07 MARZO 2006

dal Giornale di Vicenza

Americani pronti al raddoppio
Borghezio a Padova e scontri con la polizia Vicentini denunciati
I vicentini dell’Angaran «Noi non siamo violenti»

Americani pronti al raddoppio
In attesa del Dal Molin sono stati stanziati 45 milioni per una scuola

di Marino Smiderle

La caserma Ederle sta scoppiando. Per fortuna non si tratta di attentati kamikaze di Al Qaeda, anche se questa struttura militare vicentina è tra gli obiettivi possibili dei terroristi. No, stavolta lo scoppio è dovuto al fatto che non c’è più posto. È stato costruito tutto quel che era possibile costruire, ma i duemila nuovi soldati in arrivo (con relative famiglie) che sono destinati a raddoppiare, o quasi, il contingente attuale, rendono imminente una completa riorganizzazione logistica del contingente Usa.
La scuola. Per capire che gli americani hanno deciso di costituire a Vicenza la base più importante del sud Europa, basta dare un occhio al progetto previsto all’interno del villaggio di Vicenza est. Qui lo zio Sam ha messo da parte qualcosa come 45 milioni di dollari per costruire le scuole elementari e medie. Si tratta di un grande complesso, dove andranno a studiare qualcosa come 1.250 ragazzi. Steve Arn, un ingegnere del settore istruzione al Dipartimento della Difesa americano, ha dichiarato al giornale Stars & Stripes che il progetto per la scuola elementari era previsto da tempo. «La decisione di allargarlo e di inserire anche un settore destinato alla scuola media - ha precisato - è venuta quando è stato stabilito l’allargamento del contingente americano a Vicenza». Una volta che sarà stato approvato il budget, potranno partire i lavori, che saranno affidati a imprese locali (la consegna è prevista per il 2010). E già si pensa a una scuola superiore (high school).
La riorganizzazione. Da un punto di vista strategico, la 173ª Brigata è destinata a diventare quello che gli americani chiamano Brigade combat team. Cioè un contingente altamente operativo, capace di essere impiegato in qualsiasi fronte lo richiedesse nel giro di 24 ore. Questo implica il trasferimento di 2.000 soldati dalla Germania a Vicenza (il 1° squadrone del 4° Reggimento Cavalleria) e il conseguente inserimento della riformata 173ª Brigata nella 1ª Divisione Fanteria, che ha il suo comando a Fort Riley, Kansas. Il problema è che questa gigantesca opera di riorganizzazione, che ridurrà la presenza americana in Germania, deve essere supportata da nuovi alloggi per il personale militare e per i familiari. Non è pensabile che la caserma Ederle, così com’è, basti a contenere tutto.
Dal Molin. Di qui la richiesta, fatta a suo tempo al governo italiano, di avere a disposizione la base dell’aeroporto "Tomaso Dal Molin", un tempo sede della V Ataf della Nato, dove attualmente sono operativi il 10° Gruppo manutenzione elicotteri e il 27° Genio campale dell’Aeronautica militare italiana. Le intese con i piani alti del governo italiano sono state raggiunte, grazie anche al fatto che le relazioni con l’amministrazione americana sono ottime, ma in concreto non è ancora stato deciso alcunché. Fino allo sblocco della situazione, i duemila soldati sono destinati a rimanere in stand by in Germania. Nel frattempo è già stato stabilita la costruzione di un secondo villaggio, con 215 nuove abitazioni per i militari e per le famiglie. Lo schema è quello del lease-back, già adottato ad Aviano: una ditta locale costruisce e gli americani stipulano già il contratto d’affitto per i prossimi 10 anni, rinnovabili.
Il business. Dal punto di vista economico, questo potenziamento della presenza americana a Vicenza diventa un affare, per cominciare, per gli operatori del settore edilizio. In più, la realizzazione di nuove opere militari e civili porterà a relativi oneri di urbanizzazione che saranno a carico degli americani. A regime, la comunità americana presente in città aumenterà sensibilmente e dovrebbe arrivare a quota 15-20 mila. L’impatto su Vicenza non sarà quindi trascurabile, da diversi punti di vista.
Il risvolto elettorale. In questi mesi di permanenza della 173ª in Afghanistan, i progetti sono andati avanti piano. Ora il gen. Jason Kamiya è tornato ed è facile immaginare che abbia cominciato a intensificare, con molto tatto, le relazioni diplomatiche con il governo italiano. Il problema è che ci sono le elezioni di mezzo e potrebbe capitare che dopo il 9 aprile progetti e programmi vengano riconsiderati da parte dei (possibili) nuovi inquilini di palazzo Chigi e dintorni. Ecco perché, con cortese ma ferma sollecitudine, zio Sam sta premendo su Berlusconi perché molli il Dal Molin. Sarà un caso, ma dopo la standing ovation che il Congresso ha tributato a Berlusconi a Washington, l’assessore Claudio Cicero è tornato da Roma con la promessa che nei prossimi giorni l’aeroporto vicentino passerà da militare a civile. Un punto a favore, questo, anche per gli americani.


