08 AGOSTO 2006

In arrivo 290 milioni di euro
Ieri a battesimo il fronte del “sì”

In arrivo 290 milioni di euro

di Eugenio Marzotto

È tutto fermo e niente è stato ancora deciso. Ma sul piatto vicentino ci sono 360 milioni di dollari (290 milioni di euro) che il governo americano potrebbe spendere per la nuova base al Dal Molin. Soldi che andrebbero incassati da decine di imprese vicentine. Potrebbe, perché Washington e il presidente Bush non hanno ancora approvato il progetto e messo a bilancio il faraonico stanziamento. Lo faranno solo nel momento in cui il governo italiano dirà sì all’insediamento Usa nell’area dell’aeroporto. È quanto emerge dall’incontro durato un’ora tra il comando della Setaf e una rappresentanza sindacale guidata da Costantino Vaidanis della Fisascat-Cisl. Gli americani della Ederle sanno che questa è una fase calda per il futuro della 173ª brigata e aprono all’amministrazione, cittadinanza e forze politiche. «Perché nulla è ancora definitivo». Resta l’area Dal Molin la più appetibile di Vicenza «perché quella - spiega il comando Usa - è un’area demaniale, se si dovesse perseguire la via dell’esproprio i tempi di realizzo si allungherebbero troppo e le strategie militari non possono attendere». Se il progetto della Ederle 2 dovesse essere approvato dal governo Prodi e amministrazione Hüllweck, entro gennaio Washington potrebbe stanziare i primi 180 milioni di dollari e il Congresso americano dopo sei mesi anticiperebbe l’altra metà. «Nessuno ha intenzione di creare polemiche e inimicarsi l’opinione pubblica - hanno spiegato i vertici della Setaf al sindacato - siamo disposti a spiegare i termini del progetto e a discutere di viabilità e impatto ambientale, ma è anche vero che nessuno finora ci ha chiesto di entrare nel merito». Da ciò che è emerso dall’incontro con il sindacato l’obiettivo degli americani è quello di arrivare a quota cinquemila presenze complessive, considerando le due basi (Ederle e Dal Molin), ed è stato confermato che il nuovo insediamento avrà natura residenziale. «Anzi - spiega Vaidanis - è intenzione degli americani prevedere solo appartamenti per singles, a quanto ci è stato detto sono escluse le famiglie. In quell’area inoltre sono previsti servizi e aree tecniche di supporto alla Ederle e non sono stati ipotizzati voli. È verosimile che la Ederle 2 potrebbe fornire lavoro a oltre 500 persone». Il problema per gli americani sembra essere di ordine logistico ed economico. Una base a Vicenza e una in Germania non è conveniente per gli statunitensi, ma a quanto sembra se saltasse “l’operazione Vicenza”, la 173ª brigata potrebbe insediarsi nei paesi dell’est e la Cekia sembra essere per ora la destinazione più probabile. «Non la Germania - precisano gli americani - perché non abbiamo individuato aree idonee al nostro progetto». Insomma, dalla Ederle arriva un messaggio forte: «Siamo pronti a discutere su tutto o quasi, Vicenza rimane la nostra prima scelta, ma Prodi deve dire sì all’insediamento, prima che Bush firmi i finanziamenti destinati all’ampliamento». È chiaro che un tale investimento deve avere tutta la copertura politica necessaria. Ma i tempi sono abbastanza stretti. A ottobre il Congresso americano si riunirà per definire e votare le spese da mettere a bilancio. Washington deciderà se stanziare i 360 milioni di dollari per la città di Vicenza o meno. Ma una cosa sembra non andare giù al comando Setaf a quanto si appreso dall’incontro di ieri. Non c’è nessun ricatto nei confronti dei lavoratori e della cittadinanza. «Nessuno vuole andarsene da Vicenza - fa sapere il comando - ma prima o poi dovremo avere delle risposte certe perché il problema dell’ampliamento esiste visto che alla caserma Ederle non c’è spazio per altri insediamenti». «Mettiamoci attorno ad un tavolo e discutiamo sulle cose senza strumentalizzare la faccenda - è il commento di Vaidanis della Fisascat-Cisl - i politici facciano davvero i politici perché sia i lavoratori che il comando Usa ha bisogno di risposte certe. Non siamo diventati filo americani tutto ad un tratto, piuttosto vogliamo discutere fino in fondo se la presenza americana è una risorsa o un problema che vale comunque una bella fetta di economia locale».


