03 AGOSTO 2006

Si aprono le carceri, coro di proteste
«I clandestini liberati saranno espulsi»

Si aprono le carceri, coro di proteste
Ieri pomeriggio una sessantina di detenuti ha lasciato il penitenziario di San Pio X

di Ivano Tolettini

Un coro di dissensi su tutta la linea. C’è chi, come l’onorevole aennista Giorgio Conte, parla dell’indulto come di un «patto scellerato» tra il centrosinistra e una fetta rilevante del centrodestra, rappresentato da Forza Italia, per obiettivi opposti, ma coincidenti. Invece, il segretario provinciale della Lega Roberto Ciambetti sostiene che il «governo deve fare le valige prima di fare ulteriori danni alla cittadinanza». Quanto a Luca Prioli, segretario regionale del sindacato di polizia Coisp, analizza la mancanza di un progetto organico in Italia per la giustizia, mentre il segretario provinciale del Siulp Roberto Meridio sottolinea che in pochi giorni a livello politico è stata trovata l’unità d’intenti per aprire le carceri, quando invece per le forze di polizia si promuovono solo tagli alla spesa. Se da ieri pomeriggio il condono penale ha aperto le porte del San Pio X a una sessantina di detenuti e la procura ne libererà una novantina in diversi penitenziari, non si placano le polemiche su un provvedimento che ha visto una netta minoranza di consensi. «Stiamo preparando dei manifesti con i quali tappezzeremo la provincia contro la vergogna dell’indulto - dice l’on. Giorgio Conte -. Ritengo che costituisca il peggior biglietto da visita che l’Italia possa offrire alla comunità internazionale e ai turisti. E proprio nei giorni in cui dall’Austria sono volate accuse all’Italia di essere una terra ospitale per i delinquenti. Dai partiti proponenti è stata riservata attenzione più ai propri amici che all’interesse collettivo o all’atto di clemenza sollecitato dal Papa». Luca Prioli ribadendo la contrarietà del sindacato al quale appartiene, afferma che «nessuno vuole un carcere disumano, ma è sacrosanto che chi commette errori gravi meritevoli del carcere debba soffrire la giusta pena». Senza considerare che «le statistiche ci dicono che il 60 per cento dei detenuti nel giro di un paio d’anni ritornerà in prigione perché delinquerà e dunque saremo al punto di partenza per l’emergenza del sovraffollamento». Sulla mancanza di un progetto per i carcerati insiste Roberto Meridio, per il quale «è abbastanza deprimente rincorrere le persone e poi vederle messe fuori, considerando i rischi che le forze dell’ordine corrono ogni giorno. Se non si rivedrà l’impianto della giustizia nel suo complesso tra breve saremo da capo. Dobbiamo entrare nella logica degli anni Ottanta, quando ogni tre anni si faceva un indulto?». Chi parla di demotivazione delle forze dell’ordine è Tonino Curci del Lisipo per il quale «mentre il parlamento vara l’indulto, la commissione giustizia dava il via libera alla legge che introduce il reato di tortura e prevede aggravanti pesantissime se a macchiarsi è un tutore dell’ordine». Per il leghista Roberto Ciambetti «si prende in giro il cittadino liberando d’agosto rapinatori, truffatori e ladri, mentre le forze dell’ordine, alle quali va la mia solidarietà, sono già in una situazione di estremo carico di lavoro». Una visione pessimista che sottoscrive anche Michele Dressadore, segretario regionale del sindacato di polizia Sap, il quale evidenzia che «è statisticamente comprovato che immediatamente dopo gli indulti e le amnistie i reati registrano un’impennata, col rischio di una recrudescenza delle rapine in villa. Non si vuole seminare allarmismo, ma la preoccupazione è inevitabile». «Il sovraffollamento delle carceri - conclude l’on. Conte - si combatte in due maniere. Con una adeguata politica carceraria e una rimodulazione del sistema delle pene, ma non con i colpi di spugna generalizzati che sanno solo di demagogia, mettendo in crisi la sicurezza della gente».


