02 NOVEMBRE 2004

dal Giornale di Vicenza

QUINTO.Americani in arrivo?
>"Rolando vs. Sarracco" sul ring di sala Bernarda

Quinto. Il sindaco conferma: «C’è interesse a creare un villaggio a Valproto»
Americani in arrivo?

di Tommasino Giaretta

Quinto Vicentino, prossimo alle cinquemila anime disseminate in poco più di 17 chilometri quadrati di territorio interamente pianeggiante, potrebbe guastare i piani di Vicenza inserendosi, come pare sia già avvenuto, nell’operazione a stelle e strisce che contempla l’arrivo nel Vicentino di 2 mila militari americani, attualmente dislocati in altre basi europee e del Nord Italia. Da mesi a Quinto circola la notizia di contatti avvenuti tra emissari e un pool di cittadini, proprietari di alcuni ettari di campagna in prossimità dei laghi nella frazione di Valproto, scavati all’epoca della costruzione dell’autostrada Valdastico e utilizzati per l’allevamento di anguille. Un angolo di paradiso, regno di cormorani, di aironi cenerini e di pescatori che corre il rischio di essere soffocato da una colata di asfalto e cemento. Una “americanata” o una notizia che ha del concreto? In mezzo a tanto fumo abbiamo trovato anche un bel po’ di arrosto. Persone direttamente interessate all’operazione disposte a parlare in quanto «quel che è stato fatto finora è stato fatto alla luce del sole e non c’è nulla da nascondere». L’avallo a una simile operazione sul piano urbanistico deve però essere data dall’amministrazione comunale. Il sindaco Secondo Pillan non dribbla l’argomento, dando anzi una conferma indiretta che la cosa non è per niente campata in aria.
«C’è un effettivo interesse per questa operazione - ammette il sindaco -. D’altronde le cifre divulgate nei giorni scorsi, un giro d’affari da 300 milioni di euro, testimoniano l’importanza di una simile eventualità per Vicenza e tanto più per Quinto».
- Si dice sia già stato firmato un preliminare.
«Non mi risulta. Posso comunque confermare che degli emissari hanno avuto contatti sia con i privati, sia con l’amministrazione comunale. Siamo in attesa che maturino i tempi. C’è una nuova legge urbanistica, sappiamo tecnicamente quale strada percorrere da qui al 28 febbraio prossimo, data entro la quale può essere presentata una variante urbanistica».
- Ma lei un villaggio americano di 203 alloggi nella frazione di Valproto come lo concepisce?
«Sia chiaro: un insediamento abitativo di tale portata potrà essere accettato e approvato dalla nostra Amministrazione soltanto a determinate condizioni. Diciamo no se si intende costruire una serie di condomini, diciamo no se si vuole costruire una caserma, diciamo no se si vuole costruire un bunker, diciamo ancora no se si vuole costruire un villaggio recintato a esclusivo beneficio degli americani».
- Quale impatto potrà avere un insediamento di questo tipo, che sulla carta corrisponde a un aumento di popolazione di circa 800 nuovi abitanti, tanti quanti gli attuali residenti a Valproto?
«Possiamo accettare solamente un intervento che privilegi l’aspetto architettonico, urbanistico e ambientale, pur sapendo che tutto questo andrebbe comunque a modificare l’assetto del territorio. Si tratta di garantire la qualità paesaggistica attraverso la valorizzazione non solo dell’area interessata ma di tutto il territorio della frazione. Pensiamo alla realizzazione di giardini e parchi riqualificando tutta la zona dei laghetti con alberature, e dotando l’area di strutture che devono essere usufruite, beninteso, anche dai cittadini di Quinto, non soltanto dagli americani».
Il sindaco Pillan mette l’accento sul piano della viabilità, assicurando che la prima cosa da realizzare sarebbe l’allargamento di via Muttona e la costruzione di un nuovo ponte sul Tesina all’altezza del cavalcavia sulla Valdastico nella zona di via Quintarello, riducendo quindi al minimo l’aggravio del traffico sul centro urbano e rendendo quasi immediato il collegamento con la caserma Ederle.
Cifre da capogiro, progetto che garantirebbe al Comune una entrata rilevante in termini di oneri di urbanizzazione e di Ici, con i quali far fronte alla costruzione del nuovo centro scolastico, ma non solo.
- Nel programma elettorale parlavate di “tutela del territorio”. Che succede se va in porto una urbanizzazione di tale portata?
«Come amministratore mi sento in dovere di valutare qualsiasi proposta. Non posso lasciar passare un treno senza verificare che ci sia un posto libero. Se sostenibile con le nostre tesi, questa è una occasione che si presenta una sola volta nella storia di un Comune come il nostro. Non vorrei poi ricevere l’accusa di non essere salito su quel treno».


