03 MARZO 2005

dal Giornale di Vicenza

La Wisco: «Quell’impianto serve alle vostre industrie»
Entro marzo sono pronti alla consegna 108 alloggi
«Microcelle, la soluzione del futuro»
Antenna, il cantiere resta sotto sequestro

«Ci sono stati errori di comunicazione, ma confrontiamoci sui fatti»
La Wisco: «Quell’impianto serve alle vostre industrie»
Interviene la società che propone di trattare rifiuti all’Arsenale Ferrovieri
L’amministratore Friz precisa: «Trenitalia aumenterà il lavoro e quindi ci saranno anche più reflui da trattare lì»

di Piero Erle

«Chiediamo di essere ascoltati». La società Wisco (è di Enel e Trenitalia), titolare del progetto di impianto per il trattamento di rifiuti liquidi speciali da realizzare sfruttando il depuratore ospitati nell’Arsenale ai Ferrovieri, lancia il suo messaggio alla città prima che il Consiglio comunale discuta del “no” che il Comune si appresta a dire sul progetto. «La nostra società - spiega Enrico Friz, amministratore delegato di Wisco - è nata da un’iniziativa di Trenitalia che ha deciso di vendere i suoi impianti di depurazione ospitati all’interno delle officine: l’Enel ha vinto questa gara e ha preso in carico questi impianti attraverso Wisco. Il progetto industriale che abbiamo elaborato riguarda 23 impianti italiani. Con due obiettivi. Il primo è continuare a trattare i reflui delle officine di Trenitalia. Il secondo è che questi impianti vengano utilizzati nella loro capacità residua, e a volte anche con progetti di potenziamento».
«Vogliamo offrire un servizio di trattamento rifiuti anche ad altre aziende. I dati ufficiali della Regione dicono che Vicenza è interessata oggi da un fenomeno di export di tipologie di rifiuti».
- Ma gli stessi dati che avete indicato dicono che Vicenza ha un export ma anche un import di reflui.
«Il problema è proprio l’andirivieni di rifiuti. Esistono determinate tipologie di aziende vicentine che sono costrette a inviare lontano i loro rifiuti: metallurgiche, fotografiche, farmaceutiche, galvaniche. E i dati su cui lavoriamo sono del 2001: è facile calcolare che in questi ultimi anni ci sia stato un aumento dell’8-10% annuo».
- Quindi volete lavorare i rifiuti delle aziende vicentine?
«Non sta nell’economia di nessun genere andare alla ricerca di merci lontane: l’impianto è pensato al servizio delle industrie vicentine. Il sito è idoneo, è nostro e quindi si è deciso di investire qui (4-5 milioni di euro). E lo faremo con tecnologie idonee e sicure: di certo Enel e Trenitalia non intendono risparmiare per trovarsi attaccate dai giornali».
- Però a Vicenza gli amministratori hanno detto di aver appreso dal giornale del vostro progetto: siete ’calati’ dall’alto.
«Non voglio fare polemiche, ma non è vero che non abbiamo contattato le istituzioni locali. Già dal luglio scorso abbiamo chiesto un incontro al Comune perché lo consideriamo un interlocutore privilegiato: il 6 ottobre scorso l’abbiamo ottenuto solo con funzionari dell’assessorato all’ambiente e abbiamo spiegato che da lì a un mese avremmo presentato il progetto. Il 13 gennaio poi c’è stato un incontro con tecnici comunali e dell’Arpav. Il danno è più percepito che reale, e ci teniamo ad avviare un dialogo per far conoscere il nostro progetto. Siamo rimasti sorpresi dell’atteggiamento negativo del Comune, perché nei precedenti incontri non era emerso».
- C’è un problema di destinazione dell’area Arsenale.
«In tutta Italia esiste il problema che questi impianti sono ospitati in zone a destinazione ferroviaria, per cui occorre il cambio di destinazione d’uso. Chiediamo un confronto prima che il Comune si esprima definitivamente. Siamo in grado di rispondere alle obiezioni principali che sono state sollevate. Ci sono stati equivoci e difetti di comunicazione, ma intendiamo recuperare: confrontiamoci sui fatti. A cominciare dal fatto che già oggi i reflui trattati dal depuratore sono classificabili, se uscissero dal sito, come rifiuti pericolosi: esattamente quelli che vogliamo trattare con l’impianto. Non ci sarà trattamento di tossico-nocivi. E poi l’ampliamento progettato non è un quintuplicamento, come è stato scritto: il depuratore attuale ha un’autorizzazione per 180 metri cubi al giorno, e noi chiediamo di salire a 250. È il 40% in più».
- Ma oggi l’impianto lavora 50 metri cubi al giorno.
«Sono legati all’attività di Trenitalia. Da quanto sappiamo noi a Vicenza verrà potenziata la struttura di manutenzione degli Etr e quindi ci sarà un aumento di reflui da trattare. Creeremo 12-14 posti di lavoro in più. E all’Arsenale possono stare tranquilli: l’Officina rimarrà, e l’impianto che vogliamo realizzare non prevede certo emissione di fumi e odori: viene tutto lavorato al chiuso e in ambiente depressurizzato. Quando in luglio abbiamo incontrato l’assessore provinciale all’ambiente Walter Formenton si è raccomandato di prevedere presidi ambientali che controllino le emissioni. L’abbiamo ascoltato».
- E la viabilità?
«È ovviamente uno dei temi per cui occorre confrontarsi: abbiamo calcolato che il traffico aumenterà del 2-3% rispetto a quello attuale. Siamo assolutamente disponibili a ragionare col Comune su cosa Wisco può fare per ridurre l’impatto».

