03 NOVEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

Telecamere per vigili e questura
I Verdi vanno all'attacco del patto sulle antenne:"Valenza ridicola".
"Permessi, basta finanziamenti"

Telecamere per vigili e questura
«Un deterrente al crimine che rispetta la privacy»
I sette dispositivi in centro città collegati con la centrale della polizia

di Diego Neri

Sette telecamere collegate alle centrali operative di vigili urbani e questura per garantire sicurezza al centro città. Sono quelle installate a fine 2003 che dai giorni scorsi sono visibili non solo, in via sperimentale, alla municipale, ma anche alla polizia di stato. L’iniziativa, costata 153 mila euro a cui hanno contribuito anche gli Industriali, garantisce il rispetto della privacy ma anche, grazie alle registrazioni, la possibilità di controllare in tempo reale quanto avviene ed identificare i responsabili di episodi criminosi 24 ore su 24. «Grazie alla tecnologia - ha sottolineato il questore - è possibile utilizzare gli uomini dove c’è maggiore necessità». Il collegamento con la questura è stato presentato ieri mattina in viale Mazzini dall’assessore regionale alla sicurezza Raffaele Zanon, che ne ha spiegato meccanismi di funzionamento e modalità con il questore Dario Rotondi, l’assessore comunale Valerio Sorrentino e il capitano Claudio Sartori, che ha curato il progetto per i vigili urbani. La videosorveglianza. La rete di 7 telecamere - piazzale della stazione, viale Roma con l’esedra di via Dalmazia, giardini Salvi, piazza Castello, piazza S. Lorenzo, piazza dei Signori e piazza Matteotti - con due “punti remoti” nelle sale operative ha lo scopo di tenere sotto controllo delle zone cardine della città. Il sistema, realizzato dalla ditta “Reteco” di Verona, è costato complessivamente 41 mila euro alla regione e 100 mila all’amministrazione berica mentre 11 mila sono stati finanziati dall’associazione Industriali. Le telecamere sono in funzione sempre, e le registrazioni vengono conservate per 36 ore, di modo da permettere alla polizia di rivederle.
I vantaggi. «Oltre a scoraggiare la criminalità di strada - precisa il questore - danno la prova che la strumentazione tecnologica è fondamentale per liberare personale». Per Sorrentino, poi, costituiscono un aggancio importante per far sì che l’interscambio di informazioni fra le forze dell’ordine sia sempre più efficace. «Le stesse immagini saranno viste da polizia e vigili in contemporanea: chi ha personale più vicino potrà intervenire, basterà alzare il telefono». Le telecamere, collegate coi vigili urbani dal 31 dicembre scorso in via sperimentale, hanno finora permesso di venire a capo di una serie di problemi. «In primo luogo vedere cosa accade ci dà subito modo di comprendere la gravità di quello che sta succedendo e di inviare personale di conseguenza - sottolinea il capitano Sartori -. Gli esempi di buon funzionamento della videosorveglianza poi sono stati molteplici: dalle ragazze che compravano hashish ai giardini Salvi anzichè andare a scuola ai borseggiatori al mercato, passando per le manifestazioni con presenze numerose in cui riusciamo a scorgere chi carica le forze dell’ordine». Ma c’è un altro esempio che balza agli occhi: da quando sono in funzione le telecamere, le scritte sui muri del centro sono quasi sparite: «Il Comune quest’anno ha risparmiato parecchio».
La legge regionale. Il progetto “Comunità sicura” di Vicenza è stato approvato in virtù della legge regionale sulla sicurezza del maggio 2002. «I risultati si vedono - ha precisato Zanon -: la regione sostiene le amministrazioni che si danno da fare con varie forme di promozione della sicurezza, grazie anche alle polizie locali. In futuro prevediamo di contribuire alla messa a nuovo delle caserme e alla costruzione di nuovi comandi. I cittadini possono dirsi soddisfatti, in quanto i vari enti stanno cercando di lavorare in sinergia per migliorare le condizioni di vita e per salvare dal degrado tanti centri urbani. Non solo le città: i finanziamenti sono giunti nei giorni scorsi anche ai paesi piccoli e grandi che abbiamo presentato progetti innovativi».


I Verdi vanno all’attacco del patto sulle antenne: «Valenza ridicola»

(g. m. m.) «Come è possibile parlare di accordo quando i comitati di tutela dei cittadini, che sono una delle controparti, ne bocciano i contenuti?». Non va per il sottile il consigliere comunale dei Verdi Ciro Asproso, che boccia il protocollo d’intesa firmato venerdì da Comune e i quattro gestori di telefonia mobile per cercare di regolamentare i piani di sviluppo dei nuovi impianti nel capoluogo. Proprio Asproso, in commissione Territorio e attraverso mozioni e interpellanze aveva chiesto di tutelarsi di fronte a una normativa nazionale “permissiva” aggrappandosi agli strumenti urbanistici: una variante per proteggere le zone ritenute sensibili. Nulla di tutto questo è stato inserito nell’accordo e ora Asproso torna alla carica con un'interrogazione fortemente critica nei confronti della strategia comunale.
«La mia interpellanza - spiega il consigliere di opposizione - aveva l'ambizione di delineare un percorso che fosse capace di contemperare le esigenze delle parti, ma senza abdicare ad un interesse prevalente. L’unico modo era determinare regole precise a cui tutti si sarebbero uniformati: integrando l'attuale strumento urbanistico con l'individuazione puntuale di tutti i siti sensibili da tutelare (asili, scuole, ospedali, case di cura, parchi e aree sportive) e da bonificare progressivamente; determinando gli obiettivi di qualità e di distanza dalla residenza secondo il principio di precauzione, considerando la posizione delle antenne, il loro orientamento, il livello di campo registrato all'interno delle abitazioni; individuando le aree di proprietà comunale dove privilegiare le installazioni».
«Tuttavia di uno strumento di pianificazione, consentito anche dalla nuova Legge urbanistica regionale e inseribile nel Pat, non v'è traccia alcuna. L'accordo appena siglato risulta insufficiente, riduttivo e ha una valenza ridicola, poiché si limita ai prossimi due mesi, in aggiunta da il via libera alla sanatoria di tutte le richieste presentate fino ad oggi senza stabilire i limiti dei futuri piani di sviluppo».
«Proprio in questi giorni - conclude Asproso - è emerso un ulteriore caso di contestazione in via Burci. Si tratta di un tipico esempio di sito sensibile per la presenza di due scuole: quali strumenti può utilizzare il Comune per negare l'autorizzazione, se non approva prima una variante ad hoc ? Non sarà che quello appena siglato è in realtà il classico patto leonino, dove spetta al Comune far la parte della preda?».


