Una giornata di ansia alla Ederle
«Ma i parenti sono già stati informati»
(ma. sm.) Ieri è stata una giornata di ansia per la comunità americana della Ederle. Fino a sera, infatti, le autorità militari non avevano ancora comunicato ufficialmente i nomi dei 16 soldati morti nell’elicottero precipitato mercoledì pomeriggio a Ghazni, in Afghanistan. E quindi ancora non si sa quante sono le vittime che dovrà piangere la 173ª Brigata.
Tuttavia, nel pomeriggio, per tranquillizzare i familiari dei circa 2000 parà in missione in Afghanistan, è stato diramato un messaggio eloquente: «I familiari più stretti delle vittime sono già stati contattati da chi di dovere: per cui, se ancora nessuno è venuto a portarvi la tragica notizia, vuol dire che ai vostri cari non è successo nulla».
Però, vista l’impossibilità di mettersi in contatto con Bagram e dintorni, molti sono rimasti in apprensione. Nella base aerea, intanto, il generale Jason Kamiya, comandante della Cjtf-76, ha fatto mettere le bandiere a mezz’asta ed ha disposto un’inchiesta accurata per verificare le cause dell’incidente.
Si è appreso che erano due i Chinook in volo durante la tempesta ritenuta responsabile della tragedia: uno è precipitato a Ghazni, mentre l’altro è riuscito ad atterrare senza danni alla base di Bagram. Secondo i primi rapporti, sull’elicottero viaggiavano 18 persone. Di queste, 16 sono morte mentre 2 risulterebbero ancora disperse. E forse è questo uno dei motivi che causa un po’ di ritardo nella comunicazione ufficiale dei nomi delle vittime.
Ieri, intanto, a Bagram continuava ad imperversare il maltempo, tanto da impedire qualsiasi decollo e da rendere difficili i collegamenti. L’inchiesta aperta per chiarire le cause dell’incidente più grave da quando la forze della coalizione sono in Afghanistan è però già stata avviata.