05 OTTOBRE 2006

“Dal Molin”, il Senato Usa stanzia 223 milioni di dollari
Giro di vite sui “phone center” Nuovi criteri e controlli a raffica

Vicenza è la città estera a cui sono destinate più risorse per costruzioni
“Dal Molin”, il Senato Usa stanzia 223 milioni di dollari
E 47 milioni arriveranno alla Ederle per scuole e altri edifici

di Marino Smiderle
inviato a Washington Non c’è stata molta discussione al Senato americano sul budget 2007 per la Difesa: il provvedimento è passato con cento voti a favore e zero contrari. Il fatto che qui a Washington infuri la campagna elettorale (tra poco si vota per rinnovare il Congresso) non implica che le polemiche finiscano con l’influire sulla normale attività legislativa, come invece siamo abituati a vedere in Italia. E così il “John Warner National Defense Authorization Act for Fiscal Year 2007” è stato approvato, alla fine della settimana scorsa, non a maggioranza ma all’unanimità dal Senato. Si parla di spese militari, di guerra in Iraq, di operazione Enduring Freedom in Afghanistan, roba su cui spesso Repubblicani e Democratici si sono scontrati. Ma sullo stanziamento di 448 miliardi di dollari per le spese militari 2007 nessuno ha avuto da ridire. E nemmeno sui 70 miliardi di dollari di aumento per le operazioni in Iraq e in Afghanistan. Tutti d’accordo, insomma. Si può immaginare come il capitolo dedicato a Vicenza, in questo provvedimento dove i 448 miliardi di dollari sono spalmati su 885 pagine, non possa essere considerato decisivo per il bilancio dello zio Sam. Eppure uno spazio c’è e, secondo gli standard nostrani, piuttosto rilevante. Per essere precisi, Vicenza è citata tre volte, e già questo è un segnale di come la sede di camp Ederle sia considerata a livello strategico. Al primo punto, quello più controverso e relativo all’uso del Dal Molin, lo zio Sam destina 223 milioni di dollari: tra gli investimenti strutturali previsti, al capitolo “Costruzioni autorizzate dell’esercito e progetti di acquisizione territori”, Vicenza è la città estera cui sono destinate le risorse più ingenti. Ma non è tutto. Alla voce “Formazione e istruzione”, il budget 2007 per la Difesa approvato dal Senato prevede 31,46 milioni di dollari per la Ederle e 15,75 milioni di dollari per Vicenza in generale: un totale di 47,21 milioni di dollari che saranno utilizzati per costruire scuole e strutture di formazione dentro e fuori (al Dal Molin?) la caserma Ederle. Infine c’è il capitolo salute (ospedali e strutture sanitarie varie) che gli americani vogliono rafforzare a Vicenza, anche in vista del possibile raddoppio del numero di militari e delle relative famiglie: per questo scopo il “Warner act” (dal nome del senatore repubblicano della Virginia che ha presieduto la formazione di questo imponente documento contabile-legislativo) ha stanziato 52 miliardi di dollari. Calcolatrice alla mano, tra i 448 miliardi di dollari del budget complessivo, lo zio Sam ne avrebbe destinati 322,21 milioni (al cambio attuale sono più di 250 milioni di euro) per fare di Vicenza la base, se non più grande, sicuramente fra le più importanti di quelle dislocate oltreoceano. Qui danno tutto per fatto, anche perché fanno fatica a capire come un’autorizzazione data da uno stato alleato (non avrebbero fatto questi costosi progetti e programmato il trasferimento di due battaglioni da Bamberg a Vicenza se non ci fosse stato il via libera al governo all’epoca presieduto da Silvio Berlusconi) si possa trasformare in un "niet". E infatti sono tutti fiduciosi che le polemichette e i rimbalzi di responsabilità tra governo (che nel frattempo è passato sotto la presidenza di Romano Prodi) e autorità comunali rientrino presto e questi dobloni possano presto uscire dalle casse del Dipartimento della Difesa americano. Si vedrà. Nel frattempo la missione nelle stanze dei bottoni del potere americano entra nel vivo. Il primo appuntamento è fissato al Dipartimento di Stato, familiarmente conosciuto come Foggy Bottom. Questa è la casa di Condy Rice, attualmente in missione in Oriente. Ci penseranno i consiglieri più vicini a lei a esprimere il loro punto di vista sull’attuale situazione mondiale, in vista dell’importante vertice Nato previsto a Riga alla fine di novembre. Dopodiché il programma prevede una tappa al Senato, precisamente al Russel Senate Office Building, dove verrà approfondito l’aspetto politico-legislativo della questione. Il giorno successivo ci sarà la visita al Pentagono, nucleo del potere militare americano, non a caso obiettivo, in quel maledetto 11 settembre, del terrorismo islamico. Infine, giro d’orizzonte con i principali Think Tank di Washington: Brookings Institute, Heritage Foundation e Carnegie Endowment for International Peace. Sono tra i "pensatoi" più significativi, i laboratori ideali che poi trasferiscono segnali e indicazioni ai luoghi in cui la politica diventa decisione. Al termine di questo ricco giro d’orizzonte sarà possibile, forse, capire un po’ meglio che idea hanno gli americani del mondo, della Nato, dell’Italia, di Vicenza. Un paese che stanzia 448 miliardi di dollari per la Difesa è un paese che non può avere rivali in questo campo. Ma da solo può fare comunque poco: ha bisogno, e vuole conquistarli, del consenso e dell’alleanza delle altre democrazie mondiali. È un paese che sa come mostrare i muscoli ma che vorrebbe imparare a mostrare il sorriso.