La Digos sta identificando i no global
Borghezio a Padova e scontri con la polizia Vicentini denunciati

Padova. Ci sono anche alcuni vicentini fra i no global denunciati dalla Digos per gli scontri in occasione del comizio del leghista Mario Borghezio. Sabato l’esponente del Carroccio aveva partecipato ad un convegno in Fiera - prima di recarsi a Torri di Quartesolo - e all’esterno un gruppo di Disobbedienti aveva manifestato contro le sue idee. Erano seguiti degli scontri con la polizia. Sono tutti esponenti dei centri sociali di Padova, Vicenza e Venezia i protagonisti degli incidenti con la polizia. Ne sono convinti gli uomini della Digos di Padova che stanno proseguendo gli accertamenti, anche con l’ausilio di filmati. Al vaglio degli investigatori le posizioni di una cinquantina di persone già note alle forze dell’ordine. Per alcune di loro oltre alla denuncia per porto di oggetti atti a offendere, violenza a pubblico ufficiale e lancio di oggetti pericolosi scatterà anche quella di furto per il prelievo di alcuni carrelli, usati come arieti, in un supermercato. Il bilancio degli scontri in termini di feriti non è pesante: sei gli agenti di polizia che sono dovuti ricorrere alle cure mediche (cinque i giorni di prognosi di media), diversi i contusi, tutti lievi. Feriti anche alcuni Disobbedienti, una fotografa e un giornalista di una testata locale. Fra le persone finite nel mirino degli inquirenti anche una ventina di giovani militanti vicentini. Sono quelli partiti alla volta di Padova - avevano scelto di manifestare tutti insieme con i compagni anziché compiere un sit-in in pochi a Torri - e che hanno preso parte alla protesta. Fra loro anche i responsabili del movimento berico, che a gennaio avevano organizzato il corteo con Luca Casarini contro la Gendarmeria europea. La polizia padovana ha filmato gli scontri e con le registrazioni conta di riconoscere anche le persone che non siano immediatamente identificabili; fra queste vi sarebbero i vicentini già in odore di segnalazione alla procura.. Per questo nei prossimi giorni invierà copia del nastro anche alla Digos vicentina; gli investigatori del vicequestore Eduardo Cuozzo poi indicheranno ai colleghi i nomi dei vicentini.


Sindacato al Comune: «Lo sgombero non risolve nulla»
I vicentini dell’Angaran «Noi non siamo violenti»

(e. mar.) Sotto i portici di palazzo Angaran proseguono le polemiche. Da una parte i senzatetto vicentini chiariscono ancora una volta, che i disagi non dipendono da loro e che «sporcizia e violenze derivano dai comportamenti dei clochard stranieri. Non abbiamo nulla a che spartire con loro - ripetono in coro gli italiani - noi stiamo qui senza dare fastidio a nessuno, sono loro che rappresentano un pericolo per il quartiere, non si può fare di tutta un’erba un fascio». Dall’altra Cgil, Cisl, Uil, Csa Fialp Cisal ed Rdb-Cub dopo un’assemblea con i lavoratori degli uffici Inps di palazzo Angaran, spiegano che «il disagio per una situazione che si protrae da anni esiste, e da tempo la vicenda è già nota al Comune al quale era stata segnalata tanto dalla direzione dell’Inps di Vicenza che da consiglieri comunali con apposite interpellanze, la gravità della situazione». «Siamo stupiti - si legge in una nota - apprendere che su uno spazio pubblico (esiste una servitù di passaggio risalente agli anni trenta del secolo scorso) il Comune ritiene di non poter intervenire in alcun modo in assenza di denuncia dei proprietari. A nostro parere, reiterati interventi dei servizi sociali comunali non sarebbero certamente stati impediti da chicchessia. L’ipotesi di sgombero del porticato come possibile conseguenza della richiesta del Comune di denuncia da parte dell’Inps, non solo non risolverebbe il problema (quanto meno per il variegato alternarsi dei frequentatori del portico), ma potrebbe ingenerare l’acuirsi del problema della sicurezza nell’accedere agli uffici del’Inps tanto per i dipendenti che per gli utenti». I sindacati dunque chiedono al Comune di mettere in campo un organico capace di articolare un intervento di carattere sociale che garantisca la sicurezza e la dignità di tutte le persone interessate. Ora la palla passa al Comune e all’assessore Sorrentino che aveva dichiarato la sua disponibiltà ad intervenire con la forza per lo sgombero dei portici. Non solo, sempre lo stesso assessore aveva annunciato telecamere in via XX Settembre per monitorare un quartiere a rischio sicurezza. «L’importante - aveva dichiarato invece il direttore Inps - che il problema si risolva una volta per tutti».