07 NOVEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Polveri, la mortalità aumenta.
Sono "estremamente" d'accordo.
Zona 6: teschi, porri e minacce contro il presidente antiantenne

Polveri, la mortalità aumenta
L’oncologo Figoli: «Il numero di tumori continua a crescere. Agire sulle cause»
Presentati i risultati di una tesi di laurea sull’inquinamento da Pm10

di Natascha Baratto

Inquinamento killer. I polmoni, seguiti dal cuore, sono nel mirino dell’inquinamento: la mortalità per cause respiratorie e cardiovascolari aumenta dal 4,1% del 2002 al 5,3 % del 2004. È questa la conclusione a cui arriva Francesca Dalla Montà nella sua tesi di laurea in Scienze e tecnologie per l’ambiente discussa all’Università di Padova il 26 ottobre con relatore il professor Andrea Tapparo. Presentata ieri mattina nella sede della Circoscrizione 1, la tesi è stata sostenuta da Legambiente: «Volevamo da tempo - ha esordito Valentina Dovigo, del circolo Legambiente vicentino - approfondire i rischi della salute dei cittadini provocati dall’inquinamento. La studentessa Dalla Montà ha soddisfatto uno dei punti che noi c’eravamo posti come obiettivi da raggiungere, ora ci mancano studi sui farmaci e sull’ozono». Agli obiettivi di Legambiente si è aggiunta anche «la necessità di applicare alcuni modelli metodologici a dati reali» ha aggiunto il docente Andrea Tapparo. Dati reali che non sono per niente rassicuranti. Il periodo preso in considerazione da Francesca Dalla Montà va da gennaio 2002 a giugno 2004 e ha come variabili indicative le informazioni ambientali, relative all’esposizione della popolazione, i dati sanitari inerenti agli effetti dell’inquinamento sulla salute e le informazioni relative le funzioni di rischio relativo, risultanti dalla correlazione fra le variabili di interesse. I vari dati sono stati presi in esame rispettivamente dalle medie giornaliere di ogni singola centralina Arpav di rilevamento delle polveri Pm10 operante in Comune, e dalla selezione delle cause che portano decesso o a ricovero ospedaliero, codificate in base alle tabelle dell’Istat e dai valori medi calcolati con studio Misa relativi agli effetti casuali, prendendo in analisi il periodo di esposizione 1995-99 in 8 grandi città italiane. «La metodologia di calcolo - ha spiegato la neolaureata - validata dall’Oms-Organizzazione mondiale della sanità, ha dato risultati decisamente da considerare: valori elevati di mortalità totali, da 4,1% a 5,3% dal 2002 al 2004, con d ati assoluti 40,3 a 43,9, ma con valori ancor più grandi per la mortalità cardiovascolare e respiratoria, a cui si aggiungono i ricoveri, sempre divisi tra cause cardiovascolari e respiratorie, che segnano rispettivamente l’aumento da 3,5% del 2002 a 4,5% di due anni dopo (cause cardiovascolari) e da 7,4% a 9,4% (cause polmonari)» . L’analisi, condotta utilizzando come valori di soglia di riferimento le concentrazioni di 20 e 40 microgrammi per metro cubo d’aria, è stata poi comparata con i risultati ottenuti da analoghi studi condotti in Italia, limitando il confronto al caso della Provincia di Ravenna del 2001 e delle 8 grandi città italiane, relativi al periodo ’98-’99.
«Per quanto riguarda la mortalità totale - ha spiegato Francesca Dalla Montà - le varie città hanno evidenziato risultati molto simili tra di loro. Vicenza ha valori leggermente inferiori che si avvicinano a Ravenna negli anni più recenti. Per quanto riguarda i ricoveri invece si assiste in generale a differenze più marcate che mettono Vicenza al primo posto. I dati relativi ai ricoveri per cause cardiovascolari dimostrano che a Vicenza il numero di eventi presumibilmente attribuiti all’inquinamento da Pm 10 è maggiore rispetto a Ravenna» . Ed in effetti la tabella dei valori mostra un 3,5% nel 2002 per Vicenza a confronto dell’1,9% del 2001 a Ravenna. Presente anche l’oncologo Franco Figoli, che ha spiegato: «La salute purtroppo oltre al nostro stile di vita è legata anche all’ambiente. Il numero dei tumori continua ad aumentare e anche se trent’anni fa in America si prevedeva che ai giorni nostri il tumore sarebbe sparito, così non è. Tanti esperimenti non sono serviti a risolvere il problema, quindi bisogna diminuire il numero delle cause, partendo dall’inquinamento» . Intervenuti all’incontro anche Massimo Pecori, difensore civico, e Adriano Verlato (cittadini per l’Ulivo) che ha commentato: «Il problema dell’inquinamento non verrà risolto fino a quando non verrà attuato un piano della mobilità in grado di diminuire il traffico delle automobili all’interno della città. Purtroppo anche se da anni noi cerchiamo di proporre il piano Retis sembra che nessuno voglia prenderlo in considerazione, seppur sia una valida soluzione a tutti i nostri problemi. Spero che con i risultati ottenuti dalla ricerca sull’impatto dell’inquinamento sulla salute venga rivista l’intera viabilità e diventi per noi il primo problema da risolvere in via urgente».


