06 APRILE 2006

dal Giornale di Vicenza

Oggi a S. Lorenzo prima gli studenti poi la Fiamma
Diffamazione, due artigiani denunciano Silvio Berlusconi
MONTEBELLO.A Montebello per un anno basta rifiuti esterni

La questura ha predisposto un servizio d’ordine d’eccezione per le due manifestazioni a distanza di poche ore
Oggi a S. Lorenzo prima gli studenti poi la Fiamma

Due appuntamenti nel giro di poche ore. Oggi piazza S. Lorenzo sarà al centro di un doppio incontro che potrebbe creare qualche apprensione per l’ordine pubblico. Gli studenti organizzati scenderanno in piazza a partire dalle 9 con un sit-in che si protrarrà per alcune ore, mentre alle 19.30 la Fiamma tricolare presenterà i suoi candidati per il rush finale della campagna elettorale. La questura ha predisposto un servizio d’ordine d’eccezione per evitare qualsiasi genere di scontri. Quella zona del centro fin dal mattino sarà presidiata dai reparti speciali che vigileranno su entrambe le manifestazioni, anche se l’auspicio è che non vi sia bisogno della forza. Sul doppio incontro è intervenuta Azione sociale. «In merito all’iniziativa organizzata dagli studenti appartenenti alla sinistra radicale, desidero portare la solidarietà del nostro movimento agli amici della Fiamma tricolore - dichiara Alex Cioni -. La sinistra cala la maschera e mostra il vero volto, intollerante e democratico solo nelle parole. I fatti sono li a dimostrarlo palesemente, non bastassero quelli di Milano e ciò che è accaduto venerdì sera alla nostra legittima, seppur opinabile, manifestazione in via Torino». Il riferimento è al fatto che, secondo Cioni, la presenza degli studenti mira a creare turbativa all’iniziativa della Fiamma.


Si sono presentati alla Digos dopo l’esternazione ingiuriosa
Diffamazione, due artigiani denunciano Silvio Berlusconi

di Diego Neri

Si sono presentati in questura ed hanno chiesto di sporgere una denuncia. «Per cosa?» Hanno chiesto al corpo di guardia. «Diffamazione», hanno risposto. Soltanto che non si trattava di una normale querela. Alla Digos hanno precisato che intendevano denunciare il premier Silvio Berlusconi, colpendoli di averli diffamati con la frase «Non penso che ci siano tanti coglioni che votino contro il loro interesse». L’affermazione, pronunciata martedì all’ora di pranzo dal candidato primo ministro alle elezioni politiche di domenica e lunedì durante un incontro a Roma con i vertici della Confcommercio, è rimbalzata rapidamente nelle case degli italiani attraverso tutti i telegiornali. E anche nelle abitazioni di due artigiani vicentini, che non hanno perso tempo. Ai poliziotti del vicequestore Eduardo Cuozzo hanno riferito che quell’espressione li aveva profondamente offesi. Probabilmente hanno scelto di votare per il centrosinistra, e di essere presi per «coglioni» non l’hanno proprio digerita. È accaduto ieri mattina negli uffici di viale Mazzini, non senza un certo imbarazzo. La Digos non ha fatto altro che ricevere la denuncia dei due artigiani che hanno riferito di essere estranei a qualunque forma di militanza politica; nei prossimi giorni sarà inviata in procura come qualsiasi altra querela, ed è probabile che Berlusconi venga iscritto sul registro degli indagati. Come prevede l’articolo che norma la diffamazione a mezzo televisivo, il reato sarebbe stato commesso a Vicenza in quanto in città il servizio con la frase incriminata è stato trasmesso. Per questo a procedere, eventualmente, saranno i magistrati di S. Corona. Ma quelle formalizzate a Vicenza non sono le uniche querele analoghe. A Verona, il noto avvocato Guariente Guarienti, che da tempo promuove iniziative contro il premier, rileva nella querela presentata ieri che nella frase di Berlusconi è «chiaro il riferimento a chi, come me, il 9 aprile voterà per il centrosinistra». «Ora - scrive il legale - se potevo sorvolare sull’espressione “masochista”, la cui offensività è modesta, non intendo farlo con l’accusa di essere un “coglione” ovvero, come afferma il dizionario della lingua italiana Devoto-Oli, parlando “di accentuata volgarità di linguaggio”, un “balordo, stupido, minchione”». Analoga denuncia è stata formalizzata anche a Milano e in altre città.


