08 LUGLIO 2005

dal Giornale di Vicenza

SCHIO.«Per noi quella sfilata è un affronto, parteciperemo al contro-corteo» [Gazzettino]
SCHIO.«Si spengano le strumentalizzazioni»
La sicurezza in Campo Marzo Pantere in bici, padani in ronda
Soldato Usa picchia la figlia Arrivano i Cc
Fiamm, ora la sfida è ripartire

Trenta ragazzi del coordinamento gettano un fascio littorio nella spazzatura
«Per noi quella sfilata è un affronto, parteciperemo al contro-corteo»

L'anniversario dell'eccidio di Schio - la notte del 6 luglio 1945 un gruppo di partigiani irrompe nel carcere di Schio aprendo il fuoco e uccidendo 54 persone tra uomini e donne - porta con sé ancora una volta infinite polemiche ed è già muro contro muro. Il coordinamento studentesco di Vicenza annuncia la propria partecipazione al contro-corteo che il 10 luglio si snoderà lungo le vie della cittadina, in occasione del raduno dei simpatizzanti dei movimenti di estrema destra. «Noi studenti vicentini - si legge in un comunicato diffuso dal coordinamento - vogliamo vivere il nostro futuro in una società libera, aperta e multirazziale. Siamo stufi di assistere quotidianamente ad episodi di intolleranza che sfociano in violenza fisica ai danni degli emarginati e dei diversi. Consideriamo la manifestazione del 10 luglio a Schio da parte dei movimenti di estrema destra un gravissimo affronto a tutta la cittadinanza civile ed antifascista, ai nostri nonni, veri martiri della resistenza, e soprattutto a noi giovani». E per far sentire la propria voce ieri pomeriggio in piazza Matteotti una trentina di studenti del coordinamento ha organizzato un'azione dimostrativa (un fascio littorio gettato nella spazzatura) e ha spiegato i motivi del proprio coinvolgimento nella manifestazione. «Abbiamo deciso di fare la conferenza stampa e una piccola dimostrazione coreografica per far sentire anche la nostra voce di studenti vicentini su un problema che ci riguarda così da vicino e per dare l'appuntamento a tutti gli studenti di Vicenza che si vogliono unire alla protesta. Il ritrovo è fissato per domenica 10 luglio alle 8.30 in stazione ferroviaria per prendere il treno per Schio, dove ci sarà la contro-parata con concerto di Atarassia Group e CSCH». E intanto il coordinamento studentesco incontrerà domani gli studenti di Thiene e Schio per organizzare l'iniziativa. Laura Pilastro


Dopo 60 anni, per la prima volta, la commemorazione del 7 luglio ’45 diventa un fatto civico
«Si spengano le strumentalizzazioni»
Le lacrime dei parenti alla lettura dell’elenco delle 54 vittime dell’eccidio

(l. v.) Una chiesa strapiena, un clima di partecipazione, parole inneggianti alla concordia e alla pace. C’era idealmente tutta Schio, ieri sera, alla messa celebrata per ricordare le vittime dell’Eccidio. C’erano i famigliari, venuti a commemorare i propri cari. C’erano i rappresentanti delle associazioni partigiane, Franco Busetto in testa. C’erano il sindaco Luigi Dalla Via, la giunta e vari consiglieri, ma anche diversi primi cittadini ed amministratori della zona. E tanta gente comune, forse per la prima volta partecipe di una cerimonia che si celebra ogni anno, ma che in questo 2005, dopo la pacificazione firmata tra le parti che vorrebbe mettere fine ad ogni incomprensione, a 60 anni dai fatti, ha assunto un significato diverso e profondo. Qualche lacrima tra i parenti è scesa alla fine della messa, dopo che sono stati letti i nomi delle 54 vittime, ma le strette di mani e i discorsi del sindaco e di Almerico Sella, a nome dei famigliari, hanno suggellato la volontà di guardare avanti, «perché le cose di prima sono passate», come ha recitato la seconda lettura. Parole scelte non a caso. E don Giuseppe Bonato, vicario del vescovo Cesare Nosiglia, che ha concelebrato con l’arciprete don Ludovico Furian, ha chiesto espressamente a nome del vescovo che non ci si fermi qui: «Questa pacificazione non può bastare, è necessario che si spengano le ideologie di coloro che hanno strumentalizzato il fatto di sangue per fini politici. Occorrono giustizia e verità, per una riconciliazione definitiva».

