04 AGOSTO 2005

dal Giornale di Vicenza

Parla lo psicologo dell’emergenza Antonio Zuliani che auspica più preparazione all’evacuazione anche in Italia
Islam, dialogare o sospettare?
Milani (An) chiede controlli. La sinistra contesta la Dal Lago

di Silvia Maria Dubois

Islam fra diffidenza e curiosità, fra sospetti e solidarietà. Anche a Vicenza la paura di attentati sale, stimola dibattiti, intensifica gli schieramenti, produce interrogazioni comunali. Come quella urgente avanzata dal consigliere capogruppo di An Luca Milani che chiede di sapere quanto sicura sia la nostra città di questi tempi. Nel dettaglio, Milani domanda «se il Comune intenda predisporre nei prossimi mesi, per quanto di sua competenza e di concerto con le competenti forze dell’ordine, un programma di controlli sui phone center e gli internet point presenti in città per verificare l’applicazione delle nuove norme in materia di contrasto al terrorismo». Nel frattempo, c’è chi contesta le recenti dichiarazioni della presidente della Provincia Manuela Dal Lago che aveva dichiarato: “io eviterei di scegliere la manodopera extracomunitaria fra le file dei musulmani”. «Ritengo che questa dichiarazione nasconda una radicata volontà discriminatoria nei confronti di cittadini che professano una fede diversa - spiega Giorgio Langella, consigliere provinciale dei Comunisti Italiani -. Solo una piccolissima parte di musulmani sono terroristi, come lo sono una piccolissima parte di cristiani o di atei. Ma non sono terroristi perché musulmani, cristiani o altro. L’equiparare il terrorismo ad una religione è profondamente sbagliato e ingiusto». «La discriminazione e anche l’odio verso il diverso iniziano così - prosegue Langella -, lentamente, poco alla volta con frasi apparentemente innocue che si insinuano nel pensiero comune e diventano verità. Noi italiani dovremmo saperlo bene: successe così con le leggi razziali promulgate durante il fascismo, con le persecuzioni degli ebrei, degli slavi, degli zingari». Il consigliere ricorda, inoltre, alla Dal Lago di aver giurato sulla Costituzione italiana, nel momento in cui ha assunto la carica di presidente della Provincia: “Costituzione secondo la quale i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza alcuna distinzione”. «Chi ha responsabilità di governo come la Dal Lago, e la stessa Lega Nord, deve proporre soluzioni invece di diffondere slogan da stadio - aggiunge Claudio Rizzato, dalla segreteria regionale dei Ds -. A parte il fatto che i lavoratori vanno scelti esclusivamente in base alle loro capacità, io credo che questo genere di messaggi sia offensivo e criminalizzi un collettività che non lo merita. Il terrorismo può essere colorato di tante religioni, lo dimostrano i fatti di cronaca del mondo». «Non dobbiamo cadere nel rischio di alimentare lo scontro di civiltà - conclude Rizzato - perché è proprio questo che vogliono i terroristi ed è verso questa direzione che, purtroppo, vanno le dichiarazioni della presidente della Provincia. Al contrario, dobbiamo favorire con tutti i mezzi a disposizione il dialogo e, naturalmente, pretendere da chi ci governa la massima sicurezza in questa situazione. Vicenza, per le sue peculiarità e per la presenza della base americana, merita attenzioni al pari di città come Milano e Firenze».