“Dimezzato” il depuratore
A Montebello per un anno basta rifiuti esterni

di Ivano Tolettini

“Dimezzata” per un anno la capacità operativa del depuratore di Montebello. Da oggi nell’impianto di via Fracanzana, al centro di polemiche e avvisi di perquisizione firmati dal pm Angela Barbaglio, non potranno più essere conferiti i reflui esterni. Per dodici mesi soltanto quelli che sono allacciati come le concerie e i comuni di Gambellara, Montebello e Zermeghedo. Per intenderci le autobotti non potranno più scaricare dopo che sarebbe emerso che i reflui venivano diluiti con più di 10 milioni di litri d’acqua al giorno e non trattati per ridurre l’inquinante. Una settimana dopo il clamorso blitz di polizia stradale di Verona e Vicenza, Arpav e tecnici della Provincia, che ha messo in crisi il sistema costituito da tempo dalla società a capitale pubblico Medio-Chiampo, ormai a un passo dal commissariamento dopo che i rappresentanti di Zermeghedo hanno annunciato le dimissioni, viene dato atto che l’impianto era inadeguato ai conferimenti esterni. Circostanza, sottolienata anche dall’assessore Valter Formenton, il quale, in base ai dati in suo possesso, ha dichiarato che era da un anno e mezzo che a Montebello si era fuori squadra sul piano del rispetto delle norme di depurazione. Il lungo comunicato emesso ieri pomeriggio da palazzo Nievo con la dichiarazione della presidente Manuela Dal Lago, sembra un capo d’imputazione delle irregolarità commesse dalla struttura governata da Piergiorgio Rigon e Antonio Sterluti, rispettivamente presidente e vice della società, e del management con a capo gli indagati Luigi Culpo e Stefano Paccanaro. «La sospensione dell’attività di trattamento rifiuti in conto terzi della Medio Chiampo spa - spiega la presidente Dal Lago - è un provvedimento doveroso dopo che a seguito dei controlli che hanno visto impegnato anche il nostro personale tecnico sono state accertate infrazioni a normative e prescrizioni che assicurano il rispetto dell’ambiente e dei cittadini. Verificato che la situazione era potenzialmente pericolosa per l’ambiente, ci siamo attivati con celerità, a dimostrazione che non si sono “interessi forti” di fronte al bene e alla salute della comunità». Da ieri, infatti, i ricavi della società si riducono di non poco visto che quotidianamente erano decine le autocisterne che scaricavano. È una dichiarazione che parla da sola quella della presidente della Provincia, proprio perchè gli investigatori della polizia hanno colto nel segno le magagne non solo dell’impianto di Montebello, ma anche quelle della discarica di Zermeghedo. Si trattava di una gestione in odore di illegalità, come dimostrano le dieci persone finora sotto inchiesta - ma alla fine potrebbero essere molte di più -, otto delle quali si sono trovate un avvocato. Le affermazioni della Dal Lago sono una patente sconfessione dell’operato di Medio Chiampo, presieduta da Rigon, ma gestita soprattutto da Culpo e Paccanaro, grazie all’apporto della società Elidra (Tiziana Piras) e della controllante Finavi, la quale avrebbe eseguito trasferimenti di rifiuti pericolosi senza essere iscritta nell’albo nazionale delle imprese che effettuano il trasporto dei rifiuti. Ma l’ovvia domanda che molti si fanno, è com’è stato possibile che per anni nessuno si fosse accorto di nulla. Così sono indagati anche i dirigenti tecnici Lanfranco Vitale e Davide Zannata e il presidente di Assocogen Virginio Piva, la centrale che avrebbe gestito in maniera illegale lo smaltimento degli oli minerali esauti. Almeno questa è la tesi della procura. Gli avvocati Lucio Zarantonello, Giovanni Manfredini, Marco Dal Ben, Francesco Pasquino e Sonia Negro sono al lavoro per predisporre i ricorsi al tribunale del Riesame. Nel frattempo, la polizia è ritornata anche ieri per completare il sequestro della documentazione che sarà passata ai raggi x per veificare tutte le apparenti incongruenze che ieri hanno spinto la porvincia a vietare ai terzi di scaricare a Montebello. «La sospensione - prosegue il comunicato della Provincia - segue la constatazione che le acque prelevate dal sottosuolo venivano in parte convogliate alla condotta di scarico dei reflui provenienti dall’impianto di depurazione, e a valle dei relativi stadi di trattamento». Del resto, la legge prevede che il conferimento di terzi è possibile soltanto quando gli impianti non smaltiscono a regime. A Montebello, invece, in nome del business - i cui profitti a milioni finivano addirittura in un paradiso fiscale (sic!) - sarebbero state violate le leggi. Con «tubazioni e bypass» che gettano una luce sinistra sulla correttezza ed efficacia del trattamento dei rifiuti liquidi.