Da Vicenza la protesta del Coordinamento studenti
“Fiamma tricolore” conferma «La parata si farà comunque

(g. p.) La “Fiamma tricolore” conferma che la parata del 10 luglio si svolgerà come previsto, «nonostante le reazioni isteriche della sinistra che vorrebbe impedirla a tutti i costi: sono loro a voler alzare la tensione, il nostro interesse è che la giornata sia pacifica». Piero Puschiavo coordinatore regionale, Bruno Cesaro della direzione nazionale e Tommaso Soldà, segretario della nuova sezione di Valdagno, insistono sul carattere storico dell’iniziativa: «Come i partigiani hanno diritto di commemorare i loro morti, anche noi possiamo farlo per i nostri». (an. ma) Ieri pomeriggio in piazza Matteotti a Vicenza una ventina di ragazzi del Coordinamento studenti hanno ribadito il dissenso nei confronti della parata. Tra slogan e simboli gettati nella spazzatura, gli studenti invitano amici e compagni di scuola ad unirsi al corteo antifascista che si muoverà domenica alle 8,30 dalla stazione di Vicenza alla volta di Schio, dove è in programma una controparata con tanto di falò di tutti i simboli del regime.


È subito “caso”
La sicurezza in Campo Marzo Pantere in bici, padani in ronda
La Guardia nazionale nordista domani monitora (e crea polemica)

Pantere Security in mountain bike. Guardie padane a piedi. Domani pomeriggio Campo Marzo e i suoi dintorni - palcoscenico ideale per gli interventi sulla sicurezza e la microcriminalità oltre che per la polemica sulle presenze di stranieri a Vicenza - avranno una doppia sorveglianza. Istituzionale e pagata dal Comune quella dei "Sorrentino Boys" ciclisti in maglietta bianca (o nera se non batterà troppo il sole) regolarmente ingaggiati dal vicesindaco-assessore di Alleanza nazionale. Volontaria e autogestita quella dei nordisti in divisa nero-verde, che - dopo aver interpretato il look paramilitare del leghismo ai tempi della secessione bossiana - si sono iscritti ultimamente al registro delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Per i padani-Onlus è la prima uscita in grande stile a Vicenza. «Monitoraggio sul territorio»: questo ha annunciato di voler fare, dall’ora del thè all’ora di cena, la Guardia nazionale padana, marchiata con il sole delle Alpi che sta anche nel simbolo elettorale della Lega Nord. Topografia della ronda in verde: da Porta Castello alla stazione, da viale Dalmazia a viale Milano. Ci sarà conflitto di competenze con le Pantere? I vigilantes a contratto con il municipio segnaleranno come presenza a rischio quella dei nordisti? Quando si incroceranno, che cosa si diranno? Valerio Sorrentino risponde con una battuta e una considerazione politica: «Ben lieto che dei privati si mettano una camicia di qualsiasi colore, anche rosso, e vadano a fare una passeggiata nei nostri parchi, magari anche a raccogliere cartacce... Il monitoraggio? Mi piacerebbe che lo facessero sempre, non solo sabato. Quello che traspare, purtroppo, è il nervosismo di un movimento politico di fronte ai risultati che si possono ottenere senza demagogia, con serietà, con poca spesa, senza pagliacciate». Per il vicesindaco aennista i risultati sono quelli delle sue Pantere «che in un paio di settimane hanno già dato il segnale che qualcosa può cambiare, che si può avere più ordine e decoro in Campo Marzo e nel quartiere intorno: evidentemente questo toglie un argomento alla Lega». La quale Lega, peraltro, dice di non entrarci con le Guardie: «Non so neanche chi sia il responsabile - spiega Giuliano Tricarico segretario cittadino del partito - e penso che arriveranno da varie parti della provincia. Come partito vicentino non abbiamo nessuna competenza. Le Guardie padane sono una cosa a sè stante, anche se sotto l’egida della Lega». Sui vigilantes "politici" che sfilano domani si agita la sinistra. «Se l’intento è simbolico e provocatorio - commenta il capogruppo diessino Luigi Poletto - allora attesta il fallimento delle politiche di sicurezza di cui il centrodestra mena vanto: dall’istituzione del “quarto turno” dei vigili all’esternalizzazione di compiti di controllo a vigilantes privati. Se l’intento delle ronde padane è di concorrere effettivamente alla gestione della sicurezza urbana, allora è necessario che sindaco e vicesindaco condannino l’iniziativa leghista, essendo manifestamente inammissibile che a garantire la sicurezza dei cittadini siano milizie di partito». Più allarmata ancora è Rifondazione che ha fatto arrivare fino a Venezia la sua protesta. Il consigliere regionale Pietrangelo Pettenò ha sollecitato una censura anti-ronde da parte del presidente della Regione Giancarlo Galan, del prefetto vicentino Angelo Tranfaglia e del questore Dario Rotondi.


