Ritorna lo striscione antiriforma E a sollevarlo sono gli insegnanti
di Anna Madron
Il Montagna ci riprova. Dopo lo striscione antiriforma appeso un paio di mesi fa alla recinzione della scuola e subito rimosso dalla Provincia, gli insegnanti dell'istituto professionale diretto da Vanna Santi tornano alla carica. Ieri mattina, ultimo giorno di scuola, nel cortile dell'istituto lo striscione è ricomparso. Non lo stesso, a dire il vero, «perché una volta staccato - dicono i prof - nessuno ha saputo che fine ha fatto e ci dispiace immaginarlo 'prigioniero'», ma un altro, un po' più piccolo. Questa volta sollevato con le mani dai docenti per non incappare nella solita infrazione che consiste, come già sottolineato dall'assessore all'Istruzione Battilotti, nell'utilizzare edifici pubblici per esprimere il proprio dissenso.
Questa la ragione che in occasione della precedente manifestazione ha spinto la Provincia a togliere con tanta sollecitudine il lenzuolo dall'esterno dell'edificio. Anche in quella circostanza lo slogan era lo stesso: «sì all'istruzione professionale statale» che garantisca pari dignità con il sistema dei licei, che non riduca il percorso di studio, che assicuri, attraverso il diploma, non solo l'ingresso al mondo del lavoro, ma anche l'accesso all'Università.
Questo il messaggio ribadito anche ieri nell'ultima mattinata dell'anno scolastico, occasione per protestare in modo festoso, lanciando in cielo una cinquantina di palloncini colorati, ciascuno con appesa una strisciolina di carta e un pensiero. «Di Platone, Aristotele, don Milani - precisa Angelo Azzalini, insegnante del Montagna e ideatore dell'iniziativa - sono messaggi di libertà, uguaglianza, pace e democrazia, alcuni scritti da grandi uomini del presente e del passato, altri da noi e dai nostri allievi, perché le parole non hanno padroni né limitazioni, sono libere così come lo sono i pensieri che sorgono nella mente. E non potranno essere raggiunte e strappate come invece è successo al nostro striscione».
Confezionato a fatica ed esposto semplicemente, fanno notare gli insegnanti, per focalizzare l'attenzione sulle sorti, tuttora incerte, degli istituti professionali. «L'atteggiamento scarsamente democratico dell'amministrazione provinciale non è stato dimenticato - ribadisce Azzalini - ci siamo solo piegati come fanno i bambù sotto le raffiche di vento per poi raddrizzarci. Restano ancora vive le preoccupazioni per tutto ciò che si muove attorno all'istruzione professionale, anche alla luce delle recenti dichiarazioni dell'assessore regionale all'istruzione Donazzan, che con un'operazione di moderna necromanzia vuole evocare la riforma Moratti su base regionale veneta. Il nostro pensiero a riguardo è noto e trova il suo fondamento nel rispetto dell'essenza della democrazia: il principio dell'eguaglianza delle opportunità e la garanzia del rispetto dei principi fondamentali della Costituzione».