La polizia al depuratore Altri sequestri e verifiche
Nell’impianto di Assocogen sono stati sigillati scarti pericolosi
di Ivano Tolettini
La polizia è tornata ieri pomeriggio negli uffici del depuratore di Montebello da qualche giorno nel mirino dei sospetti.
Gli agenti hanno proseguito i sequestri iniziati venerdì quando hanno notificato otto avvisi di garanzia per le presunte violazioni del decreto Ronchi e della depurazione delle acque. L’attesa è adesso tutta rivolta ai primi risultati di laboratorio che dovranno confermare o meno i sospetti sui prelievi dei campioni dai pozzi spia della discarica di Zermeghedo e da quelli dell’impianto di Montebello, entrambi gestiti dalla società pubblica Medio Chiampo.
Con un comunicato l’Arpav regionale, di cui si dà la versione integrale a fianco, ha confermato la presenza dei pozzi nel depuratore gestito dalla società Elidra, di cui è amministratrice unica Tiziana Piras, che hanno sollevato molte discussioni.
Sia perché uno di essi è completamente abusivo, sia perché dagli altri l’acqua sollevata a milioni di litri al giorno non servirebbe - come da autorizzazione - per raffreddare i macchinari, bensì per diluire le sostanze inquinanti dal distretto industriale.
Uno dei problemi centrali è che il depuratore di Montebello sarebbe sottodimensionato rispetto alle necessità di 40 aziende conciarie di un certo peso e agli scarichi civili oltre che dei due comuni proprietari, anche di Gambellara.
Per questo motivo, è l’ipotesi della procura, la pratica della diluizione in quantità industriale sarebbe stato il metodo per abbassare i costi di gestione e dare una risposta all’insufficienza della potenzialità dell’impianto.
Su questi argomenti la municipalizzata Medio-Chiampo, presieduta da Piergiorgio Rigon e con vice Antonio Sterluti, ha idee differenti.
Quel che è certo è che gli investigatori della polstrada veronese, diretti dal pm Angela Barbaglio, sono andati a colpo sicuro negli impianti a scoprire le magagne, a dimostrazione che erano stati informati da qualcuno su quali punti concentrarsi.
Tra i sequestri eseguiti in questi giorni anche quello a carico di Assocogen, la centrale che produce energia per le aziende della zona, che ad avviso della polizia smaltirebbe in maniera irregolare i propri rifiuti. Non a caso è finito sotto inchiesta il presidente Virginio Piva e il direttore tecnico Zoso. Non solo, gli agenti hanno anche sigillato una certa quantità di soluzioni oleose che sarebbero state smaltite da Elidra nel depuratore.
In tesi d’accusa, l’impianto di Montebello non sarebbe idoneo a trattare queste sostanze, pertanto lo smaltimento sarebbe irregolare. Tra l’altro, il pm Barbaglio ipotizza la violazione dell’articolo 15 della legge Ronchi che disciplina il trasporto dei rifiuti. Le telecamere della polizia avrebbero ripreso un’autobotte di Elidra che dopo essere uscito dalla centrale avrebbe scaricato le sostanze oleose.
Tra le difese di Assocogen quella che lo smaltimento sarebbe stato eseguito da una società esterna, ma anche se così fosse, replicano gli inquirenti, tutti i documenti cartacei che provavano i trasporti avrebbero dovuto rimanere presso l’impianto come disciplina la normativa. Quando la polizia è intervenuta venerdì ci sarebbero state lacune su questo punto.
Intanto, c’è grande fermento in diverse zone limitrofe alla provincia e si susseguono le prese di posizione dei rappresentanti degli agricoltori per i sospetti di inquinamento del rio Acquetta e del canale Fratta Gorzone. Ma questo è un altro capitolo.
Se l’attuale fase ispettiva è tesa a verificare quali effetti ha avuto la diluizione con l’acqua di falda degli inquinanti in uscita dal depuratore di Montebello per far rispettare i parametri di tollerabilità, la procura sta valutando gli altri fronti di un’inchiesta che non sarà breve. Ci sarà lavoro anche per la guardia di finanza per la verifica di tutta una serie di incroci societari che dovranno stabilire il grado di trasparenza nel controllo di impianti pubblici. Non solo nel distretto Montebello-Zermeghedo.