(s. m. d.) Il terrorismo ci spaventa eccome, ma poi, nella pratica, non cambiamo assolutamente nulla delle nostre abitudini, anzi, siamo capaci di prendere il primo aereo per Sharm El Sheikh e andare a vedere con i nostri occhi le macerie del Gazala Gardens. Ad aiutarci a capire cosa ci sta succedendo in questo particolare momento storico, è lo psicologo dell’emergenza Antonio Zuliani (nella foto).
- L’ansia collettiva da attentati si sente qui? È palpabile nella popolazione italiana?
«L’ansia c’è, eccome, ed è aumentata notevolmente dopo gli attentati di Sharm El Sheikh. L’impressione, infatti, è che con Londra non ci fossimo spaventati poi così tanto perchè rimaneva l’idea che questo genere di pericolo riguardasse le grandi metropoli. Una logica accettabile nell’immaginario collettivo. Invece ciò che è successo in Egitto ha smentito questa logica, gli attentatori hanno colpito un luogo di villeggiatura e di relax, per altro molto frequentato da italiani e, soprattutto, da veneti. Insomma, il problema del terrorismo, e in particolare del terrorismo che agisce senza una logica, c’è, è sentito dalla gente e toglie il sonno. La stessa parola “bomba” è apparsa nel nostro linguaggio».
- Perché a Londra la cittadinanza ha reagito così bene?
«Perché sono anni che si prepara: lì sanno che l’evaquazione degli edifici è una cosa seria. Qui da noi, invece, non c’è nessun addestramento all’emergenza. Bisognerebbe cominciare a parlare pacatamente alla gente di tutto ciò e magari fare delle esercitazioni non con i figuranti, bensì con persone in carne ed ossa! Anche perché il rischio di non fare così le cose è che la gente non creda al pericolo effettivo».
- La paura di attentati può portarci a quella che è stata definita “islamfobia”? C’è già, secondo lei, qualche riemersione di razzismo in tal senso?
«Questa massiccia immigrazione preoccupa»
Il vice sindaco Valerio Sorrentino fa il punto della situazione sulla sicurezza della città

