02 GENNAIO 2005

dal Giornale di Vicenza

S.Silvestro in piazza.Ma a luci rosse
Il contabile degli aiuti umanitari. Ora sotto la sua lente c'è l'Angola
Telecamere nel bagno delle vigilesse Al setaccio i computer dell'Unione.

Due parà Usa in trasferta a Milano protagonisti di un torrido episodio. Il soldato denunciato per atti osceni
S. Silvestro in piazza. Ma a luci rosse
Lei: «Ha cercato di violentarmi». Lui: «No, era d’accordo»

(i. t.) Soldato James sull’attenti. Per il sesso in strada con la sua bella sono volate le carte bollate. Pensare che aveva prenotato una camera doppia in un tranquillo albergo del centro di Milano. Sì, doveva essere una tenera notte per due soldati americani (lei di 23, lui di 21 anni) reduci dalle fatiche mediorientali. Invece s’è trasformata in un incubo stradale, almeno per la ragazza, perché il ragazzaccio avrebbe preteso di fare l’amore all’aperto. L’alcol trangugiato per le vie del centro storico gli ha messo il fuoco nelle vene, a tal punto che, infischiandosene della cavalleria, ha cambiato strategia e ha interpretato un siparietto a luci rosse. È così zompato addosso alla ragazza e, dopo essersi calato i pantaloni, avrebbe preteso un rapporto hic et nunc di fronte a decine di persone che assistevano incuriosite e un po’ perplesse, visto il ruolo pornografico che s’apprestava a recitare il giovane. I copioni però non erano delineati perché è scoppiata una mezza colluttazione tra i due, alla quale ha posto fine l’intervento di vigili urbani e polizia. Pare che il militare sia stato denunciato a piede libero per atti osceni, ma c’è anche in ballo la segnalazione per violenza sessuale nell’ipotesi lieve. Tuttavia, gli investigatori hanno dubbi sulla violenza perché la litigata sarebbe avvenuta dopo l’intreccio dei corpi. Prima avrebbero fumato il calumet del piacere, poi è accaduto qualcosa. In caserma, però, la ragazza ha detto che il commilitone avrebbe cercato di violentarla. Lui si è difeso dicendo che era tutto un equivoco e che lei c’era stata. Aveva soltanto sbagliato tempi, poiché aveva prediletto la strada a un più comodo e caldo letto. Fatto sta che ieri mattina una pattuglia della Militar Policy della caserma Ederle è viaggiata verso il capoluogo lombardo per prendere in consegna i parà e chiarire la turbolenta questione che potrebbe costare cara. Che tra il due ci fosse del tenero è testimoniato dalla prenotazione della camera d’albergo. Dunque, il finale doveva essere consensuale, ma nei patti non era previsto che lui, 21 anni, per San Silvestro facesse il pieno di superalcolici. Dopo la cenetta intima, i due parà, naturalmente in borghese, hanno cominciato a girare per le strade di Milano per dirigersi in piazza Duomo e quindi verso il loro check-point. Il ragazzo, nonostante la serata fosse rigida, dopo l’ennesimo wishky ha lanciato la sua calda proposta estrema. «Lo facciamo in piazza?». Lei l’ha guardato male, ma lui avrebbe replicato: «Tanto chi ci conosce?» Che cosa c’era di più piccante che festeggiare l’anno nuovo con una variante pubblica, devono avere pensato? Certo, anche la ragazza pare che fosse un po’ alticcia. Fatto sta che dopo essersi calato i pantaloni, il soldato James ha seguito l’istinto più brado. La degenerazione è stata immediata e non s’è capito più nulla. Urla, grida, pugni. Sono arrivati vigili e agenti. Lei ha sferrato un gancio a un occhio dell’amante-commilitone. «Mi voleva violentare», ha protestato la ragazza. «Ma che cosa stai dicendo, non è vero», ha replicato l’informale partner mentre veniva accompagnato al comando della polizia municipale. Intanto, la soldatessa era trasferita alla clinica Mangiagalli dov’è stata sottoposta a visita ginecologica. I due sono stati sentiti a lungo e, in base alla prima versione, il soldato rischiava l’arresto per lo stupro (o il tentativo). I ghisa hanno concluso che prima lei ci sarebbe stata, anche en plain air , poi avrebbe cambiato idea, ma l’eccitato soldato ha proseguito l’assalto con rudezza. Visto il tasso alcolico è partita una denuncia per l’uomo per atti osceni, quindi la polizia militare di Vicenza è andata a riprendersi entrambi a Milano. La camera d’albergo, pagata in anticipo, ha atteso invano.


