02 LUGLIO 2005

dal Giornale di Vicenza

Lo Sportello Casa blocca un altro sfratto
Tosi, il razzismo, i malati dal Sud
Ciclopista, anche Sarracco dice no Il comitato: «Progetto manomesso»
SCHIO. La pacificazione non si ferma. Appello del sindaco Dalla Via

Momenti di tensione ieri mattina in via Galizzi
Lo Sportello Casa blocca un altro sfratto
(fe. ba.) I responsabili dello Sportello casa tornano in strada per bloccare uno sfratto esecutivo ai danni di una famiglia tunisina. Erano circa una ventina ieri mattina in via Galizzi 38 per fermare lo sfratto ai danni di due coniugi e dei due figli piccoli, per morosità. La storia di povertà è sempre la stessa: lui che perde il lavoro e non riesce a trovarne un altro, le difficoltà economiche, l’impossibilità a pagare l’affitto. Dall’altra parte il proprietario dell’appartamento che ha diritto per legge a riscuotere la pigione e a rivolgersi, in casi come questi, al giudice. Infine i servizi sociali del Comune, con le mani legate dalla legge sull’immigrazione che ne limita i campi d’azione nei confronti di uno straniero privo di lavoro. Il tunisino avrebbe in corso una causa con l’ex datore di lavoro ma la procedura dello sfratto per morosità è molto più rapida. Gli esponenti dello sportello casa sono riusciti comunque ad ottenere una proroga fino al 26 luglio, e nel frattempo sperano di trovare una soluzione. Ci sono stati anche dei momenti di tensione, ieri mattina, ma alla fine ha prevalso il dialogo. Sportello Casa continua a denunciare l’emergenza abitativa in città e critica il Comune per le soluzioni proposte: rispedire a casa la famiglia dell’immigrato «Non è la soluzione alle emergenze abitative».

Dal Gazzettino

EMERGENZA CASA Rappresentanti di Rdb-Cub, componenti del gruppo "Invisibili" hanno manifestato in via Galizzi per aiutare una famiglia di tunisini per la quale ora verrà trovata una soluzione
Sit-in in quindici per impedire lo sfratto. Rinviato

(R.C.) Hanno sfidato la pioggia per dire "no" a uno sfratto. Ieri mattina una quindicina di persone tra esponenti delle Rappresentanze sindacali di base (Rdb-Cub), del Coordinamento stranieri e del gruppo "Invisibili" dei centri sociali hanno bloccato pacificamente lo sfratto esecutivo a carico della famiglia tunisina composta da quattro persone (coniugi e due figli piccoli) residente in via Galizzi 38, a Parco Città. Non sono mancati momenti di tensione, tanto che hanno dovuto intervenire le forze dell’ordine. Il blocco a quanto pare ha dato i suoi frutti, visto che il proprietario dell’appartamento ha concesso la proroga dello sfratto fino a fine luglio. «Il tempo necessario per trovare una nuova sistemazione», ha commentato soddisfatto Morteza Nirou del Coordinamento stranieri, presente al sit-in. Si apre uno spiraglio di speranza dunque per la famiglia di immigrati sulla quale pendeva uno sfratto per morosità. Il padre, Hammani Rashid, trent’anni, per motivi di salute è stato costretto a lasciare il lavoro e non ha più pagato l’affitto. «E’ una situazione di emergenza di fronte alla quale ci si doveva attivare. Non potevamo permettere che due bimbi piccoli finissero sulla strada», ha sottolineato Nirou. Così, dopo un lungo colloquio con i proprietari della casa, è stato raggiunto un compromesso per un breve rinvio dello sfratto. «Dispiace che all’appuntamento non siano stati presenti rappresentanti dei Servizi sociali del Comune - ha aggiunto Nirou - Speriamo che l’assessorato agli Interventi sociali riesca a trovare un alloggio temporaneo». Nella sede Rdb-Cub di via Del Grande (sotto lo stadio "Menti") è stato allestito uno sportello che fornisce informazioni gratuite su materie quali migranti, sfratti, casa. E’ aperto ogni martedì dalle 15.30 alle 18. Telefono 0444.514937, e-mail: sportellocasa@inventati.org.


