Antenne, meglio piccole e tante
Così il Comune risponde al Tar
di Mauro Sartori
Stop al proliferare incontrollato di stazioni radiobase. E per non incappare in esposizioni elettromagnetiche esagerate, le antenne potranno essere poste pure su edifici comunali, così saranno tenute sotto controllo. La svolta ha del clamoroso, almeno per quanto riguarda Schio.
Il Tar Veneto, con sentenza del 15 giugno 2005, ha annullato un passaggio del regolamento edilizio comunale che prevedeva, fra le altre cose, la distanza minima di 150 metri fra le antenne e le cosiddette strutture sensibili, edifici come scuole, palestre, impianti sportivi, centri assistenziali e sanitari, per finire a parchi o altri luoghi pubblici di ritrovo. Il Tar ha di fatto sancito la prevalenza della normativa nazionale e regionale su quella locale.
«Dopo tale sentenza si potrebbe verificare il proliferare incontrollato di stazioni radiobase», ammettono sindaco e assessori in una riunione di giunta. Parole seguite immediatamente dai fatti: piovono sul loro tavolo richieste da parte dei massimi concessionari di telefonia mobile e che riguardano varie zone cittadine. A questo punto l’ufficio tecnico comunale, una volta espresso il parere favorevole dell’Arpav, non può che prendere atto».
In città ha fatto discutere la proposta, avanzata da un gestore al parroco del S. Cuore, di posizionare un ripetitore sopra la scuola materna di via Riboli, a fronte di un lauto compenso da reinvestire nelle attività parrocchiali. Sulla vicenda non vi sono novità, come ha comunicato lo stesso sacerdote ai rappresentanti dei genitori. La novità arriva invece da palazzo Garbin ed è succosa. La giunta ha emanato gli indirizzi generali per la localizzazione delle stazioni radiobase che, come ammette il sindaco Luigi Dalla Via nella delibera, «è l’unica possibilità di tenere sotto controllo questo aspetto ambientale, garantendo così la tutela della salute e dell’ambiente senza intralciare i diritti dei gestori di telefonia mobile».
Ed ecco apparire l’aspetto innovativo, che parte da un presupposto: con l’affermarsi della tecnologia Umts, che prevede una minore potenza di emissione di onde elettromagnetiche, ci sarà un incremento del numero delle antenne in città. Questo ovvierebbe ai grossi concentramenti di campi magnetici, dovuti alla consistente richiesta in un dato posto, abbinato alla lontananza degli impianti. È il caso della cittadella degli studi, dove si trovano al mattino circa 2 mila ragazzi, pressochè tutti muniti di cellulare e liberi di telefonare nei minuti di ricreazione.
Meglio tante piccole antenne che poche ma potenti. Forti di una proposta del genere promossa da Anci Sa srl, una società a capitale pubblico controllata dall’Anci, gli amministratori scledensi avanzano un’ipotesi inedita: «Posizionando le antenne anche su suolo pubblico si garantirebbe il miglior controllo della localizzazione delle stesse ed un costante monitoraggio dei campi magnetici».
Questo è uno degli indirizzi affidati alla direzione dei lavori pubblici e all’urbanistica per l’elaborazione del piano che dovrà localizzare i siti in cui si potranno collocare antenne nel territorio comunale.