04 NOVEMBRE 2005

dal Giornale di Vicenza

VALDAGNO.Marzotto, picchetti ai cancelli Denunciate diciassette persone
Scuole, a rischio qualche servizio
Ex Coop, caos e “giallo”
«Alta velocità, ora diciamo no»

I carabinieri hanno inviato un rapporto alla magistratura sullo sciopero del 13 ottobre a Maglio di Sopra
Marzotto, picchetti ai cancelli Denunciate diciassette persone

(gi. bru.) Denunciati in 17 per lo sciopero alla Valentino Fashion Group. Strascico penale per la manifestazione di lavoratori del 13 ottobre davanti allo stabilimento di viale dei Lanifici a Maglio. La protesta era stata organizzata sia per la mobilità all’ex Lanerossi di Schio, sia per il licenziamento di Daniele Faccin, rappresentante sindacale Cub. I carabinieri hanno denunciato G.C.R.niero Germano Claudio 54 anni di Vicenza, M.F.T. 22 anni di Creazzo, F.P. 26 anni di Vicenza, M.N. 58 anni di Vicenza, S.C.C. 32 anni di Vicenza, L.V. 39 anni di Marostica, D.S.F. 49 anni di Marostica, H.B. 39 anni di Schio, F.M. 39 anni di Vicenza, C.G. 52 anni di Padova, D.F. 47 anni di Valdagno, S.Z. 21 anni di Vicenza, T.C. 28 anni di Dolo, L.B. 49 anni di Valdagno, T.M. 24 anni di Piacenza, G.P. 36 anni di Vicenza ed U.G. 48 anni di Selva di Progno (Verona). Tra loro, rappresentanti di Cub, Disobbedienti, sinistra extraparlamentare e centro sociale “Stella Rossa” di Bassano. Per tutti l’accusa è di aver impedito a dipendenti della società, con minaccia e violenza, di svolgere normale attività lavorativa. Secondo i carabinieri, i 17 denunciati avrebbero impedito l’accesso con il blocco dei cancelli e con uno schieramento fisico dinanzi al portone. Sono accusati anche di avere, in qualità di promotori, organizzatori e collaboratori, partecipato a manifestazione pubblica non autorizzata. Per G.C.R. è scattata una denuncia anche per aver asportato, in concorso con persona in via di identificazione, le chiavi dei cancelli dopo essersi indebitamente introdotto all’interno dello stabile.