Sono "estremamente" d’accordo
Per entrambi la guerra in Iraq è un’indecenza
Sono divisi solo in tema di immigrati
Cioni (Alternativa sociale) e Pavin (Disobbedienti) fanno coincidere destra e sinistra

(ma. sm.) I militanti di Alternativa sociale sono in piazza Castello per spiegare i motivi per cui la Turchia deve rimanere fuori dall’Europa. Questione di identità nazionali, che Alex Cioni, 29 anni, portavoce provinciale di As, rivendica come elemento discriminante del patrimonio ideale dell’estrema destra. Ma, contrariamente a quel che potrebbe sembrare, non si tratta di una posizione anti-islamica. Tutt’altro.
- Il suo movimento non è tenero nei confronti degli immigrati. Con l’Islam come la mettiamo?
«So di dare un piccolo dispiacere ai camerati di Forza nuova, ma io credo che, nelle loro terre, gli islamici stiano portando avanti un’encomiabile lotta di liberazione contro il mondialismo».
- Quindi anche lei è contro la guerra in Iraq...
«La nostra posizione, in questo senso, non si discosta molto da quella dei sedicenti pacifisti: siamo nettamente contrari, fin dall’inizio, al conflitto».
- Però il vostro carattere nazionalista dovrebbe indurvi a guardare con un occhio di riguardo i soldati italiani. O no?
«Rispettiamo la divisa che portano, ma in questo caso noi pensiamo siano degli occupanti. L’attacco di Nassiriya, per esempio, altro non è stato che un legittimo atto di guerra contro gli invasori».
- Uguali in tutto e per tutto ai no-global...
«Veramente i veri no-global siamo noi. Siamo profondamente anti-internazionalisti, contro la globalizzazione, contro il liberal-capitalismo. Loro invece sono new-gobal».
- E la Vicenza militarizzata, con la prospettiva di veder rafforzato il contingente americano di stanza alla Ederle?
«Stiamo portando avanti una battaglia politica per impedire che questo avvenga. Anzi, dirò di più, per noi l’Italia dovrebbe uscire dalla Nato, così come tutte le basi Usa nel nostro Paese dovrebbero essere smantellate».
- Anche qui la posizione è in linea con quella dei Disobbedienti...
«So già dove vuole arrivare, alla tesi degli opposti estremismi che si toccano e amenità simili. La verità è che bisogna intendersi sul concetto di estremismo. Io non mi sento estremo. Piuttosto certe forme di estremismo io le vedo in An e nei Ds».
- Se la definiscono fascista si offende?
«Non mi offendo per niente. Sono però convinto che questo concetto abbia subito un’inevitabile evoluzione negli anni. Volendo scegliere un’etichetta, io opterei per nazional-rivoluzionario. Quello che non tollero, però, è che quelli di An si considerino gli eredi del fascismo».
- Però, tra voi neofascisti, se passa il termine, c’è una bella confusione. I litigi tra Alternativa sociale e Forza nuova non hanno giovato alla causa...
«È vero, ma stiamo rimediando. Sa com’è, il nostro è un microcosmo piuttosto composito, non omogeneo, in cui non sempre è facile trovare un accordo».
- Siete razzisti?
«No, noi siamo perché ciascun popolo possa vivere secondo le proprie identità culturali. Questo vale per noi italiani in Italia, e per gli iracheni in Iraq».
- E se si forma una teocrazia come quella che avevano imposto i talebani in Afghanistan?
«Per dirla con Massimo Fini, il mullah Omar era più rappresentativo del popolo afgano di quanto non lo sia oggi il presidente Karzai».
- C’è un modello concreto in cui il vostro bagaglio ideale abbia trovato realizzazione?
«Potrà sembrare strano, ma per me il regime baathista di Saddam Hussein aveva molte caratteristiche che si avvicinavano al nostro pensiero».
- Una tesi un pochino ardita...
«Oppure Chavez, in Venezuela...».
- Che è un comunista, sostenuto da Fidel Castro...
«No, non è comunista. E quanto a Castro, Chavez ha dovuto appoggiarsi a qualcuno, visto che il mondo lo ha lasciato solo».
- E un testo da consigliare ad un ventenne per capire quali sono le vostre idee?
«Nonostante le ultime scivolate politiche, credo che alcune opere di Pino Rauti siano illuminanti. Poi, personalmente, prediligo Berto Ricci, anche se tra i classici del pensiero di destra figura Julius Evola».
- Qual è il punto di maggior contrasto con il movimento dei Disobbedienti?
«L’immigrazione. Loro stanno manifestando per dare una casa agli stranieri, noi pensiamo prima agli italiani. Che poi gli extracomunitari abbiano diritto ad un regolamento chiaro, è fuori discussione. Ma non bisogna dimenticare che sono sempre degli ospiti».

