcosa come 25 miliardi di vecchie lire. Ora si cambia. Faremo un provvedimento per chiarire quali sono le prestazioni dovute che il pronto soccorso è tenuto ad assicurare, in modo che medici e infermieri sappiano come comportarsi. Per il resto, se si vuole qualcosa che non fa parte delle prestazioni obbligate, si paga. La legge vale per tutti anche per i clandestini. Sono certo che l'affollamento dei pronto soccorso si ridurrà drasticamente. E i soldi che risparmieremo li investiremo nella sicurezza del personale. Dobbiamo difendere medici e infermieri da reazioni e atti di violenza. Coinvolgeremo in prima battuta doverosamente polizia e forze dell'ordine, ma se non dovesse bastare metteremo dinanzi alle porte dei reparti le guardie giurate». E sempre a proposito di extracomunitari Tosi sta studiando un altro provvedimento per rimediare a un'altra anomalia del sistema, quella di malati in coma vegetativo, abbandonati da tutti, "indesiderati" dai Paesi di origine, che pesano in misura esorbitante sulle casse dell'Ulss. In questo momento l'azienda berica ne ha in carico due, i quali costano centinaia di migliaia di euro all'anno che nessuno mai restituirà. Tosi è deciso anche qui. «Non è giusto scaricare questi costi sulla nostra sanità. Ancora non si sapesse da dove vengono, allora capirei, abbiamo il dovere di aiutare, ma in casi del genere deve farsene carico il Paese di provenienza. No, così non è più possibile perché la situazione si sta aggravando. Ci sono persone che arrivano in Italia per ricongiungimento familiare, che sono già malate, e vengono qui per curarsi. No, i nostri non possono diventare ospedali per il terzo mondo per il solito sentimentalismo di maniera».


Prima della pausa ferragostana le ultime prese di posizione sul “caso” di cui si occuperà presto il consiglio comunale. L’aennista Coppola (favorevole nel 2003) conferma: «Sì, ma devono esserci legalità e rispetto dei diritti umani».
Contrasti sul voto agli immigrati
Dori (FI): «La mozione Ds farà la fine di quella sulle unioni civili»