«I clandestini liberati saranno espulsi»
Il questore ha preso accordi con procura e carcere per l’espatrio immediato

di Diego Neri

I clandestini che in questi giorni godranno dell’indulto e usciranno dal carcere saranno espulsi. È questa l’intenzione della polizia, che in questi giorni esaminerà singolarmente i casi di una cinquantina di immigrati irregolari in Italia detenuti al S. Pio X che saranno scarcerati per effetti del provvedimento di condono penale voluto dal ministro Mastella. Un intervento - che per la questura è una prassi - che risulta una risposta anche al malcontento dell’opinione pubblica di fronte ad una legge che ha suscitato non poche perplessità. L’incontro. Ieri il questore Dario Rotondi si è incontrato con il procuratore Ivano Nelson Salvarani per studiare la fattibilità del progetto e per avere copia dei nominativi dei detenuti che torneranno in libertà. Inoltre, ha contattato i vertici della casa circondariale per stilare un piano degli orari d’uscita dei clandestini. Le espulsioni. «Il meccanismo funziona sempre, non solo in caso di indulto - spiega il questore -: quando un clandestino viene scarcerato, provvediamo a prenderlo in consegna e a imbarcarlo sul primo aereo per il suo paese. In questo caso, però, abbiamo dovuto studiare delle strategie precise perché il numero è rilevante, fra le 40 e le 50 persone». La polizia chiedeva che fosse possibile diluire le scarcerazioni nel tempo, per consentire di organizzare al meglio le pattuglie e i voli, ma il carcere deve liberare i detenuti entro la mezzanotte del giorno in cui la procura firma il provvedimento. Per questo, sono giorni frenetici per la questura, che attende coloro che beneficiano dell’indulto in via della Scola e al contempo prende accordi con aeroporti e frontiere. I limiti. «Purtroppo gli accompagnamenti non sono sempre possibili. Spesso, queste persone hanno altre pendenze con la giustizia oltre a quelle per cui erano in carcere, e in tal caso prima di espellerle bisogna sentire il parere delle procure che hanno in gestione quelle inchieste. I tempi sono lunghi, non possiamo trattenere le persone per giorni. Senza contare - aggiunge Rotondi - che l’accompagnamento coatto non è possibile per tutti i paesi». I Cpt. I centri di permanenza temporanea garantirebbero una sistemazione per gli stranieri irregolari in attesa di espulsione. «ma in questi giorni sono drammaticamente carichi. Se normalmente è difficile trovare posto, adesso, fra gli sbarchi di Lampedusa e l’indulto le possibilità di far alloggiare lì gli ex detenuti del S. Pio X sono quasi pari a zero». I casi singolari. A Vicenza non ci sono stati arresti di persone appena liberate, come è accaduto in altre parti d’Italia. Ma è successo che le feste per l’ottenuta liberazione anticipata abbiano creato qualche disagio. Come è accaduto a quel marocchino di 42 anni che, con una lunga lista di precedenti, appena uscito ha pensato bene di santificare la giornata bevendo a più non posso. Morale: all’una di notte, ubriaco perso, zigzagava per viale della Pace, creando turbativa per gli automobilisti che hanno chiamato il 113. La volante lo ha soccorso, perché era caduto tre-quattro volte a terra ferendosi, e lo ha accompagnato in ospedale. Un altro magrebino, ieri nel primo pomeriggio, è riuscito a farsi denunciare per resistenza e segnalare per ubriachezza dopo aver fatto una gran confusione e una mezza sceneggiata all’ingresso della questura. Un vicentino, che era detenuto a Ferrara, invece, è stato costretto all’autostop per tornare a casa dall’Arginone, il carcere estense. «Ma ho trovato subito chi mi ha dato un passaggio», ha riferito contento. Resteranno in cella, dopo settimane di proteste, invece, i due anarchici trentini che sono detenuti proprio al S. Pio X. In molte occasioni i loro compagni di Rovereto hanno manifestato in via Dalla Scola, ma non potranno godere dell’indulto poiché i reati per i quali sono stati condannati a 9 mesi senza condizionale (violenza e resistenza ai carabinieri) li hanno commessi dopo il 2 maggio.

