Quando la notizia dà fastidio a chi non la scrive
Una delegazione Usa ricevuta in Comune. Il nostro
cronista intervista sindaco e generale.
E c’è chi si rivolge a torto al sindacato del Veneto
Martedì 30 maggio, poco prima di mezzogiorno, davanti ai cancelli di palazzo Trissino, sede del Comune di Vicenza, si schierano tre berline, fermandosi nel bel mezzo di corso Palladio. Dalle auto scendono i componenti di una delegazione della caserma americana “Ederle”. A capo della delegazione c’è il generale Jason Kamiya, che si dirige nell’ufficio del sindaco Enrico Hüllweck. Alla scena hanno assistito numerose persone, fra cui un cronista del Giornale di Vicenza.
In ballo c’è il possibile raddoppio delle presenze americane a Vicenza. Il giornalista non fa altro che seguire il generale e il suo seguito, aspettando per un’ora fuori dall’ufficio del sindaco che l’incontro finisse. Nell’attesa, chiede di poter parlare con i protagonisti del vertice. Dopo alcuni minuti, al cronista del Giornale di Vicenza, che non ha ricevuto alcun tipo di convocazione a qualsivoglia conferenza stampa né di imbeccata, si affianca anche una troupe televisiva.
Intorno alle 13, i due giornalisti vengono ricevuti dal sindaco e dal generale, che accettano di concedere un’intervista sul progetto di una nuova caserma americana all’interno dell’area dell’aeroporto “Dal Molin”.
Il giorno successivo, un’altra testata ha sollevato il caso, sollecitando l’intervento del sindacato veneto dei giornalisti, che ha stigmatizzato il presunto favoritismo per pochi eletti. Un quadro confuso, cui avrebbero contribuito anche le dichiarazioni del sindaco, riportate da un quotidiano locale: «Non avevo alcun obbligo di invitare testate giornalistiche che non gradisco». Da qui l’etichetta di “stampa amica” attribuita anche al Giornale di Vicenza.
In realtà, giova ricordare che l’operazione di cui pochi in città sapevano, è diventata di dominio pubblico proprio grazie ad alcuni nostri articoli, scritti nello spirito di informare i lettori di quanto stava avvenendo nonostante i tanti top-secret. Per quanto ci riguarda, vale solo la regola del buon giornalismo per cui le notizie sono di chi le cerca, le scova e le scrive.
«Stazione, allarme chimico»
La denuncia del sindacato
«Le cisterne pericolose restano ferme ai binari anche una settimana»
di Federico Ballardin
Cisterne di cloro e acidi stoccate, o meglio, depositate nelle stazioni di Vicenza e Altavilla. E il problema sicurezza sarebbe piuttosto serio. Anche nello scalo vicentino, infatti, le cisterne di prodotti pericolosi resterebbero ferme per alcuni giorni. La denuncia arriva dal segretario generale vicentino della Federazione italiana lavoratori dei trasporti (Filt) della Cgil. Dopo la pubblicazione dell’articolo sul nostro giornale, Massimo D’Angelo interviene sul problema di sicurezza, specificando di averlo sollevato più volte in sede di contrattazione con l’azienda.
«Da anni denunciamo la carenza di organico nello scalo di Vicenza - scrive in un comunicato, il segretario della Filt - che determina lo scadimento degli standard manutentivi, di controllo e di sicurezza. Denunciamo anche l’irresponsabilità e il silenzio da parte di coloro che sono preposti prendere delle decisioni su problematiche importanti che coinvolgono perfino la salute e l’incolumità dei cittadini. Siamo convinti che la pericolosità della stazione di Altavilla sia altissima. L’area dello scalo è sprovvista di sensori di controllo utili ad attivare un immediato intervento su eventuali perdite di materiale pericoloso e di canalette per lo scolo dove, in caso di perdita, i liquidi possano confluire».
Il problema, spiega poi al telefono Massimo D’Angelo, si è aggravato da quando nello scalo di Altavilla sono stati eseguiti i lavori per il sottopasso durante i quali i sensori e i canali di scolo sono stati rimossi. La situazione dunque sarebbe peggiore oggi di qualche anno fa. Da Altavilla sono movimentate circa 400 cisterne l’anno di acido cloridrico e cloro che prima passano dalla stazione di Vicenza. Sono previsti circa due viaggi la settimana ma spesso, dice il sindacato, per problemi di organico si riesce ad effettuare un solo viaggio.