di Antonio Trentin

«La mozione dei Ds sul voto agli immigrati nelle elezioni amministrative vicentine? Rischia di fare la stessa fine del loro documento sulle unioni di fatto...». Dice così Gianfranco Dori, consigliere comunale che sta per Forza Italia nella commissione Affari istituzionali, e la sua è una profezia taglia-gambe sull’iniziativa che la sinistra della sala Bernarda vorrebbe concretizzare alla ripresa politica post-feriale. «Il parere recente del Consiglio di Stato e l’annullamento da parte del governo del "via libera" votato a Genova su questa materia - prosegue Dori - sono stati eloquenti. Non si può andare contro una legge nazionale. Votare qua e là, e in modo diverso Comune per Comune, su un tema del genere è sbagliato». E se la scelta del consiglio vicentino - discutendo e votando il testo fermo da tempo all’ordine del giorno - dovesse servire solo a sensibilizzare il Parlamento? Se si chiedesse un «sì» come auspicio, pur nella consapevolezza che la delibera resterebbe lettera morta e con l’obiettivo di indicare solo una tendenza? «Personalmente ho molti dubbi sulla concessione del voto agli extracomunitari, specie dopo gli ultimi fatti internazionali. Per non dire che, anzi, ho certezze. Certezze negative» risponde Dori. E se lo dice lui, che a centrodestra si considera e si definisce «un moderato», ben si immagina come andrà a finire in consiglio. Qualche settimana fa, dopo un’accelerazione del dibattito a mezzo stampa, i Ds avevano portato in consiglio comunale la mozione sul Registro comunale delle unioni civili messa apunto nell’estate del 2004. Ed erano stati stoppati, dopo che crepe si erano manifestate anche nel centrosinistra. Si va verso un bis? Dai commenti proprio di un diessino emergono preoccupazioni: «È chiaro che su una materia del genere la normativa non può che essere nazionale - commenta Ubaldo Alifuoco - e sono d’accordo con chi dice che non è possibile un tipo di concessione di voto in in Comune e un tipo diverso in un altro. Io sono favorevole all’estensione del voto amministrativo agli stranieri. Ma rilevo che è bene sviluppare prima un confronto che finora non c’è stato, neanche nel centrosinistra. Dove, a quel che sento, le posizioni non sono univoche». Tempo addietro era stata la Margherita a dichiarare dubbi. L’ex-sindaco Marino Quaresimin dice oggi che il suo gruppo potrebbe starci, dopo che sono stati fissati punti molto precisi nella mozione Poletto-Rolando dell’ottobre 2003: «Soggiorno in regola, un minimo di anni di residenza, niente precedenti legali: sulla base di queste garanzie di presenza positiva di uno straniero il nostro orientamento non è contrario alla concessione del voto locale. Si tratta di operare per l’integrazione e contro l’esclusione, per avere interlocutori che attraverso il diritto-dovere del voto diventano più cittadini tra i cittadini». «Ma un dibattito e un voto su questo argomento così delicato hanno un senso solo se producono un risultato positivo: se diventano invece l’occasione per una contrapposizione su una battaglia di principio e per una bocciatura - avverte Alifuoco - diventano controproducenti. In ogni caso è bene procedere a un confronto preventivo sulle finalità e sui singoli passi tecnici da proporre». Possono coltivare speranze di far breccia nella Casa delle libertà - dove la Lega Nord vigila con un perentorio «una cosa del genere non passerà mai» - i diessini e gli altri gruppi di centrosinistra? Appena qualcuna, forse. Nel 2003, ai tempi di Gianfranco Fini promotore del voto agli extracomunitari, l’aennista Livia Coppola aveva dato il suo «sì» al diritto di voto per le elezioni europee e amministrative agli stranieri in regola con la carta di soggiorno. «Resto sulla posizione di allora - conferma la consigliera di An, facendo prevedere qualche problema di compattezza anche nella maggioranza - perché i diritti di cittadinanza aiutano la convivenza: non si può pensare di far venir qui gli extracomunitari, perché non ci sono più italiani a fare certi lavori sgraditi, e poi di lasciarli al margine della società, di farli sparire alla sera quando vengono fuori dalla fabbrica. Se pagano le nostre tasse e vivono in maniera adeguata alle nostre leggi, possono avere diritti come noi. Sempre che accettino i nostri criteri di convivenza civile e umana. Penso soprattutto al rispetto dei diritti delle donne e non vorrei trovarmi a sedere, in consiglio comunale, vicino a chi questi diritti non li rispetta».


Partono gli inviti del sindaco alla tavolata per la “festa dei Oto”. Dall’opposizione arrivano i primi no
«Rifiuto la cena in Corso»
La consigliera Carla Zuin: «Non verrò per far numero»

Cena in Corso per la "Festa dei Oto": arrivano gli inviti, partono le ostilità. Dalla segreteria del sindaco sono state inviate ai consiglieri comunali le lettere con la sollecitazione a essere presenti alla tavolata patrocinata dal Comune sotto i balconi di palazzo Trissino: un appuntamento al quale non sono mai mancati, nelle scorse edizioni, molti degli eletti del centrodestra di maggioranza. E dalle file dell’opposizione - che ha sempre disertato il menù e il conto - ecco spuntare subito il primo "no": lo firma Carla Zuin di Vicenza Capoluogo. «Non possiamo essere presi continuamente in giro dal sindaco che si ricorda dell’opposizione solo quando si tratta di far numero. Come mai - si chiede la consigliera in una nota diffusa a stampa e tivù cittadine - Hüllweck tiene così molto ad avere la presenza dei consiglieri comunali, compresi quelli dell’opposizione, a questa “prestigiosa” cena, quando invece in aula consiliare, mentre cerchiamo di dare un contributo alla gestione della cosa pubblica, non si degna nemmeno di ascoltarci, non presta attenzione a quello che diciamo, anzi si mette a fare tutt’altro (tipo firmare inviti e corrispondenza!) e non tiene minimamente in considerazione il nostro apporto alla discussione sui problemi della città?». La Zuin aggiunge considerazioni su certi ritardi che la disturbano in quanto componente della commissione Affari sociali e ai quali il capo dell’Amministrazione non sta provvedendo: «Perché ci manda una lettera personale su questo evento, invece di fare una reprimenda sul poco lavoro espresso dalla commissione oppure una sollecitazione a ripristinare la figura del presidente venuto a mancare dopo la nomina ad assessore di D’Amore, per poter affrontare con tempestività tutti i problemi ed emergenze sociali che questa estate sta evidenziando?». Quesito canonico dela Zuin che anticipa la prevedibile serie di altre osservazioni in arrivo dopo Ferragosto e poi strada facendo verso "i Oto": perché far gravare su tutta la cittadinanza le spese di una festa per pochi intimi? «Non mi si venga a dire che non è vero che ci sono spese a carico del Comune, ma che sono tutte sostenute dagli organizzatori. È una risposta che ho già sentito - sostiene la consigliera di Vc - e che non ritengo vera: chi paga i vigili urbani, il servizio di sorveglianza, la pulizia della strada nel dopo cena, la sistemazione e lo sgombero delle transenne?».

