09 NOVEMBRE 2006

Raduno no global: è già scontro
SCHIO.Nomadi, flop al vertice dei sindaci

Il caso Dal Molin. Il 2 dicembre manifestazione nazionale a Vicenza contro il progetto della nuova caserma americana
Raduno no global: è già scontro
Il Comune si sta preparando «a proteggere la zona monumentale»

(g. m. m.) Mancano ancora tre settimane, ma la miccia della polemica è già accesa. Sui siti internet rimbalza l’appello a partecipare al mega-raduno contro la caserma Usa all’aeroporto Dal Molin che si terrà a Vicenza sabato 2 dicembre. La carica l’aveva suonata il leader dei Disobbedienti Luca Casarini, dando appuntamento a tutti i no- global d’Europa per il grande corteo contro le servitù militari americane sul suolo patrio. Il tam tam mediatico intorno alla manifestazione sta montando di giorno in giorno, anche per il vuoto informativo che si è aperto dopo il voto del consiglio comunale: la palla è passata al Governo Prodi, ma da Roma non arrivano notizie, nemmeno mezza dichiarazione. Ma dove sta la polemica? Sullo spirito della protesta: sarà pacifica, come quella esemplare andata in scena in piazza dei Signori nel giorno della storica seduta consiliare; oppure sarà un’invasione unica come prospettano alcuni autorevoli esponenti del centrodestra? «Basta basi di guerra e non solo nel nostro territorio, ma in tutta Italia, in tutta Europa, ovunque - è il ritornello che rieccheggia nei vari siti internet che stanno ritmando la chiamata a raccolta - Lo diciamo lanciando, come gli zapatisti, un’altra campagna: una campagna verso il 2 dicembre, giornata nazionale di manifestazione contro la guerra e le basi che nel nostro territorio ne rappresentano gli interessi. Ovviamente a Vicenza. Per fare la guerra ci rubano la terra, ed è il tempo di difenderla». In Comune, intanto, è già allarme per possibili disordini e danneggiamenti in centro storico: è allo studio una domanda straordinaria per evitare che il corteo faccia ingresso nella zona monumentale. Il vicesindaco e assessore alla pubblica sicurezza Valerio Sorrentino è categorico: «Faremo di tutto per proteggere il centro storico e i monumenti. Ci stiamo organizzando per difendere la città, nei prossimi giorni diremo come». Sorrentino, che è anche segretario cittadino di Alleanza nazionale, affonda un colpo alla controparte politica: «Mi sorprende che certi personaggi continuino a trovare il sostegno dei partiti della sinistra radicale». Nel frattempo, arrivano le prime adesioni dai partiti di sinistra. «I senatori di Rifondazione aderiscono alla manifestazione contro la nuova base Usa. Siamo determinati - annunciano il capogruppo di Prc a Palazzo Madama, Giovanni Russo Spena, e le senatrici Tiziana Valpiana e Lidia Menapace - a batterci nelle istituzioni e nelle piazze contro un progetto insensato, che priverebbe la città di un’area verde in nome di una subalternità alle richieste militari statunitensi». Anche il “Sole che ride” annuncia la presenza dei propri rappresentanti alla protesta contro il progetto Usa: «I Verdi del Veneto, impegnati da tempo nel contrastare il progetto, aderiscono all’appello lanciato dall’Assemblea permanente dei cittadini del capoluogo berico per la manifestazione nazionale contro la nuova base Usa in programma il 2 dicembre. Le iniziative pubbliche promosse dai cittadini di Vicenza - si legge in una nota - rappresentano un esempio ed un vero e proprio laboratorio di partecipazione attiva dal basso, volta a rivendicare un ruolo decisionale in scelte che riguardano il futuro del territorio e della qualità della vita. Per altro i sussurri su possibili disordini sono del tutto fuori luogo».

