Trasporti, grido d’allarme Ftv
«Rischiamo il profondo rosso»
Regis: «La Regione si concentra sul Sistema metropolitano: le risorse andranno lì»
di Piero Erle
Altro che “attaccarsi al tram”. Il Vicentino rischia di restare impiccato al bus.
È un grido di allarme, quello del presidente delle Ferrotramvie vicentine Silvio Regis. A parlare con lui non è neppure facile immaginarselo, un tipo come Regis - che di professione fa il medico - che si mette a urlare.
Ma nel pacatissimo ragionamento del presidente delle Ferrotramvie il grido d’allarme c’è tutto.
A cominciare da un dato di fatto, confermato pienamente dal direttore generale Francesco Gleria: con i dati attuali, il 2006 anche per le Ftv, dopo ben 15 anni di risultati positivi, chiuderà con il bilancio in rosso, come ormai sta avvenendo per tutte o quasi le aziende di trasporto pubblico italiane.
E il quadro veneto sta cambiando radicalmente perchè è entrata in scena una nuova società la “Sfmr, Sistema ferroviario metropolitano regionale”. Tradotto in soldoni significa che si sta avviando il sistema di metropolitana nel triangolo Mestre-Padova-Treviso, e questo - osserva schiettamente Regis - non può che significare una cosa: se ci saranno soldi regionali, prima di tutto occorrerà spenderli lì.
«Una premessa. Siamo tutti d’accordo che il trasporto pubblico locale è un servizio sociale. Ma in un contesto storico come questo, dove le risorse scarseggiano, è evidente che la prima fonte i attrazione per i fondi che ci sono è il ’triangolo’ del futuro nuovo Sistema metropolitano».
Il Sfmr, oltre naturalmente alla Regione, mette assieme anche le società di trasporto dell’area Padova-Venezia -Mestre e cioè Sita, La Marca, Actv e Atvo: stanno tutte già rivedendo i progetti in base alla ’spina dorsale’ che sarà appunto il sistema metropolitano. Le linee “su gomma” si integreranno con quelle su rotaia, ed è indubbio che ci sarà bisogno di risorse ingenti per sostenere il tutto.
«Sia chiaro: mi guardo bene - precisa Regis - dal contestare questo progetto. Il Sistema metropolitano è essenziale, ma abbiamo sicuramente davanti 8-10 anni in cui l’attenzione sarà catalizzata sul triangolo Padova-Treviso-Venezia, con Rovigo a ruota di Padova. E noi e Verona rischiamo di restare con le briciole. Per questo il mio primo appello è ai nostri politici: dovranno farsi sentire a Venezia. E dobbiamo fare squadra con Verona per elaborare un nostro piano che faccia reggere e rilanci il trasporto pubblico».
- Gli utenti, gli enti locali e la Provincia hanno ottenuto un potenziamento delle corse sulla Schio-Vicenza, però.
«Sì, ma se uno va vedere i numeri del Sistema metropolitano capisce che stiamo parlando di ben altre dimensioni. È di enorme rilevanza per il Veneto, ma dobbiamo salvaguardare Vicenza e Verona perché è naturale che le risorse disponibili, sempre meno, la Regione le indirizzerà sul progetto più importante».
- Pensa che Vicenza rischi di restare senza ’ossigeno’ per il suo trasporto pubblico?
«Sono molto preoccupato. A fronte di una assoluta indifferibile necessità di risorse c’è la preoccupazione che questo progetto possa bloccare il nostro sviluppo. A meno che Vicenza e Verona non risecano ad elaborare un loro piano».
- Lei continua a citare Verona. Ma mi faccia capire: a cosa sta pensando, concretamente, quando parla di alleanza tra vicentini e scaligeri?
«Vicenza - risponde Regis - deve avere una sua progettualità: pensare a come organizzare il Trasporto pubblico per i prossimi 20 anni, per intenderci. Io vedo due problemi di base: non ci sono risorse, e sul territorio non c’è spazio per ’tracciare’ nuove opere o strutture, binari e altro. Quindi l’ipotesi su cui concentrarsi è riflettere attentamente su quello che c’è e potenziarlo. E se a nord il concetto è potenziare la Schio-Vicenza, a ovest posso puntare su quello che già c’è: il progetto del Cis di Montebello e il progetto dell’Alta velocità che alleggerirà i binari attuali».
- Come pensa di sfruttarli?
