Sì all’antenna in località Braglio
Il Tar respinge il nuovo ricorso
di Tommasino Giaretta
L’antenna dell’Alcatel in località Braglio è legittimata a operare. Lo ha stabilito il Tar del Veneto che ribaltando una precedente sentenza a fronte di un nuovo ricorso di privati ha respinto la richiesta di sospensiva al permesso di costruire per l’impianto ponendo in tal senso una ipoteca sulla decisione finale. Il “cavallo di Troia” per fermare il ripetitore non era tanto l’opposizione all’antenna in sé (visto che la normativa nazionale dà ben poche possibilità di azione agli enti locali) quanto la strada d’accesso al sito.
La strada era stata fonte di accese controversie tra il proprietario del terreno affittato all’Alcatel, che usufruisce del diritto di passaggio, ed alcuni confinanti. Tagliando la strada il ripetitore sarebbe venuto a trovarsi isolato per mancanza di comunicazioni con l’esterno.
Il Tar ha però ritenuto la strada “indispensabile per l’accesso al fondo” per cui “le censure del ricorrente non appaiono attendibili”, rinviando, come detto, più estese motivazioni alla sentenza finale. Il “pregiudizio lamentato” dai ricorrenti è stato ritenuto dai giudici non supportato da elementi concreti.
La vicenda aveva preso origine dall’installazione di un’antenna per telefonia mobile da parte dell’Alcatel ancora nell’estate del 2004. Una prima sentenza annullava, nel novembre dello stesso anno, l’originario permesso di costruire perché la strada ricadeva, a differenza dell’antenna vera e propria, in ambito di tutela ambientale per cui si riteneva non essere stata seguita la prassi usuale, vale a dire il nulla osta della Sovrintendenza ai beni ambientali di Verona.
A seguito di una nuova richiesta, nel dicembre del 2005 veniva rilasciato il nuovo permesso di costruire contro il quale nella primavera di quest’anno partiva quest’ultimo ricorso, ora stoppato dai giudici veneziani.
L’Alcatel, a differenza delle società H3G ed Omnitel, non aveva a suo tempo accettato l’invito dell’amministrazione comunale a posizionare il proprio impianto in terreno di proprietà pubblica vicino al Tesina e lontano da centri abitati (le abitazioni più vicine sono in questo caso a circa 150 metri dall’impianto), allontanandosi così da popolosi insediamenti. Era stata progettata un’antenna proprio in mezzo alle case in via Marosticana.
«Questa forma di accordo - precisa l’assessore Francesco Pulin - è una sorta di “piano di localizzazione” fra enti locali e gestori, uno dei pochi mezzi concreti per attutire l’impatto delle antenne, strumento che però non è un obbligo per le compagnie telefoniche che offrono alti compensi per disporre dei terreni. Al riguardo, è sempre pendente un ricorso straordinario al Capo dello Stato che un privato cittadino, affittuario di uno spazio a una di queste società prima di rescindere il contratto, ha avanzato contro il Comune».