«Il carcere è a norma? Allora non l’hanno visto»
Il carcere di Vicenza è a norma? Allora i senatori della commissione giustizia non l’hanno visto. È questa, in sintesi, la dura replica dei rappresentanti del Sinappe, sindacato di polizia penitenziaria, che hanno proclamato ieri lo stato di agitazione «fino a quando la situazione dell’istituto non cambierà e fino a quando non verrà assegnato un nuovo direttore titolare».
Venerdì il senatore Udc Leonzio Borea, vicepresidente della commissione, con altri due senatori Udc e Forza Italia, si era recato in visita al S. Pio X per verificare la situazione della casa circondariale da tempo al centro di proteste da parte degli agenti, che si sono trasformate in altrettanti documenti di accusa da parte di esponenti politici del centrosinistra.
Borea, al termine, aveva dichiarato soddisfacente la situazione interna al S. Pio X: non soffrirebbe, secondo il senatore, di problemi di sovraffollamento di detenuti, e migliorie tecniche sarebbero necessarie solo in infermeria, nell’interrato e nel quinto braccio.
Durissima la presa di posizione di Antonio Barbagiovanni, segretario provinciale del Sinappe: «Per arrivare a queste conclusioni la commissione non ha visitato il carcere di Vicenza - si legge in una nota - o forse ha visto solo due stanze tirate a nuovo in questi giorni in occasione della visita della commissione e della festa del corpo di polizia penitenziaria. I senatori non hanno visitato il muro di cinta con le garitte che stanno cadendo a pezzi; la settimana scorsa con il vento il tetto di una garitta è volato via, per non parlare dell’impianto elettrico. Non hanno visitato - continua il Sinappe - la caserma del personale che da 10 anni non viene tinteggiata ed ha finestre e persiane rotte». «Hanno visto - prosegue Barbagiovanni - solo ciò che hanno fatto loro vedere, senza avvisare della visita i sindacati per timore che spiegassero come stanno le cose. Per non dire, infine, del direttore, che manca da due anni. Quello attuale è “in missione”, e non si prende nessuna responsabilità. Per questo siamo in stato di agitazione».
«No al campo unificato»
I volontari: «La situazione sarebbe incontrollabile»
di G. Marco Mancassola
La soluzione non è unificare, ma dividere. Un no secco sulla strada del campo nomadi unico arriva dall’Opera Nomadi, l’ente morale che si occupa dei diritti e delle necessità dei nomadi in Italia. Nei giorni scorsi è stata recapitata ai presidenti delle sette circoscrizioni, chiamati dalla Giunta a collaborare per l’individuazione di un sito dove unificare i campi oggi attivi in viale Cricoli e viale Diaz, una nota firmata dal rappresentante per Vicenza dell’Opera, Giuseppe Tombolato, che riepiloga quanto emerso da un incontro con i capi famiglia delle comunità Rom e Sinti residenti in città.
Il primo riferimento è alla provocazione lanciata qualche settimana fa dal presidente della circoscrizione 4, Mauro Marchetti, che aveva proposto di dividere il problema in tutte e sette le circoscrizioni. «A nostro parere - si legge nella nota - questa sarebbe la soluzione migliore, in quanto i gruppi di familiari verrebbero suddivisi: in questo modo si eviterebbero i problemi, perché meglio controllati. Si veda l’esempio dei campi privati in Ca’ Balbi e Biron di Sopra, e non meno per il campo comunale di viale Diaz, che si gestiscono da soli e non creano problemi a nessuno».
Diversamente accade nel campo di viale Cricoli, dove «è stato commesso un errore iniziale: unire più gruppi familiari di origini diverse». Se a questi problemi di convivenza si dovessero aggiungere nuovi gruppi «la situazione diventerebbe incontrollabile», analizza Tombolato.
Il parere dell’Opera giunge in una fase delicata, in cui il percorso che doveva portare all’individuazione del campo unico sembra piombato nel caos istituzionale, dopo la rivolta di via Zamenhof, il dietrofront dell’assessore all’urbanistica Maurizio Franzina, la lite di quest’ultimo con il collega agli interventi sociali Davide Piazza in Giunta, per finire con il summit andato in bianco di venerdì mattina.
Sulla vicenda interviene anche il centrosinistra, con il consigliere diessino e vice presidente della commissione Territorio, Ubaldo Alifuoco, che critica l'atteggiamento di Franzina: «L’assessore aveva il compito di trovare un’area, ma di fronte alle reazioni e alle proteste si è tirato indietro, evitando di rispondere alle proprie responsabilità. Senza contare che stupisce questo metodo per cui si sceglie un’area e la si propone senza che il proprietario sia d’accordo, tanto da dover apprendere dai giornali la notizia. Francamente questo principio appare inaccettabile. Per quanto riguarda il campo unico, poi, ci sarebbe una serie di valutazioni da fare sul notevole rischio di concentrazione e di difficile convivenza fra diversi gruppi. Se intendono proseguire per questa strada, ci devono spiegare bene cosa intendono fare per il controllo dell’area e la tutela dei minori».
