Molestie? Fissati i processi per sindaco ed ex assessore
Hüllweck accusato di omesso rapporto, il suo assessore di violenza sessuale
di Ivano Tolettini
Sex mobbing in Comune? Le strategie sono definite. L’ex assessore al personale Gilberto Baldinato, accusato di molestie sessuali verso alcune dipendenti comunali, sarà processato con il “rito abbreviato” il 23 febbraio dal giudice Massimo Gerace. Invece, il 19 aprile sarà il turno del sindaco Enrico Hüllweck a comparire davanti al giudice unico Giovanni Biondo per difendersi dal sospetto di non avere informato l’autorità giudiziaria per tempo del presunto comportamento del suo uomo di fiducia in Giunta, già segretario dell’Ordine dei medici, di cui il primo cittadino era stato presidente.
Nei giorni scorsi il politico e il suo assessore di riferimento sono stati raggiunti dagli avvisi e con i rispettivi avvocati, Niccolò Ghedini di Padova ed Enrico Ambrosetti di Vicenza hanno tratteggiato le strategie.
Baldinato ha sempre respinto l’accusa di avere costretto un paio di impiegate di alto livello a repentini massaggi conditi da affermazioni volgari, di cui anche un altro paio di dipendenti sarebbero state “omaggiate”.
Per spiegare i sospetti che si sono trasformati in un dettagliato capo d’imputazione, egli ha collocato i fatti in una battaglia contro il sindaco che raggiunse l’acme nel gennaio 2003 a poche settimane dalla campagna elettorale per la rielezione del sindaco. «Colpendo me si voleva denigrare Hüllweck», ha affermato l’ex assessore al personale che a fine gennaio 2003 fu costretto alle dimissioni sotto l’incalzare della polemica politica.
Le accuse dalle quali Baldinato dovrà difendersi nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup Gerace sono di violenza sessuale.
Meno grave è la censura mossa sul piano dell’ipotesi da provare al primo cittadino, perché l’omesso rapporto all’autorità giudiziaria è una contravvenzione penale, che in caso di condanna potrebbe costare una multa. Il problema per Hüllweck, come si può immaginare, è però di ordine morale perché nel capo d’imputazione che ha nei giorni scorsi ricevuto dall’ufficiale giudiziario, gli si contesta che avrebbe saputo da ben tre anni, prima di rivolgersi alla magistratura.
Fin qui la difesa del sindaco è stata che non appena fu informato della lettera particolareggiata giunta ai capigruppo del Consiglio a fine 2002, si rivolse all’allora procuratore Fojadelli.
Dalle indagini dei carabinieri del luogotenente Barichello, sarebbe però emerso che già nel corso del 2000 era stato informato da due impiegate che Baldinato avrebbe oltrepassato la misura della decenza.
In particolare, in una prima occasione il sindaco fui avvicinato da una dipendente che a voce gli avrebbe detto che l’allora assessore si stava prendendo licenze che le creavano gravi disagi, tenuto conto poi della circostanza che lui era un superiore gerarchico.
Inoltre, il 31 gennaio 2000 una seconda dipendente gli avrebbe scritto una lettera che poi gli aveva consegnato personalmente. In essa si ribadivano determinati comportamento dell’assessore. In entrambe le occasioni, è l’accusa, Hüllweck non si sarebbe mosso pur essendo un pubblico ufficiale che veniva informato che si stava commettendo un ipotetico reato.
Per di più si trattava di una situazione fin troppo imbarazzante che in teoria stava gettando discredito sulla sua amministrazione. Egli, invece, non si sarebbe mosso. Poiché il reato che è contestato al capo della Giunta è, come si dice, a citazione diretta, non passerà dall’udienza preliminare.
La Giunta ha creato anche un nucleo per le pari opportunità
Istituito il comitato sul mobbing Studierà un codice di condotta
(p. e.) È stato costituito ieri, con delibera della giunta comunale, il “Comitato paritetico sul fenomeno del mobbing”, vale a dire quel fenomeno per cui una persona in un ambiente di lavoro viene messa in condizioni inaccettabili di persecuzione psicologica ed emarginata, con lo scopo di spingerla ad abbandonare la sua posizione.
L’assessore al personale Michele Dalla Negra aveva preannunciato già la scorsa estate che palazzo Trissino avrebbe dato applicazione al Contratto collettivo nazionale di lavoro varato un anno fa che prevede anche l’istituzione di Comitati paritetici. Tra l’altro la giunta ieri ha istituito anche quello per le pari opportunità, che a sua volta indicherà un componente da inserire nel Comitato sul mobbing.
Il comitato è formato da cinque dipendenti indicati dal Comune - la dirigente Carla Marcolin e Giuseppe Lavedini, Luigi Tosin, Claudio Sartori e Isabella Frigo (per ognuno di loro è indicato anche un supplente) - e da cinque dipendenti (anche loro affiancati da cinque supplenti) indicati dalle diverse sigle sindacali: Paola Andrein (Cisl), Elisa Schievano (Cgil), Anna Carta (Csa), Mauro Chiumento (Diccap) e Rosanna Milan (Uil).
Il presidente del comitato sarà indicato tra i cinque designati dal Comune, il vicepresidente tra quelli indicati dai sindacati. Come noto, il sindacato Rdb-cub si è detto contrario all’iniziativa perché il comitato è tutto costituito all’interno dell’ente, senza garanti esterni.
