04 SETTEMBRE 2006

Dal sit-in secco no al distributore
Ditta fantasma per i clandestini. Con 5 mila euro diventavano ok

Monteviale/1. Alla protesta della comunità era presente anche il sindaco Danieli: «Verificheremo se si può intervenire»
Dal sit-in secco no al distributore
Già raccolte trecento firme per salvare il paesaggio di villa Zileri

di Nicola Rezzara

Il grande striscione "No al distributore" appeso alla recinzione del cantiere di viale Zileri riassume la protesta di Monteviale contro la costruzione della stazione di servizio. Dalle otto a mezzogiorno di ieri una cinquantina di abitanti del paese ha tenuto un presidio davanti al cantiere per consegnare volantini, raccogliere firme ed esprimere il dissenso della comunità contro l'opera. «Siamo molto soddisfatti per l'adesione alla manifestazione - spiega Elisa Sartor, coordinatrice della protesta -. Abbiamo consegnato quasi mille volantini e sono già trecento le firme raccolte contro il distributore. Anche il sindaco ed alcuni assessori sono arrivati per darci il loro sostegno morale. Ora cercheremo di allargare la protesta a Vicenza». Anche aspetti di colore alla manifestazione di ieri: per firmare la petizione due montevialesi sono scesi dal paese a cavallo, mentre a metà mattinata è arrivato il gelataio Michele, che ha offerto gelati ai partecipanti. I manifestanti chiedono ora una valutazione a 360 gradi delle conseguenze sul territorio in riferimento alla costruzione del distributore, a partire dall'impatto paesaggistico e dai rischi idrogeologici. Promettono, inoltre battaglia a suon di incontri pubblici, referendum consultivo e, se necessario, campagne di boicottaggio. Al presidio era presente anche il sindaco Giuseppe Danieli: «Stiamo studiando le normative per vedere se tutto è in regola o se c'è qualche possibilità di intervento. Per il momento non possiamo fare di più». «Questo paesaggio era un bellissimo sorriso, che adesso appare sdentato - commenta l'architetto Eugenio Motterle, che ha il suo studio in villa Zileri -. È un territorio importantissimo dal punto di vista storico, culturale, paesaggistico, idraulico e agrario. È rimasto intatto per tre secoli ed ora viene distrutto per un banale distributore. Capisco se ci fosse stata una miniera d'oro...». «È uno scempio ambientale che spero si possa ancora fermare» conclude l’esponente dei Verdi, Olol Jackson.

Monteviale/2. L’interrogazione di Variati
«La Regione blocchi i lavori dello scempio»

«Contro lo scempio ambientale del sito architettonico e paesaggistico di villa Zileri, intervenga subito la Giunta Regionale per bloccare i lavori». E l’incipit dell’interrogazione presentata dal consigliere Ds Achille Variati che prosegue: «La Regione si affianchi alla Soprintendenza per bloccare uno scempio che comprometterebbe irrimediabilmente il prestigioso sito». Variati ricorda anche che «la Giunta nella delibera di risposta all'interrogazione avvenuta in data 25 ottobre 2005, si impegnava di dare mandato all'Avvocatura regionale di intervenire avanti al Consiglio di Stato; di attivarsi presso la Commissione provinciale per l'apposizione e la revisione dei vincoli, ai sensi dell'articolo 3 della legge regionale n. 63/1994, al fine di valutare la possibilità di un ampliamento del vincolo attualmente esistente». «Purtroppo con il taglio dei pioppi e la tombinatura - prosegue l’interrogazione del consigliere regionale - ora si capisce ancor di più quanto sia devastante l'intervento per l'ambiente e per il cono panoramico sulla villa. Manca, inoltre, un elemento importante per l'inizio dei lavori e cioè il pronunciamento del Tribunale superiore delle acque di Roma, in relazione al parere contrario emesso dal Consorzio di bonifica competente». Variati chiede, infine, alla Giunta di verificare la situazione facendo le opportune segnalazioni, se del caso, anche alla Magistratura, e di attivarsi in alla commissione provinciale perché sia esteso l'attuale vincolo paesaggistico».