Scuole, a rischio qualche servizio

Assessore, scusi, si può domandare... o c’è il segreto istruttorio? La domanda-battuta serve a rompere il ghiaccio con l’amministratore sotto il quale la poltrona scotta di più, in Comune. Perché Arrigo Abalti, aennista insediato da quasi sette anni negli uffici del Palazzo del Territorio, ha passato una pessima rentrée post-estiva. Prima è spuntata la sua lettera di "consigli per gli acquisti" all’Amcps su certe costose finestre da installare nelle scuole di via Turra. Poi sono arrivate in municipio le lettere anonime sulla sua gestione del settore Informagiovani, e il sindaco le ha girate alla Procura della Repubblica, perché, se le cattiverie fossero fondate, si tratterebbe di roba da denuncia. Per modesta delittuosità, a dire il vero, ma pur sempre altamente incresciosa.
«Ho mandato tutte la carte al procuratore. Sono assolutamente sereno. Provo più amarezza che preoccupazione» commenta Abalti.
- Anche le fatture della sua propaganda elettorale, visto che l’anonimo accusatore ipotizzava un trattamento di favore dalla tipografia che stampa le cose del suo assessorato?
«Anche quelle».
- Allora può stare tranquillo... Piuttosto: quando sono scoppiati i due "casi", il suo partito non è parso molto attivo a difesa...
«In pubblico no, penso per questioni di correttezza. Ma nei rapporti personali, sì».
- Perché, secondo lei, questa tiepidezza pubblica?
«Penso sia dipeso dal clima generale che si è creato negli ultimi tempi nella coalizione, un certo smarrimento e un’incertezza complessiva che pesano sulla maggioranza».
- Stiamo scivolando dal personale al politico... Proseguiamo. Perché c’è, a suo parere, questa situazione?
«Le ragioni sono tante. Il fatto è che questo secondo mandato amministrativo, dal 2003, è iniziato con difficoltà nella Casa delle libertà e con rotture non per problemi politici, ma per cose personali di piccolo cabotaggio. E non siamo più riusciti a mostrare le cose di centrodestra che avevamo da mostrare, a concretizzare alcuni progetti, a trovare la compattezza che avevamo. Mi pare che il sindaco stia provando a farlo in queste settimane».
- A proposito di "cose di destra" e del suo assessorato per i giovani: l’atto-clou del passato mandato era stato lo sgombero del centro sociale Ya Basta, poi doveva arrivare il centro giovanile "neutro" patrocinato dal Comune. Che fine ha fatto il piano per la Rocchetta?
«Un anno fa c’era l’idea di un project financing, studiata con l’assessore Franzina. Poi ci sono state tutte le vicende dell’urbanistica e vedremo cosa si potrà fare ancora con l’assessore Zocca. Questo è uno degli esempi per il discorso di prima: quando non ci sono serenità e compattezza non si riesce a fare neanche le cose più semplici».
- Restiamo in assessorato, con la questione delle scuole materne private. Avete avuto una dura polemica per i tagli ai contributi. Ce ne sarà un’altra?