Il contabile degli aiuti umanitari Ora sotto la sua lente c’è l’Angola
Filippo Crivellaro coordina i progetti Ue e Onu e deve dimostrare che i fondi sono stati spesi bene

di Bruno Cogo

Ha compiuto 30 anni a Luanda, la capitale dell’Angola, dove da 5 mesi lavora per Intersos e dove rientrerà dopo aver trascorso a casa le Festività. Filippo Crivellaro, appassionato di economia dello sviluppo nato a cresciuto a S.Vito di Leguzzano, non è alla sua prima missione umanitaria. Prima e dopo la laurea in Economia politica alla “Bocconi” di Milano ha maturato una buona esperienza nel campo della cooperazione in America centrale e meridionale (Cile, Guatemala e Repubblica Dominicana); due anni fa è stato in Kosovo dove ha coordinato un progetto di microcredito promosso dalla Caritas ambrosiana e poi per alcuni mesi si è dedicato all’insegnamento. Intersos, organizzazione non governativa con sede a Roma che si occupa principalmente di programmi di emergenza con l’obiettivo principale di ristabilire una situazione di equilibrio dopo fatti bellici o calamità naturali, gli ha già proposto due paesi “caldi” come l’Afghanistan ed il Sudan. Ma non è escluso che, a causa della emergenza-maremoto, non decidano di inviarlo in uno dei paesi devastati del sud-est asiatico. Prima, però, deve tornare in Angola per portare a termine il delicato incarico di rendicontazione che gli è stato affidato; deve cioè dimostrare ai finanziatori, e in particolare a Comunità Europea, Ministero degli Affari Esteri ed Agenzia delle Nazioni Unite, come sono stati spesi i fondi dei progetti attuati dall’organizzazione per la quale lavora. A dispetto del fatto che sia quasi dimenticato dai media, l’Angola è uno dei paesi del mondo dove la cooperazione italiana sta investendo di più; per il 2004, solo Intersos, si sta occupando di ben 15 progetti la maggior parte dei quali riguardanti la ricostruzione di scuole e posti di salute ma soprattutto le operazioni di sminamento. L’Angola, ultimo paese dell’Africa ad ottenere l’indipendenza (era la metà degli Anni ’70), è infatti tristemente noto per l’alta concentrazione di mine, specie nella zona sud, messe nel corso della guerra civile. I combattimenti, che si sono conclusi un paio d’anni fa con gli accordi di pace, hanno provocato diverse migliaia di morti. Ma finché il territorio non verrà completamente bonificato continueranno ad esserci morti e feriti e molte di queste vittime purtroppo sono bambini. Ai semafori della capitale (Luanda era stata costruita dai portoghesi per accogliere al massimo 1 milione di abitanti, ma a causa della forte migrazione interna raggiunge ormai i 7 milioni) capita spesso di vederli con le stampelle, senza una gamba o entrambe oppure mutilati di mani o braccia. «L’A ngola è un paese molto importante dal punto di vista strategico ed è ricchissimo di risorse naturali, in particolare petrolio e diamanti - spiega Crivellaro -. Gran parte della popolazione è però poverissima e solo il 5 per cento (fatto di politici, ex militari ed industriali) è ricco sfondato; non esiste quindi la classe media. L’alto tasso di delinquenza comune non fa di Luanda una città sicura; succede spesso di essere assaltati per strada oppure di assistere a delle sparatorie. Tra i miei colleghi c’è chi è stato rapinato due volte in 15 giorni e c’è anche chi è stato colpito da proiettili vaga nti ». Chi meglio del responsabile dell’amministrazione può dirci se i soldi per finanziare i progetti di cooperazione, molti dei quali vengono inviati dall’Italia, vengono davvero spesi bene e soprattutto se arrivano tutti a destinazione? «Po sso assicurare che tutto viene fatto perfettamente in regola; da parte dei finanziatori vengono effettuati mille controlli sia in Italia che in Angola e, come una qualsiasi impresa, Intersos è chiamata a certificare il proprio bilancio. Se analizziamo il budget dei progetti possiamo notare come il “contorno” (salari internazionali e locali, auto, uffici, computer, telefono) incida per buona parte; è però un fatto strutturale e diversamente non si potrebbe lavorare. Desideravo andare in Africa e ritenevo giusto fare anche questo tipo di esperienza in campo amministrativo - conclude Filippo Crivellaro - ma ciò che mi dà maggior soddisfazione è sicuramente il contatto diretto con le persone. Mi sento più portato a seguire la fase dello sviluppo ma se voglio rimanere con Intersos prima o poi dovrò accettare di andare in un paese dove c’è un contesto di emergenza; credo proprio che il momento sia arrivato ».


