09 MARZO 2005

dal Giornale di Vicenza

Teatro, il presidio è a Palazzo Trissino «Chiediamo garanzie per i lavoratori»
Ex Zambon, via i capannoni Arsenale, ascoltata la Wisco
«Una vittoria la chiusura dello Smart shop»

Teatro, il presidio è a Palazzo Trissino «Chiediamo garanzie per i lavoratori»
I dipendenti ricevuti dal vicesindaco. «Gli operai devono essere pagati al 10 del mese»

di Chiara Roverotto

Il presidio sul cantiere per la costruzione del teatro si sposta da via Battaglione Framarin direttamente a palazzo Trissino. Gli operai della Cogi, licenziati dall’amministratore unico dell’impresa fiorentina che ha vinto l’appalto, stazioneranno davanti ai cancelli del Comune in attesa che l’Amministrazione decida qualcosa sul loro futuro. La vertenza va avanti da oltre un mese e ieri il segretario provinciale della Fillea Cgil, Antonio Toniolo, ha deciso di tornare sotto le porte del Palazzo per essere ricevuto dal sindaco. Il primo cittadino non c’era e i lavoratori hanno parlato con il "vice" Valerio Sorrentino. « L’amministrazione sa benissimo quali sono le nostre istanze - spiega Toniolo - l e abbiamo ribadite in più sedi, anche se il sindaco ha sempre ignorato le nostre richieste di incontro. Innanzitutto, gli operai dovranno essere pagati al 10 di ogni mese come preve de il contratto nazionale di lavoro e non il 20 come aveva deciso Coccimiglio. E per questo abbiamo chiesto agli uffici comunali di iniziare i conteggi, visto che le buste paga vengono preparate dall’Amministrazione. Inoltre vorremmo che gli operai venissero utilizzati o per mettere a norma il cantiere o quanto meno riassorbiti per altri lavori all’interno delle Amcps ». Richieste esternate più volte dalla Cgil sulle quali il sindaco non si è mai espresso. Senza dimenticare il tavolo di concertazione che i sindacati avevano chiesto al primo cittadino all’indomani della manifestazione organizzata contro i licenziamenti, considerati poi illegittimi anche dal giudice del lavoro. Il cantiere è bloccato dallo scorso 21 gennaio e proprio in queste ore scade il termine entro il quale Coccimiglio dovrebbe rispondere al direttore dei lavori e al responsabile del procedimento. In sostanza se intende continuare a lavorare oppure se il contratto verrà rescisso. « Se non ci sarà un miracolo all’ultima ora - dice l’assessore ai Lavori pubblici Carla Ancora - direi che la rescissione è dietro l’angolo. Non credo ci siano alternative, anche perchè l’amministratore unico della Cogi non si è più fatto sentire ». La decisione, quindi, diventa di natura strettamente politica: se ne parlerà nella giunta di domani? « Non sono in grado di dirlo - commenta ancora l’assessore - di sicuro vedremo di concludere questa vicenda in modo veloce ». All’orizzonte restano sempre due possibilità: chiamare la seconda ditta in graduatoria, la Vittadello di Limena oppure indire un nuovo bando. Secondo il direttore dei lavori, l’ing. Mario Gallinaro, difficilmente l’impresa patavina accetterà l’incarico anche perché la base d’asta non verrà cambiata e in questi due anni i prezzi hanno subìto una discreta impennata, per cui non resta che una nuova gara che, nell’arco di otto mesi - secondo il direttore dei lavori - si dovrebbe ultimare. Tempi lunghi, quindi, senza dimenticare che le minoranze il prossimo 17 marzo hanno ottenuto la convocazione del Consiglio comunale per discutere su: « Il cantiere del nuovo teatro di Vicenza: problemi e prospettive, tutela dei lavoratori e rapporti con l’impresa aggiudicataria ». I firmatari chiedono che in sala Bernarda ci sia la presenza dell’ing. Gallinaro e di Coccimiglio. Infine sul sit-in di ieri mattina c’è anche una nota dei Comunisti italiani i quali sottolineano per l’ennesima volta la latitanza del Comune su una problematica che riguarda decine di lavoratori.


Summit all’Arpav sull’area di via Cappuccini. Giovedì si vota sull’impianto ai Ferrovieri
Ex Zambon, via i capannoni Arsenale, ascoltata la Wisco
di Piero Erle

