10 GIUGNO 2005

dal Giornale di Vicenza

SCHIO.Sfilata del 10 luglio «Il ministro Pisanu la deve impedire»
Chiusura alle 24 La rivolta dei bar
Stranieri licenziati, è allerta
MONTECCHIO. Fiamm, in campo 2000 tute blu

L’on. Zanella (Verdi) sul 60° dell’eccidio
Sfilata del 10 luglio «Il ministro Pisanu la deve impedire»

La parlamentare dei Verdi Luana Zanella ha preso posizione contro la manifestazione in programma il 10 luglio prossimo per commemorare l’eccidio del 7 luglio 1945 nelle carceri di Schio. L’on. Zanella ha chiesto, in una interrogazione al Ministro dell’interno, di «impedire la manifestazione di Schio, una offesa ai sentimenti della maggioranza della popolazione di questa città e in particolare ai familiari delle vittime dell’eccidio delle carceri del 7 luglio 1945». «La manifestazione del prossimo 10 luglio - ha affermato Zanella - con il pretesto di commemorare l’eccidio delle carceri di sessant’anni fa, dà luogo ad una sfilata di nostalgici del fascismo con esibizione pubblica di saluti romani, di camicie nere e di slogan che speravamo appartenessero ad una pagina di storia definitivamente chiusa. L’amministrazione comunale di Schio - aggiunge la deputata verde - insieme all’Anpi, all’Avl e agli stessi familiari delle vittime, ha reso noto un documento di condanna dell’eccidio, di riconoscimento della lotta di liberazione e della Costituzione repubblicana da essa scaturita, e nel quale è espressamente scritto: «Non vogliamo che il nostro faticoso cammino sia interrotto da manifestazioni che strumentalizzano i morti dell’eccidio di Schio. Vogliamo, fin d’ora, che non vi sia, né in luglio, né mai, alcuna manifestazione di stampo nazi-fascista e non riconosciamo a nessuno che pratichi ancora quell’ideologia la legittimità di parlare in nostro nome di coloro che furono colpiti nelle carceri di Schio il 7 luglio del 1945. Mi sembra perciò - ha concluso Zanella - che vi siano tutti i presupposti per un intervento del Ministro dell’Interno che eviti questa parata di violenti».