Piazza: «Senza soldi chiudo il servizio per i documenti di soggiorno». Il questore ammette: «In città ci sono circa 58 mila extracomunitari»
«Permessi, basta finanziamenti»
Sbalchiero (Artigiani) critico: «È un problema dei Comuni»

di Chiara Roverotto

Il questore di Vicenza non fa mistero che i dati contenuti nell’ultimo dossier della Caritas-Migrantes sulla presenza degli stranieri nella provincia di Vicenza sia errato. « Ma non sono nemmeno in grado di dire che cosa possa essere accaduto - dice il dott. Dario Rotondi- l’ufficio trasmette i dati al ministero, poi come vengono elaborati non lo sappiamo. Del resto, la fonte del dossier parla chiaro: ministero dell’Interno, poi che cosa conteggiano, di che cosa tengano conto nell’elaborazione finale non lo sappiamo. Sta di fatto che la cifra è sicuramente diversa ». Il dossier, infatti, ne registra 32.799, addirittura in netto calo rispetto al 2002, un numero che nemmeno si avvicina lontanamente alle presenze degli immigrati in città. « Presenze - ribadisce il questore - c he sono attorno alle 57 mila unità ». E questo falsa non poco lo studio curato dalla Caritas del Nord -Est. Infatti, sulla base delle ultime cifre sembra che Vicenza sia stata superata da Treviso e da Verona. « Direi che è abbastanza improbabile - prosegue il dott. Rotondi - le presenze tra Vicenza e Treviso praticamente si equivalgono ». Insomma, Vicenza torna ad essere nella sua “antica”posizione: la prima provincia del Veneto per numero di immigrati. Certo, con molti cambiamenti: le donne sono aumentate in maniera considerevole e, per quanto riguarda i minori, il primato rimane sicuramente in provincia in particolare per quanto riguarda le iscrizioni nelle scuole materne con un’incidenza dell’8,4 per cento. Ma al di là della questione cifre e presenze c’è un problema ben più importante da superare e riguarda la convenzione che le categorie economiche strinsero, più di un anno fa, con i Comuni per la costituzione dei poli per l’accoglimento delle domande per il rinnovo e il rilascio dei permessi di soggiorno. Sei in tutto, per dare un po’ di respiro alla questura dopo l’approvazione delle legge Bossi-Fini che incrementò le pratiche, soprattutto perché i permessi a tutt’oggi rimangono legati alla durata del lavoro: per cui se un immigrato cambia azienda tre volte in un anno deve rivedere i permessi con la stessa frequenza. Alla luce di tutto questo e di altro ancora (i ritardi in questura erano decisamente consistenti): Vicenza, Arzignano, Schio, Bassano e Tezze sul Brenta nel febbraio di quest’anno decisero di aprire degli sportelli in modo che gli stranieri non solo si potessero presentare per avere tutte le informazioni necessarie, ma soprattutto per fissare gli appuntamenti con la questura e facilitare così la compilazione delle pratiche. Le categorie economiche all’inizio parteciparono al progetto con 20 mila euro che vennero distribuiti tra i vari poli, a settembre la convenzione scadeva e Commercianti, Artigiani e Industriali hanno rimesso mano al portafoglio con altri 18 mila euro. Ma qualche polemica si è subito innescata. Il presidente degli artigiani, Giuseppe Sbalchiero è stato chiaro: « Questa è l’ultima volta che noi tiriamo fuori dei soldi - ha affermato - anche perchè non riusciamo a capire perché alla fine i politici debbano sempre venire a bussare alle porte degli imprenditori. Decidono di aprire i poli? Bene, poi si accorgono che non hanno soldi e vengono da noi. No , - sottolinea Sbalchiero - non abbiamo alcuna intenzione di prenderci responsabilità che non abbiamo. Per cui se la devono sbrigare i politici ». Una dichiarazione che non lascia repliche quella del presidente dell’Associazione provinciale degli Artigiani che, anche nei mesi addietro, era stato critico perché sosteneva che se Vicenza riusciva a consegnare i permessi in due-tre mesi altre questure avevano tempi più lunghi, pertanto c’erano - a suo avviso - stranieri che si trasferivano nel Vicentino per ottenere i documenti più in fretta. « Se gli imprenditori dopo il 31 dicembre non ci daranno una mano, io chiudo gli uffici di via Natale Del Grande il giorno dopo - affermal’assessore ai Servizi sociali, Davide Piazza - non ho né finanziamenti, né personale da impiegare in un lavoro che non spetta a noi ». Una frase che si è sentita pronunciare più volte e che potrebbe aprire le porte anche ad un’altra eventualità: far pagare il servizio agli stranieri. Alla fine non resterebbero tante altre strade da percorrere...