Martedì 14
Il sindaco di Caldogno incontrerà il ministro

Mercoledì 15 novembre alle 20 si svolgerà una seduta straordinaria del consiglio comunale di Caldogno nella sala consiliare di via Dante Alighieri 97. All’ordine del giorno l’ampliamento della caserma Ederle all’aeroporto Dal Molin. La seduta sarà aperta alla partecipazione della cittadinanza con possibilità di intervento (riconosciuta solo ai cittadini di Caldogno) attraverso precise modalità che saranno comunicate nei prossimi giorni. Martedì 14 novembre alle 11, invece, il sindaco Marcello Vezzaro e il suo predecessore Costantino Toniolo saranno ricevuti a Roma dal ministro della Difesa Arturo Parisi


In prefettura alla riunione tra sei primi cittadini anche un funzionario mandato da Romano Prodi
Nomadi, flop al vertice dei sindaci
Non si trova l’accordo sulle proposte. Tutto rinviato al 24

di Giovanni Zanolo

Porte chiuse, atmosfera di grande riservatezza e un’unica dichiarazione ufficiale senza alcuna novità di fatto. Questo il risultato, visto dal di fuori, delle oltre due ore di incontro svoltosi ieri in Prefettura fra sei sindaci dell’alto Vicentino e il prefetto Pietro Mattei sul problema nomadi. «È tutto rinviato al prossimo incontro di lunedì 24, sempre con il prefetto, che avverrà dopo ulteriori riunioni private fra di noi» spiega il sindaco di Santorso Piero Menegozzo, delegato come unico portavoce “ufficiale” dagli altri cinque primi cittadini di Schio, San Vito, Malo, Piovene e Marano. Al termine della riunione, infatti, degli altri partecipanti e del prefetto stesso non c’era traccia, tutti probabilmente usciti da porte laterali. «C’è veramente troppa pressione mediatica, preferiamo mantenere per ora il massimo riserbo» spiega Menegozzo, assalito dai microfoni e dalle domande dopo due ore e mezza di attesa. Ma il silenzio, come spesso accade in questi casi, non fa che aumentare gli interrogativi ed alimentare le fantasie: cosa si saranno mai detti i sei sindaci durante tutto quel tempo a proposito di una questione che negli ultimi giorni è improvvisamente arrivata sui media nazionali? È prevalsa la linea dura di Piovene e Malo, compatti contro la creazione di piazzole per le roulotte, o è stato trovato un compromesso? Ma Menegozzo non cede: «Posso solo dire una cosa: il fatto che sei sindaci si siano messi d’accordo per affidare ad uno solo l’incarico di parlare a nome di tutti è già, di per sé, un segno di fiducia reciproca». Non c’è stato davvero nessun punto d’attrito? «Non si è discusso di fossati e nemmeno di un esodo dei nomadi in altri comuni, cosa alquanto improbabile. L’unica cosa che posso dire è che abbiamo chiesto maggiore presenza della Prefettura per arginare i futuri flussi dal Bresciano e dal Bergamasco». Cosa significa in concreto? «Non posso dire oltre». E dei 70 nomadi che da decenni vivono in quelle zone? «Troveremo il modo di prendercene cura. Non c’è da parte di nessuno l’intenzione di fare un campo unico, né di rendere Schio off limits. Il fossato è stato fatto solo per limitare l’accesso. Ma ho già detto troppo, risentiamoci dopo il 24». Si è trattato insomma solo di un primo passo con ancora nulla di concreto (almeno ufficialmente) questo primo “G6” tra i sindaci dei comuni coinvolti nel “nomadi-gate” di Schio, scoppiato dopo lo scavo del fossato anticarovane di via Lago di Misurina e finito sui media nazionali. Una risonanza confermata ieri dalla presenza allo stesso tavolo dei sei sindaci anche di Roberto Berardi, funzionario dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio dei ministri. «Dopo una segnalazione del caso da parte dell’Opera nomadi - spiega Berardi con marcato accento romano - il nostro ufficio ha chiesto di partecipare alla riunione di oggi. Un incontro di sicuro molto utile per iniziare ad affrontare il problema dei nomadi in modo serio e senza tensioni». Un semplice osservatore, dunque, o qualcosa di più? «Oggi solo osservatore - continua il funzionario dell’ufficio governativo - ma lo scopo della nostra attività è proprio quello di non lasciare che certe problematiche vengano affrontate solo a livello locale. Nostro compito è quello di aiutare a risolvere tutti i problemi che scoppiano sul territorio nazionale cercando di fare ragionare le parti. Non va dimenticato, ad esempio, che l’Italia si è presa alcuni impegni a livello internazionale in merito ai diritti del fanciullo». Quali vie prospetta per uscire dall’intricata questione scledense? «Anzitutto si dovrà trovare una sistemazione per i 70 nomadi già presenti, cercando di andare oltre le tensioni tra i comuni. Il discorso del fossato si inserisce in un problema preesistente: dobbiamo trovare un lavoro agli adulti ed assicurare l’educazione per i minori. Lo sgombero non risolve nulla. I sindaci devono smussare gli estremismi e trovare una proposta valida».