Comune sotto tiro
Chiusura alle 24 La rivolta dei bar

di Gian Marco Mancassola

La notizia dell’imminente ordinanza che imporrà il coprifuoco ai bar a mezzanotte ha avuto l’effetto di uno squillo di tromba che proietta lancia in resta i commercianti contro il Comune. Ieri mattina, giornali in pugno, molti esercenti, soprattutto del centro storico, hanno tempestato di telefonate il Comune e le associazioni di categoria. La protesta sembra destinata a seguire le orme del no al superblocco del traffico imposto a febbraio: per ora ci sono pesanti prese di posizione, ma all’orizzonte si intravedono proteste clamorose e ricorsi al Tar. Durissima la Confcommercio: «Le nostre proposte di modifica sono sul tavolo dell’Amministrazione già da una settimana: se si fossero preoccupati di confrontarsi avrebbero evitato complicazioni e con ogni probabilità, l’ennesima parziale marcia indietro. Perché se non lo capissero con le buone che è un provvedimento in parte da rivedere, saremmo costretti a farglielo spiegare dal Tar». Il coprifuoco dopo la mezzanotte significherebbe - secondo la Confcommercio - tutti dentro al bar e al ristorante, non fuori. «È questo lo scenario che si ipotizza per Vicenza se dovesse rimanere tale e quale l’ordinanza proposta - si legge in una nota dell’associazione - Tutti i pubblici esercizi con attività sul territorio comunale, quindi, circa 500 tra bar, ristoranti, trattorie, pizzerie, gelaterie, dovranno cessare l’attività di somministrazione di alimenti e bevande al massimo alle ore 24. La deroga al limite di orario di chiusura stabilito potrà essere chiesta dall’esercente al Comune fino alle 2, ma la somministrazione di alimenti e bevande ai tavolini all’aperto non potrà comunque andare oltre la mezzanotte». «In linea di principio è condivisibile il perseguire il rispetto del diritto alla quiete dei cittadini nelle ore notturne - dichiara Andrea Gallo, direttore della Confcommercio - ma nello stesso tempo deve essere garantito il diritto alla libertà d’impresa per coloro che rispettano le regole. Pare un’Amministrazione che va a corrente alternata. Per un po’ dorme, poi all’improvviso scoppia, fuori tempo e fuori luogo». «Se non ci saranno modifiche, faremo ricorso - attacca Ornella Vezzaro, presidente della Confesercenti -. Ancora una volta il capoluogo si distingue dagli altri 120 Comuni vicentini, dove i locali chiudono alle 2. La legge regionale dice il contrario rispetto a questa ordinanza: si può aprire fino alle 2 e si obbliga a chiudere prima gli eventuali “cattivi”. A questo punto ci devono dire che tipo di centro storico vogliono: un centro per anziani? Non ho parole, è un’assurdità che arriva dopo l’aumento del canone per il plateatico. Questo significa limitare la libertà d’impresa». Anche sul versante politico si registrano dure prese di posizione, soprattutto dalla maggioranza. «Un centro storico senza vita serale aumenta lo spazio alla delinquenza che occupa da sempre i luoghi non frequentati - è la critica di Stefano Soprana, consigliere di Vicenza capoluogo -. E poi il fenomeno di chi si siede sugli scalini aumenterà, creando il disordine che invece il plateatico, in quache modo, ordina». «Se il Comune pensa di ravvivare il centro storico con questi provvedimenti - interroga il leghista Alessio Sandoli - si sbaglia di grosso. In questo modo il centro muore sempre di più e finisce in mano agli sbandati e ai delinquenti. Invece di impegnare i vigili per mantenere il decoro sotto la Basilica o per controllare le prostitute, saranno spediti a controllare i bar e a mandarvi all’interno i clienti». «Già avevo chiesto chiarimenti sull’uso dei fonometri, ora siamo all’escalation - commenta Francesco Rucco di Alleanza nazionale - Sono molto perplesso e invito la Giunta a rivedere il provvedimento». Decisamente contrario, addirittura, l’assessore forzista al turismo Pietro Magaddino: «Nessuno vuole una città fracassona, ma non è questo il sistema per ottenere il risultato. Andrebbero puniti solo i cattivi, non anche i buoni. E poi: in base a quali criteri verranno concesse le deroghe? Per simpatia? Siamo al paradosso: se chiudiamo il centro di sera, lo consegniamo alla microcriminalità». Di fronte al montare della protesta, in serata il sindaco Enrico Hüllweck è tornato a spiegare l’ordinanza: «La chiusura può ancora essere effettuata alle 2, ma cambia la metodologia di esercitare questa possibilità. Da quando sarà emessa l’ordinanza per poter esercitare questo diritto bisognerà rispettare taluni comportamenti di collaborazione nel garantire livelli civili e tollerabili di rumorosità e di impatto, con il diritto di tutti i cittadini di riposo notturno. Nessuna paura per la vitalizzazione del centro storico, nel rispetto però degli altrui diritti, anche tenendo conto che il margine di sicurezza pratico di circa mezz’ora nel rispettare l’orario di chiusura, consente di fatto di rendere funzionante ogni esercizio pubblico fino alle 2.30»


