08 DICEMBRE 2006

dal Giornale di Vicenza

Il referendum sul Dal Molin ritorna nelle mani dei saggi
Tav, i sindaci minacciano il ricorso al Tar
La rivoluzione dei permessi Dalla questura agli uffici postali

È stata accelerata la procedura per esaminare il nuovo quesito
Il referendum sul Dal Molin ritorna nelle mani dei saggi
Il comitato di esperti è convocato il 13 dicembre per decidere

(g. m. m.) Il referendum questa volta ingrana subito la quarta. Al secondo tentativo le operazioni di trasferimento del quesito proposto dal comitato favorevole alla consultazione popolare hanno rispettato la tempistica invocata da più parti. Depositato il 30 novembre nella segreteria generale del Comune, il testo è stato trasferito il 4 dicembre al gruppo degli esperti chiamati a giudicare sull’ammissibilità del quesito. E subito l’avvocato Silvano Ciscato, presidente del comitato dei saggi, ha provveduto a convocare la prossima riunione, la prima sul nuovo quesito riformulato dopo che la prima versione si stava avviando alla bocciatura. L’incontro è fissato per le 17 di mercoledì 13 dicembre. Questo il testo: «Visto il progetto presentato dall’esercito degli Stati Uniti d’America per la costruzione di una nuova base militare nell’area adiacente l’aeroporto Dal Molin di Vicenza, destinata ad accogliere l’intera 173a brigata aviotrasportata americana, ritieni che il sito prescelto sia compatibile e adeguato dal punto di vista urbanistico, in relazione alle caratteristiche ambientali e alle dotazioni infrastrutturali dell’area stessa?». Soddisfatto Giancarlo Albera, uno dei portavoce del comitato promotore: «Il comitato discuterà subito dell’ammissibilità, non quindi sulla procedibilità e questo è già un primo passo in avanti per la tempistica. Va sottolineato che questa volta tutto è avvenuto come promesso, con una procedura rapida e tempestiva». Albera ricorda poi l’obiettivo vero della battaglia: «Noi vogliamo che il Governo si pronunci per il No. Dal momento che decisioni non ne sono state prese, cerchiamo allora di fare in modo che comprenda che i vicentini sono in maggioranza contrari al nuovo insediamento. Per farlo, è necessario indire questo referendum».


Chiedono lo stralcio del progetto dalla legge obiettivo e indicazioni più chiare sul piano dell’alta velocità nel tratto tra Montebello e Grisignano
Tav, i sindaci minacciano il ricorso al Tar
«Vogliamo intervenire sulla delibera approvata dal Cipe a fine novembre»

di Federico Ballardin

Alta velocità, i sindaci dei comuni interessati dal tracciato si “armano” e minacciano di ricorrere al Tar se il governo non tratterà con loro. Dopo la pubblicazione da parte del Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica) della delibera che approva il progetto preliminare apparsa sulla Gazzetta ufficiale il 23 novembre, la conferenza dei sindaci reagisce ad un documento che non risponde ad alcuna delle loro istanze. Il via libera al progetto preliminare era arrivato il 29 marzo scorso, sotto la presidenza Berlusconi, ma è stato registrato solamente qualche giorno fa dalla Corte dei Conti. Le riunioni. Ieri a palazzo Trissino, sede del Comune di Vicenza, i sindaci vicentini parte in causa, dopo l’incontro del giorno prima, hanno convocato una conferenza stampa per esprimere tutte le loro perplessità. La vicepresidente della Conferenza dei sindaci, Maria Luisa Teso (sindaco di Grumolo), ha illustrato la posizione dei colleghi alla presenza di Mario Dal Monte (Brendola) e Diego Marchioro (Torri di Quartesolo) e dell’assessore ai lavori pubblici di Montebello, Giuseppe Rigon. Con loro c’era anche Erasmo Venosi, presidente vicentino dei Verdi ed esperto in trasportistica. Le fasi della protesta. Tre sono state le misure decise: la prima è la richiesta di stralciare dalla legge obiettivo l’alta velocità del tratto Verona-Padova (che praticamente ridarebbe potere decisionale sul progetto agli enti locali); la seconda di chiedere nuovamente al governo la valutazione dell’“opzione zero” (niente alta velocità ma potenziamento delle linee esistenti); la terza, più drastica, il ricorso al tribunale amministrativo del Lazio. Le critiche. I sindaci vicentini denunciano, ora che è scritto nero su bianco, l’assoluta mancanza di certezze soprattutto della seconda fase del progetto quella che riguarda il tratto Montebello-Grisignano. Nel documento del Cipe non c’è traccia dei tunnel di Altavilla e Vicenza, ma tutti i particolari del progetto, come la verifica delle vibrazioni, delle radiazioni elettromagnetiche ecc., sono stati rinviati al momento di presentare il progetto definitivo. I treni non fermeranno a Vicenza e non ci sono elementi per valutare il contributo dell’opera al trasporto merci su gomme, né per capire se ci sarà un collegamento con il centro scambi intermodale di Montebello. Senza contare che per gli espropri sono stati stanziati soltanto 30 milioni di euro, come a dire che è dato per scontato il contenzioso con i privati che dovranno cedere i terreni per realizzare l’opera visto che la cifra è estremamente bassa. «Non siamo contrari alla Tav a priori - spiegano i sindaci - ma come facciamo a giudicare l’impatto sui nostri territori se nella delibera del Cipe è stato individuato solo il “corridoio” su cui installare i binari?». Il dialogo. Il primo obiettivo della conferenza dei sindaci è quello di ottenere un dialogo con il governo per poter esprimere tutti i dubbi sul progetto e formulare proposte dal momento che nel programma dell’Ulivo c’era anche un “ritorno all’antico” in materia di opere pubbliche con l’annullamento della legge obiettivo (quella che permetteva al Governo di “passare” sopra le teste degli enti locali in caso di opere di interesse nazionale). Per cominciare i sindaci hanno intenzione di chiedere un incontro ai parlamentari veronesi, vicentini e padovani. L’opzione zero. L’analisi dei costi-benefici fatta da rete Ferroviaria Italiana è di -504 milioni di euro, come a dire, commentano i sindaci, che i Comuni interessati dal passaggio dell’alta velocità ci rimetteranno anche in termini economici e non solo di impatto ambientale. Questo è il presupposto più “solido” su cui si fonda la richiesta di rivalutare il potenziamento della linea ferroviaria esistente, invece di realizzare la Tav. La «P38». In alternativa c’è il ricorso al Tar del Lazio «La nostra P38 (un tipo di pistola ndr) per forzare la trattativa» come l’ha definito ieri Erasmo Venosi con una metafora significativa. Gli elementi su cui si fonderebbe il ricorso, oltre a quelli già presentati e bocciati dal Tar proprio perché ancora mancava il progetto preliminare, sono aumentati. Secondo Venosi, infatti, manca nella delibera del Cipe il parere obbligatorio del Consiglio superiore del ministero dei lavori pubblici. Inoltre la valutazione dell’impatto ambientale non si può fare - dice il tecnico - soltanto su una tratta del progetto ma andava fatta su tutta l’opera.


