«Espulsi per un teorema infondato»
(i. t.) «Sono stati espulsi in base al decreto Pisanu per quello che noi riteniamo un teorema infondato. Non solo, sono stati trasferiti subito in Algeria e di loro non si sa più nulla. Le rispettive mogli e i figli vivono qui in città, mentre di Halimi e Toubal non si sa più nulla. La vicenda è ancora più strana perché la questura aveva perquisito i due algerini per la prima volta il 17 aprile 2002 e da allora non è cambiato niente. La differenza, se vogliamo, è che tra poche settimane ci sono le elezioni».
A parlare è l’avv. Paolo Mele senior, il legale dei due algerini di 44 e 38 anni, sottoposti a fermo nel gennaio 2004 e subito scarcerati per mancanza di prove. Per altre tre volte l’autorità giudiziaria napoletana aveva cercato di riportarli in carcere, ma ogni volta i giudici avevano respinto la richiesta, compresa la Cassazione l’ultima volta lo scorso dicembre. Per questo motivo il legale dei due algerini afferma che è una palese contraddizione il fatto che prima si è chiesto la loro cattura per il pericolo di fuga, poi una volta che la stessa magistratura ha negato la cattura, è intervenuto il ministero degli Interni espellendoli.
«Non si conoscono i motivi dell’espulsione - aggiunge il legale, sollecitato dall’imam Touhami -, se non genericamente per questioni di terrorismo che le indagini fin qui espletate dall’autorità giudiziaria hanno negato. Le posizioni dei due algerini sono state passate al setaccio da più giudici, ma non sono emersi reati. Per questo non riusciamo a capire in base a quali motivazioni due stranieri in possesso di un regolare permesso di soggiorno sono stati espulsi dal nostro paese, dove rimangano moglie e figli».
La doppia espulsione ha creato timori nella comunità islamica. Non c’è dubbio che da una parte lo Stato si tutela giustamente contro l’attività di presunto fiancheggiamento al terrorismo, ma dall’altro ogni provvedimento dev’essere motivato da sospetti fondati.
«Le richieste del pubblico ministero di Napoli di arresto dei miei due assistiti - sottolinea l’avv. Mele - si fondano su una esposizione storico-politica che, per quanto interessante, risulta ai fini processuali astratta e incoerente per l’assenza di precisi ed obiettivi riscontri a carico dei due lavoratori algerini. Anche perché ancora il 17 aprile 2002 la questura li aveva perquisiti rinvenendo a carico di Toubal due numeri di una rivista religiosa e a carico di Halimi un libro dell’Umda, oltre ad altra documentazione incompleta. Come si faccia a fondare un’accusa di terrorismo in base a questi elementi me lo si deve spiegare, tant’è che i giudici hanno respinto tutte le richieste della procura di Napoli. Per questo non capiamo le ragioni di un’espulsione di cui non conosciamo ancora i motivi e contro la quale ricorreremo subito. Il problema è che nel frattempo non si sa dove siano finiti i due algerini». Ma questo, com’è evidente, è un problema delle autorità algerine e non italiane.