La procura ha chiuso le indagini preliminari contro i soci di una immobiliare e i gestori di altre due società
Ditta fantasma per i clandestini Con 5 mila euro diventavano ok

di Ivano Tolettini

Era un business sulla pelle di chi ne aveva bisogno per mangiare e per il proprio futuro da uomini finalmente liberi, senza lacci amministrativi come succede a chi è clandestino. L’amministrazione degli affari illeciti sarebbe avvenuta tramite una società immobiliare fantasma che avrebbe gestito un traffico di lavoratori irregolari. È stato accertato che una dozzina di muratori che non avrebbero mai messo piede nei cantieri edili indicati alla questura, bensì in altri dove sarebbero stati sfruttati, erano stati avvicinati per potere regolarizzare la loro posizione. Ma, com’è immaginabile, aveva un prezzo: gli stranieri si erano sentiti chiedere fino a 5 mila euro per le cosiddette “false dichiarazioni” di permanenza nel nostro Paese. Come Kasad Ennaj che agli inquirenti raccontò che tramite l’agenzia “Immobiliare Lissa sas” di Thiene gli era stato promesso che avrebbe ottenuto il permesso di soggiorno e non avrebbe più avuto sorprese per rimanere in Italia, a patto che scucisse il balzello. A quasi un anno dall’apertura dell’inchiesta nei confronti di quattro persone, il pm Alessandro Severi ha spedito gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Nel frattempo gli investigatori hanno interrogato decine di persone, hanno disegnato la mappa dei presunti illeciti e, dunque, sono in grado di contestare puntulmente il meccanismo truffaldino messo in piedi per fare fesso lo Stato. Ecco perché il magistrato ha intenzione di chiedere il processo di Marta Lissa, 38 anni, Thiene, Corso Garibaldi 54 (avv. Lino Roetta) e del socio formale Enrico Zanini, 45 anni, Bolzano Vicentino, via La Pira 66 (avv. Annarita Scardigli). Il nome di quest’ultimo, tra l’altro, non è nuovo alle cronache giudiziarie. La donna è la socia accomandataria della società che avrebbe operato solo sulla carta, mentre Zanini è l’accomandante. Inoltre, rischiano di finire sul banco degli imputati Riccardo Vecchiato, 36 anni, di Vicenza, difeso dall’avv. Angelo Bazzea, in qualità di amministratore della “Edilfin srl” e l’impresario slavo Mirsad Vasic, 37 anni, Barbarano, via De Gasperi 32/B, assistito dall’avv. Andrea Balbo dello studio Mele senior, a sua volta titolare dell’impresa EuroBIH. I quattro indagati devono rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e della permanenza in Italia di lavoratori irregolari. È invece caduta l’iniziale accusa di associazione per delinquere formulata dalla guardia di finanza, perché ad avviso del pm Alessandro Severi, che ha coordinato le indagini, non c’era un gruppo criminale pianificato. Invece, l’immobiliare Lissa dai riscontri eseguiti dai finanzieri guidati dal luogotenente Sommaggio, sarebbe stata costituita per raggirare le norme con l’appoggio di Edilfin ed EuroBIH. In pratica, i dodici muratori che si erano sentiti domandare somme variabili tra i 400 euro ( in un caso) e 800 euro (in quattro casi), per arrivare anche a 2 e 5 mila euro, sarebbero stati clandestini in Italia alle dipendente di imprese edili che poi li avevano “ceduti” alla Immobiliare Lissa. È il caso di Patrick Obakina che aveva lavorato per conto della Edilfin e che quando era stato il momento di regolarizzare la sua posizione, era stato preso in carico dalla immobiliare per violare la legge in materia di immigrazione. Dalla puntigliosa analisi dei singoli casi, i finanzieri hanno anche ipotizzato che la società di Zanini e Lissa non abbia dichiarato all’erario ricavi per 800 mila euro sui quali calcolare le imposte, 200 mila di Iva non versati e altre somme per 70 mila euro. Infatti, in tesi d’accusa, il ruolo dell’immobiliare sarebbe stato quello di consentire ai presunti complici di non versare i contributi ai muratori, che avrebbero lavorato in nero per uno stipendio di poche centinaia di euro al mese. Pertanto, gli imigrati con la documentazione fasulla, dalla quale risultava che lavoravano nel Vicentino nei tre mesi antecedenti il 10 settembre 2002, si erano presentati in questura per vedersi accogliere la domanda di emersione dal lavoro in nero.