Lungo incontro ieri in prefettura con il presidente del Consiglio regionale Finozzi e il suo “vice” Variati Il prefetto Tranfaglia: «Siamo più preoccupati di quello che accadrà che di quanto è già avvenuto» L’obiettivo è anche istituire una tenenza dei Cc a Dueville, ma servono soldi dai Comuni e dalla Regione
Stranieri licenziati, è allerta
La crisi tocca i settori con molti immigrati: «Rischi per la sicurezza»

di Piero Erle

«Per l’occupazione e l’ordine pubblico siamo molto più preoccupati di quello che accadrà che di quanto, pur grave, è successo finora». Sono pesanti, le parole del prefetto Angelo Tranfaglia, pronunciate dopo un paio d’ore di confronto non certo formale - assieme al questore Dario Rotondi, il comandante dei carabinieri col. Silvestro Piacentini e quello della Guardia di finanza col. Arturo Mascolo - con il presidente del Consiglio regionale Marino Finozzi (Lega), e il vicepresidente Achille Variati (Uniti nell’Ulivo), ovvero i due vicentini eletti ai vertici dell’assemblea regionale. Proprio il questore Rotondi durante la festa della polizia a metà maggio aveva messo in guardia sulla possibilità che «il protrarsi del rallentamento economico e la difficile situazione internazionale possano avere ripercussioni e tensioni sociali, e nel mondo del lavoro, che devono essere tenute in conto». Poco dopo scoppiava il clamoroso caso della Fiamm, e ieri proprio durante l’incontro in prefettura era in corso nel palazzo di fronte, sede della Provincia, il confronto tra azienda e sindacati. Ma, come detto, il confronto di ieri - durante il quale si è parlato della Fiamm ma anche della bassanese Iar Siltal e della Asi Robicon (ex Ansaldo) - ha allargato lo sguardo a tutta la situazione dell’occupazione. E la preoccupazione riguarda prima di tutto il possibile “allarme rosso” per extracomunitari disoccupati. «La crisi - ha spiegato il prefetto - ha finora toccato settori, come l’orafo o come appunto il caso Fiamm, nei quali la presenza di extracomunitari non è percentualmente alta. Ma adesso il fenomeno della crisi occupazionale si sta allargando a settori diversi, nei quali ci sono alte percentuali di dipendenti extracomunitari, e quindi il rischio aumenta. Perché si va a toccare le massa più debole della popolazione, e una massiccia espulsione dal mondo del lavoro di queste persone li mette in condizione di tentare, diciamo così, di arrangiarsi». E quali settori rischiano? La concia, indica il presidente Finozzi, già assessore regionale alla piccola e media impresa. Disoccupazione e aumento di crimini, insomma, sono due facce dello stesso allarme. Un allarme che comunque per ora non c’è, visto che i dati effettivi dei primi tre mesi del 2005 - rimarca il prefetto (vedi grafico) - danno un calo di reati rispetto al pari periodo di un anno fa, «anche se va detto che in aprile non c’è stato un dato coerente con questa tendenza, ma in maniera molto leggera», precisa Tranfaglia. E la Regione cosa può fare di fronte al questo quadro di crisi di portata nazionale ed europea? Il presidente Finozzi ha già lanciato un appello perché anche le banche, assieme a istituzioni pubbliche e categorie economiche, schierino il sistema creditizio accanto alle imprese per far fronte all’ondata gialla della straripante concorrenza cinese. E Variati sottolinea che proprio il Consiglio regionale - più che la giunta con i suoi fondi - può agire cercando di riformare leggi e regole per dare sostegno all’economia. Come? Cercando ad esempio di intervenire per ridurre il costo del lavoro, quello dell’energia elettrica, quello dei trasporti agendo sulle infrastrutture. E per aiutare le famiglie, aggiunge Finozzi, c’è un disegno di legge della Lega che vuole creare un ’paniere veneto’ con decine e decine di prodotti il cui prezzo sia tenuto sotto costante controllo. Quanto alla questione sicurezza, al di là delle cifre statistiche, l’obiettivo su cui rappresentanti regionali, prefetto e forze dell’ordine hanno concordato è che la necessità di un rafforzamento dei presìdi dei carabinieri in provincia si traduca - più che in tante caserme («dove i militari farebbero per lo più orario di ufficio», sottolinea Variati) - in una tenenza dell’Arma da istituire a Dueville, in modo che ci sia anche un servizio di radiomobile in servizio 24 ore su 24. Ma per questo obiettivo mancano soldi: «Sarebbe necessaria - recita il comunicato diffuso dalla prefettura - una più convinta determinazione e condivisione del progetto, anche sotto il profilo finanziario, dei Comuni interessati. Utile sarebbe anche un ulteriore specifico contributo, oltre a quello già previsto, della Regione Veneto».


