Teatro, accelerata d’agosto
Il direttore dei lavori: «Fra cinque mesi siamo al tetto»
di Silvia Maria Dubois
«Il nuovo teatro di Vicenza vedrà ultimato il tetto entro il prossimo gennaio».
Ad annunciarlo è il direttore dei lavori del cantiere di viale Mazzini Mario Gallinaro nel pieno esordio gestionale dell’ “Era Vittadello”.
Ma ora non si tratta dell’ennesima, ultima promessa che gravita attorno allo sfortunato progetto edil- culturale sognato da sessant’anni e di cui i vicentini hanno imparato a diffidare.
No, questa volta si tratta di una previsione pratica, frutto di un calcolo basato su un preciso calendario lavorativo e su competenze specialistiche.
Dopo le due settimane di pausa estiva iniziate il 14 agosto, infatti, dal 28 in cantiere si preannuncia la rivoluzione: un esercito di operai macinerà ore di straordinari per completare al più presto il nuovo teatro.
«Contiamo di arrivare al tetto fra cinque mesi - racconta Gallinaro - : già a fine agosto lavoreremo a pieno regime e in costante progressione, con ore di straordinari, ovviamente nei limiti consentiti dalla legge».
Nessuno nega che a stimolare tanta solerzia sia anche quel premio concordato di 450 mila euro nel caso si finisca l’opera prima del termine prestabilito e, stando alle premesse, nessun ostacolo sembra poter rallentare questo ottimismo di intenti: «Anche nel caso quest’inverno vi fossero le più avverse condizioni atmosferiche - spiega il direttore dei lavori -, a quel tempo gli operai si ritroveranno, comunque, già a lavorare all’interno del teatro, visto che l’ossatura dello stabile sarà stata completata».
A tal proposito si preannuncia anche un super rinforzo di manodopera, un reclutamento di dipendenti, trenta almeno, che saranno al più presto individuati sia all’interno della nuova azienda, sia in quella in sub-appalto. E che non toglie le speranze agli ex scioperanti della Cogi, di cui già due sono stati presi dalla stessa Vittadello.
Il tutto mentre in viale Mazzini sono state sostituite le gru della precedente azienda con quelle nuove e il restante materiale si è accatastato in una zona dove non impedisce la prosecuzione dei lavori.
«Ci sta andando bene su ogni fronte - racconta l’assessore ai lavori pubblici Carla Ancora - : non siamo stati coinvolti nel fallimento, per quanto riguarda il risarcimento danni della Cogi stiamo recuperando la fideiussione e, a quanto sembra, la nuova impresa è partita nel migliore dei modi».
«Certo il tempo perso a causa dei guai passati non è recuperabile - prosegue l’assessore - , ma per Vicenza sarà importante, anche dal punto di vista psicologico, vedere al più presto un risultato tangibile».
E se entro il 2006 si conta di vedere la forma del nuovo teatro, entro due anni si conta di poterlo inaugurare. «Il teatro che nascerà servirà a soddisfare tutte le forme di spettacolo - racconta il sindaco Enrico Hüllweck - : con le sue due sale, una da mille posti e una da 450, potrà ospitare contemporaneamente più programmi, dando il giusto spazio anche alla lirica, alla musica sinfonica e alla danza».
Stranieri al voto, stop da destra
Dopo il «no» a Genova, An chiede ai Ds di rinunciare allo scontro
di Antonio Trentin
Nel silenzio di altri esponenti del centrodestra cittadino, complice la pausa pre-ferragostana, tocca all’aennista Francesco Rucco replicare all’annuncio di marca Ds: «Dopo le ferie porteremo in consiglio comunale la questione del voto amministrativo agli stranieri».
«Vogliono davvero questo? - si chiede il consigliere della Destra - Vogliono davvero che si discuta in sala Bernarda la loro mozione sull’estensione del diritto di voto a chi non è cittadino italiano? Significherebbe fare pura demagogia, dopo il parere negativo fornito dal Consiglio di Stato su un’analoga delibera approvata a Genova e dopo il conseguente annullamento disposto dal Consiglio dei ministri».
Rucco va all’attacco su una materia diventata caldissima nell’ultima settimana e lo fa con una richiesta tutta inedita sullo scenario della sala Bernarda, dove i documenti si presentano, si discutono, si approvano e si bocciano, ma dove non è mai successo che un fronte lanci all’altro un’intimazione preventiva di ritirarli: «Chiedo ai consiglieri Rolando e Alifuoco di ritirare la mozione presentata circa due anni fa per l’estensione del diritto di voto agli stranieri» dice l’aennista riferendosi ai due firmatari Ds. E si fa forte di un ragionamento giuridico che diventa politico: «Il Consiglio di Stato ha ribadito che non esiste nel nostro ordinamento alcuna disposizione che legittimi il riconoscimento, da parte degli enti locali, dell’elettorato attivo e passivo ai cittadini extracomunitari nelle elezioni amministrative». Quindi: i Comuni non possono decidere per conto loro quello che non è previsto da una legge nazionale.