Lunedì il confronto tra privati e Comune, giovedì il voto in Consiglio
L’assessore Franzina: «Ci hanno chiesto di essere ascoltati in base alla legge, e i capigruppo hanno deciso di incontrarli»

È fissato per lunedì il confronto tra la società Wisco e i capigruppo del Consiglio comunale. Lo conferma l’assessore all’urbanistica Maurizio Franzina, che ha incontrato la Wisco per la prima volta due giorni fa. «Ci hanno presentato una precisa richiesta in base alle legge 241 sulla trasparenza degli atti amministrativi - spiega Franzina - che prevede le forme di partecipazione al procedimento. Ho riportato la richiesta alla conferenza dei capigruppo ed è stato deciso di accoglierla: ci sarà un incontro tra la Wisco e i capigruppo comunali lunedì alle 18.30». «Non accogliere la richiesta - prosegue l’assessore - sarebbe stato un errore. Non solo perché è giusto ascoltare i richiedenti, ma anche perché è importante seguire le procedure previste alla legge per non incorrere nel rischio che poi per qualche motivo il Tar possa annullare le decisioni prese dal Comune. Ma certo l’iter seguito dal Comune è già in uno stadio avanzato». Come noto, infatti, la giunta propone al Consiglio di votare giovedì prossimo una delibera che esprime parere negativo sul progetto Wisco per una serie di motivi che la società cercherà di confutare lunedì. Il Comune dovrà presentare il suo parere alla Regione (ente competente a decidere) entro il 14 marzo.


Edilizia popolare
Entro marzo sono pronti alla consegna 108 alloggi

(g. m. m.) Entro marzo dovrebbero essere pronti per la consegna chiavi in mano 108 alloggi di edilizia popolare. Ad annunciarlo è l’assessore agli interventi sociali e ai servizi abitativi Davide Piazza, che intravede nel 2005 un boom di consegne. A giugno e a dicembre, infatti, sono programmate altre due tranche. «La media degli ultimi anni era di 130 alloggi - quantifica Piazza - nel 2005 siamo già a 108. Si può quindi prevedere di superare, speriamo abbondantemente, le medie annuali». Nel pacchetto in fase di consegna c’è anche l’edificio Ater dei Ferrovieri (nella foto), al centro di un impasse burocratico legato alla viabilità di accesso. L’obiettivo - conferma l’assessore - è di consegnare fra i 500 e i 600 alloggi in tre anni: «Con questo ritmo ce la possiamo fare», aggiunge Piazza, che raccoglie i risultati di restauri e cantieri avviati negli ultimi anni. Lo stesso Piazza, più volte, aveva lanciato l’allarme dell’emergenza abitativa in città: da un lato l’avanzare delle nuove povertà, dall’altro la stasi di molti piani urbanistici. Il risultato è stato che gli uffici comunali hanno registrato un picco di domande. «Questi nuovi alloggi consentono di dare un po’ di respiro all’emergenza», annota Piazza, che ha incassato un bel gruzzolo di metri quadri di edilizia residenziale pubblica distribuiti negli otto piani integrati (piruea) adottati dalla Giunta nell’ultima settimana. In particolare, 8 mila metri quadri sono stati ricavati (per ora sulla carta) nei piruea Ftv ed ex Lanerossi: complessivamente si calcola che possano arrivare un centinaio di nuovi appartamenti. In dirittura d’arrivo è anche il “Piano casa”, che dovrebbe essere presentato all’inizio di aprile e che conterrà le proposte di sviluppo dell’Erp per i prossimi tre anni, gli incentivi legati alle locazioni di proprietà privata e le proposte del piano di finanziamento.


