11 GIUGNO 2005

dal Giornale di Vicenza

La Fiamm mobilita un esercito
Oltre 6000 operai hanno manifestato contro la doppia chiusura

di Eugenio Marzotto

Se ne attendevano duemila, ne sono arrivati almeno il triplo. Lo sciopero dei metalmeccanici indetto da Fim, Fiom e Uilm per il rinnovo del contratto, in realtà si è trasformato in un atto di solidarietà da parte di tutti gli operai della provincia, nei confronti dei lavoratori della Fiamm che rischiano il posto di lavoro, dopo che l'azienda ha comunicato la delocalizzazione degli stabilimenti di Montecchio e Almisano. Circa seimila tute blu hanno sfilato ieri per la statale 246, un corteo partito alle 9,30 dalla stazione Ftv che poi si è concentrato per il comizio, davanti alla sede Fiamm di viale Europa. Molte le forze dell'ordine in campo, polizia, carabinieri, vigili urbani di Montecchio e Arzignano, perfino la protezione civile per scongiurare incidenti ed evitare il tilt sulle strade. Tanti gli interventi, anche polemici nei confronti di governo e azienda, ma una cosa è chiara da oggi. Le mobilitazioni, gli incontri pubblici, il gran lavoro di mediazione delle istituzioni è finito, da lunedì si inizia a fare sul serio con la trattativa. E mentre dal palco i capi del sindacato ricostruivano i quindici giorni di lotta che hanno consentito la riapertura del tavolo, i 420 lavoratori Fiamm coinvolti nella vertenza, erano tutti proiettati al lunedì prossimo quando dalle 14,30 l'impresa da una parte, Fim, Fiom e Uilm dall'altra apriranno i fascicoli di produttività, fatturato e costo del lavoro. È chiaro ormai che l'azienda potrebbe pensare di rimanere a Vicenza solo se produrre costasse meno. Ma i primi a non illudersi troppo sono gli stessi lavoratori della Fiamm. «Siamo scettici - afferma Adriana Zaupa, delegata interna all'Fca - non ci illudiamo, di batoste ne abbiamo prese fin troppe, apprezziamo che l'azienda abbia voluto aprire la trattativa. Altri licenziamenti in vista? Ormai siamo ridotti all'osso». Non solo lavoratori ieri per le strade di Montecchio, ha sfilato tanta gente comune e negozianti che hanno deciso di tenere chiusi i negozi in mattinata: «Il paese è in sciopero con i lavoratori - ha detto il sindaco Scalabrin, che ha sfilato insieme ai colleghi di Lonigo e Veronella, paesi che ospitano altri stabilimenti Fiamm - adesso è necessario che tutte le forze positive del territorio si uniscano per indurre l'azienda a non andarsene». E proprio l'unione di tante istituzioni, partiti e associazioni, senza contare le prese di posizione del Vescovo Nosiglia, avrebbe indotto l'azienda ad aprire al sindacato. Questa l'opinione comune di Murizio Ferron, Antonio Sirimarco e Carlo Biasin, responsabili di Fiom, Fim e Uilm che lunedì incontreranno negli uffici di viale Europa, l'amministratore delegato e il responsabile delle risorse umane di Fiamm. Dopo De Longhi e Zanussi, la Fiamm. Per Giorgio Caprioli il segretario nazionale della Fim, le aziende in crisi nel nord ormai non si contano più. «È l'intero sistema Paese che non funziona più - spiega Caprioli che lancia una proposta per frenare la concorrenza della Cina. - In questo momento la Cina può tutto, nessuno è in grado di mettere in campo condizioni. Eppure esiste l'organizzazione mondiale del commercio che regola gli scambi e che può imporre condizioni di lavoro migliori e sistemi di produzione compatibili con l'ambiente a costi sociali simili alle aziende occidentali».

Lonigo. In Consiglio
Fiamm, si teme per l’economia dell’Area Berica
Intervento dei sindacati

di Lino Zonin

Una folta rappresentanza di dipendenti Fiamm Aif ha assistito alla riunione del consiglio comunale straordinario convocato per discutere dell’emergenza occupazionale nello stabilimento di Almisano. Nonostante il difficile momento, tutto si è svolto con ordine, nel rispetto della sede istituzionale che ospitava l'incontro. Tra i presenti, il consigliere provinciale Adelino Veronese, il sindaco di Alonte Dario Fasolin, l’arciprete Don Vittorio Montagna e i rappresentanti delle tre confederazioni sindacali. Il sindaco Giuseppe Boschetto ha espresso la solidarietà del Consiglio ai lavoratori in lotta e si è augurato che ciò che sta accadendo alla Fiamm non sia il prologo di una crisi più profonda per tutta l’area. Ha poi letto un comunicato del sindaco di Alonte a sostegno delle iniziative dei lavoratori. Il sindacalista Cisl Carlo Biasin ha ribadito l’importanza per i lavoratori di sentire che al loro fianco si sta mobilitando tutta la società civile. Il delegato Cgil Maurizio Ferron ha affermato che la fuga non è una soluzione accettabile e che la Fiamm non può pensare di venir meno alla sua responsabilità nei confronti dei lavoratori. Adriano Rossetto della Cisl ha avuto parole dure per la classe imprenditoriale vicentina, definendola «mediocre, pronta a mettere via i soldi quando le cose vanno bene e scappare non appena il vento cambia direzione». Poi la discussione sul documento da redigere per formalizzare la presa di posizione del consiglio. Luca Lazzari del Gruppo misto ha proposto emendamenti per chiedere al Governo maggiore impegno per ostacolare «l’invasione incontrollata di merci e manodopera dall’estero». Alla fine, il documento che chiede alla direzione Fiamm di rispettare gli ultimi accordi e di rinunciare alla chiusura è stato approvato all'unanimità.