Erano stati i diessini a ritirare fuori la questione, meno di una settimana fa, come reazione vicentina al k.o. subito dal provvedimento genovese, primo di una piccola serie di delibere locali che le Amministrazioni di centrosinistra stanno tentando di ampliare in giro per la Penisola. Mentre la polemica nazionale arrostiva un po’ di tutto (diritti costituzionali, opportunità civiche, correttezza giuridica, allarmismi etnico-culturali, terrorismo) con il contorno di abbondanti fumi politicanti, Giovanni Rolando e Luigi Poletto avevano rispolverato la mozione - firmata anche da Ubaldo Alifuoco nell’ottobre 2003 - che era stato uno dei primi atti ufficiali di un certo peso nel nuovo consiglio comunale ancora fresco di elezione.
Rucco mette avanti adesso i termini di quello che sarà il prevedibilissimo "no" di almeno gran parte della maggioranza, se non di tutta la Casa delle libertà al completo: dopo la bocciatura a Genova l’argomento è chiuso e la mozione è diventata vuota, portarla in discussione vorrebbe dire «non riconoscere l’autorità giudiziaria di un’importante istituzione qual è il Consiglio di Stato», in materia di diritti elettorali non c’entra proprio «l’autonomia riconosciuta agli enti locali dalla riforma del Titolo Quinto della Costituzione».
Su quest’ultimo punto hanno insistito e insistono i diessini, in sintonia con l’opposizione legale che diversi Comuni - stoppati dal governo in varie regioni - si preparano a lanciare, a partire proprio da Genova che preannuncia un ricorso al Tribunale amministrativo regionale: «La decisione governativa non sembra davvero rientrare nello spirito del tanto declamato federalismo. Dovrebbe ormai essere chiara la necessità di un’evoluzione dell’ordinamento nazionale che consenta queste decisioni: il governo e il parlamento dovrebbero attivarsi in questa direzione, anziché stoppare d’autorità i comuni». E poi proseguono con le già note motivazioni generali riguardanti la compresenza degli extracomunitari: «Pensiamo a Vicenza: ci sono 11 mila residenti stranieri, il 10 per cento della città. Li lasciamo per sempre fuori da ogni partecipazione civica? È più utile alla reciproca convivenza, e anche al controllo di frange eventualmente pericolose, il coinvolgimento o l’esclusione?».
Controreplicare a Rucco dopo una conferma che «sì, la mozione la vogliamo proprio discutere perché i tempi del dibattito sono maturi, non solo in consiglio ma in città»? Rolando lo fa, intanto, con una sola battuta: «Strano che sia un rappresentante di Alleanza nazionale a volere lo stop. Il collega Rucco contraddice il suo leader Fini che nell’ottobre 2003, da uomo di governo, ha proposto e fatto presentare dal suo partito un testo per il voto amministrativo agli immigrati».
Due anni fa aveva fatto scalpore nella Casa delle libertà e fuori. Poi è finita nel dimenticatoio del centrodestra.
Ma è stato il documento - peraltro contestato da un’incontentabile sinistra - che più ha avvicinato alla realizzabilità l’ipotesi di aprire le urne locali alle schede dei residenti stranieri in regola con le normative e la fedina penale.
Ecco il testo della proposta di legge presentata il 16 ottobre 2003 da Alleanza nazionale - dopo un breve dibattito interno innescato dalle dichiarazioni di Gianfranco Fini - per l’estensione del voto amministrativo agli extracomunitari:
"Agli stranieri non comunitari che hanno raggiunto la maggiore età, che soggiornano stabilmente e regolarmente in Italia da almeno sei anni, che sono titolari di un permesso di soggiorno per un motivo che consente un numero indeterminato di rinnovi, che dimostrano di avere un reddito sufficiente per il sostentamento proprio e dei familiari e che non sono stati rinviati a giudizio per reati per i quali è obbligatorio o facoltativo l' arresto, é riconosciuto il diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni amministrative in conformità alla disciplina prevista per i cittadini comunitari.
L' esercizio del diritto di cui al comma 1 é riconosciuto a coloro che ne fanno richiesta e che si impegnano contestualmente a rispettare i principi fondamentali della Costituzione italiana".