A Vicenza l’Ulivo è primo, ma i “civici” gli limano il risultato
Il centrodestra mantiene un largo vantaggio nei risultati del Vicentino Nel capoluogo testa a testa tra big
In città il centrosinistra si avvicina alle percentuali della maggioranza Lega in recupero su Forza Italia
di Antonio Trentin
In un Veneto diventato con la Lombardia il bastione del "resistere, resistere, resistere" che tocca oggi alla Casa delle libertà invocare, il Vicentino di centrodestra mantiene alti i suoi numeri. Calanti un’altra volta, da un anno all’altro, ma alti come pochi altrove: nei dati provvisori della notte, dopo lo scrutinio ancora ufficioso, il centrodestra vale intorno al 57 per cento contro il 38 del centrosinistra. Con Forza Italia e Alleanza nazionale indebolite e con Lega e soprattutto Udc premiate.
Ma a Vicenza-città le schede regionali raccontano una situazione mai verificatasi prima.
Nel capoluogo il tandem Polo-Lega non riesce a varcare il 50 per cento (complice il risultato del Progetto Nordest di Giorgio Panto e la sforbiciata ai voti di destra data da Alternativa sociale) mentre l’Unione filo-prodiana allargatasi a venetisti, Consumatori e "civici" (che sottraggono numeri agli Uniti nell’Ulivo, obbligandoli al segnoi negativo nei raffronti) si spinge fino al 45 per cento. E nella conta testa-a-testa tra Giancarlo Galan e Massimo Carraro vince clamorosamente il secondo per un soffio: 53 preferenze.
Sono queste le tendenze conteggiate nelle urne della provincia e del capoluogo, e destinate a proiettarsi l’anno prossimo sulla gara per i collegi di Camera e Senato e sulle trattative tra i partiti per le candidature.
I due risultati "fuori dai poli"
E ci sono i risultati dei due candidati "fuori dai Poli" da aggiungere: il "mussoliniano" Roberto Bussinello è rimasto stoppato su una quota inversamente proporzionale alla presenza sui mass-media della sua Alternativa sociale; ma Panto - sgomitando tra destra e sinistra, e imperversando nelle tivù locali di sua proprietà - ha ottenuto per i nordestini un paio di biglietti buoni per Venezia.
La tabella qui accanto descrive l’evoluzione di partiti e coalizioni nei cinque anni dalla vittoria alla grande di Galan alleato dei leghisti (2000) ai risultati (non definitivi) della notte scorsa.
Travaso di voti da FI-An a Lega-Udc
Forza Italia ha patito ancora, come aveva patito alle euroelezioni del 2004. È stata ritoccata all’ingiù anche Alleanza nazionale. Insieme i due principali partiti del Polo hanno rimesso in libertà voti in abbondanza e ne hanno beneficiato la Lega Nord e l’Udc. Praticamente irrilevante l’oscillazione del Nuovo Psi con l’aggiunta dei laici di destra. E così il rimescolamento dei numeri nella Casa delle libertà si conclude col segno "meno": - 6,5% rispetto a cinque anni fa; - 2,5% rispetto all’anno scorso, secondo i dati provvisori.
Il rapporto-dati che colpisce di più, e che si rifletterà sull’andamento futuro della maggioranza nella stagione dell’incipiente devolution (esiti della riforma costituzionale permettendo), riguarda il riavvicinamento delle percentuali di Forza Italia e della Lega Nord su base provinciale: i numeri restano lontanissimi da quelli della stagione d’oro bossiana - otto-nove anni fa - ma gli "azzurri" non riescono più a vantare i risultati gagliardi che garantivano al partito di valere da solo come tutto il resto della Casa delle libertà messo insieme.
L’Ulivo potato dai carrariani
Dalla parte opposta è il passo indietro degli Uniti nell’Ulivo a colpire. Nel resto d’Italia l’avanzata ha fatto gongolare i filo-prodiani. Nel Vicentino e nel capoluogo - anche più che in altre analoghe situazioni in giro per il Veneto - l’effetto-liste civiche ha colpito pesantemente.
La possibilità che la federazione riformista Margherita-Ds-Sdi-repubblicani cedesse punti alla "lista del presidente" (Per il Veneto con Carraro) era stata messa in conto e preventivata come “sacrificio" in vista di un bilancio complessivamente positivo per la coalizione. È andata proprio così e forse in misura superiore al previsto. Ha fatto da traino il nome di Carraro e hanno aggiunto il resto i "civici", soprattutto quelli di Vicenza Capoluogo capitanati da Giovanni Giuliari.