Al via l’organizzazione per “Il Ristorante Palladio” dell’8 settembre
In tavola attesi ottocento invitati Il menù fisso si pagherà 35 euro

Entrerà nel vivo in questi giorni l’organizzazione del “Ristorante Palladio”, la cena lungo il Corso voluta dal Comune, che anche quest’anno si consumerà l’8 settembre. Il servizio della serata sarà affidato all’azienda di catering “La Reggia”, che ha già collaborato con l’amministrazione in altre iniziative. Il prezzo è già fissato, si pagherà 35 euro per mangiare lungo il Corso piatti tipici veneti, con un menù che prevede l’antipasto, due primi, un secondo e il dessert di rigore. «Al massimo potremo iscrivere 800 invitati» fa sapere Riccardo Brazzale dell’assessorato comunale alla Cultura che si sta dando un gran da fare per l’organizzazione dell’evento. Duecento in più rispetto all’anno scorso, se ci sarà il pienone, visti i numeri della passata cena al “Ristorante Palladio”. In caso di maltempo tavole e sedie si trasferiranno sotto la Basilica in piazza dei Signori, così come le decine e decine di camerieri e cuochi che saranno impegnati nel suggestivo evento. «Le spese saranno a carico dell’azienda che fornirà il servizio - spiega Brazzale - il Comune pagherà i costi per il servizio dei vigili e dell’Aim». Sarà possibile prenotare per la cena solo dal primo di settembre, quando saranno messi in vendita i biglietti disponibili nell’ufficio Relazioni col pubblico del Comune a palazzo Trissino, dove un addetto de “La Reggia” riceverà le prenotazioni. Nel frattempo informazioni e dettagli si possono chiedere al 339-2919117.


La scoperta ieri mattina in viale Fusinato da parte del funzionario inviato dal tribunale
L’ufficiale giudiziario dà lo sfratto e trova una discarica nell’abitazione
Immondizia dappertutto. Il proprietario da tempo non si fa trovare. La casa è dell’Amcps