Prime richieste di aiuto
Il Comune avverte «Non siamo pronti per l’emergenza»
Il 10 agosto confronto con direzione del carcere sul riassorbimento dei detenuti rimessi in libertà Stanziati 30 milioni, Piazza chiede lumi all’Anci

di Federico Ballardin

L’incontro con la direttrice del carcere S. Pio X, Irene Iannucci, è in programma giovedì 10 agosto. Prima non è stato possibile e certo l’indulto concesso ad agosto crea anche qualche problema per via delle ferie. La Consulta delle carceri, di cui fa parte anche l’assessore ai servizi sociali, Davide Piazza, dovrà cercare in quella data di creare un argine all’indulto piovuto dall’alto, improvvisamente e senza paracadute. «So che è previsto uno stanziamento di 30 milioni di euro per il reinserimento nella società dei detenuti che hanno beneficiato dell’indulto - dice l’assessore -, abbiamo scritto all’associazione dei comuni (Anci) del Veneto per sapere come si potranno usare. Noi non siamo pronti e non esistono piani di assorbimento a lungo termine. Fino ad oggi dal San Pio X uscivano uno o due detenuti al mese e l’albergo cittadino era perfettamente in grado di assolvere alle prime necessità di chi non aveva un posto dove andare». Il problema che dovrà dirimiere la riunione del 10 agosto è proprio quello dei “flussi”: quante persone saranno rilasciate, in che giorni, quante sono quelle che avranno certamente bisogno di assistenza perché privi di un tessuto familiare o di relazioni in grado di dar loro appoggio. E poi ci sono anche gli stranieri. «È certo che quelli finiranno in mano alla malavita quasi subito, i dati dicono che dopo ogni indulto gli episodi di criminalità sono sempre aumentati - dice rassegnato Davide Piazza -. È improponibile economicamente e strutturalmente aiutare tutti coloro che usciranno, dobbiamo creare una rete». La rete c’è già, ma come giustanmente sottolinea l’assessore è un problema di numeri: chi poteva prepararsi in così poco tempo? Ieri già in due persone si erano rivolte ai servizi sociali. «L’indulto mi trova d’accordo, perché migliorerà le condizioni di vita in carcere di molte persone, ma le modalità e la tempistica sono folli». A parlare è Claudio Stella, di Utopie Fattibili e coordinatore della cooperativa S. Marco di Peschiera del Garda che gestisce numerosi ecocentri anche nel Vicentino dove vengono impiegati molti detenuti. «Non c’è un piano generale - spiega Stella - non hanno parlato con le case di accoglienza, le cooperative, le associazioni di volontari, le comunità di recupero per tossicodipendenti, non hanno creato strutture abitative anche solo di emergenza. Ma non è tutto, hanno fatto l’indulto ad agosto, quando tutti sono in ferie. Incredibile». Per molti carcerati si porrà il problema della sopravvivenza: senza casa, lavoro e soldi come potranno vivere? «Ieri mi hanno chiamato in due. Sono stati fortunatissimi perché avevano il mio numero - continua Stella - uno ha iniziato a lavorare stamattina (ieri per chi legge) uno inizia domani (oggi). Fatalità c’era bisogno di loro e li ho assunti, ma non hanno una casa, il primo stipendio lo vedranno il 20 settembre. Sono pure lontani dal luogo di lavoro. Ad uno abbiamo dato uno dei motorini usati che recuperiamo, all’altro una bici e vedremo se riusciremo a procurare un altro mezzo. Ma l’assicurazione costa 174 euro, il bollo 54, poi c’è la benzina». E sopra tutto una preoccupazione: quando si è disperati si è disposti a tutto. L’assessore Piazza non esagera preoccupandosi molto per la cittadinanza che, confessa, ha già cominciato a telefonare in Comune, allarmata per una possibile escalation di microcriminalità.