06 GIUGNO 2006

Lo sciopero del San Bortolo rafforza il direttore generale
BOLZANO VIC.Sì all’antenna in località Braglio Il Tar respinge il nuovo ricorso

Dura contestazione tra sindacati: triplice nel mirino di autonomi e Cub
Lo sciopero del San Bortolo rafforza il direttore generale
Sigle divise e d’accordo su una cosa sola: «Il dg fa bene, Venezia no»

di Franco Pepe

Il vero vincitore morale del lunedì caldo vissuto ieri dalla sanità vicentina è il direttore generale Antonio Alessandri. Da una parte lo sciopero degli autonomi e dei Cub che, indubbiamente, ha avuto successo e ha messo in crisi parecchie strutture del S. Bortolo. Dall’altra la conferenza stampa indetta da Cgil, Cisl e Uil per spiegare le ragioni della loro non adesione allo sciopero e celebrare la firma, dopo 30 lunghi mesi di attesa, del contratto di lavoro per tutti gli operatori del comparto, vale a dire infermieri, oss, tecnici. Al centro la battaglia che vede ormai apertamente in lotta e divisi da accuse, livori e attacchi reciproci autonomi e confederali dopo la pace apparente degli ultimi anni sfociata in una frattura che in questo momento appare insanabile. Ebbene, sia una parte che l’altra hanno ammesso che prendersela con Alessandri, che le sue carte, per quello che può, le ha giocate onestamente tutte, sarebbe un falso obiettivo, e che l’obiettivo reale sta a Venezia. E poi, questo lo ha detto serenamente Maurizio Dei Zotti della Cisl, è ovvio che vale sempre la saggezza di un detto latino che non invecchia mai: “Divide et impera”. «Lo scollamento dei sindacati non può che fare buon gioco a chi dirige l’Ulss, e su questo - ha detto sempre Dei Zotti - varrebbe la pena di fare una riflessione». Ma cominciamo dallo sciopero aziendale di 24 ore indetto da Nursind, la sigla maggioritaria degli infermieri, dalla base dei Rdb-Cub e da Fsi, la federazione che riunisce i tecnici indipendenti. E diciamo subito che l’iniziativa ha dato i risultati che gli autonomi speravano: sale operatorie chiuse al 90 per cento, battenti chiusi al poliambulatorio, all’ambulatorio di ortopedia, al Cup, al guardaroba, a endoscopia digestiva, a emodinamica; problemi grossi alle casse, allo sportello delle cartelle cliniche, al laboratorio, al punto prelievi. E contingenti minimi nei reparti, dove infermieri e oss precettati si sono attenuti solo ai compiti essenziali. Davanti a quella che, sempre ieri mattina, è stata ribattezzata la “palazzina sudori”, vale a dire i 4 piani degli uffici, c’erano i big degli autonomi nostrani, Bottega, Gregori e Segala del Nursind, Raniero, Pigaiani e Martelletto di Rdb, Dalla Grana di Fsi. E, assieme a loro, un nutrito drappello di infermieri, oss, tecnici e impiegati giunti anche dalle sedi-satellite di via IV Novembre, S. Lucia e S. Felice, guardati a vista da uomini della polizia e dei carabinieri, tanto che qualcuno ha sbottato: «Così numerosi non li mandano neppure quando ci sono i no-global». Gli slogan e gli adesivi (“sciopero per la mia professionalità, sciopero per non essere schiavo”) attaccati su maglie e camicie si sono sprecati. Come si sono sprecate le bordate nei confronti dei confederali: «Hanno perso il treno e non lo prenderanno mai più. Gli abbiamo fatto vedere che noi non scioperiamo per quattro soldi. C’è gente che cambia lavoro perché non ce la fa più per lo stress». Bottega è deciso: «Abbiamo dimostrato che autonomi e sindacati di base hanno capito le vere esigenze dei lavoratori. Cgil, Cisl e Uil hanno compiuto un grave errore a chiamarsi fuori. Il personale ci ha dato ragione». «Questa mattina - rincara Raniero - abbiamo fatto le ronde proletarie nei reparti e nei servizi. L’adesione è stata compatta. Molti iscritti di Cgil, Cisl e Uil hanno già chiesto la disdetta per passare con noi. La guerra i confederali la stanno perdendo». «A noi tecnici - protesta Dalla Grana - questo blocco ci paralizza da 5 anni». Quindi, tutti su, al terzo piano, bandiere rosse e azzurre, per parlare con il dg Alessandri, con il direttore sanitario Fantuz e la direttrice amministrativa Dalla Zuanna. Alessandri ha ribadito le decisioni già prese con la delibera del 16 maggio e la speranza, una volta che Venezia avrà fatto sapere qual è il massimo spendibile, di mettere a ruolo altri precari, mentre Gregori, applaudito, ha sollecitato assunzioni e risorse in più per il pagamento degli straordinari. Altra richiesta quella di incontrare l’assessore Tosi giovedì quando verrà al S. Bortolo. Lo stesso giorno gli autonomi faranno un’assemblea retribuita dalle 11 alle 13.