(ma. sm.) I Disobbedienti sono in contrà ...

(ma. sm.) I Disobbedienti sono in contrà del Monte a perorare la causa degli immigrati. In particolare, vorrebbero che venissero date loro più case, visto che resta questo il problema principale per chi arriva qui alla ricerca di una nuova vita. Questi giovani vicentini che si dannano per la multiculturalità e fanno la guerra alla guerra sono percepiti dalla maggioranza silenziosa come l’estrema sinistra, i comunisti del terzo millennio, per sintetizzare. C’è anche Francesco Pavin, 25 anni, da una vita anima del movimento più movimentista della provincia.
- Se la chiamano comunista lei si offende o lo prende per un complimento?
«Sono cambiate le cose, anche se io sono partito dall’analisi marxiana per giungere ad una rielaborazione più attuale del ragionamento».
- Riassumendo, comunista o no?
«Una volta c’era la classe operaia, oggi c’è la classe dei precari, di quelli che un giorno il lavoro c’è e domani no. Il lavoro va redistribuito, ma se il lavoro non c’è va redistribuita la ricchezza, vanno redistribuiti i soldi, che di quelli ce n’è sempre».
- La vostra lotta, da qualche anno, è concentrata su un aspetto: la guerra in Iraq. Sempre convinto del no, senza se e senza ma?
«Oggi più di allora. Purtroppo l’evidenza dei fatti ci ha dato ragione: la guerra voluta da Bush ha portato solo disastri, morte e distruzione. Prima l’Iraq era uno dei Paesi più laici del Medio Oriente islamico, oggi è quello col più alto tasso di terrorismo».
- Ah, parla di terrorismo...
«No, guardi, qui bisogna che ci intendiamo. Ci sono dei concetti duri da esprimere ma che vanno spiegati. Per esempio, il fatto che il Comune di Vicenza voglia premiare i militari berici che hanno combattuto in Iraq, a Nassiriya...».
- Un’iniziativa comprensibile. Non la convince?
«Per noi i militari in servizio a Nassiriya sono degli assassini».
- Ma per favore, questa non può passare. Mica sono andati laggiù per ammazzare: piuttosto, sono stati ammazzati, in 19, da un camion pieno di esplosivo. Non crede di esagerare?
«Guardi, è una questione di punti di vista. A noi non va giù il fatto che il Comune di Vicenza decida di premiare gente che ha fatto della guerra un punto d’onore. È inaccettabile».
- Cambiamo angolazione. Il fatto che Bush sia stato di nuovo eletto presidente degli Usa vi autorizza quindi a definirvi antiamericani?
«Noi non siamo contro il popolo americano, siamo contro questo presidente guerrafondaio».
- Sì, ma se il popolo lo vota, anzi, lo rivota...
«Sulle elezioni americane ci sarebbe molto da dire. Su chi ha il diritto di voto, su chi non si iscrive per votare e via di questo passo».
- E quindi non sarete certamente soddisfatti del fatto che a Vicenza stiano per arrivare altri 2-3000 soldati americani...
«Una cosa inqualificabile, così come è inqualificabile che nessuno, tra le istituzioni, senta il bisogno di dire una parola di dissenso. La caserma Ederle è un luogo in cui si fabbrica la morte e noi adesso mettiamo a disposizione altro spazio per ospitare altri fabbricanti di morte. Per non parlare della Gendarmeria europea, delle scuole per carabinieri, davvero inqualificabile».
- Senta, ma quanti sono i giovani vicentini, dai 18 ai 20 anni, per capirci, che si avvicinano alle vostre idee, al vostro movimento?
«Tanti, e il prossimo 13 novembre ci conteremo. Abbiamo intenzione di impadronirci di un treno, andare a Venezia e manifestare contro il vertice nato in programma nella città lagunare».
- Se un ventenne le chiedesse un libro su cui leggere le linee fondamentali del pensiero "disobbediente", o no-global se preferisce, che testo indicherebbe?
«Il primo che mi viene in mente è Don Chisciotte: combattere contro i mulini a vento è una nostra caratteristica. Per restare ai tempi nostri, trovo che No logo di Naomi Klein sia molto illuminante».
- C’è uno Stato in cui trovano applicazioni concrete le vostre teorie?
«Forse quello che si avvicina di più è il Chiapas, in Messico, di Zapata. Qui il concetto di comandare obbedendo è stato tradotto nel sistema ideale di economia autogestita collettivamente».
- Collettivismo e libertà, pensa che i due concetti possano coesistere? La storia non ha insegnato cose un po’ diverse?
«Noi non siamo certo stalinisti, piuttosto degli eretici. Crediamo in un sistema più umano e siamo convinti che si possa trovare un modo migliore, più giusto, per far andare avanti questo mondo».