Guerra infinita
Ciclopista, anche Sarracco dice no Il comitato: «Progetto manomesso»
Era stato approvato il passaggio per via Tartini e non per via Albinoni Il Tar dietro l’angolo

di Sandro Sandoli

A San Lazzaro dietro l’angolo della ciclopista forse c’è il Tar. Nel senso che dopo il no del segretario comunale al tentativo al comitato di quartiere di presentare in Consiglio comunale una proposta di delibera di iniziativa popolare per spostarne il percorso da via Albinoni a via Corelli, sul fronte del rifiuto (il dott. Domenico Giuliani aveva addirittura dichiarato “irricevibile” la bozza di delibera) ora si è schierato anche il presidente dello stesso Consiglio Sante Sarracco: gli “appellanti” fanno capire che se continueranno a trovare porte chiuse non resterà che bussare a quella del tribunale amministrativo regionale. Ma in questi giorni, mentre cercavano tra le carte “appigli” per costringere il Palazzo a rimangiarsi il rifiuto di riparlare delle ciclopista, hanno scoperto qualcosa di interessante, che potrebbe rivelarsi il grimaldello che apre prospettive molto “interessanti”. Cioè il segretario Giuliani e il presidente Sarracco si “barricano” dietro il fatto che il comitato vorrebbe mettere lingua in un progetto esecutivo, che invece, dopo la firma di un dirigente, diventa intoccabile? Beh, allora si guardino bene il documento di approvazione dello stesso progetto: la pista passava per via Tartini e non per via Albinoni, mentre c’è (è allegata ed è la stessa esposta dall’Amcps ad inizio lavori) una mappa che dice il contrario. A nome del comitato, chiede con forza Andrea Tapparo consigliere della circoscrizione 6: «Chi ha cambiato il progetto strada facendo?». Intanto il primo problema è l’impossibilità di usare uno strumento previsto dallo statuto del Comune ovvero quella proposta di delibera di iniziativa popolare, il cui prologo è la domanda scritta, controfirmata da venti persone e che il segretario comunale dovrebbe esporre all’albo pretorio per sessanta giorni, aprendo così l’inter della raccolta delle necessarie 500 firme. In sostanza quanti a San Lazzaro chiedono che la ciclopista torni in sala Bernarda e che il consiglio dica se deve passare per via Albinoni o per via Corelli, erano stati bloccati con la penna in mano: il segretario generale Giuliani aveva tabilito che la bozza di delibera è “irricevibile” perché il “parlamentino” cittadino è incompetente a deliberare sulla ciclabile. Per un motivo che ai più sfugge, ma che invece veniva “spiegato” nella lettera con cui era stato comunicata l’impossibilità di mettere la bozza di delibera all’ordine del giorno: il Consiglio comunale è un organo di indirizzo e di controllo politico amministrativo, può appprovare i progetti preliminari, ma quelli esecutivi rientrano nelle competenze dei dirigenti, senza la cui firma i lavori non possono cominciare. Il comitato si era appellato al sindaco Hüllweck e al presidente Sarracco, la cui risposta (la lettera è del 28 giugno) è un’altra doccia fredda: in sostanza dà ragione su tutta la linea al dott. Giuliani, precisando anzi che il segretario «non era tenuto a fornire alcuna risposta». In poche parole il comitato dovrebbe anche ringraziare, ma il consigliere Tapparo non sembra proprio di quest’avviso: «È un’interpretazione che non sta né in cielo né in terra: è ovvio che se c’è un piano che prevede la realizzazione di opere pubbliche prima di mandare gli operai in strada deve essere fatto un progetto esecutivo che deve essere firmato da un dirigente. Ma a monte c’è una decisione del consiglio che, con i passaggi successivi, non diventa intoccabile o immodificabile: non sta scritto da nessuna parte. Diciamo pane al pane: siamo di fronte a un attacco agli strumenti della partecipazione, al tentativo di limitarli». Ma la doccia fredda non ha “gelato” il comitato. Il quale ha già pronta la lettera con le controdeduzioni a quella di Sarracco: al quale intanto obietta che prima di rispondere doveva consultare la commissione consiliare competente che è quella del territorio (lo dice al comma 2 l’articolo 35 del regolamento degli istituti di partecipazione), poi fa notare che dal momento che sia lui che Giuliani si aggrappano a un cavillo linguistico, quello del termine “progetto esecutivo”, qualcuno dovrebbe spiegare perché (la data è fine 2004, la firma è dal dirigente dott. Trevisan) il documento con cui si approvava l’esecutività degli stralci funzionali dei percorsi ciclabili prioritari, tra i quali c’è quello di S. Lazzaro, la pista è prevista in via Tartini e non in via Albinoni. Precisa Tapparo: «Quello che c’è scritto non coincide con la mappa: chi strada facendo ci ha messo mano? Il quesito verrà posto in tutte le sedi possibili: anche al difensore civico».


