«Se chiudono i poli sarà il caos I Comuni non hanno più soldi»
di Chiara Roverotto
« Se i poli chiudono sarà il caos... ». Se gli imprenditori hanno deciso di tagliare i fondi per il sostentamento dei servizi di segretariato sociale per gli immigrati in sei centri (Vicenza, Arzignano, Chiampo, Schio, Bassano e Tezze sul Brenta), rischia di saltare un meccanismo che in questi ultimi mesi, dopo una fase di collaudo, si è oliato a tal punto che, per ottenere il rinnovo oppure il rilascio di un permesso di soggiorno in questura, i tempi si sono ridotti ad un mese e mezzo, come dichiarato l’altro giorno dal questore.
« Rimettere in discussione questo meccanismo significa mettere in ginocchio la questura e, soprattutto fare in modo che i Comuni interrompano un servizio perchè non hanno fondi a sufficienza e, di conseguenza, creare problemi a migliaia di immigrati che vivono e lavorano in tutto il Vicentino ». A parlare è l’assessore agli interventi sociali del comune di Schio, Emilia Laugelli, che promette di seguire la strada dell’assessore vicentino Davide Piazza: chiudere il servizio se dovesse mancare la copertura finanziaria.
« Ma un concetto deve essere chiaro - riprende Emilia Laugelli - e cioè che i poli non sono stati voluti dai politici, come sostiene il presidente degli artigiani, Sbalchiero, ma sono nati grazie ad una convenzione voluta dal Prefetto e dalla questura perché tutti si sono resi conto che l’ufficio stranieri stava scoppiando, soprattutto dopo la legge Bossi-Fini, con immigrati che aspettavano mesi per i documenti. Ora, se vengono a mancare i soldi, sono la prima a dire che i Comuni da soli non ce la fanno, non hanno abbastanza finanziamenti per sostenere anche queste spese, per cui interromperò un servizio che, peraltro, interessa anche altri 39 Comuni del circondario ».
Critica anche la Cgil. «Nell’incontro avuto con il Prefetto in sede di consulta provinciale - si legge in una nota firmata da Adriana Carotti e da Danilo Andriolo - il progetto era stato presentato come una sfida colta dai comuni per venire incontro ai tempi biblici di rinnovo che bloccavano di fatto la possibilità per i migranti di essere assunti, di cambiare lavoro, di rinnovare qualsiasi contratto pubblico e di avere l’assistenza sanitaria. Su questo era stata chiesta e assunta la compartecipazione ai costi del servizio da parte delle categorie economiche. Se ai politici e agli imprenditori artigiani - prosegue la nota - questa burocrazia appare sbagliata lo dichiarino e chiedano allo Stato di modificare la legge, altrimenti accettino di prendersi in carico un po’ di quelle inefficienze che finora sono state assunte dal volontariato, dal sindacato e sono ricadute sulle spalle degli extracomunitari».
« I contributi dati in questi mesi dalle categorie economiche e dalla Camera di commercio per consentire un aumento dell’organico nei poli di prenotazione dei permessi di soggiorno - dice Giorgio Xoccato, delegato per l’area lavoro e relazioni dell’Associazione industriali - hanno puntato a supportare questa iniziativa nella fase iniziale, con un intervento nato in seguito alla sanatoria prevista dalla legge Bossi-Fini. Anche Assindustria ha riconfermato il sostegno all’iniziativa fino al 31 dicembre, infatti dallanno prossimo si rientra in una fase ordinaria di rinnovi. Quindi, non spetta alle categorie economiche farsene carico, anche perché sempre più pratiche di rinnovo riguardano soggetti che non sono occupati dalle imprese industriali, inoltre ci risulta che alcuni poli abbiano reperito finanziamenti o intendano farlo attraverso la richiesta di un contributo economico direttamente ai cittadini extracomunitari ».
All’inizio le categorie economiche: Assindustria, Camera di Commercio, Api, Artigiani e Commercianti diedero un contributo di 20 mila euro, poi i commercianti rinunciarono, vennero aggiunti altri 20 mila euro fino a settembre ed altrettanti per arrivare a dicembre di quest’anno, fondi evidentemente indispensabili se molti Comuni si sono subito allertati. Comunque, a gettare un po’ di acqua sul fuoco delle polemiche c’è il prefetto Angelo Tranfaglia. « Alla fine di dicembre mancano ancora un paio di mesi, il governo ha deciso di chiedere aiuto alle Poste anche se la proposta di legge è stata approvata solo dal Senato. Inoltre, la Regione ha più volte lodato il progetto che Vicenza sta portando avanti e al riguardo sono stati chiesti finanziamenti. Non credo ci sia da preoccuparsi adesso: siamo in una fase che promette alcune novità, poi sulla base di quelle, ci metteremo a discutere ».