La relazione
«Nessun pericolo in discarica» I dirigenti tecnici si difendono
di Eugenio Marzotto
«Non esiste e non è mai esistito un pericolo di tenuta della discarica, ma si sono solamente effettuate tutte le operazioni di controllo e verifica del corretto funzionamento dell’impianto. Gli interventi adottati risultano essere stati seguiti correttamente e segnalati e riportati nei quaderni di manutenzione, come pure gli interventi di pulizie ordinari risultanti dai formulari accompagnatori le autobotti».
Questo uno stralcio dell’atto di “difesa” della direzione tecnica, presentata ieri ai soci della Medio Chiampo, ossia le amministrazioni di Montebello e Zermeghedo.
I sindaci Cisco e Castaman, nel corso del consiglio d’amministrazione di venerdì scorso, avevano chiesto al direttore generale Luigi Culpo e al direttore tecnico Stefano Paccanaro di fare chiarezza per iscritto, sul funzionamento del depuratore e della discarica, ma anche di chiarire assetti societari e i rapporti con Elidra, l’azienda che gestisce il depuratore di Montebello.
Ebbene, le sette fitte pagine di spiegazioni fornite dai vertici operativi di Medio Chiampo, solo in parte (per stessa ammissione dei sindaci) rispondono a determinate questioni.
Culpo e Paccanaro in sostanza ribadiscono che nei due impianti non ci sono anomalie di rilievo.
Elidra. Nel rapporto firmato dai tecnici si legge che il servizio dell’azienda «consiste nella gestione dell’impianto consortile, trasporto fanghi primari», ma anche «sollevamento liquami civili e acque potabili, rete fognaria civile e industriale».
Sull’affidamento all’Elidra, Culpo e Paccanaro scrivono che l’appalto era stato effettuato nel 17 novembre del 1999 fino al 2004 e in seguito c’è stata una proroga del servizio idrico fino al dicembre 2006. «Un rinnovo - si legge nella relazione - con un ulteriore sconto sull’affidamento con una gestione diretta di Medio Chiampo».
Pozzi. E sulla questione pozzi, i tecnici rispondono che al depuratore esistono tre pozzi. Il terzo, quello più discusso (sul lato ferrovia), viene liquidato così: «È sempre stato presente ma non attivo. La sua riattivazione è legata alla necessità di potenziare il comparto di filtrazione finale. Per il pozzo 3 non risulta che ci sia la concessione, tale mancanza forse sta nel fatto che lo si è sempre considerato abbandonato».
Consumi. «La Medio Chiampo ha denunciato un prelievo di acqua equivalente nel 2004 a 970 mila metri cubi e nel 2005 a 950 mila metri cubi. A fronte di questi consumi c’è stato un impegno alla riduzione formalizzato alla Provincia con lettera del 30 giugno 2005».
Controlli. Per quanto riguarda i reflui in uscita all’impianto, i direttori fanno sapere che il monitoraggio era continuo e costante da parte dell’Arica.
E sulla discarica si legge: «La perfetta tenuta è confermata dalle periodiche analisi di Arpav, laboratori di fiducia e Medio Chiampo. Non è mai stato rilevato alcun problema e ribadiamo che la discarica è sotto controllo con i pozzi spia».
Ieri in serata il sindaco di Montebello, Fabio Cisco, non aveva ancora letto la relazione tecnica, cosa che invece aveva fatto il collega di Zermeghedo Giuseppe Castaman che commenta: «In alcuni punti sono stati messi i puntini sulle “i”, mentre altri aspetti dovranno essere integrati. Mi riferisco ad esempio al contratto di Elidra e alla gestione dell’acqua. In ogni caso abbiamo alcuni giorni per valutarla e presentarla a tutto il consiglio comunale di Zermeghedo da cui mi aspetto un mandato preciso per attuare tutte le misure necessarie».