Ciclopista, ora anche un referendum
Ma un sondaggio improvvisato boccia via Albinoni e promuove via Corelli
di Sandro Sandoli
A S. Lazzaro si vota. Ovvero sulla pista ciclabile è iniziato un referendum (informale) per dire al Palazzo quale dei percorsi possibili nel tratto di via Albinoni sia il più gradito al quartiere. La decisione di appellarsi direttamente ai residenti, che alla fine, come contribuenti, sono i “veri” committenti dei lavori, è stata resa nota l’altra sera dal comitato spontaneo formatosi in quattro e quattr’otto quando ci si era accorti che la costruenda ciclopista avrebbe depauperato di vitali posti-auto l’“isola ecologica”, sulla quale insistono il distretto sanitario numero 2 (oltre diecimila utenti), dodici negozi, una farmacia, due ambulatori di medici di famiglia, uffici, appartamenti e... il grande supermercato “Ali”.
L’annuncio è stato dato durante un’affollata assemblea pubblica, tenutasi nel centro sociale dell’ex scuola elementare “Tecchio” e alla quale ha anche partecipato, un po’ a sorpresa, l’assessore alla mobilità Claudio Cicero: ieri mattina è cominciata la distribuzione di mezzo migliaio di questionari, che entro stasera dovranno essere restituiti compilati e firmati in edicola o in farmacia e che lunedì verranno consegnati, perchè qualcuno ne tragga le debite deduzioni, alla commissione terriorio della circoscrizione 6. Ma prima del rompete le righe al dott. Daniele Zeggio, “deus ex macchina” della protesta di questi giorni, è balenata l’idea di un sondaggio veloce alla Mannheimer, l’ospite quasi fisso di “Porta a porta”: il risultato è che tra le due ipotesi prospettate da Cicero è stata scelta a maggioranza quella che prevede il passaggio della pista per via Albinoni a senso unico con maxi-rotatoria che gira attorno a tutto l’isolato, però quando s’è precisato che sul questionario si può indicare anche una terza soluzione, che altro non sarebbe che la deviazione della ciclopista per via Corelli, quattro quinti dell’assemblea, sempre per alzata di mano, ha optato per la proposta alternativa di via Corelli, fatta fin dall’inizio dai residenti.
Comunque si è trattato di un incontro tranquillo, con pochissime fiammate polemiche, anche se prima che cominciasse si erano temute contestazioni all’assessore, perché era corsa voce che i lavori in via Albinoni, sospesi nei giorni scorsi dallo stesso Cicero, erano ripresi: in realtà si era trattato di un mezzo equivoco ovvero l’Amcps è intervenuta solo per finire il cordolo nella parte terminale della strada. E se, nonostante il tema fosse uno di quelli solitamente caldi, non ci sono state intemperanze, il merito è del comitato (Luisanna Baldeschi, Flora Bartolomei, Mauro Filippi e il dott. Daniele Zeggio) che ha evitato all’assemblea di svicolare nel politichese. Il problema della ciclopista di S. Lazzaro è stato illustrato (nel vero senso della parola) dallo stesso dott. Zeggio con un video, che ha visualizzato le due proposte fatte pervenire in circoscrizione qualche giorno prima da Cicero come risposta al no del quartiere (con 620 firme) al coinvolgimento di via Albinoni: la prima, quella del senso unico attorno all’isola ecologica, permetterebbe anche di recuperare posti auto per cui è considerata la meno peggio, la seconda, quella che prevede di far “slittare” pista e marciapiede verso il verde, sacrificherebbe una quindicina di posti macchina nella parte terminale, davanti ai condomini, per cui non riscuote nessunissimo gradimento. Zeggio ha pure spiegato che sul tappeto c’è anche il passaggio del bus per via Corelli (l’idea non sembra proprio entusiasmare i residenti) e prima di aprire il ventaglio degli interventi ha chiesto di essere cauti nel criticare Cicero, di cui nessuno può disconoscere di aver, con i “suoi” rondò, fluidificato il traffico vicentino e ridotta l’incidentalità. E l’assessore ha cominciato mostrando subito, a sua volta, una foto di via Natta, dove sul verde c’è un “sentiero” tracciato da pedoni e bici: questo per dimostrare che gli uni e gli altri, come l’acqua, scelgono sempre e comunque il tragitto più breve e quindi anche un “siluro” all’ipotesi via Corelli che allungherebbe il percorso di circa 150 metri. Poi ha avvertito che la costruenda pista va inquadrata in quel piano comunale che prevede nel giro di pochi anni la realizzazione di un reticolo vicentino di 140 chilometri di ciclopiste, ha spiegato che la chicane di via Rossini serve a far moderare la velocità a chi entra nel quartiere ed ha assicurato che lungo la strada si potrà posteggiare da una parte e dall’altra, per cui non è vero che si perdono un centinaio di posti auto. Ma dopo il monologo durato mezz’ora abbondante, tante altre cose Cicero le ha dette durante il dibattito con il pubblico. Non s’è sottratto alla polemica quando Fulvio Rebesani gli ha chiesto di sospendere e ridiscutere l’intero piano comunale di ciclopiste (gli ha ribattuto che durante gli anni trascorsi dall’ex consigliere in sala Bernarda non è stato costruito un solo chilometro di pista), mentre s’è soffermato un paio di volte sull’ipotesi di passaggio del bus per via Corelli, spostando l’uscita della elementare “Zecchetto” sul parcheggio antistante lo stadio del baseball. E alla fine c’è stata la sorpresa della simulazione di sondaggio, che ha messo in cima ai desideri del quartiere il passaggio della ciclopista per via Corelli, con un “ni” alla sua inclusione nel percorso del bus. Sembra che l’assessore non abbia gradito.