Dall’opposizione in circoscrizione 4, dove si trova il campo di viale Cricoli, arriva invece una proposta del consigliere diessino Luca Balzi per uscire dalle sabbie mobili di una decisione che non c’è e che deve venire entro gennaio per concorrere all’assegnazione di contributi regionali. Balzi suggerisce di convocare in tempi stretti una seduta congiunta delle commissioni Territorio e Interventi sociali, dalla quale dovrà uscire un documento di sostegno al presidente Marchetti. Balzi, inoltre, critica l’assenza nella vicenda del sindaco Enrico Hüllweck, cui rivolge l’invito di «scendere in campo e convocare un tavolo di confronto».
Non si prospetta, infine, vita facile nemmeno per il nuovo regolamento dei campi nomadi, che sta per approdare in consiglio comunale. «Il testo - attacca il diessino Giovanni Rolando - è stato prima respinto, e poi approvato in commissione, ma con numerose riserve, che sono il preludio di una pioggia di emendamenti da parte della stessa maggioranza al momento dell’esame in consiglio».
Phone center nel mirino Su dieci già controllati una denuncia e una multa
Cinque hanno chiuso i battenti in un mese
(d. n.) I phone center di tutta la provincia sotto la lente d’ingrandimento della polizia. La questura ha avviato dal primo settembre un’ispezione sui locali, gestiti generalmente da stranieri, nei quali si può telefonare all’estero a tariffe agevolate. Si tratta di controlli di natura amministrativa che hanno un duplice scopo: quello di verificare la regolarità della documentazione e di monitorare l’ambiente dall’altro. Essendo ritrovi di stranieri, spiegano da viale Mazzini, c’è la necessità per le forze dell’ordine di conoscere l’ambiente. E poi non sono infrequenti i casi di cronaca che li riguardano: da un lato quelli cittadini di via Napoli, dall’altro il recente omicidio a Verona proprio in un phone center. Sui 10 - in totale sono un centinaio nel Vicentino - già controllati, emergono una denuncia e una sanzione pecuniaria.
Ma le verifiche della polizia, nell’ultima settimana, hanno interessato anche bar e locali pubblici della città, oltre che la solita zona di Campo Marzo. Oltre al mercato, durante il quale sono stati bloccati per furto due minorenni.
Phone center. Da un mese la polizia postale, coordinata dal commissario Marchese, ha avviato le verifiche sui locali telefonici. Gli agenti hanno contattato i Comuni per verificare le concessioni (spesso, oltre alle cabine, c’è la rivendita di alimentari o oggetti etnici), scoprendo che sono un centinaio i phone center, dislocati in ogni angolo della provincia, con punte di minor frequenza nel Bassanese e nell’Est Vicentino. Sono gestiti perlopiù da africani o cittadini originari di Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka. I poliziotti, guidati dal sostituto commissario Barbara Bartoli, si fanno dare la documentazione e la inoltrano all’ispettorato generale di Venezia del ministero delle Telecomunicazioni. Per 10 - i comuni sono Cornedo, Chiampo, Arzignano, Montecchio Maggiore, Noventa e Bassano - l’iter è concluso: uno è stato multato perché l’impianto telefonico era fuori norma, uno denunciato perché vendeva dvd, cassette e cd senza marchio Siae, altri 5 nel frattempo sono stati chiusi per cessata attività. Le verifiche proseguiranno nei prossimi mesi.
Mercato. Giovedì, durante il mercato in piazza dei Signori, sono stati registrati 3 borseggi da parte degli 8 agenti al lavoro, di cui metà in borghese. Di uno sono stati acciuffati i responsabili: mentre Cristina, 30 anni, acquistava della merce, due ragazzi romeni di 15 e 17 anni le hanno preso dalla borsa cellulare e portafogli. Accompagnati in questura, sono stati denunciati a piede libero per furto.
Bar e Campo Marzo. In una settimana, la questura ha identificato 253 persone, con 17 espulsioni, 6 denunce e 4 passaporti bosniaci sequestrati poiché fasulli; sono stati passati al setaccio i bar ritrovo di stranieri in corso Padova, viale della Pace e zona stadio, e l’area di Campo Marzo. Sono state elevate 12 multe su 159 veicoli. Lo scopo, per gli agenti, è quello di tenere sotto pressione eventuali clandestini, anche se le modifiche alla legge sull’immigrazione rendono questi servizi meno incisivi.