«Penso che si possa realizzare una metropolitana leggera, di superficie, tra Montebello e Vicenza. Ripeto: i binari già ci sono, e con quelli dell’Alta velocità dovrebbero avere lo spazio per consentire di creare un collegamento Montebello-Vicenza a rapida frequenza di passaggi. Significa che come investimento devo pensare solo a comprare i mezzi di trasporto. E se accanto al Cis riesco a ipotizzare anche un terminal con maxi-parcheggio scambiatore per le auto, e lungo il tragitto riesco a creare altre due fermate a Montecchio e Altavilla, ho la struttura pronta».
- Quindi non ha più senso pensare di recuperare l’ex sedime delle Ftv da Montecchio a Vicenza?
«Lo ripeto: ci sono già i binari esistenti. Piuttosto io guardo all’asse Montebello-Montecchio (S. Vitale)-Arzignano: è lì che devo pensare a realizzare una tramvia che colleghi la vallata al nodo di Montebello. Quanto al Basso Vicentino, devo puntare a far convergere le linee da Noventa e da Lonigo non più sulla città, con tempi si percorrenza indefinibili, sempre sul terminal a Montebello: da lì l’utente va in città in metrò».
- In sostanza, sia dall’area ovest che dal Basso Vicentino il trasporto pubblico verrebbe fatto gravitare tutto su Montebello.
«Con una metropolitana di superficie si è in grado di garantire una capienza di trasporto idonea: un grande centro di interscambio a Montebello permetterebbe di riorganizzare il sistema, con certezza di tempi per giungere in centro a Vicenza. E con la tramvia sarebbe lo stesso per la zona di Arzignano: dovrei organizzare i pullman da Chiampo e Valdagno verso la tramvia ad Arzignano-S.Vitale».
- Montebello poi significa essere ai confini veronesi.
«È quello che dicevo prima: l’accordo con Verona significa appunto pensare che loro organizzino a loro volta i collegamenti Verona-Montebello. Questo sarebbe un piano di valenza ventennale. Naturalmente tutto questo si sposa anche con il nostro progetto di bigliettazione automatica: ai passeggeri basta un unico tipo di biglietto per passare da un mezzo all’altro».
- E l’idea di una metropolitana da Noventa a Vicenza lungo a Riviera Berica?
«Le verifiche sono state fatte: il traffico passeggeri non giustificherebbe l’investimento, e questo la Provincia lo sa già».
- A nord però le linee di Valdagno potrebbero far capo a Schio, con il potenziamento della Schio-Vicenza.
«Finché c’è il ticket del tunnel da pagare non è proponibile: il conto economico non regge. Certo, gli utenti di Valdagno dovrebbero passare dal pullman alla tramvia ad Arzignano, e poi alla metrò a Montebello. Ma ripeto: il sistema garantirebbe certezza di tempi. E utilizzando strutture esistenti come i binari Montebello-Vicenza».
«Non bisogna dimenticare - conclude Regis - che è un piano concreto per cercare di raggiungere due obiettivi fondamentali: competere con l’auto privata e ridurre l’inquinamento. Oltre al fatto che viaggiando sui mezzi pubblici si socializza, cosa che non fa certo male a nessuna società».
Allarme chimico in stazione
«Nube tossica da un treno»
A provocare l’allerta lo sfiato da una cisterna ferma allo scalo merci
di Diego Neri
L’allarme lanciato nei giorni scorsi trova subito un’inquietante conferma. Ieri i vigili del fuoco hanno lavorato a lungo nella stazione ferroviaria di Vicenza per mettere in sicurezza la cisterna di un convoglio che conteneva acido nitrico. Una nube si era sollevata dal mezzo, creando preoccupazione in alcuni lavoratori e fra i passeggeri. I pompieri, che hanno travasato l’acido in un altro contenitore, hanno appurato che fortunatamente non c’erano state fuoriuscite ma soltanto uno sfiato.
A sollevare il caso erano stati, nei giorni scorsi, prima la giunta di Altavilla con il vicesindaco Conforto, e poi Massimo D’Angelo, segretario generale vicentino della Federazione italiana lavoratori dei trasporti (Filt) della Cgil. «Da anni denunciamo la carenza di organico nello scalo di Vicenza - scriveva il segretario - che determina lo scadimento degli standard manutentivi, di controllo e di sicurezza che coinvolgono la salute e l’incolumità dei cittadini. La pericolosità della stazione di Altavilla è altissima. L’area dello scalo è sprovvista di sensori di controllo utili ad attivare un immediato intervento su eventuali perdite di materiale pericoloso e di canalette per lo scolo. Il problema non è solo ad Altavilla, ma anche della stazione ferroviaria di Vicenza, dove le cisterne in arrivo prima di essere smistate ad Altavilla, o in partenza vuote verso le aree di destino, spesso sostano per parecchi giorni».