«Le risorse non bastano mai. Io posso dire che come assessore faccio le mie valutazioni e le porto ai colleghi. Ma io non sono tutta la giunta. Per il 2005 ho fatto una convenzione con la Federazione delle scuole materne. Per il 2006 dovrebbe essere confermata».
- Stesso stanziamento?
«In teoria sì, poi decide la giunta».
- E l’assessore si adegua.
«L’ho dovuto fare, poche settimane fa, anche quando c’era da decidere se mandare più soldi alle scuole o alle strade. È stata fatta una scelta politica: privilegiare i lavori stradali, che sono altrettanto urgenti di quelli nelle scuole. Da uomo di maggioranza e di giunta, alla fine, capisco e sostengo una scelta fatta collegialmente, anche se non è quella che avrei voluto».
- E i tagli di bilancio che stanno per arrivare? Come si prepara ad affrontarli?
«Dipenderà tutto dalla formulazione finale della Finanziaria per il 2006. In teoria i servizi sociali saranno tutti tutelati. Ma sono "sociali" o no gli asili-nido, le scuole non statali, l’Informagiovani, i centri estivi, il trasporto e il contributo per i libri di testo?».
- Se non saranno considerate "spese sociali", la botta sarà brutta: quel 6,7 per cento in meno di soldi da spendere avrà, nel suo assessorato, uno degli impatti esterni più evidenti.
«Non c’è dubbio. Tagliando anno dopo anno per contenere le spese, come abbiamo fatto, siamo adesso nella situazione che, se ci saranno altre riduzioni obbligate, si rischia di compromettere qualche servizio».
- Il Comune sta per far partire due nuovi asili-nido...
«Quello aziendale all’istituto Salvi e quello da affiancare alla scuola materma in via di completamento in via Bixio. Con i quali saremo a un rapporto tra posti nei nidi e bambini in età da asilo del 21 per cento. Meglio di certe città tradizionalmente molto servite come quelle emiliane e toscane».
- ...Ma intanto arriva, tra i tagli risparmiosi della Finanziaria nazionale, anche quello sul personale: meno 1 per cento di spesa e niente nuovi contratti a termine. Il suo assessorato sarò uno di quelli colpiti più direttamente, vero?
«Per questo aspettiamo che in Parlamento ci sia chiarezza definitiva sulla Finanziaria: se resta com’è, quando va in maternità una maestra non c’è la possibilità di prenderne un’altra come supplente. Difficile poi spiegare ai genitori la realtà che si creerebbe nelle classi, con venti bambini e una sola operatrice».
- Chiudiamo ancora con qualche battuta: lei ha in casa una consigliera comunale e in sala Bernarda una moglie, la forzista Valeria Porelli. Come va la sintonia politica domestica, tra Alleanza nazionale e Forza Italia?
«Perfetta. Nessuno screzio politico. Anche se lei sarebbe più decisionista di me e qualche volta forse il più moderato sono io».
- Ma in camera chi dorme a destra e chi a sinistra?
«Io a destra. Ma solo per una questione di vecchio bon-ton: da buon protettore della famiglia, l’uomo deve stare sempre dalla parte della porta».