Il sindaco ritelefona al mediatore Gianni Letta che solleciterà un incontro con il ministro della Difesa
Hüllweck mette fretta a Parisi
L’ala sinistra dell’Unione preoccupata: «Prodi parli»

di G. M. Mancassola

Se non è Prodi, è Parisi. Tutti li chiamano in ballo, da destra a sinistra, per strappare una parola che suoni definitiva sul caso “Dal Molin”. Partendo da destra, il sindaco forzista Enrico Hüllweck ha avuto un nuovo colloquio telefonico con Gianni Letta, fedelissimo dell’ex premier Silvio Berlusconi e già sottosegretario nel precedente Governo. Letta, dopo averlo accompagnato dall’ambasciatore Usa Ronald Spogli, si è riproposto nella figura di intermediario, chiedendo a Hüllweck la disponibilità per incontrare di persona il ministro della Difesa Arturo Parisi. Una settimana dopo quella telefonata, ce n’è stata un’altra, con la quale il sindaco berico ha chiesto a Letta a che punto è la trattativa per l’atteso vertice. Letta ha però spiegato al sindaco che la richiesta è stata inoltrata la scorsa settimana, che non ci sono ancora stati riscontri e che solleciterà nuovamente. Il sindaco in questo modo punta anche a smentire ulteriormente le note ministeriali che spiegavano come non ci fosse mai stata alcuna richiesta di incontro da parte del sindaco. Al Governo si rivolgono anche gli alleati di sinistra, con un doppio intervento firmato da Rifondazione comunista e dai Comunisti italiani. «Prodi venga in aula e chiarisca la posizione del Governo in merito alla possibile trasformazione dell’aeroporto civile Dal Molin di Vicenza in una nuova base Usa con vocazione militare in Medio oriente». A chiederlo, con una interpellanza urgente, sono la vice presidente della commissione Difesa della Camera, Elettra Deiana di Rifondazione e la senatrice della sinistra Ds, Silvana Pisa della commissione Difesa al Senato. «Gli accordi di massima ci sono e sappiamo anche che il Senato statunitense ha stanziato cifre enormi per la realizzazione del progetto - denunciano -. Il ministro Parisi ha più volte ribadito che, ad oggi, nessuna decisione è stata ancora presa. Secondo noi non c’è nulla da dire se non che la cosa non deve essere fatta». All’ottimistico intervento del generale Frank Helmick si riferisce invece il deputato dei Comunisti italiani Severino Galante: «Ci preoccupa questa sicurezza d’intenti, che ci fa presupporre un accordo ormai chiaramente sottoscritto per la costruzione della nuova base. È molto grave che le uniche parole chiare vengano dalle autorità militari ospiti del Vicentino e non sia stata fatta ancora piena luce sui reali intendimenti dell’amministrazione comunale e provinciale». Tasto, questo, premuto anche dal consigliere comunale dei Verdi Ciro Asproso, che ha presentato una domanda di attualità, lamentando il fatto che per avere notizie bisogna attendere che parlino gli americani e il mancato coordinamento fra i diversi settori dell’amministrazione comunale, senza contare la mancata consultazione di esperti di urbanistica. Mentre i due comitati, per il sì e per il no, si sono rivolti al vescovo Cesare Nosiglia, i senatori Verdi Mauro Bulgarelli e Anna Donati hanno consegnato al ministro per i Rapporti con il parlamento Vannino Chiti le oltre 10 mila firme contrarie al progetto Usa.