Montecchio/1. Manifestazione oggi a sostegno degli operai. Traffico in tilt
Fiamm, in campo 2000 tute blu
Grande attesa per la ripresa della trattativa lunedì

di Eugenio Marzotto

La trattativa per mantenere in vita i due stabilimenti Fiamm ci sarà e inizierà ufficialmente lunedì prossimo alle 14,30 nella sede centrale di viale Europa a Montecchio. È questo l'esito dell'incontro tanto sofferto quanto sperato, che si è consumato ieri in Provincia dove si sono seduti al tavolo l'amministratore delegato Fiamm Teresio Gaudio, gli esponenti di Fim, Fiom e Uilm e l'assessore al lavoro Giulio Bertinato. Oggi invece dalle 9,30 sono attesi oltre duemila lavoratori da tutta la provincia che manifesteranno per il contratto dei metalmeccanici. Sfileranno per un pezzo di statale 11 e 246, per concentrarsi nel piazzale davanti agli uffici della Fiamm. In poche parole sarà paralizzata mezza provincia, con probabili blocchi del traffico per chi proviene dal casello dell'autostrada, da Vicenza e dalla Valle dell'Agno. E per cercare di evitare lunghe code interverranno le forze dell'ordine, mentre ai vigili di Montecchio si aggiungeranno i colleghi di Arzignano. Ma la mente dei 420 lavoratori Fiamm che rischiano il posto di lavoro, è proiettata a lunedì, giorno in cui inizierà la trattativa sindacale vera e propria senza la mediazione della Provincia che fino a ieri si è occupata di far incontrare le parti dopo quindici giorni di black out. Ieri alle 10 si sono stretti la mano senza particolare entusiasmo proprietà e sindacato e alla fine dell'incontro dentro la sala giunta si respirava un clima tesissimo. Non sono servite quattro ore di discussione per aprire degli spiragli veri e propri, ma nessuno del resto se lo aspettava. Quello che di buono rimane però, è l'incontro di lunedì, sancito da un comunicato stampa congiunto Provincia-organizzazioni sindacali. «Al termine dell'incontro - recita il comunicato - è emersa la disponibilità a proseguire il confronto sui fattori che hanno provocato la scelta di dismettere gli stabilimenti, per trovare soluzioni possibili e strade alternative». «Cosa significhi tutto questo lo capiremo solo lunedì - ha commentato Giampaolo Zanni della Fiom -. Nel prossimo appuntamento andremo ad approfondire conti, nuovi mercati, orari e produttività. Solo in quel momento capiremo se l'azienda sta bleffando oppure ha intenzioni serie». «Che si cominci a discutere veramente dei problemi è un segnale di grande attenzione - spiega invece Antonio Sirimarco della Fim - difficile capire però dove ci porterà la discussione di lunedì». Né ottimista, né pessimista. Questo lo stato d'animo di Carlo Biasin, Uilm: «Lunedì torneremo a fare il nostro mestiere di sindacalisti». Per la manifestazione di questa mattina è annunciata la massiccia presenza di politici locali, rappresentanti di associazioni, parroci e istituzioni. E mentre i Ds di Montecchio, in una nota firmata dal segretario Pierangelo Carretta, invitano le aziende (molte delle quali fornitrici) a manifestare a sostegno dei lavoratori, solidarietà arriverà da molti commercianti di Montecchio che domani terranno le serrande abbassate. Sul palco attorno alle 12 sono previsti gli interventi di delegati e sindacalisti, con il comizio finale di Giorgio Caprioli segretario nazionale della Fim-Cisl. Poi calerà il sipario delle manifestazioni pubbliche per concentrarsi sul fondamentale pomeriggio di lunedì.