Il centro per la famiglia stava per passare con i voti di Lega e opposizione. Dal Lago: «È un caso politico»
Ex Coop, caos e “giallo”
Tutto sospeso per un parere legale dell’ultimo minuto

(g. m. m.) Bagarre in sala Bernarda, dove ieri sera si è iniziato a discutere in un clima gravido di veleni del futuro dell’ex Coop di via Cav. Vittorio Veneto. In base alla proposta della Giunta, recepita in una sofferta delibera che vede le firme dell’assessore leghista agli Interventi sociali Davide Piazza e del sindaco azzurro Enrico Hüllweck, il Comune punta ad acquisire lo stabile per creare un centro per la famiglia. Il costo complessivo dell’operazione è di 2,5 milioni di euro, di cui circa 900 mila euro per la sola acquisizione. Da settimane si registra un vorticoso dibattito intorno all’opportunità e ai vantaggi del progetto. E se ne è discusso anche ieri fino a pochi secondi prima dell’inizio della seduta. Al momento della presentazione della delibera da parte di Piazza, gli schieramenti vedevano un centrodestra “balcanizzato” fra favorevoli, contrari e astenuti. Pallottoliere alla mano, tuttavia, la delibera aveva i numeri per essere approvata, grazie a una maggioranza rossopadana: il sostegno, infatti, sarebbe arrivato dall’opposizione, con i Democratici di sinistra in prima linea, dalla Lega Nord (con l’esclusione della consigliera Franca Equizi) e il resto dei voti rastrellati nelle maglie di Forza Italia e di Alleanza nazionale. All’interno di Forza Italia, tuttavia, vanno segnalate le fratture più profonde, con il capogruppo Andrea Pellizzari decisamente contrario al progetto e critico sull’ammontare della spesa, sostenuto da alcuni colleghi fra cui Lucia Mascotto, autrice di un polemico intervento al microfono volto a demolire la cifra ipotizzata per acquisire l’ex supermercato. Il colpo di scena è piombato sull’aula a dibattito avviato: un parere dell’avvocatura comunale, firmato dal direttore Maurizio Tirapelle. Nel testo si rileva che uno dei «nodi più delicati» è la stima dell’immobile. «A parere di questo ufficio - si legge - si ritiene vada maggiormente chiarito nella bozza di deliberazione consiliare l’aspetto relativo alla procedura di stima dell’immobile in merito al quale si evidenzia l’opportunità di avvalersi delle prestazioni dei tecnici della locale agenzia del territorio con la quale questa Amministrazione ha all’uopo stipulato una specifica convenzione». Non è una promozione, ma non è nemmeno una bocciatura netta della procedura. Eppure, nonostante i tecnici dei servizi sociali ed abitativi abbiano difeso la regolarità tecnica della delibera, la seduta si è spappolata nel minestrone dei dubbi e delle dietrologie, di fronte a un pubblico numeroso, formato per lo più da consiglieri della circoscrizione 6, presieduta dal forzista Matteo Tosetto, favorevole al progetto, cui è stata negata la possibilità di intervenire in aula. La trattazione dell’oggetto è stata sospesa e rinviata a giovedì prossimo, quando dovrebbe essere già calendarizzato il dibattito sull’Aim. Amareggiato, l’assessore Piazza ha parlato di «entrata a gamba tesa». Il riferimento è al “giallo” che circonda il parere, arrivato via fax, ma non all’ora di cena, quando si discuteva della delibera, ma a metà pomeriggio. «Perché è stato distribuito soltanto qualche ora più tardi ai consiglieri?», ha chiesto la capogruppo leghista Manuela Dal Lago. «Chi ha chiesto il parere all’Avvocatura?», hanno rincarato la dose di interrogativi i diessini Giovanni Rolando e Ubaldo Alifuoco, che non hanno trovato risposte dai banchi della Giunta, nonostante l’intestazione del fax riporti la dicitura “segreteria assessorato ai lavori pubblici”, la cui delega è affidata all’assessore forzista Carla Ancora. In aula è stato il caos, con il presidente Sante Sarracco che si dannava l’anima per riportare un po’ di ordine mentre si scatenavano litigi e volavano parole grosse lungo i corridoi. Il sindaco Hüllweck ha chiesto tempo per fare le verifiche necessarie, mentre Pellizzari ironizzava sul ruolo del centrosinistra: «Quando di parla di Coop hanno il prosciutto davanti agli occhi. Non si capisce perché il ruolo di controllo lo debba fare un consigliere di maggioranza e l’opposizione polemizzi». Caustico il capogruppo diessino Luigi Poletto: «Episodio surreale in cui l’opposizione è diventata maggioranza e una parte della maggioranza è diventata opposizione. La Casa delle libertà è nel caos più devastante e nelle guerre intestine più massacranti». Ma il fatto che un altro assessore, di un altro partito, abbia chiesto un parere legale su una delibera all’insaputa dell’assessore proponente, ha mandato su tutte le furie il Carroccio: «Abbiamo forti dubbi che devono essere chiariti - attacca la capogruppo Dal Lago -. Poniamo un problema politico».