(d. n.) Quando ha aperto la porta si è trovato di fronte una montagna d’immondizia. L’ufficiale giudiziario Enzo Carli ieri mattina ha bussato all’abitazione di viale Fusinato 155. Doveva notificare a Sergio Zambon, che abita in un appartamento della struttura di proprietà comunale e data in gestione all’Amcps, lo sfratto. Più volte era andato a cercare l’inquilino, senza trovarlo. Pertanto ieri mattina, così come disposto, è entrato in casa ed ha poi posto i sigilli restituendo di fatto l’abitazione alla municipalizzata. Quello che ha trovato in casa è difficilmente descrivibile. Le varie stanze erano nel disordine più assoluto, ma soprattutto c’era immondizia in ogni angolo. Bottiglie accartocciate, sacchetti della spazzatura, resti di cibo coprivano mobili, divani e sedie. Anche il bagno era nelle stesse condizioni, a testimonianza del fatto che l’appartamento era diventato più una discarica che un luogo dove abitare. Difficile, infatti, anche muoversi fra i cumuli di immondizia sparsi ovunque. Per questo l’ufficiale giudiziario ha chiuso l’appartamento, sigillandolo, ma ha anche preparato una relazione. Al momento segnalerà l’accaduto alla direzione della municipalizzata, e quindi, con ogni probabilità, anche ai servizi di Igiene pubblica dell’Ulss. Per tornare ad essere abitabili, infatti, quelle stanze hanno bisogno del lavoro di un’impresa di pulizie, che prima le liberi dai rifiuti e poi si dedichi a rimettere tutto in ordine. Nel frattempo dovrà essere rintracciato quello che fino a ieri era l’inquilino di quelle stanze. Non è escluso che le condizioni igieniche davvero precarie in cui viveva vengano segnalate anche ai servizi sociali che si dovranno fare carico del caso. Non è la prima volta che durante sopralluoghi vengono trovate case in condizioni simili. Uno dei casi più clamorosi è quello individuato dalla polizia a Castelnovo di Isola, dove un’anziana e una nipote vivevano quasi segregate in una villetta, sommerse dall’immondizia.


Aumento preoccupante delle richieste di contributo (+37% rispetto al 2004), molte coppie giovani ed extracomunitari
Emergenza affitti, aiuti alle stelle
Monoreddito in difficoltà, più richieste anche per il minimo vitale

di Veronica Molinari

Emergenza affitti. A preoccupare gli operatori dei servizi sociali del Comune è l'aumento delle domande di contributi: 217 richieste. Si tratta del 37 per cento in più rispetto allo scorso anno, quando le domande erano state 158. Ed a bussare la porta dei servizi sociali del Comune sono indistintamente le famiglie di extracomunitari ed i valdagnesi "doc". Sono, infatti, sempre più numerosi i cittadini che faticano a tenere testa al caro vita. Negli ultimi tre anni, inoltre, le richieste di contributo sono aumentate del 53 per cento. Anche il totale dei contributi assegnati ha registrato un aumento del 48 per cento passando da circa 83 mila euro a 123 mila. Ad ingegnarsi per riuscire a pagare la pigione sono soprattutto le famiglie numerose e gli anziani. «Non sappiamo ancora quanto stanzierà la Regione, ma l'aumento così sensibile di domande fa presumere una riduzione del contributo medio - afferma Marcello Cabianca, capo ufficio dei servizi sociali -. Già da due anni il Comune, in considerazione dell'elevato numero di richieste, ha stanziato fondi in aggiunta a quelli regionali: sei mila euro per il 2003 e 7.800 mila per il 2004. Lo scorso anno l'importo del contributo erogato è stato di 790 euro contro i 621 del 2003. Speriamo di mantenere questa tendenza al rialzo. Attendiamo comunque la comunicazione del riparto contributivo da parte della Regione». Tra i soggetti più in difficoltà sicuramente vi sono gli anziani, ma è un problema che non fa molte differenze di età: «Se scorriamo le domande - aggiunge Cabianca - troviamo anche giovani coppie. Delle 217 domande pervenute, inoltre, il 62 per cento è di cittadini extracomunitari. Un dato che non si differenzia da quello del 2004: su 158 richieste, 85 erano di stranieri. Sicuramente oggi c'è più informazione. È cresciuto il numero delle persone che sono a conoscenza della possibilità di avere un sostegno da parte della Regione e del Comune. Basti pensare che nel 1999 le domande erano state 29 ed ogni anno si incrementano. Senza, comunque, voler far passare sotto silenzio la crisi economica che stiamo attraversando». Anche le richieste per il minimo vitale sono in continuo aumento, come conferma Marcello Cabianca: «Quando alla fine degli anni 90 è stato previsto l'assegno annuale per il pagamento dell'affitto per i cittadini in difficoltà, abbiamo registrato una sensibile diminuzione delle richieste del "minimo vitale". Un fenomeno momentaneo, visto che già dall'anno successivo si è tornati alle solite percentuali. Queste continue e crescenti richieste d'aiuto sono campanelli d'allarme da non sottovalutare. Molti cittadini, come nel caso delle famiglie monoreddito, hanno stipendi che non permettono una vita serena».