(s. m. d.) C’è chi lo ama, c’è chi lo odia, chi gli scrive lunghe lettere e chi lo riempie di epiteti per strada. Sarà per le sue arrabbiature sui punkabbestia, sarà per i suoi ruvidi interventi e per i suoi accenti paramilitari... Fatto sta che l’assessore alla sicurezza Valerio Sorrentino (An), in fatto di popolarità, sta rubando la scena al sindaco Enrico Hüllweck e agli altri big della politica, mentre i cittadini gli telefonano e lo fermano al mercato cittadino. Una cosa è certa: il suo assessorato alla sicurezza, visti i tempi, vive davvero una stagione “calda”. - Perché è rifiorita tutta questa voglia di sicurezza in città? «Perché i cittadini percepiscono attorno a loro un ambiente insicuro, a prescindere dai reati che si registrano. Questo si deve, in gran parte, all’ondata di immigrazione che ci ha investiti e a tutta una serie di stili di vita che sono stati importati qui. Un esempio? Per noi occidentali anche il semplice stazionare in strada da parte di gruppetti di persone non è normale e può suscitare in noi una certa inquietudine». - Cosa vogliono i cittadini per sentirsi sicuri? «Il cittadino si sente sicuro quando vede delle divise, quando sa che il territorio dove si trova è sotto controllo». - Anche con le “pantere” o altre forme di controllo extra-polizia? «Sì, e credo che questa sia la via del futuro per i nostri comuni che dovranno appoggiarsi sempre più a questi servizi esterni. Mi spiego meglio: ci sono tanti atteggiamenti umani che non sono reati, ma che possono dare fastidio alla comunità, come chi sporca, chi bivacca, chi importuna più o meno indirettamente gli altri. In questi casi non gravi, ma ugualmente di disturbo, giustamente è molto difficile che escano i carabinieri o la polizia. Dunque è bene avere qualcuno che faccia da tramite per informare le istituzioni e, allo stesso tempo, fare da deterrente ai chi ha brutte intenzioni. Senza volersi sostituire a nessuno, ovviamente, e agendo sempre nel rispetto della legalità, a differenza di qualcun altro». - Si riferisce alle “guardie padane”? «Sì. È evidente che questi signori non offrono una soluzione alla sicurezza cittadina, bensì creano un problema ulteriore». - È vero che sta preparando un’ordinanza anti punkabbestia sì o no? «Ci stiamo lavorando. L’idea è quella di bloccare questi personaggi attraverso le irregolarità che caratterizzano i loro animali. In questi giorni ne ho parlato con le guardie zoofile, l’intento è di coinvolgere l’Enpa». - Fra i punkabbestia e le problematiche legate all’immigrazione, cosa la preoccupa di più, in questo momento? «I punkabbestia non mi preoccupano, mi fanno letteralmente infuriare perché non è possibile che un gruppetto di ragazzi tenga in scacco la città. A preoccuparmi rimangono gli immigrati perché il loro massiccio arrivo sta facendo cambiare fisionomia a molte zone urbane. E spesso si rischia di mettere a stretto contatto strutture e culture occidentali con quelle straniere che possono creare tensioni per una mancata integrazione». - Vicenza è attrezzata per fronteggiare il terrorismo? «L’assessorato alla sicurezza non ha alcuna possibilità di intervento in merito, al massimo può fare attività di impulso. Ma sono molto fiducioso nella prefettura, nella questura e nelle forze dell’ordine: sicuramente si sono organizzate». - Come sono i suoi rapporti col questore Dario Rotondi? «Sono buoni. E in futuro saranno ancora migliori se avvertiremo reciprocamente il bisogno di intensificare la comunicazione su tutto». - È vero che c’è tensione fra lei e il comandante della polizia municipale Roberto Dall’Aglio? «Dall’Aglio è colui che ha il difficile compito di concretizzare le esigenze dell’amministrazione traducendole dal punto di vista tecnico. Cosa non semplice, a volte può generare delle naturali difficoltà: ma finora è stato tutto fatto e tradotto al meglio». - Lei e Dall’Aglio avete litigato a causa dei punkabbestia? «Non abbiamo litigato. Però chiedo a tutti di non sottovalutare nessun problema di ordine pubblico, compresi i punkabbestia». - Quali sono gli ostacoli quotidiani che trova nel suo lavoro? «Potrei rispondere citando le critiche che, immancabilmente, mi arrivano dall’opposizione. Ma credo che l’unico ostacolo che mi preoccupi sia quando per un problema non si trovino strumenti adeguati alla sua risoluzione. Ecco, questo mi spaventa ed è da ritenersi l’unico vero ostacolo al mio lavoro».- In veste di vice-sindaco, lei si sente anche vice-Hüllweck? «Ci sono dei momenti in cui, fra noi, c’è una forte vicinanza nella condivisione degli obiettivi. Poi ci sono periodi in cui gli sono più affini altri assessori».- Per quanto riguarda il suo assessorato, cosa ci anticipa della ripresa dei lavori di settembre?«Innanzitutto verranno installate tre telecamere: una all’angolo fra corso Palladio e corso Fogazzaro, una in viale Milano e una in corso S. Felice. Si darà, poi, vita alla grande riforma dei vigili di quartiere, futuro traguardo vincente di questa amministrazione. Organizzeremo la figura peculiare del vigile di quartiere, le sue competenze, i suoi orari, il suo modo di rapportarsi con la gente, in modo da creare un nuovo punto di riferimento concreto per i cittadini. Dobbiamo metterci in testa che, soprattutto di questi tempi, per qualsiasi persona faccia politica c’è il dovere di mettere la sicurezza al primo posto del proprio programma».


Zocca ridisegna la città del futuro
«Se mi avessero chiesto quale fosse l’assessorato da me più gradito avrei detto lo sport»