Sfogo dei confederali: «Messaggi da Br»
«Con queste sigle è impossibile trovare un dialogo»

(f. p.) «La strada l’abbiamo aperta noi, siamo orgogliosi di averlo fatto, peccato che nessuno se ne ricordi. A novembre del 1989 abbiamo fatto sciopero per 5 giorni di seguito. All’epoca Raniero non era neppure dipendente e quelli del Nursind frequentavano le elementari». Alla conferenza stampa della triplice unita le battute polemiche non mancano. La prima è di Maurizio Dei Zotti, che poi parla anche di «un’azione di delegittimazione perpetrata ai suoi danni quasi a livello di Br»: «Io non ho reagito, ma con loro non è possibile avere un rapporto sereno…». Gino Masenello, Flavio Cristofori, Claudio Scambi, i tre capi della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, non gliela mandano a dire neppure loro. E Cristofori è scatenato: «Abbiamo abbandonato il tavolo del prefetto perché noi volevamo che Mattei intervenisse per sbloccare le assunzioni e loro, invece, volevano fare una conciliazione al ribasso, si accontentavano di 30 dipendenti mentre lo ha scritto lo stesso direttore generale nella delibera 714, fra infermieri e oss, mancano almeno 185 persone, e altri 310 non possono fare le ferie. Francamente ci sembrava ridicolo. Non abbiamo aderito allo sciopero perché abbiamo alle spalle uno stato di agitazione regionale e la trattativa non è ancora chiusa. Non serve a nulla spostare l’attenzione verso Alessandri, è importante tenere la guardia molto alta nei confronti dell’assessore regionale». «Purtroppo - rincara Dei Zotti - Vicenza è l’anello più debole per la storia del bilancio. Ci sono altre Ulss che fanno quello che vogliono. L’Ulss 6 è una sorvegliata speciale». «È grazie ai nostri sforzi - aggiunge Scambi - che siamo arrivati alla firma del contratto. E i vantaggi li avranno anche gli autonomi anche se non sono firmatari dell’accordo. Noi e loro abbiamo un Dna diverso». Due lettere, intanto, sono partite da via Piancoli a nome delle tre segreterie: la prima diretta ad Alessandri, visto che il 12 giugno Cgil, Cisl e Uil incontreranno Tosi a Venezia, per avere gli stessi dati chiesti dalla Regione; la seconda spedita ai dg delle 4 Ulss della provincia per sollecitare il pagamento degli arretrati dal primo gennaio 2004 del biennio economico chiusosi il 31 dicembre 2005, che vanno, a seconda delle fasce, da un minimo lordo di 1274 euro a un massimo di 2294.


Bolzano. Ribaltando una precedente sentenza, il tribunale riconosce la legittimità ad operare al ripetitore
Sì all’antenna in località Braglio Il Tar respinge il nuovo ricorso

di Tommasino Giaretta

L’antenna dell’Alcatel in località Braglio è legittimata a operare. Lo ha stabilito il Tar del Veneto che ribaltando una precedente sentenza a fronte di un nuovo ricorso di privati ha respinto la richiesta di sospensiva al permesso di costruire per l’impianto ponendo in tal senso una ipoteca sulla decisione finale. Il “cavallo di Troia” per fermare il ripetitore non era tanto l’opposizione all’antenna in sé (visto che la normativa nazionale dà ben poche possibilità di azione agli enti locali) quanto la strada d’accesso al sito. La strada era stata fonte di accese controversie tra il proprietario del terreno affittato all’Alcatel, che usufruisce del diritto di passaggio, ed alcuni confinanti. Tagliando la strada il ripetitore sarebbe venuto a trovarsi isolato per mancanza di comunicazioni con l’esterno. Il Tar ha però ritenuto la strada “indispensabile per l’accesso al fondo” per cui “le censure del ricorrente non appaiono attendibili”, rinviando, come detto, più estese motivazioni alla sentenza finale. Il “pregiudizio lamentato” dai ricorrenti è stato ritenuto dai giudici non supportato da elementi concreti. La vicenda aveva preso origine dall’installazione di un’antenna per telefonia mobile da parte dell’Alcatel ancora nell’estate del 2004. Una prima sentenza annullava, nel novembre dello stesso anno, l’originario permesso di costruire perché la strada ricadeva, a differenza dell’antenna vera e propria, in ambito di tutela ambientale per cui si riteneva non essere stata seguita la prassi usuale, vale a dire il nulla osta della Sovrintendenza ai beni ambientali di Verona. A seguito di una nuova richiesta, nel dicembre del 2005 veniva rilasciato il nuovo permesso di costruire contro il quale nella primavera di quest’anno partiva quest’ultimo ricorso, ora stoppato dai giudici veneziani. L’Alcatel, a differenza delle società H3G ed Omnitel, non aveva a suo tempo accettato l’invito dell’amministrazione comunale a posizionare il proprio impianto in terreno di proprietà pubblica vicino al Tesina e lontano da centri abitati (le abitazioni più vicine sono in questo caso a circa 150 metri dall’impianto), allontanandosi così da popolosi insediamenti. Era stata progettata un’antenna proprio in mezzo alle case in via Marosticana. «Questa forma di accordo - precisa l’assessore Francesco Pulin - è una sorta di “piano di localizzazione” fra enti locali e gestori, uno dei pochi mezzi concreti per attutire l’impatto delle antenne, strumento che però non è un obbligo per le compagnie telefoniche che offrono alti compensi per disporre dei terreni. Al riguardo, è sempre pendente un ricorso straordinario al Capo dello Stato che un privato cittadino, affittuario di uno spazio a una di queste società prima di rescindere il contratto, ha avanzato contro il Comune».