Movimentato episodio
Soldato Usa picchia la figlia Arrivano i Cc
Si è rifugiata dai vicini

Un rapporto tra madre e figlia abbastanza teso negli ultimi tempi ha rischiato di precipitare un paio di giorni fa. Una ragazzina di 15 anni terrorizzata per l’aggressione subita dal genitore è scappata di casa e, dopo avere scavalcato la recinzione, ha bussato disperata alla porta dei vicini in ansia per il suo racconto. Ci sono volute ore per calmarla, nel frattempo sono intervenuti i carabinieri e i colleghi della Setaf, oltre a personale americano della Ederle, poiché la mamma è una soldatessa a stelle e strisce. Gli investigatori hanno ascoltato a lungo i protagonisti per fare luce sullo spinoso caso di presunte violenze sui minori tra le pareti domestiche e hanno rincuorato la quindicenne visibilmente sotto choc. È successo l’altro pomeriggio a Montegalda in via Lamarmora quando la donna ha litigato con la figlia ed è passata a vie di fatto. La colluttazione è diventata violenta, sono volate sberle e, in preda alla rabbia, l’adulto ha messo le mani attorno al collo, impaurendo la minorenne, che è fuggita spaventata perché temeva il peggio. L’episodio è avvenuto nel primo pomeriggio quando madre e figlia erano da sole in casa. Pare che i rapporti tra le due da settimane siano un po’ tesi, soprattutto per il comportamento della donna definito non proprio equilibrato. Se a questo si aggiunge l’età delicata per l’adolescenza, si comprende la miscela di elementi che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. In questo contesto è maturato l’alterco che ha avuto momenti di forte tensione - ecco perché la minore è fuggita -, dopo che la donna aveva colpito la figlia. Si può immaginare la tensione di chi si è visto capitare in casa la ragazzina piangente, in preda al panico. «È stata la mamma», ha ripetuto la minore mentre la padrona di casa cercava di calmarla. Non è stato facile placare la sua ansia visto lo stato d’agitazione. Sono stati chiamati i carabinieri di Longare e sono intervenuti anche i colleghi della Setaf, nonché agenti della sicurezza americana per capire come stavano le cose. La minore è rimasta per alcune ore ospite dei premurosi vicini, mentre anche la madre si calmava e rendeva la sua versione agli inquirenti. Intanto, la ragazzina che aveva trovato rifugio in via Dante mostrava i segni attorno al collo e i lividi sulla guancia. Gli inquirenti anche alla luce del racconto della parte offesa stavano valutando se denunciare o meno la madre all’autorità giudiziaria.