L’allarme è stato dato al 115 ieri mattina verso le 10.15. Alcune persone avevano notato il fumo uscire dalla cisterna, e il formarsi della nube. «Aiuto, c’è una nube tossica in stazione», è la segnalazione giunta al comando di via Farini. I vigili del fuoco si sono precipitati ed hanno lavorato a lungo con l’ausilio della Polfer per mettere in sicurezza il convoglio. Per evitare rischi, hanno trasferito l’acido, diluito al 70 per cento e da quanto emerso inviato dall’azienda chimica “Miteni” di Trissino. La cisterna, infatti, sarebbe stata danneggiata, se pur in maniera lieve, ma sufficiente per provocare la fuoriuscita. I poliziotti del sostituto commissario Claudio Spinato hanno peraltro precisato che non vi sono stati problemi per viaggiatori e passeggeri e che la quantità uscita sarebbe stata minima.
Il caso, comunque, non fa che confermare i timori avanzati nei giorni scorsi. In stazione ad Altavilla (e di riflesso in quella cittadina), aveva spiegato il vicesindaco Massimo Conforto, si trovano cisterne di prodotti chimici (in genere cloro) destinati ad una grande azienda della provincia. A volte, tra l’arrivo del carico e il prelievo per il trasporto in ditta, possono passare alcune ore, mentre la stazione, vicina al centro, non è presidiata 24 ore su 24. «Le cisterne restano incustodite nelle ore in cui lo scalo non è presidiato. Il problema è stato sollevato da prefettura e vigili del fuoco». L’allarme di ieri riuscirà a far risolvere una situazione che si trascina da anni?
Tre nuovi ripetitori telefonici
Il Tar dà ragione a Vodafone
di Dennis Dellai
Non sono servite le sollevazioni popolari anti-ripetitori e le raccolte di firme, con tanto di relazioni sulla presunta nocività delle onde, per bloccare l’installazione di nuovi ponti radio telefonici in città. Ad ostacolare l’avanzata delle multinazionali della comunicazione ci aveva provato anche il Comune, bloccando le autorizzazioni per nuove antenne, ma il Tar ha smorzato gli entusiasmi. Vodafone Omnitel, che aveva fatto ricorso, l’ha spuntata ed ora l’amministrazione comunale sarà costretta a fare retromarcia concedendo il nulla osta per l’attivazione di ben tre ripetitori.
La sentenza del tribunale amministrativo parla chiaro: «Non si può impedire ad una compagnia telefonica di installare antenne per i segnali dei cellulari sul territorio comunale». E il motivo è semplice: i ripetitori vengono considerati alla stessa stregua di normali opere di urbanizzazione. In sintesi, mettere in piedi un traliccio che irradia onde elettromagnetiche è come fare uno scavo per una fognatura. Si tratta, a detta dei giudici, di un’opera indispensabile, un’urbanizzazione “primaria”, come lo possono essere le strade o la pubblica illuminazione.
Partendo da questo presupposto il Comune ha incassato la sconfitta, dopo essersi costituito in giudizio, ed ora dovrà autorizzare tre nuove stazioni radio: in via Pastorelle, via Masere e in via Ca’ Pajella. Tutte di proprietà di Omnitel Vodafone.
La richiesta della società telefonica era arrivata a palazzo ancora in novembre e immediatamente il Comune, sollecitato anche da petizioni popolari, aveva cercato soluzioni. L’unica strada che sembrava percorribile era quella del blocco delle autorizzazioni cercando giustificazioni che non fossero solo legate alla questione della nocività delle onde. É ormai risaputo, infatti, che non esistono studi che confermino la pericolosità delle onde elettromagnetiche irradiate dai ripetitori telefonici. Si trattava dunque di puntare sul fatto che i ripetitori possono compromettere il paesaggio o che possono dar luogo a speculazioni da parte dei privati interessati ad incassare i soldi dell’affitto elargiti dalle multinazionali.
Il Tar, tuttavia, non ha voluto sentire ragioni, e ora Vodafone ha strada libera. Adesso la giunta sta pensando a prevenire in qualche modo l’installazione selvaggia di antenne con un piano specifico.
«Il nostro obiettivo - spiega l’assessore all’urbanistica ed edilizia Enzo Finozzi - è quello di adottare un piano di localizzazione dei ripetitori, una sorta di accordo che almeno preveda l’installazione dei tralicci lontano dagli edifici più sensibili, come le scuole, gli asili nido e gli ospedali, e comunque su suolo pubblico, in modo che i ricavi delle locazioni siano di tutti».
A questo proposito il Comune ha già incaricato la società Anci Sa srl, dell’Associazione dei comuni italiani, di redigere un piano che coinvolgerà tutte le parti interessate per evitare che sul territorio comunale spuntino antenne ovunque.