di G. Marco Mancassola

«Per la verità, se due anni fa mi avessero chiesto quale fosse l’assessorato più gradito, avrei detto lo sport». Vacanze finite per Marco Zocca, che rientra nella cabina di comando. Anzi: le cabine di comando. Sì, perché fra le tante curiosità che hanno accompagnato la rivoluzione di deleghe decisa a metà luglio dal sindaco Enrico Hüllweck, ci sarà anche la spola di Zocca fra palazzo Trissino, in corso Palladio, dove dimora l’assessorato al bilancio, e palazzo degli uffici, in piazzetta Biade, dove sta di casa l’urbanistica. “Due poltrone per uno”, verrebbe da dire, parafrasando la celebre commedia hollywoodiana. Una doppia delega pesantissima, che ne fa l’assessore più quotato della seconda giunta Hüllweck. Chi l’avrebbe mai detto? Appena un anno fa, con altri cinque consiglieri di Forza Italia teneva in scacco l’approvazione del rendiconto in un estenuante braccio di ferro con il sindaco avviato il giorno dopo la rielezione di Hüllweck, quando Zocca, forte di un eccezionale risultato elettorale, declinò l’offerta di un assessorato “leggero” come il decentramento. In quel caldo luglio 2004 veniva poi trovato l’accordo e Zocca prendeva il posto di Alberto Maron ai lavori pubblici, ceduti dopo pochi mesi a Carla Ancora in cambio del bilancio. Infine, l’avvicendamento con Maurizio Franzina all’urbanistica. Dall’odi all’amo in dodici mesi. - Assessore, cosa è cambiato dalle elezioni? «All’inizio c’è stata una posizione critica soprattutto nell’ambito dei criteri con cui era nata la Giunta. A chi ha ben lavorato e viene premiato da un buon risultato elettorale, credo sia giusto venga assegnato un ruolo consono. Riconosco al sindaco la possibilità di scegliersi i suoi collaboratori, ci mancherebbe. Ma in quel momento c’era una diversità di vedute. Il tempo ha dimostrato che erano stupidaggini e i problemi sono stati superati. È stato ritrovato il feeling, non siamo cambiati noi». - Era solo questione di “poltronite”? «Tutti gradiscono avere un ruolo significativo con alle spalle un ottimo risultato elettorale. Io gli dissi che non avevo fretta, che mi sarei seduto sui banchi del consiglio comunale per lavorare, in attesa che mi venisse concessa una possibilità. Penso di aver mostrato il modo in cui mi piace operare. Ora mi ha gratificato. Non posso che essergli grato per questa grande chance». - È l’urbanistica l’assessorato a cui puntava quando iniziò il braccio di ferro con il sindaco? «No, non aspiravo all’urbanistica. È un bell’assessorato, molto impegnativo, dove però c’è anche il rischio di bruciarsi. Per la verità, avrei preferito lo sport». - Come vive la nuova avventura? «La vivo bene. Bilancio e urbanistica sono due deleghe importanti, che penso farebbero piacere a tutti. Ora sto pensando al lavoro che mi attende, ma ho la fortuna di aver già preso le misure a uno dei due assessorati, quello al bilancio. Per prima cosa dovrò imparare molto». - Quale indirizzo darà al suo nuovo incarico? «Guardo alle esperienze maturate con successo in alcune grandi città. Il punto di partenza potrebbe essere creare a Vicenza un “Forum center”, ispirandosi agli “Urban center” nati in realtà come Milano, Firenze, Bologna. Mi riferisco a un luogo fisico e interattivo, che faccia da punto di riferimento all’interno della struttura comunale per i cittadini, le associazioni di categoria, gli enti. Qui potranno trovare notizie e informazioni su progetti e infrastrutture, qui potranno presentare proposte e suggerimenti, qui si potranno sviluppare dibattiti su obiettivi, progetti, sulle trasformazioni urbanistiche». - La prima novità sarà quindi una svolta comunicativa. «È un po’ quello che ho già avviato con la gestione del bilancio comunale, che è stato riversato sul sito internet perché ognuno possa accedere ai documenti. A monte del “Forum center” ci dovrà essere una grande trasparenza. Quello che invece andrà evitato è una gestazione lunga dei problemi: le scelte dovranno