La rivoluzione dei permessi Dalla questura agli uffici postali
Da lunedì il via al nuovo meccanismo per i 68 mila extracomunitari del Vicentino

di Diego Neri

È una rivoluzione quella che da lunedì interesserà gli oltre 68 mila extracomunitari regolari che vivono nel Vicentino. Una rivoluzione non indolore anche per le tasche, ma che dovrebbe consentire una maggiore rapidità nella consegna di ciò che tutti gli stranieri sognano: il permesso di soggiorno. Che non sarà più un pezzo di carta, ma una tessera magnetica con foto e impronte digitali. Il nuovo meccanismo è stato illustrato ieri dal vicario della questura Gualtiero D’Andrea, dal vicequestore Giuseppe Sinatra che guida l’ufficio immigrazione, e dal suo vice e parigrado Sabrina Stefani. «Un cambiamento epocale», l’hanno definito i poliziotti, perché per gli immigrati il punto di riferimento non sarà più la questura, bensì le Poste. Da gennaio il ministero, che ha firmato una convenzione con Poste, Anci e patronato, studia il sistema più semplice e al tempo stesso efficace e sicuro. Per chiedere il permesso di soggiorno di ogni tipo (tranne che per affari, cure, gare, motivi umanitari, giustizia, status di apolide e asilo politico) lo straniero dovrà andare in un ufficio postale, ritirare il kit, compilare i documenti seguendo le istruzioni e presentarlo, sempre in posta. Potrà chiedere aiuto o consiglio ad un numero verde o ai patronati, o eventualmente su internet, e quindi aspetterà la convocazione della questura. Nel frattempo, mentre lo straniero potrà stare in Italia grazie alla ricevuta, nel giro di una decina di giorni le poste invieranno tutti i suoi dati all’ufficio immigrazione attraverso il computer. La polizia a sua volta sistemerà la pratica e invierà una raccomandata all’immigrato. «È fondamentale che venga indicato l’indirizzo corretto, dove effettivamente lo straniero vive», spiegano i funzionari. Altrimenti non saprà mai di doversi presentare. Al primo appuntamento negli uffici di polizia gli saranno prese le impronte digitali. Poi sarà preparato il permesso, grande come un bancomat, con le impronte che dovranno coincidere con quelle di chi lo ritira. Avrà valore per due anni e, assicurano gli esperti, sarà difficile da contraffare grazie ai chip e alle protezioni elettroniche come la firma digitale. «Nel 2005 la questura di Vicenza ha emesso 26500 permessi, quest’anno arriveremo a 30 mila - spiega Sinatra -, un carico di lavoro notevolissimo soprattutto con i rinnovi, senza contare le carte di soggiorno. Con il nuovo meccanismo, che avrà bisogno di essere oliato nei primi mesi, dovremmo garantire una maggiore velocità oltre al fatto che le pratiche saranno uniformate in tutta Italia». Oggi i tempi di consegna sono di sette-otto mesi. La questura ha fissato appuntamenti agli stranieri per dare loro il documento fino a luglio. Per tutti costoro sarà consegnato con il vecchio sistema, come pure per alcune tipologie particolari. Una differenza sostanziale, ma in negativo, è quella che riguarda i costi. Prima un permesso era gratuito (marche da bolle a parte, oltre a 5 euro per i Poli). Ora alla consegna del kit in posta bisognerà versare 30 euro; la tessera elettronica - obbligatoria per i permessi superiori a tre mesi - ne costerà quasi altrettanti, anche se la cifra non è ancora precisa. Una circostanza che ha creato malumori fra le associazioni di immigrati. Questa rivoluzione, di fatto, sancisce la fine (almeno temporanea) dell’esperienza dei sei Poli, centri per la preparazione del kit. Un’esperienza definita preziosa, «un contributo notevole» hanno detto i poliziotti, che faceva di Vicenza un’isola felice su scala nazionale. Politici ed associazioni che la finanziavano, però, hanno deciso di non contribuire più. A detta di molti, un’occasione sprecata.

