I precari fischiano la Moratti
di Anna Madron
Muniti di fischietti, tamburelli, cartelloni, palloncini e perfino lumini (da accendere al tramonto), hanno manifestato contro la "53" e i tagli nella scuola pubblica. I precari vicentini si sono dati appuntamento ieri pomeriggio a Venezia per unirsi al corteo "acqueo" sul Canal Grande, organizzato dai coordinamenti precari di tutto il Veneto.
Una mobilitazione scandita dallo slogan (non solo metaforico) "siamo tutti sulla stessa barca", ad indicare la situazione drammatica in cui si trovano gli insegnanti a tempo determinato. "Sfruttati dallo Stato", come recitava ieri uno dei tanti striscioni, ma anche "invisibili come fantasmi", come alludevano le lenzuola bianche nelle quali si erano avvolti i prof più intraprendenti.
Insomma un po' di folklore non è mancato in un pomeriggio immortalato da video e da centinaia di fotografie scattate dagli stessi precari, intenzionati ad impacchettare il tutto e spedirlo in dono al ministro Moratti. Contestato più che mai per una scuola in cui le trasformazioni equivalgono, è stato ribadito, ai tagli sugli insegnanti, bidelli, attrezzature.
In altre parole una scuola con meno risorse dove aumentano però sia gli alunni stranieri che quelli certificati. Ma nella lista "nera" ci sono anche il destino degli istituti tecnici, il bivio tra licei e formazione professionale, la drastica riduzione dei finanziamenti all'Università e alla ricerca. Oltre, ovviamente, al nodo irrisolto dei precari, che negli ultimi tempi hanno goduto anche dell'appoggio di esponenti politici della maggioranza e dell'opposizione (ieri pomeriggio alla manifestazione veneziana era presente il consigliere regionale della Margherita Achille Variati, già firmatario di un'interpellanza sul caos delle graduatorie permanenti) che invocano una discussione "trasversale" per trovare una soluzione al problema.
Intanto durante la giornata di ieri c'era già chi pensava alle prossime mobilitazioni: «Un'altra protesta a carattere regionale a fine ottobre - annuncia Francesco Casale, presidente del Cip vicentino - e probabilmente a novembre uno sciopero nazionale della scuola indetto dai confederali».
A quello di ieri, proclamato dai Cobas, hanno aderito invece in pochi e quasi esclusivamente nelle scuole elementari dove l'assunzione di 28 "riservisti" ha infiammato ulteriormente gli animi.