In classe con un’ora di ritardo Ennesima protesta dei precari
di Anna Madron
In qualche istituto questa mattina le lezioni potrebbero iniziare più tardi di un'ora o anche più. È l'ennesima protesta dei precari, che oggi 1° ottobre si mobilitano in difesa della scuola pubblica.
Lo faranno in modi e tempi diversi: la mattina ritardando l'entrata in classe e il pomeriggio partecipando alla manifestazione che si svolgerà a Venezia, lungo il Canal Grande, per dire basta al «declino e allo smantellamento della nostra scuola».
«È infatti con il taglio dei finanziamenti - spiega Alessandra Pranovi, portavoce vicentina dei Cip - che si impongono le più odiose trasformazioni, facendo mancare insegnanti, bidelli, attrezzature. Abbiamo iniziato il nuovo anno e la scuola che abbiamo trovato è più povera di risorse e personale rispetto a quella che abbiamo lasciato. Questo per effetto della legge Moratti e delle Finanziarie degli ultimi anni». Il dito viene puntato contro la riduzione del tempo scuola e l'impoverimento dell'offerta didattica, l'aumento del numero degli alunni nelle classi, la diminuzione dell'assistenza agli alunni disabili e il sostegno a quelli stranieri.
«È stato inoltre ridotto il personale ausiliario, mettendo a rischio la stessa apertura delle scuole - incalzano i precari - l'obbligo scolastico è stato abbassato a 14 anni, integrato con un ambiguo diritto-dovere. Senza contare che scompariranno gli istituti tecnici e ci sarà una netta separazione tra licei e una formazione professionale che è di fatto attività lavorativa non retribuita. L'Università e la ricerca hanno subito poi una drastica riduzione dei finanziamenti e per finire la situazione dei precari (un quinto del corpo docente) è sempre più drammatica, anche a causa dei ritardi e degli errori nella formazione delle graduatorie».
«L'introduzione della scelta delle ore facoltative da parte delle famiglie, la personalizzazione dei piani di studio, la divisione in gruppi di livello - riprende Pranovi - riportano ad una scuola che divide e seleziona in base alle possibilità economiche e all'ambiente sociale e culturale di provenienza». E mentre oggi si manifesta in difesa della scuola pubblica (il logo dell'iniziativa è anche un gioco di parole: "Scuotiamola") l'assessore regionale all'Istruzione Ermanno Serrajotto prende carta e penna e scrive alla Moratti per portare all'attenzione del ministro la questione dei riservisti, già oggetto di un'interrogazione del parlamentare leghista Luigino Vascon e del consigliere della Liga Fronte Veneto Ettore Beggiato. Anche Serrajotto chiede dunque una verifica sulla situazione dei precari, soprattutto di quelli che si sono visti "privare della cattedra a causa dell'enorme numero di insegnanti 'riservisti', provenienti da altre Regioni, che con certificato medico o con autocertificazione di invalidità sono stati inseriti nelle graduatorie con la precedenza".
In caso contrario sarà la Regione autonomamente, con commissioni mediche istituite ad hoc, ad avviare le verifiche. «Questo al fine di tutelare - sottolinea Serrajotto - sia gli insegnanti che sono effettivamente portatori di disabilità, sia gli altri che attendono il posto di lavoro in base allo stato di servizio e che operano in Veneto con competenza e preparazione».
«Una ditta su due non è in regola»
Al via gli incontri informativi dello Spisal
di Sara Marangon
Un progetto per combattere gli infortuni sul lavoro nel comparto del legno: 112 solo nel 2002, con quasi una ditta su due non a norma.
Ha preso il via ieri pomeriggio il piano di prevenzione contro gli incidenti in un settore che annovera circa 500 aziende nel Vicentino. Guidato dal coordinatore regionale e responsabile vicentino dello Spisal Celestino Piz, l’incontro era rivolto ai rappresentanti di associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali.
«Questa proposta, per essere realizzata al meglio - spiega Piz -, va divisa in due fasi. La prima mira ad una gestione politica preventiva, che ha come scopo, in via prioritaria, la condivisione con le parti sociali contattate. La seconda sfocia in un incontro con i datori di lavoro, al fine di informarli sui rischi e sulle norme alle quali adeguare l’area lavorativa».
Sono tre i rischi maggiori a cui vanno incontro i lavoratori di questo settore e che quindi devono essere sottoposti all’attenzione dei loro titolari. Si tratta dei materiali per la verniciatura che devono rispettare le norme, per evitare contaminazioni chimiche nocive, le polveri del legno che, essendo cancerogene, provocherebbero seri danni alle fosse nasali se non trattate adeguatamente, ed infine i macchinari che vanno controllati e modificati secondo le normative per la sicurezza.
Sono più di 14 mila le ditte venete che si occupano delle lavorazione del legno, di cui circa 500 vicentine. «C’è da sottolineare - sottolinea il direttore dello Spisal - che solo 3 delle 500 sedi a Vicenza sono da considerarsi medio-grandi, ossia con più di 50 dipendenti. La realtà veneta, per quanto riguarda la lavorazione di materiale ligneo, è per la maggioranza incentrata su ditte piccole che contano da 1 a 5 operai. La percentuale di infortuni è influenzata, quindi, dalla bassa presenza di operai nel settore».
Già in passato lo Spisal si era occupato della prevenzione degli infortuni nel settore del legno. Nel 1994 con delle verifiche su 100 aziende aventi almeno quattro addetti, nel 1998 con la distribuzione di materiali di vigilanza e nel 2002 con la stampa di opuscoli illustranti i danni causati dalle polveri di legno.
Dopo la parte informativa degli incontri, lo Spisal darà tre mesi di tempo ai titolari per adeguare le aziende secondo le norme necessarie, scaduti i quali, effettuerà i dovuti controlli.
«Circa il 55 per cento delle ditte è in regola al momento delle ispezioni - spiega Piz -, per l’altro 45 per cento scattano le denunce in procura. È importante che i datori di lavoro tutelino e salvaguardino la vita dei dipendenti al fine di prevenire incidenti evitabili».