Al via la raccolta firme voluta da dipendenti Setaf e categorie sindacali, ma tutti insistono: «Bisogna dialogare con chi è contro»
Ieri a battesimo il fronte del “sì”
Pellizzari (FI): «Molti vicentini sono favorevoli all’ampliamento»

(e. mar.) Quasi in 400 lavoratori a dire con forza «sì alla nuova Ederle» e poi spazio alla raccolta firme che inizierà nei prossimi giorni. Ha avuto il battesimo ieri alla caserma di viale della Pace, durante l’assemblea sindacale, il comitato del “sì”, sorto da lavoratori che temono per il proprio futuro, accompagnati nell’iniziativa dalle categorie Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil che si schierano a favore dei posti di lavoro, quelli interni alla base Usa e quelli che derivano dall’indotto. Ma l’iniziativa di ieri ha già dei partners, partiti e singoli esponenti politici convinti «che esista una parte di vicentini che gli americani li vuole». Prende fiato dunque il fronte di chi sorride all’idea di avere a Vicenza un altro insediamento americano. E tra quelli che applaudono al neonato comitato c’è Andrea Pellizzari capogruppo in consiglio comunale di Forza Italia che commenta: «Finalmente, era ora che qualcuno dicesse che è favorevole a questo progetto. Non è vero che la città è tutta contro, ci sono centinaia di persone silenziose pronte a dire sì. Del resto abbiamo avuto gli americani per sessant’anni e non abbiamo mai avuto problemi, perchè dovremmo averli ora con un’altra base». Pellizzari poi, replica ai comitati che avevano parlato di colate di cemento in arrivo e traffico in tilt. «Il quartiere americano che si vuole costruire non sarebbe più impattante di altri insediamenti che Vicenza ha già assorbito. Dobbiamo capire che città vogliamo, ma non si può affermare che con il Dal Molin americano si bloccherebbe il traffico, perchè il problema della viabilità a Vicenza è relativo. Mi dispiace piuttosto che si dica di no alla Ederle 2, solo perchè a farla sono gli americani, è un atto pregiudiziale che non ha senso». Mostra pragmatismo anche Ornella Dal Lago, consigliere comunale di Forza Italia che spiega: «Ci sono pro e contro nella scelta di ampliare la base americana. Bisogna comunque considerare che ci sono 700 famiglie che rischiano di trovarsi senza uno stipendio. È vero che se si realizza il nuovo Dal Molin nascono dei problemi legati alla viabilità, ma credo che siano superabili, mentre la questione occupazionale temo non abbia soluzioni, un posto di lavoro che si perde è difficile recuperarlo e di questo dobbiamo renderci conto prima di ogni valutazione politica. Gli americani lo hanno detto chiaro e tondo, se non c’è l’ampliamento se ne vanno. Anche i dipendenti sono vicentini e la politica ha il dovere di pensare anche a loro. Piuttosto devo constatare con favore che hanno deciso di reagire e prendere l’iniziativa». È sempre la questione dei posti di lavoro a tenere banco nei commenti dei politici. Giuliano Tricarico, segretario cittadino della Lega Nord va dritto e commenta: «Insomma, un po’ di riconoscenza per gli americani visto tutto quello che hanno fatto per noi italiani nel dopoguerra». E poi si concentra sull’oggi e spiega: «Mi sembra legittimo che nasca un comitato per il “sì”, sono posti di lavoro anche quelli e quei dipendenti che vogliono raccogliere le firme non fanno altro che salvaguardare una posizione. La Lega è sempre stata a favore dell’ampliamento e oggi, pur avendo visto le planimetrie e il volume degli edifici, resto convinto per il “sì”. La Lega rimane favorevole, come si fa ad essere a favore della disoccupazione?». Insomma il fronte del “sì” non solo è nato ma si sta allargando e non è detto che nei prossimi giorni incontri quello del “no”, per un confronto sereno. «In questa faccenda non ci sono verità assolute - commenta Pellizzari - bisogna confrontarsi e cercare di trovare una soluzione soddisfacente per Vicenza».