Sperimentate con successo a Milano arriveranno anche a Pordenone. L’obiettivo qualità a Vicenza è ancora 12 volte inferiore al limite di cautela
«Microcelle, la soluzione del futuro»
La commissione telefonia della circoscrizione 4 invita il Comune a pensarci

di Federico Ballardin

Daniele Guarda torna all’attacco in sella al suo vecchio cavallo di battaglia. Sceso dai banchi del consiglio comunale, la “carica” contro le antenne questa volta parte dalla commissione speciale sulla telefonia cellulare voluta dal parlamentino della circoscrizione quattro, presieduto da Mauro Marchetti. La proposta era stata dei Ds ed è stata approvata all’unanimità dal parlamentino che è alle prese, nella zona di competenza, con lamentele non di poco conto in merito alle nuove installazioni di antenne per telefonia cellulare. La commissione sulla telefonia presieduta da Guarda con Giorgio Aldighieri e Luigi Marchetto, ha prodotto un documento finale che è un’esortazione al consiglio comunale di Vicenza a prendere in considerazione gli ultimi ritrovati della tecnologia. Si tratta delle microcelle a fibre ottiche, invocate da Guarda ancora nel 2003, quando era ancora consigliere, e che ora ricevono un importante assist dalla sperimentazione positiva attuata a Milano. Anche a Pordenone si farà un tentativo simile e a Mestre ci stanno pensando. I tempi, secondo la commissione speciale della 4, sono maturi anche per Vicenza. Il Comune adottò, prima della legge Gasparri sulla telefonia mobile, un regolamento che si poneva un obiettivo di qualità: quello cioè di ridurre le emissioni da “elettrosmog” a 0,5 volt per metro tramite installazione di antenne più numerose ma meno potenti, e generatrici dunque di un campo magnetico inferiore. Il provvedimento Gasparri fissò invece il limite a 6 volt per metro, di fatto aprendo la strada agli antennoni di potenza enormemente superiore a quella imposta dal Comune. A distanza di tempo, però, gli standard in città sono ancora quelli stabiliti dal regolamento comunale decaduto e scritto dallo stesso Guarda. A Vicenza, come in molte altre città, non è possibile rispettare l’invito della Regione a sfruttare per l’installazione degli antennoni solo luoghi a basso impatto sulla popolazione, come cimiteri, zone commerciali ed industriali. Ma queste aree nelle città come Vicenza sarebbero insufficienti a coprire tutto il territorio. La soluzione, dice il documento finale della commissione telefonia della circoscrizione 4, è proprio quella di adottare le microcelle. Si tratta di antennine a bassa potenza, collegabili con la rete a fibre ottiche (che ora a Vicenza esiste), e che hanno bassa potenza e scarsa dimensione, e quindi anche un basso impatto “psicologico” sui residenti. I quattro gestori telefonici (e altri eventuali), con questa tecnologia potrebbero anche evitare di installare una antenna per ciascuno, ma potrebbero erogare il servizio usando le stesse microcelle. In sostanza il documento presentato da Guarda chiede di rivedere completamente l’accordo comunale con i gestori, che scadrà il 31 dicembre e di firmarne, dal 2006, un altro che preveda l’utilizzo di questa soluzione. L’auspicio è che non solo si discuta di questa proposta in consiglio comunale, ma che si verifichi anche la sua utilità e il suo effettivo impatto con esperti del settore per arrivare ad un verdetto definitivo sulla soluzione migliore da adottare in città.


Recoaro/1. Ora l’ipotesi è di abuso edilizio
Antenna, il cantiere resta sotto sequestro

(m. sc.) Cantiere sotto sequestro preventivo per presunto abuso edilizio. Cambio di marcia nella vicenda dell'antenna Umts a Recoaro: a darlo è il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vicenza, convalidando il sequestro preventivo del cantiere in contrada Griffani sulla base della richiesta del pubblico ministero Vartan Giacomelli. Questi, a dicembre, aveva già disposto un sequestro per motivi riguardanti la sicurezza dei lavori. Ora, una nuova pista giudiziaria. Ad innescarla, un esposto che il Comitato Griffani, che si batte contro l'installazione vicino alle scuole, aveva inoltrato al magistrato circa due mesi fa. In esso si segnalava - oltre alla mancata applicazione del regolamento comunale ed alla presenza di vincolo paesaggistico - che i lavori di installazione erano iniziati in assenza di relativa concessione edilizia. «Se il pm ha inteso procedere a sequestro ed il gip l'ha convalidato, vuol dire che le nostre preoccupazioni sono fondate - afferma soddisfatto Umberto Pedrazzoli, presidente del comitato -. Da mesi sosteniamo che manca un permesso di costruire, l'abbiamo scritto anche nei volantini, per uno dei quali, peraltro, il sindaco ci ha querelati». «È grave che il sequestro nasca da un'iniziativa del comitato - sottolinea Pedrazzoli -. Se c'è un abuso edilizio dovrebbe essere l'amministrazione comunale a muoversi. Prima delle elezioni, essa sosteneva la necessità della concessione edilizia; dopo, è bastata una semplice dichiarazione di inizio attività da parte della ditta installatrice per far partire i lavori». L'amministrazione afferma che a cambiare la situazione è stato il pronunciamento del Tar del luglio scorso, favorevole all'azienda: secondo la giunta Viero basta la sola sentenza per dare il via libera all'installazione. Il sindaco, interpellato telefonicamente, non ha rilasciato dichiarazioni. Sulle stesse basi che hanno portato al sequestro, il comitato ha già inoltrato un ricorso al Tar contro il Comune. Le due “piste” sono comunque indipendenti l'una dall'altra.