Il ventaglio dell’Unione
Facile immaginare ripercussioni politiche e "germogli" di aspirazioni parlamentari tra dodici mesi, quando ci saranno da scrivere le squadre del centrosinistra per il Parlamento. Per non dire delle ripercussioni che avranno gli assetti ulivisti dopo la misurazione dei voti di preferenza, con il diessino Claudio Rizzato scavalcato dai candidati della Margherita, Giuseppe Berlato Sella e Achille Variati.
Nel ventaglio dei partiti e partitini aggrappolatisi intorno a Carraro riescono a distinguersi solo i Verdi - particolarmente in crescita a Vicenza - mentre il resto è modesto recupero (Liga fronte veneto), stazionarietà con lievi aumenti o flessioni (Prc-Rifondazione, Pdci-Comunisti, Udeur), calo (Italia dei valori) o esordio insignificante (Consumatori). Un segnale molto chiaro, tutto questo, sulla preferenza aggregatrice dell’elettorato di centrosinistra, incrinabile soltanto da particolarità legate alla caratterizzazione di singoli candidati forti. Carraro, appunto, e l’abbinamento del suo nome e del suo volto a una lista particolare.
La ricerca della terza via manda AS fuori strada
La delusione del candidato presidente Bussinello e le riflessioni di Cioni e Tosin sulla coalizione d’estrema destra
(s. m. d.) Delusione sì, rassegnazione mai. Nella super confederazione di Alternativa Sociale non si nasconde un malumore impigliatosi su quell’1 per cento circa di voti, obiettivo lontano da quel 3 per cento tanto sperato nei giorni scorsi. «Correre al di fuori dei due schieramenti è una scelta coraggiosa - spiega il candidato presidente del Veneto Roberto Bussinello - una scelta che però non paga sul piano elettorale. Evidentemente anche in questa regione, come nel resto del Paese, c’è un bipolarismo dal quale non si vuole uscire».
«Partecipare ad una campagna elettorale, comunque, è sempre un’esperienza importante - prosegue Bussinello - il risultato non è stato all’altezza delle nostre aspettative. Faremo meglio la prossima volta».
Uno stato d’animo che lascia ampio spazio a future speranze e buoni propositi, dunque, ma che, anche nei candidati vicentini, non può mascherare la delusione di una matematica insoddisfacente. «Purtroppo abbiamo constatato che la gente preferisce “rifugiarsi” e rispecchiarsi, ancora una volta, nei due poli classici di centro-destra e centro-sinistra - racconta Alex Cioni - l’elettorato non ha capito la logica di chi sta fuori da questa geometria politica, forse non è ancora pronto».
«D’altra parte - aggiunge - il nostro schieramento è nato da solo un anno, ora cresceremo e, naturalmente, ci prepareremo per il prossimo appuntamento con le politiche».
E ragionando sulla provenienza dei voti, le puntualizzazioni si moltiplicano: «Le preferenze sono arrivate soprattutto dai militanti, dal nostro zoccolo duro oltre il quale non siamo riusciti ad andare - spiega Cioni, individuando il problema o, meglio ancora, quella che viene definita “la grande incomprensione con l’elettorato veneto” - insomma, non siamo riusciti a sfondare gli schemi e a conquistare la base popolare degli elettori. A questo si è aggiunta la presenza di nuovi partiti come quello di Panto a cui sono andati molti voti di protesta che magari potevano andare a noi».
«Io credo che anche il caso Mussolini abbia influito negativamente sulla nostra campagna elettorale - aggiunge Luigi Tosin - paradossalmente, quella che credevamo una grande pubblicità a lieto fine si è tradotta in un boomerang che ha influito negativamente sulle scelte degli elettori e questo ci dispiace ulteriormente».
Ora, dunque, prima di ripartire si trova lo spazio per le necessarie riflessioni. «È doverosa un’analisi interna su questi risultati e sulle nostre alleanze - annuncia Tosin - un’analisi molto realista, sia a livello territoriale che a livello nazionale, che faremo proprio nei prossimi giorni quando si riunirà a Roma il nostro comitato centrale».
«Il nostro impegno va avanti, e più forte di prima - conclude Cioni - sinceramente rifaremmo tutto quello che abbiamo fatto con i mezzi che avevamo a disposizione. Ci dispiace solo che la gente non abbia capito ancora a pieno il nostro ruolo di rottura e la nostra posizione “extra-poli”. Ma lavoreremo perché questo avvenga al più presto».