Il kit è già in distribuzione
Sono 72 in tutta la provincia le sedi che potranno accettare le domande

Sono 72 in tutta la provincia gli uffici postali che potranno ricevere le buste con il kit di documenti completato, mentre in tutti gli sportelli i kit sono a disposizione già da mercoledì. Questo l’elenco delle poste abilitate. Vicenza centro, piazza Garibaldi, Vicenza 6, via del Mercato Nuovo e Vicenza 4, via Rossa. In provincia: Altavilla, Arcugnano (via Torri), Arsiero, Arzignano (via Campo Marzio), Barbarano, Bassano (viale XI Febbraio), Bolzano Vicentino, Brendola, Caldogno, Camisano, Campolongo, Cassola, Chiampo, Chiuppano, Cismon del Grappa, Conco (via Marco Polo) e Fontanelle di Conco (piazza Primo Maggio), Cornedo, Creazzo, Dueville, Enego, Fara, Gallio, Gambellara, Grisignano, Isola, Longare, Lonigo, Marano, Marostica, Mason, Montebello, Montecchio Maggiore, Montecchio Precalcino, Montegalda, Monticello Conte Otto, Noventa, Pedemonte, Piovene, Posina, Poiana Maggiore, Pove, Pozzoleone, Recoaro, Roana (via Sartore), Canove di Roana (via Battisti), Romano, Rosà, S. Vito di Leguzzano, Sarego, Schio (via XX Settembre), Solagna, Sossano, Sovizzo, Tezze sul Brenta, Thiene (via Sette Comuni), Tonezza del Cimone, Torrebelvicino, Torri di Quartesolo, Trissino, Valdagno (viale Trento) e Valdagno 1 (via Fosse Ardeatine), Valdastico (via Carlo Alberto) e Pedescala di Valdastico (via Prima Armata), Valstagna, Velo d’Astico (via Fogazzaro) e Seghe di Velo d’Astico (via Venini), Villaga e infine Zugliano.

La procedura
Ecco cosa devono fare gli stranieri

Da lunedì cosa dovrà fare uno straniero per ricevere il permesso, il rinnovo o la carta di soggiorno? Per prima cosa dovrà recarsi in posta a ritirare il kit e seguire le disposizioni indicate: procurarsi documenti, compilare quelli in fotocopia a seconda della tipologia del permesso, fare le fotografie. Per farsi dare una mano l’immigrato potrà andare ai Poli (che resteranno aperti fino al 31 dicembre) o nei 13 patronati convenzionati. Ancora, possono chiamare il numero 800309309. A quel punto presenteranno la busta con il kit in uno dei 72 uffici postali convenzionati. Quindi potranno controllare l’iter della loro domanda sul sito www.portaleimmigrazione.it tramite un’area riservata alla quale possono accedere con una password che sarà data loro al momento della consegna del kit. La questura li avviserà nel giro di alcune settimane con una raccomandata che sarà spedita all’indirizzo indicato. Darà un primo appuntamento per fare le impronte e controllare le carte. Subito dopo la consegna dell’agognato documento.

Sono tredici i patronati vicentini che hanno siglato il protocollo d’intesa.

Sono tredici i patronati vicentini che hanno siglato il protocollo d’intesa. Qui - e nelle loro sedi sparse sul territorio provinciale - gli stranieri potranno andare per farsi aiutare nella compilazione delle richieste di permesso di soggiorno e chiedere, collegandosi a internet, a che punto sia la loro pratica già inoltrata. Le sedi sono tutte a Vicenza. Patronato Acli-Cepa, via Rossini 8; Cepa Uil, via Quasimodo 67; Enapa, viale Trento 197; Enas, piazza Castello 24; Enasco, via Faccio 38; Epaca, via Zamenhof 697; Epasa Cna, via Giordano, 4; Inac, viale della Tecnica 13; Inapa, via Fermi 134; Inas Cisl, stradella Piancoli 5; Inca Cgil, via Vaccari 128; Itaco, viale S. Lazzaro 95, e infine Sias, piazza Duomo 2.