Fiamm, ora la sfida è ripartire
I dipendenti: «Questa vicenda si è chiusa nel modo migliore»

di Eugenio Marzotto

Per gli operai della Fiamm l’incertezza del lavoro è una costante da quasi dieci anni. Dentro le fabbriche si applaude all’accordo, la maggioranza delle tute blu resterà al suo posto, vietato però parlare di prospettive. Si vive giorno per giorno e oggi è il giorno della soddisfazione, palpabile dentro l’azienda di Montecchio. All’Fca, dopo qualche giorno dall’accordo, l’atmosfera è serena. I dipendenti hanno portato a casa la somma che equivale al premio pre feriale, quei 1.100 euro lordi che da anni sono abituati a ricevere ci saranno anche quest’anno, pazienza se la cifra verrà prelevata dal fondo del Tfr. «Il pre-feriale in ogni caso non c’è più quest’anno - commentano i lavoratori - a conti fatti l’azienda con quei soldi si pagherà il trasferimento delle linee da qui ad Almisano. Abbiamo fatto i calcoli: l’azienda ci ha guadagnato 500 mila euro». Quel premio verrà ripristinato nel 2006 al 30%, l’anno successivo al 50% e nel 2008 ritornerà come sempre. Scadenze che hanno rasserenato gli animi e fatto sposare ai dipendenti il nuovo piano industriale firmato lunedì scorso. «Il sindacato è stato bravo, bisogna riconoscerlo - spiega Matteo, uno degli operai - siamo tutti soddisfatti di come si è chiusa la vicenda. Adesso vedremo cosa succederà ad Almisano nello stabilimento unico. Il numero di trombe che produciamo oggi andremo a realizzarlo anche all’Aif. È l’unica garanzia che abbiamo perché ormai della Fiamm non ci fidiamo più. È dal ’97 che continuano i tira e molla». Sui 130 esuberi previsti, circa 30 dovranno essere firmati dall’Fca di Montecchio e un centinaio dall’Aif di Almisano ed è lì, alle porte di Lonigo che la tensione è più alta. «Noi le nostre ristrutturazioni le abbiamo già subite - insiste Matteo - è ad Almisano che hanno sempre lavorato con lo stesso organico anche se lo stabilimento perdeva fatturato». Non teme conseguenze invece Paolo, un altro lavoratore Fiamm: «In qualche modo quelle 130 persone verranno accontentate, non ho dubbi. Con gli ammortizzatori sociali oppure con le ricollocazioni in altre aziende, vedrete che non ci saranno traumi. Per non parlare di quei 40 dipendenti che da Almisano passeranno a Veronella». «Abbiamo perso un po’ di soldi, ma l’importante era mantenere il posto di lavoro - confessa Romeo -. Nessuno assume più, abbiamo rischiato di rimanere a casa senza prospettive, basta guardare attorno a noi per vedere che le aziende non prendono più nuovi dipendenti. Essere licenziati in questo periodo è davvero un dramma». Donata in passato aveva abbandonato un’azienda che stava chiudendo, per passare in Fiamm. Oggi, dopo l’accordo alterna ottimismo e realismo: «Ci dobbiamo fidare di quello che dicono azienda e sindacati, ma lavoriamo comunque con una spada di Damocle sospesa sulla testa. Ma ad essere “sospesi” ormai ci siamo abituati. Guardiamo avanti giorno per giorno, io qui sto bene e spero di continuare a lavorare». Stefano guarda a questi 40 giorni di lotta e commenta: «Hanno vinto i picchetti, la nostra costanza nel presidiare i cancelli giorno e notte, bloccando così la consegna della merce. Ma in fin dei conti in cuor mio ho sempre pensato che l’azienda non volesse realmente andarsene in Cechia e Cina. Era una proposta assurda. Se abbiamo mantenuto il lavoro è merito dei sindacati, ma attenzione, perché la decisione di togliere il pre-feriale dalla busta paga, rischia di diventare un precedente in altre aziende che magari non sono sindacalizzate come la Fiamm». Sono passate le 10, in Fca inizia un’assemblea con i lavoratori, l’ultima per spiegare ancora una volta i dettagli dell’accordo. La sala è silenziosa. Fuori dai cancelli rimangono a sventolare le bandiere del picchetto rimosso. Domani è un altro giorno.