«Al Qaeda potrebbe essere qui»
I due algerini residenti a Vicenza rischiano di nuovo l’arresto
di Marino Smiderle
Abdelkhader Toubal e Djelloul Halimi sono due algerini che lavorano a Vicenza da diversi anni. Il primo ha 37 anni, il secondo 44. Secondo il loro avvocato difensore, Paolo Mele senior, sono perfettamente integrati nella comunità berica; secondo il pm di Napoli fanno parte della rete terroristica islamica che fa riferimento al Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc) e devono essere arrestati, insieme ad altre 27 persone; secondo il gip (prima) e il tribunale del riesame (poi) non ci sono gli elementi sufficienti per giustificare la custodia cautelare in carcere; secondo la Cassazione, invece, tutto l’incartamento va ripreso, riconsiderato ed eventualmente capovolto. Una storia giudiziaria senza fine, che lascia tutti nel dubbio dall’inizio del 2004, quando la procura di Napoli inviò i carabinieri a perquisire le abitazioni dei "vicentini", sospettati di aver costituito un gruppo di appoggio berico per operazioni terroristiche in Italia e in Europa. I pm napoletani Franco Roberti e Michele Del Prete avevano inviato un malloppone che, a loro giudizio, avrebbe avuto come conseguenza l’ordine di arresto per i due algerini. Ma, come detto, sia il gip che il tribunale del riesame hanno mostrato il pollice verso. La Cassazione, pur non esprimendosi direttamente sull'opportunità o meno dell’arresto (non spetta alla massima corte decidere), ha però accolto il ricorso dei pm e ha rispedito l’incartamento al riesame perché; appunto, lo riesamini.
Il tutto seguendo i criteri proposti dal pm, condivisi dalla Cassazione. Perché Al Qaeda potrebbe essere qui.
«Il tribunale di Napoli - si legge nelle motivazioni che accompagnano l’accoglimento del ricorso da parte della Cassazione - è pervenuto alla decisione impugnata, ignorando i documenti prodotti in udienza dal pubblico ministero e frammentando gli elementi esistenti a carico degli indagati esaminati singolarmente, senza cogliere, attraverso tal errato metodo di valutazione, il complessivo quadro d’accusa. Una tale carente disamina, del materiale indiziario è particolarmente rilevante nel caso in cui gli indagati siano accusati di fare parte di un’organizzazione terroristico-eversiva di dimensione transnazionale».
«La cellula italiana - prosegue - potrebbe essere chiamata a svolgere compiti di mero supporto all’azione e, pur avendo limitato ruolo, si porrebbe come parte integrante di un’associazione che si propone il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo».
In sostanza, l’arresto era stato negato per due ordini di motivi. Il primo faceva riferimento al movimento salafita, che il pm considerava di chiara matrice terroristica, affiliato ad Al Qaeda, sulla base della sua storia recente, cosa che invece gip e tribunale mettevano in dubbio; il secondo andava ricavato dal fatto che mentre il pm ragionava in un’ottica di insieme, gli organi giudicanti di primo e secondo grado si concentravano sulle singoli posizioni, non dando sufficiente importanza, secondo pm e Cassazione, al quadro complessivo.
Per Paolo Mele senior, avvocato difensore dei due algerini, «non ha molto senso chiedere l’arresto di due persone che sono perfettamente integrate nella comunità vicentina, pur mantenendo la propria identità culturale e religiosa, e che non hanno mai tentato di fuggire, restando sempre a disposizione della magistratura».
La pila di documenti, intercettazioni, traduzioni, sospetti passa di nuovo sul tavolo del tribunale del riesame.