Il primo cittadino invita tutti alla messa di giovedì per le vittime dell’eccidio
La pacificazione non si ferma Appello del sindaco Dalla Via
«Una forte presa di posizione

di Paolo Rolli

«Partecipiamo tutti, credenti e non credenti, alla messa per le vittime dell’eccidio: è questo il solo modo con il quale possiamo veramente proseguire il cammino verso la riappacificazione». Sono le parole con cui il sindaco Luigi Dalla Via invita gli scledensi a partecipare alla messa che si celebrerà giovedì 7 luglio nel duomo di San Pietro in ricordo delle 54 vittime dell’eccidio delle carceri, nel sessantesimo anniversario di quella tragica notte. Quest’anno l’Amministrazione comunale invita l’intera città a stringersi attorno ai famigliari delle vittime dell’eccidio, partecipando alla tradizionale funzione religiosa che ogni anno il comitato dei famigliari organizza, e che si svolgerà giovedì alle 19 in duomo. «Tutta la città è chiamata oggi a una presa di posizione forte - afferma Dalla Via - che rivendichi i valori della concordia e della pace. Con la firma della Dichiarazione sui valori della concordia civica, lo scorso 17 maggio, abbiamo avviato un cammino verso la riappacificazione». Forte, al tempo stesso, è anche la presa di posizione del primo cittadino contro la manifestazione dei reduci della Rsi e dei movimenti di estrema destra, che è prevista per domenica 10 luglio, contro la quale si sono pronunciati diversi esponenti politici anche a livello nazionale. «La presenza alla messa sarà un ulteriore passo per cancellare una ferita che da anni insanguina la nostra città - sottolinea infatti Dalla Via -. Sarà il modo per riaffermare con forza i valori della libertà, della giustizia e della solidarietà per i quali la Resistenza ha combattuto. Ed è proprio per difendere questi valori che oggi chiediamo che la manifestazione fascista in programma in città il 10 luglio non venga autorizzata. Schio non intende sopportare ancora questa provocazione». Per il 10 luglio gli organizzatori assicurano che ci sarà anche Alessandra Mussolini, la cui presenza era stata assicurata anche lo scorso anno, ma poi non ci fu. Intanto una denuncia per ingiurie e diffamazione sembra sia stata presentata da Alternativa sociale nei confronti di esponenti di Rifondazione comunista e di Libera Zone. Questi, stando a quanto afferma Alex Cioni, il leader scledense di Alternativa Sociale, avrebbero diffuso volantini ritenuti calunniosi dagli appartenenti al movimento politico di estrema destra. Intanto alle 17 di oggi i responsabili di Libera Zone hanno organizzato un sit-in davanti alla prefettura di Vicenza.