Verso il sì all’assestamento di bilancio in un Consiglio comunale molto acceso
A tarda ora la Dal Lago chiede un confronto ristretto sui conti
di Antonio Trentin
Dopo cinque ore di discussione, alle 23 passate di ieri, la serata-clou sui bilanci di Comune e Aim - incamminata ormai verso l’approvazione dell’assestamento 2003 e della ricognizione dello stato dei programmi da parte di una Casa delle libertà più rassegnata che convinta al “sì” - ha avuto un sussulto più forte degli altri che già avevano punteggiato il dibattito in sala Bernarda.
È successo quando la capogruppo leghista Manuela Dal Lago se n’è venuta fuori con una clamorosa richiesta, rivolta non al sindaco Enrico Hüllweck.
Né tantomeno all’assessore al Bilancio Carla Ancora parte in causa nelle polemiche di un quadrimestre.
Si è rivolta «al presidente del consiglio Sarracco come garante di tutti» : «Vogliamo capire dov’è la verità ». E per capirla meglio ritrovarsi tutti, ha raccomandato, in una riunione ristretta e decisiva.
Non era bastato il lungo confronto? Evidentemente no. Non era bastata la lunga autodifesa con contrattacco fatta dall’Ancora (vedi sotto) ? Altrettanto evidentemente no. “Confusione” ha chiamato la Dal Lago lo stato delle cose (poco) note a proposito della genesi del “buco” milionario nei conti incrociati Aim-Comune. «Qualcosa non ha funzionato e certamente non per colpa dei consiglieri - ha commentato la leader leghista - e non mi sento di dire, come vorrebbe qualcuno, che si è colpevoli perché si vuole capire. Capire la verità permette di votare con tranquillità. Non capire la verità significa avere più difficoltà a votare oggi, domani o sempre».
Insomma: per bocca della più titolata tra i consiglieri di maggioranza, nell’imminenza del voto che doveva sanare numeri e dispute di tutta un’estate, è stato esplicitato il dubbio-chiave sulle responsabilità di tutto quanto successo per mesi. Colpa di Aim o colpa del Comune? Colpa dei politici o dei tecnici contabili? «Se è stato un problema di coordinamento dei bilanci, come ha fatto il sindaco a rinominare presidente in Aim il presidente incapace di coordinarli?» si è chiesta la Dal Lago, interrogandosi sul bis dell’aennista Giuseppe Rossi a San Biagio. E se è stato un problema dell’Amministrazione, «chi pagherà in Comune per le colpe che ha avuto?».
Gli interrogativi - ben espressivi di una riunione nervosissima e di tutta una stagione di polemiche - pendevano ancora quando sopravveniva la notte e la previsione era di discussione ancora lunga e voto alle ore piccole. Interrogativi pressanti soprattutto a centrodestra, ovviamente.
Dentro la Casa delle libertà se ne sono sentite di notevoli, buone per ieri sera e per più avanti nel tempo. La Dal Lago ha sminato il terreno infido dei presunti e vociferati complotti anti-Hüllweck: «Non ci sono complotti, non ho avuto finora e non ho nessuna intenzione di fare il sindaco di Vicenza, voglio solo poter rispettare il patto di coalizione stretto lo scorso anno e chiedo che mi venga concesso di farlo». Alleanza nazionale, col capogruppo Luca Milani, ha immediatamente difeso «la correttezza dei comportamenti del presidente di Aim Rossi» contestando i sospetti lanciati dalla forzista Maria Elisabetta Rossi in un’accesissima arringa pro-Ancora (vedi a lato) . E l’Udc è stata protagonista di una rapida retromarcia sull’annunciata astensione dal voto pro-delibere, con allineamento finale di Mario Bagnara al resto del centrodestra, nonostante un pepato commento sulle «troppa confusione e notevole leggerezza - in tutto quanto avvenuto da giugno in qua - con risultato devastante per l’immagine di Comune e Aim».
Questo scorcio finale, tutto riguardante gli umori e le preoccupazioni della maggioranza di centrodestra, è stato proposto sulla scena consiliare dopo che a lungo era toccato al centrosinistra di tuonare contro le “bugie” dell’assessore Ancora, continuamente invitata alle dimissioni per l’ “irresponsabilità nella gestione dei conti con Aim”, e contro la copertura politica garantitale dal sindaco.
Non erano in discussione le formule tecniche scritte nei giorni scorsi con la consulenza del professor Maurizio Interdonato per «riallineare le disarmonie» - come dice l’eufemismo per non dover parlare di “buco” - perché la maggioranza le aveva già digerite (“pieno appoggio” dal capogruppo forzista Gabriele Galla) e perché l’opposizione le riteneva solo un bell’artificio.