essere più veloci, le decisioni più semplici e agevoli. E grazie al “Forum”, il cittadino non finirà per disperdersi tra i vari uffici». - Parlando di dispersione e di lungaggini, viene in mente il Bando degli interessi diffusi, dal quale un migliaio di vicentini attendono da tempo risposte ai loro piccoli grandi problemi. «Il Bid era stato pensato per essere uno strumento positivo. Ma per essere davvero positivo bisogna dare risposte serie e veloci. Per questo va aperto un tavolo permanente di confronto per arrivare a dare risposte serie e rispettose. Tempo ne è passato fin troppo». - Il suo predecessore ha puntato il dito sulle complicazioni legate alla legge urbanistica regionale e alla redazione del nuovo strumento, il cosiddetto Pat. «L’impegno prioritario sarà sbloccare le situazioni oggi ferme. Portare in autunno sul tavolo politico e amministrativo il nuovo documento preliminare, da cui discenderanno il Pat e il Pati, lo strumento sovracomunale. Per questo mi auguro si possa avviare un buon coordinamento con la Provincia». - In questi mesi abbiamo assistito a polemiche e proteste sui piano adottati dalla Giunta a fine febbraio. Cosa le fa venire in mente la parola “Piruea”? «Credo che al momento siano delle proposte da approfondire e valutare con attenzione. Ma non dimentichiamo che toccano aspetti importanti, capaci di recuperare il tessuto urbano. Non mi sottraggo a una verifica sui Piruea: sono bozze da migliorare e modificare, ma possono dare benefici». - Ha fatto molto discutere la decisione del sindaco di individuare una sorta di “gabinetto” con quattro assessori (Zocca, Dalla Negra, Ancora e Cicero) chiamati a collaborare per la pianificazione del territorio. «Forse è il caso di fare chiarezza su questo concetto. Non viene creata una lobby. Quando si parla di urbanistica vengono coinvolti molti aspetti che riguardano anche altri assessorati. Ora la pianificazione urbanistica non verrà più ricollegata a un solo nome, ma a un lavoro di gruppo, per evitare di ragionare a comparti stagni. Questo è lo spirito». - Finché lei era in vacanza, la Giunta ha deciso di inviare in Procura tutti i documenti prodotti dal dipartimento Territorio. «È condivisibile e comunque ne ero stato informato. Ma vorrei lanciare un messaggio alle forze politiche: non c’è alcuna difficoltà a dare massima trasparenza e comunicazione all’azione amministrativa. Ritengo sia finito il tempo delle denunce e delle querele. Torniamo a ragionare sul terreno politico e amministrativo, rispettoso del ruolo che ci hanno dato i cittadini. Torniamo a lavorare per la città». - È l’inizio dell’operazione-verità da più parti invocata? «La decisione di Giunta vuole dimostrare che la verità sta lì, nelle carte. Altrimenti non c’era la volontà di consegnare tutto alla magistratura». - Una delle voci più critiche nei confronti del suo predecessore è stata quella di Maurizio Borra, ex segretario organizzativo di Forza Italia in città. Lei lo conosce? «Sì, l’ho conosciuto quando era nell’Udc e l’ho ritrovato quando è entrato in Forza Italia». - Crede che si sentirà a sua volta “controllato”? «Assolutamente no». - Lei è figlio d’arte: suo padre Alberto è stato amministratore ai tempi della Democrazia cristiana. Le ha già dato qualche consiglio? «Mio padre è una persona che ha dato tanto alla città a livello politico e amministrativo. Devo dire che non lo vedo quasi mai, per i miei impegni. Ma tra noi c’è un rapporto di grande fiducia e per questo mi ha semplicemente augurato buona fortuna». - Gli osservatori più smaliziati interpretano la doppia investitura a bilancio e urbanistica come una pista di lancio verso la candidatura a primo cittadino... «È un bel sogno, ma direi che è molto, molto presto. Fa piacere che circolino certe voci, ma non è il caso di parlare adesso di cose che verranno decise su più tavoli e a più livelli. Ora l’importante è imprimere il segno anche sull’urbanistica e lasciare un buon ricordo».