Il teatro ritorna in tribunale
Operai senza paga: presentato decreto di ingiunzione contro il Comune
di Chiara Roverotto
Il teatro ritorna in tribunale. Questa mattina i legali della Cgil presenteranno al pretore del lavoro un’ingiunzione di pagamento contro la Cogi e l’Amministrazione comunale per la mancata consegna dello stipendio dei lavoratori (una ventina) del mese di febbraio. Il Comune, infatti, dopo la sentenza del giudice del lavoro che reintegrava gli operai del cantiere di viale Mazzini, ha versato due mensilità; i pagamenti da gennaio sono stati sospesi in attesa di ulteriori verifiche da parte dell’Ispettorato del Lavoro. Quest’ultimo pare debba valutare, se di fatto, gli operai hanno lavorato oppure no. Posizione contestata dai sindacati della Fillea-Cgil e dai legali, i quali hanno sempre sostenuto che la sentenza del giudice era chiara: reintegro degli operai nel cantiere di Vicenza. Se poi questo è rimasto bloccato per inadempienze dell’amministratore unico dell’impresa che aveva vinto l’appalto, sotto il profilo giuridico non ha alcuna rilevanza.
I legali della Cgil ci hanno pensato parecchio prima di percorrere questa via.
« Non ci restava altro da fare per tutelare i lavoratori - spiega l’avv. Barbara Borin - a questo punto sarà il giudice a decidere ». Toccherà a lui stabilire se accogliere l’istanza e, quindi, emettere il decreto di ingiunzione, oppure stabilire che non ci sono elementi tali da richiedere il provvedimento. « Quanto tempo ci vorrà? In media - risponde l’avv. Borin - queste pratiche si risolvono nel giro di qualche giorno... ».
Ma non è finita, la Fillea Cgil ha chiesto un incontro con il prefetto per l’avvio di un tavolo di concertazione in vista della riapertura del cantiere, come anticipato dal sindaco venerdì scorso durante una conferenza stampa nella quale ha annunciato che la Vittadello Intercantieri di Limena ha accettato di ultimare l’opera. « Comune, azienda e primo cittadino devono firmare un protocollo d’intesa. I lavoratori - dice Antonio Toniolo, segretario provinciale della Fillea Cgil - non sono in cerca di assistenzialismo e, infatti, stiamo cercando per loro un’occupazione in altre aziende, ma l’Amministrazione comunale non ha vigilato a sufficienza e ha sempre minimizzato sulle difficoltà che aveva l’impresa aggiudicataria». Al riguardo l’assessore ai Lavori pubblici, Carla Ancora, durante la conferenza stampa di venerdì è stata molto chiara: « L’Intercantieri ha personale proprio ed eventualmente spetterà solo a loro decidere se vorranno assumere gli operai che hanno lavorato in viale Mazzini fino a qualche mese fa ». Sta di fatto che oggi scade il termine per la rescissione del contratto con la Cogi di Firenze e in cantiere si dovrebbe tenere quello che in gergo amministrativo si chiama contraddittorio tra il Comune e l’impresa appaltatrice. In teoria dovrebbero essere presenti i rappresentanti di entrambi gli enti pubblici e privati per procedere all’attribuzione delle proprietà. In sostanza da oggi l’impresa di Giuseppe Coccimiglio avrà quindici giorni di tempo per liberare l’area dalle gru e da altri macchinari che sono serviti nei mesi scorsi per la costruzione del teatro.
Nel momento in cui non dovesse esserci alcun rappresentante legale della ditta fiorentina il Comune procederà da solo: c’è da dire che nel cantiere, in tutti questi mesi, ha sempre dormito un custode, uno degli operai che era stato licenziato e proprio venerdì pare si siano presentati alcuni operai di Firenze per ritirare del materiale, ma che siano stati fermati dai lavoratori che presidiavano l’area. « Naturalmente - spiega Toniolo - il Comune è stato avvisato, di più non potevamo fare... ».
Insomma, il capitolo Cogi si sta definitivamente chiudendo, la rescissione decisa dalla giunta dopo le relazioni del direttore dei lavori, l’ing. Mario Gallinaro e del responsabile del procedimento, arch. Gianni Bressan, risale a qualche settimana fa. Da quella data sono trascorsi i tempi tecnici necessari per evitare eventuali ricorsi ed ora arriva la parola fine. Scongiurata l’ipotesi di un nuovo appalto, che avrebbe fatto perdere a palazzo Trissino almeno sei mesi per indire la gara e per accettare le offerte, il sindaco si è sbilanciato sostenendo che a partire dal prossimo mese di maggio in viale Mazzini si tornerà a lavorare con un’ impresa veneta « più vicina a noi sia per il senso di impresa che incarna, sia per il rispetto delle norme sindac ali ».