"Baruffe" in Comune
"Rolando vs. Sarracco" sul ring di sala Bernarda

Questa è una storia piccola piccola che succede dentro il mondo piccolo della politica comunale... Difficilmente lascerà tracce negli annali di palazzo Trissino: al massimo sopravviverà in queste noterelle di cronaca. Ma è da raccontare perché sintomo eloquentissimo di come vanno le cose tra destra e sinistra e di quante energie vengono succhiate dalle contrapposizioni di schieramento a chi ha ruolo e tempo per dedicarvisi.
Capitolo primo: le bandiere. Una settimana fa esatta nei corridoi municipali dalle parti della sala Bernarda va in scena un "caso". Un diessino di quelli che si danno più da fare, Giovanni Rolando, ospita a Palazzo il suo vice-capocorrente nazionale che deve raccontare come la Sinistra per il Socialismo - la più piccola tra le "anime" Ds - andrà a congresso. Cose loro, di partito, organizzate in Comune perché è luogo comodo e che non costa un euro. E perché ci sono stati, ormai da anni, precedenti partitici multicolori: primo a inaugurarli, Pierferdinando Casini quando ancora c’era il Ccd. Rolando ha una prenotazione in una saletta. La trova occupata. Accompagnato dal capo-usciere si trasferisce in un’altra. E vi installa una coreografietta per chi arriverà: una bandiera arcobaleno pro-pace e tre bandierine da tavolino con il patrio tricolore, le stelline europee e la Quercia di partito.
Capitolo secondo: il divieto. A pochi passi dal luogo dell’avvenuto trasloco - che è la stanza di servizio del consiglio comunale - ha il suo ufficio il presidente consiliare, Sante Sarracco di Alleanza nazionale. Avvertito, tenta di lanciare il suo «niet» : niente simboli non ufficiali (la Querciola alta qualche centimetro e il più sventolante drappo pacifista) in un luogo istituzionale. L’ingiunzione si ferma all’enunciazione: bandiera e bandierine restano lì. Sarracco promette sèguiti. Rolando accetta la sfida.
Capitolo terzo: la denuncia. Nel pomeriggio del martedì incriminato viene diffuso il testo di una domanda d’attualità - lo strumento che serve a discutere rapidamente un fatto in consiglio comunale - firmata dal capogruppo di An Luca Milani e dall’intera squadra aennista. La domanda in realtà è una denuncia che sposa in pieno la linea del presidente consiliare: si ipotizza la violazione della neutralità degli spazi comunali (per via sempre delle bandiere) e si chiede di verificare se Rolando & C., sedendosi là, hanno commesso qualche reato. L’argomento finisce nei titoli di cronaca: se è vera, la cosa è ghiotta...
Capitolo quarto: il freno. Giovedì sera, in sala Bernarda, toccherebbe alla risposta per Milani e An. I tempi sono stretti. Le cose da dire, forse, poche. Fatto sta che l’urgenza diventa dilazione alle calende greche: se ne parlerà tra qualche mese... Di solito, in casi del genere, gli interroganti s’inquietano. Stavolta il capogruppo di An non si dispiace troppo per il colpo di freno. «Mai fidarsi troppo, di nessuno...» commenta, ben lontano dai microfoni, a proposito dei contenuti del suo documento. Insomma: probabilmente si è accorto di aver esagerato nello sviluppare racconti altrui.
Capitolo quinto: il contrattacco. Poi è la volta di Rolando a rifarsi. Ha scoperto che l’interrogazione scritta contro di lui, quel martedì, per singolare tempismo è stata protocollata in municipio in contemporanea con l’alterco avuto con Sarracco. Ha letto nel testo che l’ospite omaggiato con bandiera e bandierine era... quello sbagliato (l’illustre vicepresidente del Senato Cesare Salvi, citato dagli aennisti, aveva dato "buca" perché occupato a Roma, sostituito dal meno illustre Giorgio Mele di notorietà solo diessina). Ha concluso che la ricostruzione fatta da An era farina, neanche tutta ben macinata, del sacco di Sarracco. E contrattacca.
Capitolo sesto: l’interrogazione. Tocca a Rolando punzecchiare con un’interrogazione... a futura memoria rivolta al sindaco Enrico Hüllweck, che una volta o l’altra verrà discussa insieme con il documento di Milani. Il diessino ricostruisce la sua versione dell’accaduto; lamenta il rigore della conduzione dei dibattiti in sala Bernarda (che per Sarracco è un vanto riconosciuto); tira in ballo una recente serata di alterchi aennisti in Circoscrizione 7, quando ancora Sarracco aveva richiamato alla disciplina di partito il «camerata» Adriano Carollo che stava minando il centrodestra zonale (poi capottato di brutto); rispolvera le serate conviviali della Destra (e, di nuovo, di Sarracco) per l’anniversario della mussoliniana Marcia su Roma. Il tutto per proporre la retorica e furba domanda se il presidente «è ancora compatibile con la funzione istituzionale di garanzia democratica» . Tradotto in chiaro dal politichese: se al sindaco sta bene di aver seduto dietro e sopra di sè, in sala Bernarda, "quel" presidente consiliare.
Capitolo settimo, da scrivere... La palla rimbalza così nella metà campo di destra, quella di Sarracco. «Non so dove Rolando voglia andare a parare...» dice per adesso il presidente. Che resta dell’idea che, quella volta, il dubbio sulla correttezza istituzionale dell’uso della zona-sala Bernarda era legittimo: «Accesso sì, simboli no. Se Rolando aveva bisogno di un ufficio, gli avrei ceduto il mio...» . Di tutta la vicenda, resta chiara una cosa: per il municipio e le pertinenze della sala Bernarda, meglio sarebbe avere un regolamento d’uso, a scanso di future liti: «È quello che sto già scrivendo» assicura il presidente. Rolando potrebbe fargli da consulente...