L’assessore allo Sviluppo economico Ernesto Gallo ha predisposto una bozza di ordinanza
Giro di vite sui “phone center” Nuovi criteri e controlli a raffica
Il Comune applicherà i requisiti igienico-sanitari decisi dalla Regione

di G. M. Mancassola

Giro di vite sui phone center: il Comune si appresta ad applicare alla lettera le nuove disposizioni regionali che impongono requisiti igienico-sanitari minimi per l’attivazione dei centri di telefonia utilizzati soprattutto dagli stranieri per telefonare all’estero a prezzi contenuti. L’assessore allo Sviluppo economico Ernesto Gallo ha predisposto il testo di un’ordinanza che ha già ricevuto l’avallo di altri colleghi e ora attende il via libera finale del sindaco Enrico Hüllweck. L’assessore fa capire che si avvicina un altro periodo di superlavoro per i suoi uffici, dal momento che scatteranno controlli a tappeto per verificare il rispetto dei nuovi standard regionali. Il rischio è che si ripeta quanto già visto per i distributori di benzina: verrà stilata una lista di chi è a norma e di chi non lo è, invitando questi ultimi ad adeguarsi. Presentando la delibera in estate, l’assessore regionale alla sanità Flavio Tosi aveva spiegato: «Il fenomeno dei phone center sta assumendo in questi anni proporzioni crescenti. Non sempre in questi centri viene svolta esclusivamente un’attività commerciale di cessione di servizi telefonici al pubblico, spesso assieme ai servizi telefonici assicurano la fornitura di beni e di servizi complementari». In assenza di una normativa specifica, la Giunta regionale ha quindi varato un pacchetto di requisiti a tutela degli utenti e per assicurare uniformità di riferimenti ai Comuni. «La definizione dei requisiti igienico-sanitari necessari per l’apertura dei phone center - aveva detto ancora Tosi - consentirà ai titolari di attestare, con un’autocertificazione, la conformità degli esercizi alle linee guida regionali, i cui requisiti igienico-sanitari potranno essere verificati a campione successivamente all’apertura dell’attività». I requisiti di carattere generale fissati dalla Regione sono: le dimensioni minime dei locali (almeno 1 metro quadrato per ogni postazione e uno spazio attesa di almeno 12 metri quadrati fino a 4 postazioni telefoniche); l’aerazione naturale attraverso una finestra oppure artificiale tramite impianti specifici; l’illuminazione naturale e artificiale; l’allacciamento idrico e fognario; la sicurezza impiantistica e antincendio e il rispetto della normativa sulla sicurezza dei lavoratori. Lo spazio attesa deve essere attrezzato con posti a sedere disposti in modo da non ostacolare le vie di fuga. Il percorso di esodo deve essere libero da ingombri ed avere una larghezza minima di 1,20 metri. Ogni esercizio inoltre deve essere dotato di un servizio igienico per il personale e di servizi igienici riservati al pubblico. Va assicurata, infine, la presenza di almeno una postazione telefonica fruibile da parte dei disabili. «Siamo soddisfatti - afferma Gallo - perché anche la Regione ha compreso quello che sosteniamo da tempo: la necessità di equiparare i centri di telefonia a esercizi commerciali. Per questo rilancerà anche la proposta di attuare una zonizzazione, imponendo distanze minime fra i diversi phone center, come accade per altri esercizi pubblici, evitando così che si concentrino in un’unica zona troppi centri».