Non c’è stato approfondimento giuridico-contabile di tutta la vicenda, perché i revisori dei conti comunali - chiamati come ospiti, ma poco partecipi - si sono trincerati dietro una smilza dichiarazione del loro presidente Luigi Campana, sostanzialmente per chiamarsi fuori dalla diatriba e dirsi disposti a confrontarsi soltanto per scritto. Lo scontro è stato principalmente politico, sul passato e sul presente del ruolo dell’Ancora, e procedurale su quanto da lei detto e non detto fino a ieri.
«Non ho sentito neanche una parola del tipo 'scusate…'. Ha taciuto per quattro mesi le cose che ha raccontato adesso - l’ha incalzata il diessino Ubaldo Alifuoco - era così difficile ammettere l’errore?». Il verde Ciro Asproso, Marino Quaresimin della Margherita, Carla Zuin di Vicenza Capoluogo e il resto dei Ds (Dalla Pozza, Poletto, Rolando, Cristofari) hanno sviluppato lo stesso concetto, aggiungendovi le preoccupazioni crescenti per il governo di Aim SpA e per le future certezze di bilancio in Comune. Frecciata con dichiarazione autoironica del rifondatore Emilio Franzina: «Sento l’assessore particolarmente vicina… Tra una ventina di giorni sarò dimissionario per motivi personali io, magari lo sarà anche lei».
Di rapporti contrattuali tra Aziende e municipio - cioè del nòcciolo pratica della lunga contesa - si è occupato il forzista Andrea Pellizzari, per dire che incertezze e controversie su una materia del genere non dovevano esserci. Di più sostanziosi dubbi contabili e finanziari ha discusso la leghista Franca Equizi, prima di annunciare il suo “no” ai conti 2003-2004 come ultimamente congegnati. E poco riscontro ha avuto il conciliante giudizio del forzista Gianfranco Dori sulla magagna di bilancio raccontata dall’Ancora: «Una banale incomprensione che poteva essere risolta…»: gli avversari del centrosinistra gli hanno rivoltato contro il ragionamento, tornando a condannare i “silenzi colpevoli” dell’Amministrazione e «l’assenza di guida politica» sull’asse Comune-Aziende.
Esiti della serata consiliare? I numeri del voto sui conti 2003-2004 si conosceranno oggi. Per le conseguenze politiche c’è tempo.
L’Ancora ammette «Taciuta la vicenda per salvare le casse»
È successo tutto perché tra l’8 gennaio e il 19 aprile in Aim qualcuno - o tutti quelli che contavano più degli altri - ha cambiato idea. Senza che il Comune (tramite il sindaco ‘azionista-padrone’ e chi per lui…) evidentemente se ne accorgesse e intervenisse. Decidendo di non segnare nei suoi conti di primavera le promesse dell’inverno, cioè il solito ricco trasferimento finanziario indispensabile per le casse comunali, la SpA di contrà San Biagio aveva sgambettato i bilanci di palazzo Trissino. Di quanto?
Di quei 2,6 milioni di euro (2003) e 1,4 milioni (2004) che ‘buco’ non sarebbero mai stati, perché mancavano solo sulla carta. È partita da qui l’auto-difesa dell’assessore Carla Ancora, durata 40 minuti buoni. Ed è andata avanti con qualche rivelazione: tra le altre quella sul tentativo del presidente di Aim SpA, l’aennista Giuseppe Rossi, di tenere riservata (per poi fargliela ritirare) la lettera dell’allora consigliere d’amministrazione Alberto Filosofo che avvertiva dello scarto tra bilanci comunali e bilanci delle Aziende; oppure sulla necessità di non palesare subito la “disarmonia” dei conti poi diventata politicamente dirompente; e una terza sulla sensazione sua di «aver assistito una specie di resistenza passiva in Aim: non del presidente, perché è stato grazie a lui che si è arrivati a una soluzione, ma di altri».