Compito del Comitato sarà raccogliere dati quantitativi e qualitativi del fenomeno del mobbing e individuare le possibili cause del fenomeno, soprattutto rispetto alle condizioni di lavoro e a fatti di organizzazione-gestione del municipio che possono portare a situazioni persecutorie o di violenza morale. Infine il Comitato può formulare proposte all’Amministrazione per la prevenzione-repressione di situazioni critiche e per la stesura di un codice di condotta.
Stop ai tir dell’Albera: «Perché no?»
E sui quattro giorni di blocco delle auto, l’aula ancora una volta si divide
«Sarei favorevole a ripetere un inoltro dell'ordinanza»: il sindaco Enrico Hüllweck ha socchiuso attraverso questa opinione possibilista e “al condizionale” la porta di un futuro bis del provvedimento per la chiusura dell'Albera al traffico pesante. Lo ha fatto rispondendo in consiglio comunale a un quesito del diessino Giovanni Rolando - paladino dei residenti della zona intorno al viale del Sole e promotore delle numerose manifestazioni di protesta degli ultimi due anni - e ha aggiunto considerazioni che possono far sperare qualcosa a chi chiede al Comune di tornare a schierarsi.
In sostanza Hüllweck è tornato a confermare le dichiarazioni della scorsa settimana sul possibile blocco dei tir e le ha completate con le persistenti preoccupazioni sull'esito di un rinnovato tentativo che potrebbe infrangersi contro i ricorsi dei danneggiati (gli autotrasportatori da e per l'Alto Vicentino che avrebbero come alternativa il giro largo lungo l'AutoValdastico e chi politicamente li rappresenta). «Se una nuova ordinanza venisse di nuovo annullata - ha avvertito il sindaco - finirebbe per essere soltanto un atto dimostrativo». Un atto al quale pensare comunque, in un modo o nell'altro, «se dovesse ritardare l'avvio della bretella», il nuovo tratto stradale dalla zona Motta agli innesti su statale e autostrada a PonteAlto-Vicenza Ovest. Che cosa vuole fare al momento il sindaco, aspettando per la sua ordinanza tempi ancora non prevedibili e modalità tuttora da definire? Studiare meglio i contenuti e le forme del provvedimento a suo tempo stoppato dal Tribunale amministrativo, per avere qualche chances in più di resistere alle obiezioni già preannunciate e minacciate da chi non gradisce.
Commento e consiglio di Rolando, portavoce delle centinaia di cittadini firmatari di petizioni e presenti alle iniziative di protesta contro i tir: «Non si può aspettare altri cinque-sei-sette anni: sindaco, emetta questa benedetta ordinanza, noi la sosterremo con un voto del consiglio comunale».
E a proposito di ordinanze, dieci giorni fa, nella notte che spostava e riduceva in extremis a quattro giorni il maxi-blocco stradale anti-inquinamento, il consiglio comunale si era inceppato - per troppe assenze - al momento di votare alcuni documenti politici, dopo che era stata verificata la contrarietà del centrosinistra e la frastagliatura del centrodestra, Lega Nord in specie.
Ieri sera in sala Bernarda è andata in scena una strana “resurrezione” di ordini del giorno diventati nel frattempo… d'archivio. Sono stati affrontati, analizzati, rispiegati e votati: una procedura apparentemente illogica al limite del ridicolo (considerate le raccomandazioni contenute e relative a situazioni già passate), ma venuta buona per un rapido riassunto ufficiale delle opinioni a commento dell'ordinanza del sindaco e degli effetti della super-limitazione automobilistica. E per misurare - in quello più rilevante - il grado di favore politico delle decisioni prese e attuate da Enrico Hüllweck.
Ecco, dunque, il risultato dello scrutinio sul testo che Forza Italia aveva presentato la settimana scorsa per dare un sostegno al sindaco e per chiedergli di concordare con le categorie economiche la sua ordinanza di blocco: 12 favorevoli (cinque di FI, un leghista, l'Udc e An al completo), 11 contrari (Ds, Verdi, Rifondazione, Margherita e Vicenza capoluogo), 9 astenuti (sei di FI e due della Lega). In pratica un consiglio diviso per tre e un sostegno esplicito a Hüllweck limitato solo a una parte della sua maggioranza.
Proprio il sindaco ha ricordato che il suo provvedimento sta facendo da “catalizzatore del confronto” con estensione dell'interesse a livello regionale e nazionale (lui stesso è stato convocato per verifiche tecniche a Venezia e Roma) e che potrà essere la base per prossime decisioni che sarà opportuno prendere a livello macro-territoriale, per evitare “il rischio che ognuno vada per conto proprio” nelle modalità di limitazione del traffico e negli effetti sui fattori inquinanti.
Dai banchi consiliari, le già note osservazioni: diessini e verdi, con Luigi Poletto e Ciro Asproso, preoccupati per la mancanza di prospettive di intervento strutturale sul traffico (piste ciclabili, allargamento delle zone chiuse, potenziamento dei bus) dopo il fatto clamoroso del blocco; la leghista Franca Equizi critica su “Vicenza maglia nera” nella gara al miglioramento dell'aria e sul fallimento del blocco; e Stefano Soprana (Vc) riassuntivo delle posizioni critiche con la riflessione sul fatto che «il blocco ha confermato che non basta un blocco, ma ci vuole un piano».