02 OTTOBRE 2006

Parisi: «Il sindaco non mi ha cercato»
Il ministro si dice sempre in attesa di «un giudizio da parte del Comune»

di G. M. Mancassola

“Comune, se ci sei batti un colpo”. Potrebbe essere questa la libera interpretazione della nota diramata ieri dal gabinetto del ministro della Difesa Arturo Parisi, sempre più attento alle evoluzioni e reazioni vicentine del caso “Dal Molin”. Come aveva ben specificato lo stesso sindaco Enrico Hüllweck, giovedì scorso da Roma era giunta una telefonata per chiedere la disponibilità del primo cittadino a un confronto a quattr’occhi direttamente con il ministro Parisi. Autore della telefonata e mediatore dell’intera vicenda è Gianni Letta, uomo di massima fiducia dell’ex premier Silvio Berlusconi e sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel precedente Governo. Letta ha chiesto a Hüllweck la disponibilità e Hüllweck l’ha data. L’incontro non è ancora stato fissato, anche se il tentativo di mediazione dovrebbe andare in porto nel giro di pochi giorni. Fino a ieri, tuttavia, non c’è stato alcun avvicinamento: lo specifica la nota ministeriale. «Si precisa - si legge - che alla segreteria del ministro non risulta essere giunta alcuna richiesta di incontro da parte del sindaco. Si conferma, invece, come ribadito dal ministro Parisi in Parlamento mercoledì scorso in occasione del question time, che il Governo è ancora in attesa da parte del Comune di Vicenza del giudizio di accettabilità del progetto statunitense che coinvolge l’aeroporto Dal Molin». Se l’incontro si farà, par di capire, non sarà certo il ministro a fare il primo passo. L’episodio sembra inserirsi alla perfezione nella commedia degli equivoci andata finora in scena sull’asse Vicenza-Roma. Questa mattina, nel frattempo, l’ufficio stampa e pubbliche relazioni della caserma Ederle ha convocato una conferenza stampa «concernente l’aeroporto Dal Molin». Il generale Frank Helmick dovrebbe precisare alcuni aspetti del progetto e rispondere alle domande dei giornalisti. Di passaggio, vale la pena ricordare che per la prima volta il comando Setaf organizza un incontro stampa di questo genere da quando è scoppiato il caso Dal Molin ed è la prima volta che il generale Helmick accetta di parlare pubblicamente dell’operazione. Sullo sfondo, resta vivace il dibattito in città, soprattutto all’interno del centrosinistra, che sta cercando di unire le forze per scegliere la migliore strategia utile alla causa del no. La strada più battuta in queste ore sembrerebbe la via del referendum comunale. E mentre c’è chi, nel centrodestra, sta preparando la lista della spesa da sottoporre al Governo e agli americani per ottenere una contropartita a beneficio della città nel caso in cui il progetto venga approvato, altre voci, dall’opposizione cittadina, invitano a una «strategia più razionale». È il caso di Stefano Soprana, consigliere comunale della lista civica Vicenza capoluogo, che lancia un messaggio a chi si schiera per il sì, come Forza Italia e la presidente della Provincia, la leghista Manuela Dal Lago: «Premesso che resto contrario all’insediamento, credo che nella contropartita per ottenere i massimi benefici non si possa prescindere da due aspetti: se verrà costruita la base, l’area del Pp10 non potrà essere edificata, ma dovrà essere destinata tutta a parco, a spese degli americani, per creare un polmone verde e limitare l’impatto urbanistico nella zona. Inoltre, se uno degli effetti positivi dovesse essere la nuova viabilità, allora non si può non prevedere, nel progetto della bretella fra Ponte Alto e Isola Vicentina, la predisposizione per il raccordo con la tangenziale nord studiata dall’assessore Claudio Cicero». Infine, Soprana, che di professione è negoziante, si permette un consiglio agli amministratori cittadini: «Per tirar su il prezzo, dovrebbero continuare a dire di no. Con gli americani, bisognerebbe fare come nei mercatini arabi: contrattare fino allo sfinimento».

Cangini: «A fuggire non è stato Rutelli, ma Hüllweck»
Nel centrosinistra si cerca il quesito da referendum

Vertici a ripetizione nel centrosinistra per stilare una strategia unitaria da adottare per strappare la bocciatura al progetto della nuova caserma Usa al Dal Molin. Le riunioni hanno avuto l’obiettivo di stemperare la foga massimalista di alcuni settori dell’Unione e di mettere a punto un piano di battaglia su due fronti. Il primo e più pressante è il consiglio comunale di giovedì 5 ottobre: al momento, nell’ordine del giorno, non c’è traccia del Dal Molin, ma se da Roma dovessero giungere le risposte che mancano, non è escluso un blitz con la formula della richiesta di dibattito urgente. Per non farsi trovare impreparati, i consiglieri di centrosinistra stanno cercando una possibile contromossa all’unisono. C’è poi la strada ritenuta maestra per raccogliere il massimo consenso contro la caserma ed è l’indizione del referendum, che trova ormai tutti concordi nell’Unione, ma che presenta non poche difficoltà: la tempistica, ad esempio, e la formulazione del quesito referendario su un tema che sfugge dalle competenze comunali e che rischia di prestare il fianco a derive pro o anti Usa. Infine, una puntura al sindaco forzista Enrico Hüllweck viene da Pierangelo Cangini, della Margherita: «Il mancato incontro con Rutelli all’Olimpico? Io c’ero e posso dire che il ministro se n’è andato fra gli ultimi. Chi è letteralmente scappato appena la cerimonia si è conclusa, invece, è proprio il sindaco».