Sul piano contabile, l’Ancora ha ribadito che il Comune non poteva certo rinunciare al credito atteso da Aim in base ai nove contratti di servizio in vigore. Se lo faceva, veniva meno a un dovere e provocava una falla. «Che cosa avrebbe significato, nel luglio scorso, indicare che mancavano quei 2,6 milioni più 1,4 milioni di euro del 2003 e 2004 ?»: a questo auto-interrogativo - che sostanzialmente ha confermato gran parte della polemica impostata dall’opposizione - l’Ancora si è risposta confermando non il rischio, ma la certezza di sforare il ‘patto di stabilità’ e di mettere quindi il Comune nella necessità, a metà anno, di bloccare l’assunzione di mutui per investimenti e di «tagliare dove i soldi c’erano ancora, sui servizi sociali: e qualcuno dovrebbe dirmi se questa era la soluzione ottimale per i cittadini» . Una manovra di retrovia, imbastita per salvare il bilancio dell’Amministrazione, parzialmente secretata per non produrre danni: questa, in sostanza, è stata l’interpretazione che l’assessore ha dato della vicenda che l’ha vista protagonista e che poi l’estate ha fatto maturare fino all’esplosione e fino all’aggravamento finale perché, sempre in Aim, “qualcuno” non ha provveduto in fretta a sistemare le cose come l’Amministrazione chiedeva e tutto è stato rimandato al nuovo cda nominato dal sindaco.
Dai suoi
La Rossi spara sull’Aim ma viene zittita
Alla fine l’hanno zittita i suoi: il centrosinistra sarebbe rimasto ad ascoltarla volentieri per un altro bel po’, anche a costo di sentire qualche rimbalzo contro «l’opposizione che ha giocato sporco» o contro i consiglieri «arruffapopolo» (gratificato del titolo il diessino Giovanni Rolando)...
Lei diceva di parlare a nome del gruppo Forza Italia e stava rovesciando accuse a palate sull’Aim, sul vecchio consiglio d’amministrazione della SpA di San Biagio che in parte significativa è stato riconfermato in carica, sul suo compagno di partito Alberto Filosofo unico bocciato in fase di rinnovo del CdA aziendale, sui poltronisti di centrodestra che in Aim mettono insieme 70-80 mila euro all’anno di paga, sui forzisti dissidenti in Comune che creano un clima “nuvoloso variabile” e sugli alleati riottosi che non sostengono la giunta. Il capogruppo ‘azzurro’ Gabriele Galla prima le aveva fatto arrivare un bigliettino ammonitore. Poi è arrivato a certificarle ufficialmente lo spegnimento del microfono, mentre rumoreggiavano alcuni di FI, sbigottiti per quello che stavano ascoltando e mentre quelli di Alleanza nazionale facevano capannello preparandosi a chiedere conto ai partner.
Ma quello che Maria Elisabetta Rossi ha raccontato ieri sera in sala Bernarda - oltre a essere un vero e proprio show in raro stile anti-politichese - è stato un pezzo forte di innegabile significato. Perché era nota, e si palesava passaggio dopo passaggio, la perfetta sintonia tra le parole sue e il pensiero dell’assessore Carla Ancora. E perché tutti i ragionamenti espressi, fatti intendere o anche sottaciuti risultano essere - in sostanza - quelli stessi con i quali l’Ancora ha finora e per ora convinto il sindaco e che stanno alla base del permanente rapporto di fiducia tra la titolare del Bilancio ed Enrico Hüllweck. Corretta o non corretta che sia l’impostazione, piacevole o non piacevole per Forza Italia e il resto della Casa delle libertà. Duri o non duri nelle prossime settimane il rapporto fiduciario tra il capo dell’Amministrazione e la super-assessore.
Che cosa ha detto la Rossi, prima di troncare bruscamente l’intervento? Che tutta la vicenda dei bilanci non collimanti «ha ruotato intorno alle poltrone in Aim: se non ci fossero state le nomine in vista, tutto questo putiferio non sarebbe avvenuto». Che il groviglio di interessi politici e privati ha determinato l’esplodere di una situazione che l’Ancora teneva sotto controllo, dopo che «il consiglio di Aim aveva deciso in aprile diversamente da come aveva indicato in gennaio» (il riferimento è al solito ‘caso’ della promessa di un trasferimento da 10 milioni di euro risultato ridotto di 2,6 milioni al momento della definizione del bilancio della SpA). Che tutto è derivato dall’ormai famosissima lettera del consigliere di Aim Filosofo ( «la cosa più intrigante da leggere in questo periodo dopo il ‘Codice Da Vinci’») fatta indebitamente filtrare all’opposizione e alla stampa, a danno della stabilità dei rapporti tra Comune e Aim. Che i colpevoli di tutto quanto è successo vanno cercati in contrà San Biagio, forse tra i tecnici, certamente tra gli amministratori rimasti nel CdA fino a tutta l’estate, a evidente conferma dello scollamento tra guida politica in Comune e conduzione gestionale della SpA.
E l’assessore finita nella bufera? Dalla Rossi, per lei, una definizione di “vittima designata” del complotto intrecciatosi intorno ai bilanci traballanti e un paragone con ben più cruente situazioni che ha fatto diventare la questione del ‘buco’ una lunga, trimestrale, lapidazione di innocente: l’Ancora, appunto.