IL FRONTE DEL NO
«Se occupazione significa nuove basi Usa a Vicenza allora chiediamone altre cento»

«È fisiologico che ci siano pareri differenti, ma il comitato e le ragioni del sì non rappresentano una spaccatura della città, piuttosto un elemento su cui discutere». Così Ubaldo Alifuoco consigliere comunale Ds che spiega come le posizioni dei dipendenti siano legittime. «Spetterà a chi ha potere di decisione scegliere la strada da seguire avendo di fronte un quadro complessivo», spiega Alifuoco che rilancia lo strumento del referendum: «A questo punto è necessaria una consultazione popolare, il Comune dia delle opzioni su cui scegliere». È durissimo invece il segretario di Rifondazione comunista provinciale Ezio Lovato che critica la linea seguita dal comitato e dai sindacati intervenuti in assemblea: «Se il meccanismo è quello dell’occupazione legato all’insediamento delle basi Usa, perchè non chiedere cento basi per risolvere il problema occupazionale?». Si chiede Lovato che continua: «Rimango stupito piuttosto dalle posizioni della Cisl che era nota un tempo per le sue posizioni legate alla pace e al disarmo, oltre che alla riconversione. Invece oggi si vuole puntare su una nuova caserma che costituirebbe la punta di lancia della politica estera americana». Concorde trasversalmente sulle posizioni di Rc, anche Azione Sociale, il partito di estrema destra che domani sera sarà presente alla fiaccolata promossa dai comitati di quartiere per dire no al nuovo Dal Molin. Insieme al coordinatore provinciale Alex Cioni è annunciata la presenza di Alessandra Mussolini. «Di fronte alle pressioni statunitensi il governo di centro sinistra si piegherà - attacca Cioni - e questo le forze politiche della sinistra vicentina non lo vuole dire».

Cisl e Uil: «Ora il sindaco formi una commissione verità»
I lavoratori chiamano Roma in 744 si sentono a “rischio”
Chiesto un incontro con il ministro alla difesa Arturo Parisi

(e. mar.) Un’assemblea ad alta tensione, quella vissuta ieri all’interno della caserma Ederle, indetta dalle categorie di Cisl e Uil per ascoltare i timori dei lavoratori e definire una strategia comune. Innanzitutto i numeri. I dipendenti all’interno della caserma sono 744, ma attorno alla base Usa ruota un indotto di quasi 5 mila lavoratori, dipendenti delle tante ditte impegnate per conto degli americani. E poi la legge 198, quella che consente il ricollocamento del personale nel settore pubblico qualora perdesse il posto di lavoro. «Alla Ederle solo il 33% può avvalersi di questo diritto», hanno spiegato i sindacati. Inoltre è stato comunicato che a settembre il comando Setaf incontrerà tutti i dipendenti per chiarire quale sia la posizione ufficiale degli americani. «L’assemblea poi, oltre ad aver confermato la raccolta firma per il “sì” - spiega Grazia Chini della Uil - ha dato mandato ai segretari di Cisl e Uil per organizzare un incontro con il ministro alla Difesa Arturo Parisi». «Non è solo una questione degli occupati all’interno - ha ribadito Roberto Cattaneo, portavoce dei lavoratori - per il comando lavorano migliaia di vicentini, senza contare la capacità di spesa degli americani. Qualcuno si vuole occupare di questo tema?». Franca Porto segretario della Cisl e il collega Riccardo Dal Lago della Uil invece chiariscono in un comunicato la posizione delle loro organizzazioni: «Le preoccupazioni dei cittadini, sia quelle espresse dai comitati che dai lavoratori del Dal Molin e della Ederle, rischiano di rimanere sullo sfondo di un dibattito agostano. Per questo Cisl e Uil chiedono al sindaco di Vicenza l'immediata costituzione di una commissione che assolva due compiti: la raccolta e la diffusione delle informazioni sul reale stato delle cose e la realizzazione di una verifica di fattibilità del progetto, mettendo al centro le convenienze della città e dei cittadini» «Nella commissione - proseguono i due segretari - devono essere rappresentati anche i comitati dei cittadini. Tra gli aspetti da valutare deve esserci, da subito, anche quello occupazionale. Una volta realizzato questo lavoro ( a ritmi serrati 15 giorni bastano e avanzano ) si chieda un incontro con il ministro per portare le richieste e le proposte della Città. Se il Sindaco non si farà promotore di questa iniziativa Cisl e Uil inoltreranno analoga richiesta al Prefetto». «Per noi non esiste contrapposizione tra interessi di chi pone problemi di sostenibilità ambientale o di ricadute occupazionali semplicemente pretendiamo trasparenza e responsabilità da parte di tutti per poter insieme affrontare i problemi».