Zona 6: teschi, porri e minacce contro il presidente anti-antenne
A S. Bertilla petizione dei residenti «No al quarto impianto in 90 metri»

di G. Marco Mancassola

Strane coincidenze, alla circoscrizione 6, dove torna a bollire in questi giorni il pentolone delle maxi-antenne che svettano fra il quartiere di S. Bertilla e viale Trento, alle spalle del supermarket Silos. In primavera i residenti di via Stuparich avevano presentato un esposto e una petizione in municipio per chiedere di porre un freno alle nuove installazioni, ripetitori appesi su pali alti 21 metri. Pochi mesi dopo, in estate, lo stesso presidente della circoscrizione, Matteo Tosetto (foto in alto), era sceso in campo per chiedere di schermare i pennoni e di scongiurare il pericolo che nell’area di via Stuparich, dove sorge un parco giochi e dove è prevista la realizzazione di un’area per i bambini nell’ambito del Pp9, venga installata la quarta antenna in poco più di 90 metri. Nel terreno del consorzio agrario, infatti, sono stati conficcati già due pali, in cui inizialmente erano stati appesi due ripetitori, della H3G e della Vodafone. Di recente in uno dei due è stato abbinato un impianto della Tim. All’appello manca soltanto la Wind, che in primavera aveva abbandonato l’idea di installare un’antenna in via Melette, sull’altra sponda di viale Trento. Così, dalle parti di via Stuparich temono che si faccia poker con la quarta antenna. Dove sta la strana coincidenza? Nel fatto che da quando Tosetto ha preso posizione contro l’affollamento di antenne, è finito nel mirino di vandalismi e strani atti intimidatori. La famiglia, infatti, vive in zona e dall’estate scorsa non si contano le denunce contro ignoti per atti di vandalismo e minacce. Per prima cosa erano stati tagliati i pneumatici dell’auto della madre. Poi è stata strisciata la carrozzeria e frantumati gli specchietti retrovisore. L’escalation è passata poi per macabri volantini con il teschio che simboleggia il pericolo di morte, come quelli affissi sui tralicci dell’alta tensione. Nei giorni scorsi, infine, l’auto è stata ripetutamente condita con secchiate di porri.
«Non ho idea di chi possa essere stato e non so quale sia il fine di queste persone, che invito a lasciare perdere la mia famiglia. Se la prendano con me, se proprio devono - spiega Tosetto -. Una cosa è certa: non mi fermo di fronte a queste intimidazioni». In estate Tosetto aveva posto la questione della moltiplicazione delle antenne al difensore civico Massimo Pecori, già intervenuto con successo in una fase di vuoto normativo nella vicenda di via Melette. Di appigli normativi, però, in questo caso non c’era nemmeno l’ombra. Quindi Tosetto ha preso carta e penna e ha scritto ai responsabili del consorzio agrario, per chiedere di valutare con attenzione l’eventuale richiesta per la quarta stazione radiobase e di considerare l’ipotesi di schermare i ripetitori con alberi: «Finora, però, non ho mai avuto alcuna risposta - dice -. I residenti stanno manifestando tutta la loro preoccupazione e io, da cittadino e da presidente, li sostengo pienamente». Cosa si può fare? «Il primo passo sarà tornare a scrivere al consorzio agrario e se ancora non dovesse arrivare alcuna risposta, cercheremo di capire cosa si può fare per scongiurare il rischio di una quarta antenna. Inoltre, come emerso di recente in una seduta della commissione ecologia, verrà chiesto al Comune di informare le circoscrizioni sulle nuove antenne che verranno installate in seguito all’accordo raggiunto con i gestori. Un passaggio, questo, importante, anche se il parere delle circoscrizioni non può in alcun modo essere vincolante. La gente è impaurita: è importante si faccia la dovuta informazione».