Indagini serrate sull’episodio mentre si teme che le immagini registrate possano finire in Internet
Telecamera nel bagno delle vigilesse Al setaccio i computer dell’Unione

di Davide Moro

Il rinvenimento di una microcamera nella toilette delle donne della sede dell’Unione dei comuni di Romano, Cassola e Mussolente ha destato molto scalpore. Più piccola di mezzo pacchetto di sigarette e fissata sotto il lavandino, l’apparecchiatura elettronica era puntata dritta dritta sul water e riprendeva le vigilesse, le segretarie e le impiegate dell’unione mentre andavano in bagno. Tutto veniva accuratamente ripreso. Ad accorgersi quasi per caso dell’indiscreto occhio elettronico è stata, martedì mattina, una giovane impiegata, che, comprensibilmente sbigottita dalla scoperta, ha subito avvisato il direttore generale dell’unione, Bruno Mondini. La minuscola telecamera, di fabbricazione cinese e acquistata, secondo le prime indagini, al centro commerciale Ok, in un negozio gestito da orientali, è stata subito staccata e consegnata ai carabinieri di Romano. Ai militari del comandante Osvaldo Rocchi sarebbe forse andato meglio che l’obiettivo fosse lasciato dov’era: ci sarebbero state buone possibilità di risalire al responsabile in breve tempo. Lo strumento, infatti, è dotato di una piccola antenna che trasmette le immagini via radio ad un apposito ricevitore, che però non può essere più distante di un centinaio di metri, altrimenti il segnale non arriva. Stare al gioco per un certo tempo avrebbe quindi permesso di cercare ed eventualmente trovare colui che captava l’intimità delle signore, probabilmente nascosto in qualche auto nei paraggi della piazza di San Zeno. Così, invece, tutto è molto più complicato. La notizia ha suscitato molto clamore e una certa preoccupazione. Ciò perché, ad oggi, non si sa ancora quale fosse la destinazione dei filmati. In merito si possono solo avanzare delle ipotesi, tutte comunque piuttosto inquietanti. Partendo dal fatto che, una volta arrivate al ricevitore, questo tipo di tecnologia consente di registrare su vhs o salvare su supporti informatici tutte le immagini con estrema semplicità e rapidità, quella più semplice contempla la possibilità che le scene rubate nella toilette venissero utilizzate semplicemente per soddisfare la maniacale perversione di chi ha installato l’occhio elettronico. È risaputo, però, che questo genere di materiale gode di una grande richiesta ed è inoltre ben pagato. Potrebbe dunque essere che sia stato fatto girare tramite canali tradizionali, oppure diffuso in internet, in uno dei tantissimi siti hard a pagamento. In quest’ultimo caso, è lecito pensare che i videoclip verranno pubblicati in qualche sito, a disposizione dei milioni di pornonauti. Anche per stroncare eventuali traffici di questo genere, decisamente squallidi, le indagini dei carabinieri procedono a ritmo serrato. Pare che, su iniziativa anche del sindaco di Romano Rossella Olivo, siano stati già setacciati, file dopo file, tutti i computer della sede dell’Unione. L’esito delle ricerche sarebbe stato comunque negativo. «È una vergogna, tutto questo è raccapricciante - ha commentato il sindaco di Romano e presidente uscente dell’Unione dei comuni - non riesco ad immaginare chi possa aver orchestrato tutto questo, spero solo che i carabinieri lo scovino in fretta».