Ci vogliono ancora piezometri da installare nel terreno per misurare il grado di inquinamento sottoterra ai confini dell’area ex Zambon, in via Cappuccini e via Monte Zovetto. E probabilmente c’è da mettere in conto la spesa per abbattere i capannoni dell’ex industria farmaceutica che da una ventina d’anni sono di proprietà del Comune. Ha deciso di rinviare tutto al 4 aprile, dopo ore e ore di riunione tra mattinata e pomeriggio, la Conferenza dei servizi convocata ieri dal Comune per valutare il “Piano di caratterizzazione” dell’area consegnato dai tecnici dell’Ecoappraisal incaricati dalla Zambon Group. Alla riunione, ieri mattina nella sede Arpav di via Spalato, hanno partecipato anche i legali della Zambon. Ma la lunghissima seduta, spiega il vicesindaco Valerio Sorrentino, assessore all’ambiente, non è arrivata ad approvare o meno il Piano di caratterizzazione. C’è stato anche qualche momento di tensione. «Ci vogliono altri dati», spiega Sorrentino. In particolare i tecnici dell’Arpav hanno chiesto che siano installati altri piezometri sul perimetro dell’area perché evidentemente si vuole capire se la messa in sicurezza che si sta attuando ha bloccato la fuoriuscita di inquinanti dall’area. «Nel frattempo - rimarca Sorrentino - vanno avanti le trattative con la Zambon: chiariamo bene cosa chiedono». Il concetto che sta sotto è chiaro: se la ditta dovrà sobbarcarsi il corso della messa in sicurezza e della bonifica, ha già detto chiaramente che c’è anche una responsabilità del Comune che è proprietario da 20 anni dell’area. Quindi c’è bisogno di una trattativa che può riguardare la destinazione degli edifici ancora di proprietà Zambon che si affacciano su via Cappuccini. Una novità è emersa: per la messa in sicurezza dell’area occorre abbattere i capannoni fatiscenti che ci sono all’interno e sono di proprietà del Comune: bisogna buttare giù tutto, con la necessità di eliminare pure l’amianto presente nelle strutture, e questo significa di sicuro altri costi da sostenere. Intanto ieri sera a palazzo Trissino la Conferenza dei capigruppo ha incontrato i responsabili della Wisco, la società di Enel-Trenitalia che mira a realizzare un impianto di trattamento rifiuti speciali liquidi dentro l’Arsenale, ai Ferrovieri al posto dell’attuale depuratore che già tratta le acque dell’officina delle carrozze. L’amministratore delegato Enrico Friz e i suoi collaboratori hanno spiegato ai capigruppo comunali che l’impianto progettato lavorerà in depressione (per cui senza emissioni nell’aria che non siano state depurate) e che, a loro giudizio, anche il traffico non aumenterebbe di molto: tre camion l’ora. Al momento comunque resta iscritta all’ordine del giorno di giovedì in Consiglio comunale la delibera che esprime il parere negativo del Comune sul progetto. Il centrosinistra anzi (con il consigliere Ciro Asproso e altri) ha presentato un emendamento che inserisca nella delibera anche la richiesta di un parere dell’Ulss sulla presenza nell’Arsenale dello stesso impianto attuale, perché si «ritiene che si tratti di azienda insalubre di prima classe», che dovrebbe quindi essere collocata lontano dalle zone residenziali.


An raccoglie i frutti di una battaglia contro un negozio specializzato nella vendita di prodotti legati alla canapa indiana
«Una vittoria la chiusura dello Smart shop»
Conte: «Le nostre preoccupazioni erano giuste»

di Silvia Maria Dubois

Un sequestro che si trasforma in una battaglia vinta. E' quello che rappresentano i sigilli allo Smart Shop per Alleanza Nazionale, da tre stagioni impegnata per far chiudere il negozio di contrà Porta S. Croce, specializzato nella vendita di prodotti legati alla canapa indiana e sul quale sono in corso ulteriori accertamenti. «C'è grande soddisfazione per l'iniziativa di fermare l'attività dello Smart Shop vicentino posta in essere da parte dell'autorità giudiziaria - spiega la consigliera regionale Elena Donazzan - già in luglio avevamo denunciato un'attività che a noi pareva ai limiti della legalità e che ritenevamo comunque contraria ai principi di contrarietà a tutti i tipi di droghe che da sempre ci impegnano in politica e nel sociale». Il punto vendita era stato al centro di una manifestazione estiva da parte di Azione Giovani e di un esposto avanzato da alcuni politici locali. «Abbiamo sollevato la questione perché riteniamo che il pericolo oggi sia nel diffondersi di droghe sotto diverse coperture - prosegue la Donazzan - arrivando a coinvolgere i più giovani che inconsapevolmente vengono attirati da messaggi sbagliati e da modelli diseducativi». «Siamo intervenuti con forza, sia a livello locale che regionale, per sollevare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle forze dell'ordine su questa delicata situazione e ne abbiamo avuto ragione - aggiunge il consigliere comunale Francesco Rucco - e soprattutto, fin da subito, abbiamo chiesto all'Amministrazione di attivarsi per verificare la situazione in ambito di autorizzazioni commerciali». «Il provvedimento conferma la giustezza delle nostre preoccupazioni e della nostra mobilitazione anche se, come si ricorderà, fummo proprio noi ad essere inizialmente indagati per la nostra manifestazione non autorizzata - conclude l'onorevole Giorgio Conte, ricordando che in parlamento è prossima la discussione sulla legge Fini, quella che inasprisce le pene per lo spaccio e la detenzione di droghe - insomma, i fatti dimostrano che eravamo sulla strada giusta nel segnalare questa situazione di illegalità e proseguire con coerenza la nostra battaglia contro ogni artificio che possa alterare la psiche e la stabilità dei giovani, molti dei quali purtroppo ancora suscettibili nell'attrazione verso queste sostanze. Come ben si sa, Alleanza Nazionale non fa distinzione fra droghe pesanti e droghe leggere: per noi sempre di droga si tratta e, in quanto tale, la nostra attenzione sul territorio vicentino rimarrà alta per impedirne la diffusione e l'utilizzo, anche dopo questa vittoria».