Nuova ferrovia. Dopo le novità della Regione i Comuni berici si staccano dalla città e si oppongono al tracciato dei binari
«Alta velocità, ora diciamo no»
I sindaci: «Tunnel rinviato? Sparita ogni condizione per essere a favore»

di Piero Erle

Il tunnel di Vicenza non c’è più, rinviato a data da destinarsi? Allora manca anche quell’unico... sotterfugio per cui si era arrivati a dire di sì: «A queste condizioni torniamo al messaggio di sempre: l’Alta velocità, supposto che si sia dimostrato che serve davvero, non può passare di qui». I sindaci vicentini della Conferenza permanente dei Comuni interessati dal tracciato dell’Alta velocità (nella foto l’incontro di ieri) ’salutano’ definitivamente il Comune di Vicenza - colpevole di aver seguito per conto suo, da un anno a questa parte, le vicende del progetto per la nuova linea ferroviaria - e tornano a innalzare la bandiera del “no”. Ma un “no”, spiegano, carico di motivazioni come un treno merci. Si sono incontrati ieri a Torri di Quartesolo i sindaco Maria Luisa Teso (Grumolo delle A.), Diego Marchioro (Torri di Q.), Mario Dal Monte (Brendola) Giannira Petucco (Altavilla) e gli assessori Giuseppe Rigon (Montebello) ed Erasmo Venosi (Grisignano), che da sempre fa anche da esperto tecnico che affianca la Conferenza dei sindaci. Marchioro, affiancato dal suo predecessore e attuale assessore Gastone Valente, ha spiegato di parlare anche a nome di Lonigo e Montecchio Maggiore, mentre era assente per motivi tecnici Gambellara. Obiettivo del summit: reagire al “colpo basso” tirato dal recente convegno del comitato Transpadana, al quale l’assessore regionale Renato Chisso ha annunciato che entro un paio di mesi il Cipe-Comitato interministeriale approverà il progetto preliminare della tratta Verona-Padova. Con un “buco” però: verrà rinviata a un secondo momento la realizzazione del tunnel previsto sotto Vicenza, tunnel che è stato chiesto dalla stessa Regione alla Tav e al ministero delle Infrastrutture con la delibera di osservazioni approvata due anni fa. Tunnel rinviato ’a data da destinarsi’? Un fulmine a ciel sereno per i Comuni vicentini, che già avevano mal digerito l’accordo raggiunto dall’assessore cittadino Claudio Cicero a Roma, per cui già veniva rinviata a ’un secondo tempo’ la realizzazione della stazione interrata di Vicenza. Tanto che ora i sindaci denunciano il metodo del tutto scorretto di annunciare novità del genere senza alcuna informazione ufficiale e diretta rivolta ai Comuni, e chiedono un immediato incontro alla Regione per essere messi al corrente della novità. I Comuni peraltro una mossa ufficiale la stanno già facendo: ogni Consiglio comunale sta approvando - per l’ennesima volta in questa lunghissima vicenda - una delibera che fa la storia del progetto dell’Alta velocità e delle critiche da sempre sollevate dai Comuni vicentini, e in sostanza esprime il suo “no” a quel progetto che sta maturando nelle stanze romane. Quelle delibere stanno arrivando a Venezia, ma i sindaci - annuncia la Teso - intendono compiere un altro passo preliminare: chiedere un incontro alla Provincia perché svolga il ruolo di coordinamento degli enti locali sulle grandi infrastrutture che le affida la legge. E che posizione dovrebbe coordinare la Provincia, che finora ha sempre espresso una posizione nettamente favorevole all’Alta velocità e ha inserito il tracciato ’vecchio’, con i binari lungo l’autostrada A4, nel suo Piano territoriale che ora sta rifacendo da capo? Tirati per la giacca dalle domande dei cronisti, i sindaci arrivano a dirla chiara qual è la posizione ’coordinata’: «Che l’Alta velocità, se proprio si deve fare, si faccia fuori dal nostro territorio». Quel “se proprio si deve fare” ribadisce - precisano la Teso, Venosi e gli altri - quello che i sindaci della Conferenza dicono da sempre: che occorre prima di tutto valutare la cosiddetta “opzione zero”, e cioè dirottare i fondi per l’Alta velocità su un potenziamento-ammodernamento della rete ferroviaria attuale, con sfruttamento del corridoio ferroviario che già c’è nel Basso Veneto per creare la “linea merci”. «Io sono da sempre favorevole alle ferrovie - rimarca Venosi - ma a favore delle ferrovie vere, quelle attuali: sono decenni che occorre raddoppiare il binario della Verona-Bologna, tanto per fare un esempio, altro che dirottare i fondi altrove. E quanto al Programma degli investimenti per l’Alta velocità - e tira fuori dalla borsa pacchi di documenti ufficiali targati Ferrovie - diciamo le cose come stanno: già oggi la stima dei costi per l’Alta velocità è triplicata, siamo a 164 miliardi di euro contro i 50 stimati pochi anni fa. E ci sono mille problemi reali: la tratta spagnola ha un binario di larghezza diversa da quella italiana, gli unici cantieri aperti sono quelli della Torino-Novara mentre cercano ancora di aprire quelli della Novara-Milano. Non è stato ancora approvato il progetto della Milano-Verona, la Verona-Venezia sapete com’è messa e il progetto Venezia-Ronchi dei Legionari è stato bocciato per incompatibilità ambientale». Insomma, una via crucis. Ma comunque sia, “se proprio si deve fare” questa Alta velocità, anche con la prospettiva sempre più fumosa di un tunnel a Vicenza i sindaci non ci stanno più. «Quel tracciato attraversa interi centri abitati, creando impatto e danni enormi senza dare alcun vantaggio alle nostre comunità. A queste condizioni meglio che pensino a passare altrove. E se proprio sono tutti d’accordo a fare il tunnel, anche se in un secondo tempo - conclude provocatoriamente Venosi - perché ministero, Regione e Comune di Vicenza non hanno siglato ufficialmente un ’accordo procedimentale’ come è stato fatto per il ponte di Messina?».