«Le cisterne cariche di acido e cloro, oppure vuote, a causa delle carenze organizzative e di risorse della divisione Cargo, che gestisce il traffico merci, e della Rfi, che gestisce la circolazione treni e l’infrastruttura, possono stare in giacenza all’interno dello scalo di Altavilla anche una settimana. Dire che quella stazione è solo di consegna è falso, perché nella realtà dei fatti diventa una stazione di stoccaggio e di deposito a ridosso di centri ad alta densità abitativa».
È importante capire che una cisterna vuota ha la stessa pericolosità di una piena. Questo perché la ditta che ordina queste quantità di prodotto se le viene a prendere appena arrivano, trasportando poi la merce su strada per il tragitto che separa la stazione dalla sede dell’azienda.
Le cisterne vuote però, è la denuncia dei sindacati, possono rimanere ad Altavilla anche parecchi giorni. Un contenitore vuoto è pericoloso quanto uno pieno, in quanto all’interno possono restare dei residui e si possono formare dei gas. Nel caso del cloro si tratta di un fluido altamente irritante e corrosivo che può provocare asfissia. È chiaro che Trenitalia utilizza cisterne ad alta sicurezza, ma certo la mancanza di sorveglianza nello scalo di Altavilla non lascia tranquilla l’Amministrazione locale che si è fatta sentire, non più tardi di due giorni fa, durante il vertice in Provincia.
Ma c’è di più, perché anche la stazione di Vicenza sarebbe ad alto rischio.
«Volevo sottolineare che il problema non è solo della stazione di Altavilla - continua D’Angelo - ma anche di quella di Vicenza, dove le cisterne in arrivo prima di essere smistate ad Altavilla, o in partenza vuote verso le aree di destino, spesso sostano per parecchi giorni. Bisogna intervenire immediatamente e tutti i soggetti coinvolti devono accelerare le decisioni e trovare soluzioni che diano garanzie certe ai cittadini, cercando di evitare su questi problemi di grande importanza scelte improvvisate e “tappa buchi”».
Le riunioni e gli incontri, come sottolineato più volte dal vicesindaco di Altavilla, Massimo Conforto che ha sollevato il problema, si sono succedute negli ultimi due anni senza che si arrivasse ad una soluzione o ad una definizione delle responsabilità del problema. La prossima è in programma in prefettura l’8 giugno, i sindacati sperano che sia la volta buona.
“Emergenza casa”
An lancia l’ufficio
del mutuo assistito
L’emergenza casa continua a tenere banco nel dibattito politico cittadino. Dal gruppo consiliare di Alleanza nazionale arriva ora una mozione, formalizzata dopo l’annuncio dato nelle scorse settimane dal consigliere comunale Francesco Rucco, primo firmatario.
Si tratta della proposta di attivare un ufficio comunale per il mutuo assistito.
«Il progetto - spiega Rucco - nasce dalla constatazione che in città un sempre più consistente numero di nuclei familiari sono intenzionati ad acquistare una casa di proprietà, ma non sono in possesso né dei requisiti per l’assegnazione di un alloggio comunale, né della possibilità di affrontare le spese imposte da un mutuo bancario tradizionale».
Chi può usufruire del servizio, se e quando verrà attivato? In base alla proposta di Rucco e colleghi, «qualunque cittadino italiano residente a Vicenza da almeno dieci anni, straniero regolare purché residente da almeno dieci anni, non protestato, mai condannato e senza carichi pendenti, e chi all’atto della firma del mutuo non sia proprietario di altre proprietà immobiliari.
L’ufficio comunale assisterebbe gli utenti nell’erogazione di mutui per l’acquisto della prima casa a condizioni agevolate rispetto a un tradizionale mutuo bancario. Lo sportello fungerà da tramite tra il richiedente il mutuo e gli altri soggetti previsti, quali l’istituto di credito erogante e tutte le figure professionali necessarie, dal notaio al perito per formalità come il rogito, la stipula del mutuo, le perizie.
La mozione dovrà essere discussa in consiglio comunale prima di diventare eventualmente operativa.